«La “movida”? Indice di qualità
della vita e motivo di attrazione»

Che ai giovani piaccia la movida è un fatto acclarato, ma che la apprezzi ben il 92,1% è un dato degno di nota. Ancor più eclatante la scoperta che il 46,3% delle persone di una certa età giudichi importante che vi siano luoghi nelle città caratterizzati dalla concentrazione di locali per mangiare, ballare, divertirsi. La movida, insomma, piace alla stragrande maggioranza dei cittadini che associano a questo fenomeno sociale un giudizio positivo. La percentuale di chi vede la movida come un fatto positivo diminuisce con l’aumentare dell’età pur rimanendo il valore più alto rispetto a chi la vede come “negativa”. Ciò vale fino alla fascia di età over 65 dove i due valori si invertono, ma risultano fortemente influenzati da chi (40,1%) non sa neanche che cosa sia la movida. Sono questi gli aspetti principali emersi della ricerca Censis-Fipe, la federazione italiana pubblici esercizi aderente a Confcommercio-Imprese per l’Italia, con la partecipazione del Silb, l’associazione delle imprese di intrattenimento da ballo e di spettacolo.
In buona sostanza, alle persone piace uscire la sera e distrarsi. E per oltre il 63% dei cittadini è molto importante che nelle città ci siano luoghi dove mangiare, ballare e divertirsi. Anche qui le percentuali più alte si registrano nella fascia di età 18-29 anni, ma diminuiscono con l’aumentare dell’età. Nonostante ciò, anche fra gli ultra 65enni c’è un buon 46,3% che ritiene la movida molto importante per la qualità della vita e abbastanza importante per attirare turisti. Tradotto in valori assoluti, sono oltre 29 milioni gli italiani che una volta ogni tanto escono la sera e, di questi, 15,6 milioni escono almeno una volta a settimana, mentre a frequentare il centro storico della propria città sono circa 22 milioni di italiani. «La movida – sostiene Giorgio Beltrami, presidente del Gruppo Bar e Caffetterie Ascom, in linea con il presidente della Fipe, Lino Stoppani – assume sempre più una connotazione turistica, come dimostrano le notti bianche. Spesso però un’offerta fuori controllo da parte di locali diversi dai pubblici esercizi, una vendita di alcol a basso costo e comportamenti spregiudicati da parte di alcuni operatori, se non addirittura una presenza di offerta abusiva che può spingersi fino a limiti deprecabili e riprovevoli, contribuiscono a trasformare i luoghi di ritrovo in arene di conflitto con problemi di gestione dell’ordine pubblico. È necessario trovare un punto di equilibrio per migliorare la qualità della vita di chi si diverte e di chi risiede nelle zone del divertimento».
Se uscire la sera è considerato un comportamento positivo – si esce per passeggiare, incontrare amici (69%), andare a mangiare (59%) o al pub, in discoteche ed enoteche (28%) e anche per fare shopping (2,7%) – il mal governo di un territorio fa percepire la movida come un problema tanto da arrivare all’emanazione di regole ed ordinanze che spesso non reggono di fronte ai giudizi dei Tribunali Amministrativi. In questo contesto trovano spazio le degenerazioni che trasformano un fenomeno da opportunità a problema. E sulla ferrea regola che la buona notizia non è mai una notizia e quella cattiva lo è, la ‘malamovida’ trova un’eco forte sui mass-media, soprattutto se ad essa sono legati fatti di cronaca nera. A far degenerare la situazione sono gli eccessi, sia nel senso del numero delle persone rispetto agli spazi delle zone cruciali, sia nel senso del consumo di alcol soprattutto quando associato ad assunzione di sostanze stupefacenti, sia nel senso della perdita di ogni freno. Secondo il 45% dei giovani ci sono dei momenti di svago in cui è lecito trasgredire e secondo il 26,6% di essi nella sfera privata ogni comportamento è lecito.
È sbagliato pensare, tuttavia, che a creare un rapporto critico con l’alcol sia la movida o la discoteca. Da un’indagine a cui la ricerca fa riferimento, risulta che oltre il 90% dei minori in età compresa tra i 12 e 14 anni ha già provato alcolici e il 59% ha sperimentato l’alcol in presenza dei propri genitori. Ancora più significativo diventa il 73% degli adolescenti che ha bevuto la prima volta in presenza di adulti. E l’iniziazione è avvenuta per il 63% in occasione di un semplice un pasto in casa o fuori casa e in meno del 23% dei casi in un’occasione speciale. «Occorre pertanto –conclude Stoppani – riflettere anche sulla capacità di istituzioni quali la famiglia e la scuola di indirizzare i giovani verso salutari stili di vita».

Copyrights 2006-2022 – Iniziative Ascom S.p.A. – P.iva e C.F. 01430360162