Non faccio mai colazione al bar, ma questa mattina, complice la fretta, ho preferito optare per l’accoppiata “cappuccino e cornetto” consumati in piedi, lasciando stare, almeno per un giorno, la mia tazza di tè bevuta a casa in tutta tranquillità. Sarò anche scontato, ma devo riconoscere che la colazione al bar è un’esperienza unica, perché rappresenta un’opportunità preziosa per ascoltare i pensieri della gente e le loro valutazioni riguardo ai mali del mondo. Questa mattina tutti parlavano ovviamente dell’attacco terroristico di Parigi e tra i molti discorsi ascoltati, due teorie sembravano andare per la maggiore. Punto primo: “i musulmani sono gentaglia”. Punto secondo, “i musulmani che vivono in Italia, dovrebbero dissociarsi ed esprimere la loro distanza per quello che è accaduto”. Io non voglio insegnare niente a nessuno, ma affermare che “tutti i musulmani sono gentaglia” significa allenarsi al gioco dei luoghi comuni e alla generalizzazione ad oltranza, è un po’ come dire “gli italiani sono mafiosi” o “la gente di Brescia e Bergamo è chiusa ed introversa”. Vivere di stereotipi, ovvero possedere una visione semplificata e largamente condivisa su un avvenimento, un’etnia o un gruppo di persone, uccide l’intelligenza e mortifica l’empatia e la sensibilità, che dovrebbero invece essere alla base di qualsiasi valutazione o giudizio umano. A chi afferma che i musulmani siano gentaglia, io non posso che dire “ignorante”, sottolineando, nell’accezione del termine latino ignorare (in – gnarus, che non sa), la sua mancanza di conoscenza e lo scostamento tra realtà e percezione della realtà. L’Islam è una religione monoteista e tra i suoi concetti base sottintende il desiderio di entrare in uno stato di pace e sicurezza con Dio attraverso la pace e l’armonia personale; uccidere e massacrare in maniera barbara e indiscriminata degli innocenti, non rientra tra i suoi dogmi come in quelli di nessun movimento religioso. Se poi c’è gente che lo fa, portando innanzi una visione personale e integralista del mondo è un altro paio di maniche. E’ importante invece spiegare a chi ci sta di fronte che non si risponde all’ignoranza con altra ignoranza; l’Islam significa pace e fratellanza, chi ammazza degli innocenti, non è “musulmano”, è una persona debole, incapace di affrontare e vivere la realtà per quello che rappresenta. E’ un delinquente della peggior specie, che va giudicato e perseguito, lui, non tutti i musulmani.
E poi c’è la fazione di quelli che affermano che i musulmani che vivono in Italia, dovrebbero esprimere la loro distanza per ciò che è accaduto; a questi signori bisogna ricordare che ieri, nelle manifestazioni organizzate in tante città italiane per commemorare le vittime, erano presenti molte persone di religione islamica e stavano proprio a fianco degli italiani, per esprimere tutto il loro sdegno e il dispiacere per gli accadimenti francesi. I musulmani che vivono in Italia non devono proprio dissociarsi da niente, perché il problema non è loro, ma di chi li giudica ad oltranza, facendo di tutta l’erba un fascio. Sarebbe invece utile cominciare a capire che tutte le volte che si uccide in nome della propria religione o di una ideologia, si è in presenza di una pericolosa distorsione, che rappresenta l’antitesi alla verità. Nessun profeta e nessun Dio ha mai ispirato i suoi figli alla violenza e all’odio e mai lo farà; se anche noi passiamo ai nostri figli, agli amici e ai conoscenti un’idea distorta della realtà, perché spinti dalla paura, dalla rabbia e dalla superficialità, non faremo altro che fare il gioco di chi condanniamo all’unanimità, di chi ogni giorno cerca di destabilizzare i valori della vita.
Devo essere sincero: il cappuccino di questa mattina mi è rimasto sullo stomaco. Non dimenticando il particolare momento emotivo che stiamo sperimentando, non posso pensare che la maggior parte dei miei concittadini preferisca vivere di luoghi comuni, allenandosi all’arte del qualunquismo e della semplificazione ai minimi termini senza voler tenere in considerazioni una serie di elementi, che invece diventano fondamentali per affrontare in maniera lucida il problema. No, perché se fosse così, significherebbe che mi devo ricredere e devo cominciare anch’io a credere ai luoghi comuni, come quello che dice “i bergamaschi sono razzisti”, ma sono sicuro che non ce ne sarà alcun bisogno.