Fusini (Ascom): “Con le aperture indiscriminate salgono i costi ma non i consumi”

Fusini (Ascom): “Con le aperture indiscriminate salgono i costi ma non i consumi”

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CarrefourDopo locali aperti h24, palestre che non chiudono mai, chi è impegnato in turni di lavoro notturni o chi soffre semplicemente di insonnia, potrà andare a fare la spesa mentre la città dorme o accompagnarne il risveglio sin dalle prime luci dell’alba. La scelta di Carrefour di aprire 24 ore su 24 il punto vendita di Via Baioni, lo storico ex Gs, sta scuotendo il commercio e animando un vero e proprio dibattito sull’opportunità – e la reale necessità – di darsi al rituale della spesa poco prima – o poco dopo – di essersi messo in libertà in pigiama, ciabatte e magari con i bigodini in testa. All’ora “X” manca poco: da sabato 18 luglio il vecchio cartello con gli orari non sarà più osservato e si scatenerà una danza di codici a barre e un concerto notturno di scontrini, mentre la tentazione di fare acrobazie, corse e gimkane con il carrello potrebbe farsi pressante con il favore della notte, al riparo dalle solite centinaia di occhi indiscreti. La spesa senza orario fa scalpore, ma prima di troncarla sul nascere, non resta che vedere quale sarà la risposta della nostra città.

«Non siamo contrari alle sperimentazioni, anche perché rappresentano un importante banco di prova per capire se esiste o meno una reale esigenza da assecondare – commenta Oscar Fusini, direttore Ascom -. E’ chiaro che la scelta di Carrefour porta con sé problemi e questioni: la decisione di dare la propria disponibilità a turni notturni deve essere su base volontaria e concordata con i lavoratori; vi sono poi problemi di sicurezza e potrebbero insorgere dissidi con il quartiere per eventuale caos creato di notte».

Finora la liberalizzazione degli orari aveva avuto come principale effetto quello di scatenare le aperture domenicali: «La liberalizzazione del Governo Monti non aveva prima d’ora portato ad un’estensione degli orari, ma si era limitata a portare aperture domenicali nella grande distribuzione organizzata, anche solo la mattina se non tutto il giorno. La legge precedente, la 114 del 1998 poneva invece un tetto di 13 ore consecutive di apertura, in una fascia oraria dalle 7 alle 22» continua Fusini. Ma il disegno di Legge sugli orari degli esercizi commerciali punta a mettere dei paletti alle aperture domenicali: «Il disegno di Legge approvato alla camera il 25 settembre prevede la chiusura obbligatoria in 12 festività nazionali, con la facoltà degli esercenti di sostituirne 6 con altrettanti giorni a loro libera scelta, previa comunicazione al Comune di competenza – continua il direttore dell’Ascom -. L’apertura indiscriminata finora non ha portato ad una crescita dei consumi, ma solo ad un incremento dei costi. Purtroppo i piccoli negozi non riescono a sobbarcarsi i costi legati all’apertura domenicale, che del resto mettono in difficoltà anche la stessa Gdo». La questione degli orari accompagna da sempre il commercio: le piccole insegne sono però sempre riuscite a trovare un equilibrio: «Prevale sempre il coordinamento di strada, vuoi per effetto imitazione, vuoi per evitare di rompere gli equilibri – continua Fusini -. Ogni città e quartiere ha i suoi orari. In centro, ad esempio, vi è una grande uniformità, ma si continua a discutere e valutare la possibilità di estendere l’apertura alla pausa-pranzo e la sera».

I sindacati non esitano a esprimere la loro sostanziale contrarietà alle saracinesche sempre alzate: «L’apertura 24 ore su 24 rappresenta una novità assoluta per la città – commenta Alberto Citerio, segretario generale della Fisascat Cisl – . Mi sembra di rivedere il film delle aperture domenicali, quando all’inizio si partì con un solo operatore che beneficiava di una normativa regionale che concedeva la deroga all’apertura ai centri in prossimità dell’aeroporto. Ora Carrefour sta facendo da pioniere agli orari, portando a Valtesse la formula dell’apertura no stop già sperimentata con successo in quattro punti vendita nell’area metropolitana milanese. Il rischio è che l’apertura “no stop” dilaghi, con il risultato di maggiori costi per la Gdo già in difficoltà, non giustificati da un effettivo aumento dei consumi». Il lavoro notturno prevede una maggiorazione del 25% della retribuzione: «Mi auguro che venga applicato – continua Citerio -. Purtroppo ad oggi la Gdo, che non ha sottoscritto il nuovo CCNL del commercio a marzo, si trova senza contratto nazionale». L’incontro con i sindacati avverrà dopo il primo week-end di sperimentazione: «Siamo riusciti a fissare un incontro solo all’inizio della prossima settimana. C’è grande preoccupazione tra i lavoratori» allarga le braccia Citerio. La portata del problema è sociologica. Il modello di consumo che ha accompagnato la crescita continua dei centri commerciali tra gli anni Novanta e Duemila è tramontato: «E’ la fine delle centinaia di metri di scaffalatura e degli assortimenti giganteschi. La grande distribuzione sta attraversando una crisi epocale e una trasformazione rapidissima- continua il segretario della Fisascat Cisl -. C’è davvero il rischio che le grandi catene diventino dei grandi scatoloni pieni di merce. Oggi i consumatori seguono le offerte, acquistano l’olio da una parte, il pomodoro dall’altra e la pasta da un altro ancora». La questione delle liberalizzazioni deve tornare ad essere gestita a livello territoriale: «Bisogna arrivare ad un accordo e gettare le basi di un nuovo equilibrio. In un regime di libero mercato non ci si può affidare alla libera scelta del singolo».