Fipe: «Il contratto tenga conto
della fase critica delle aziende»

nella foto: Silvio Moretti 

Silvio Moretti, direttore delle Relazioni sindacali e formazione di FIPE, affronta il tema lavoro, tra poche luci e molte ombre, dal bilancio più che negativo della Riforma Fornero agli ostacoli che frenano il ricorso all’apprendistato. Non manca uno sguardo in prospettiva, a partire dalle azioni che vanno intraprese per supportare le imprese del settore  e un commento al Jobs Act.
Qual è lo stato di fatto del rinnovo del contratto del turismo?
“Per quanto riguarda le aziende di pubblico esercizio, il Contratto del Turismo non è ancora stato rinnovato. Lo scorso 28 ottobre la Fipe, ha comunicato alle Organizzazioni sindacali nazionali di settore il recesso/disdetta dal Ccnl per i dipendenti di aziende del settore turismo del 20 febbraio 2010, con effetto dal 1° maggio 2014. A questa decisione, avvenuta non senza sofferenza, si è giunti dopo aver constatato l’impossibilità, al momento, di sviluppare un confronto con le Organizzazioni sindacali dei lavoratori, che abbia come obiettivo di giungere ad un recupero dei costi attraverso un miglioramento della produttività, punto di partenza ineludibile per qualsiasi ipotesi realistica ed equilibrata di soluzione alla grave crisi che il settore sta attraversando”.
Quali sono le prospettive?
“Nel nostro settore il fattore lavoro costituisce una risorsa di assoluta priorità per la gestione e il successo d’impresa, più che in altri comparti produttivi, essendo la componente del servizio un elemento fondamentale dell’offerta. Da ciò scaturisce l’esigenza di portare il tema del lavoro al centro delle riflessioni di politica, parti sociali e opinione pubblica. Le imprese stanno affrontando la crisi con senso di responsabilità ma l’impegno delle aziende deve confrontarsi  con un contesto normativo e contrattuale adeguato alle nuove esigenze del  mercato, finalizzato cioè a garantire la redditività delle imprese. Pertanto, per le aziende sono fondamentali interventi per aumentare la produttività, rimodulando gli elementi contrattuali  che prevedono la maturazione di retribuzione non in presenza di ore lavorate, migliorando il rapporto tra prestazione diretta ed oneri indiretti e differiti”.
Quali sono le azioni che Fipe intende intraprendere?
“Fipe ha elaborato una sua piattaforma che intende discutere con le Organizzazioni sindacali senza pregiudiziali. Saranno gli organi federali a decidere tempi e modi per riprendere il percorso negoziale. L’auspicio è che le organizzazioni sindacali dei lavoratori sappiano superare le posizioni fin qui espresse, agevolando il ripristino di un positivo livello di confronto sulle gravi problematiche del settore. Nel contempo la federazione sta mettendo a punto una piattaforma che recepisce le esigenze di produttività delle aziende e comunque, prima del 30 aprile 2014, in mancanza di rinnovo del Ccnl verranno fornite  a tutti gli associati le necessarie istruzioni”.
Quale è il bilancio a un anno e mezzo dalla Riforma Fornero?
“Il bilancio è assolutamente negativo. Non era una riforma da fare in un periodo di gravissima difficoltà economica ed i risultati si sono visti. Sono aumentati costi per le imprese (contributi contratti a termine, ASPI e miniASPI e via dicendo). E non è ancora finita: tra poco partiranno i fondi bilaterali per il sostegno del reddito con nuovi costi per le imprese. Sul fronte della flessibilità in entrata, l’impostazione della legge, assolutamente restrittiva, ha fatto il resto con una disoccupazione che non accenna a diminuire e le imprese che, prima di fare un assunzione, qualora se ne presenti la necessità ci pensano dieci volte”.
Come valuta il Jobs Act e il contratto unico?
“Aver riportato al centro dell’attenzione il tema delle riforme del lavoro è estremamente importante, purché non si prosegua nell’azione di “penalizzazione” di tutte le altre forme di lavoro che non sia il contratto a tempo indeterminato. In questo senso il contratto unico rischia di riportare indietro le lancette dell’orologio, riproponendo una visione di stampo fordista che mal si coniuga con i cambiamenti in atto che vedono il settore dei servizi e del turismo di gran lunga prevalere sui vecchi modelli industriali, senza che gli vengano fornite tutte le opportunità di cui avrebbe bisogno, soprattutto, senza penalizzare i contratti flessibili. C’è bisogno di una “cassetta degli attrezzi”, sia per rispondere alle specifiche esigenze delle imprese dei diversi settori economici, sia per favorire tutte le opportunità di impiego non appena si presentano sul mercato. Se la riforma del lavoro finalmente riuscirà a porre mano ad una  riforma dei servizi pubblici per il lavoro, affrontando una volta per tutte le politiche attive che devono sostenere l’occupazione, anche quella flessibile, avrà raggiunto un obiettivo, condiviso ed importante”.
Quali sono le attività intraprese a livello governativo per l’imprenditoria?
“Le principali azioni intraprese vanno nella direzione di operare per una riduzione del costo del lavoro, assicurare una flessibilità adeguata all’organizzazione del lavoro e all’evoluzione del mercato e una semplificazione della burocrazia, in generale e della gestione dei rapporti di lavoro. Un imprenditore impegna almeno due ore al giorno della sua attività per stare dietro a tutte le incombenze amministrative e burocratiche. Si è poi posto l’accento sulla riduzione delle tasse necessaria per sostenere e rivitalizzare la fiducia delle famiglie, ancora in calo a dicembre 2013, attraverso un progetto credibile di riduzione del carico fiscale il cui attuale livello è incompatibile con qualsiasi prospettiva di ripresa. Vanno poi individuate misure maggiormente incisive, così come andrebbero rese maggiormente fruibili le misure previste per le Mpmi, internazionalizzazione e start-up innovative, ricerca, digitalizzazione delle imprese, accesso al credito, misure di contrasto al lavoro sommerso ed irregolare”.
Quali sono le prospettive del 2014 per il turismo? Quali le risposte e le azioni attese dal comparto?
“Il momento è particolarmente difficile. I dati sono sotto gli occhi di tutti. I consumi delle famiglie nel settore nel 2012 hanno avuto una contrazione dell’ 1,9%, pari a 1,2 miliardi di euro, e i dati, non ancora definitivi del 2013, attestano un’ulteriore flessione dell’1,3%. Sono calate le presenze turistiche nel 2012 (-6,4%, per ridimensionamento della domanda interna) con un’ulteriore flessione relativa al 2013 intorno al 5%. E’ calata sensibilmente la produttività del settore negli ultimi dieci anni, mentre aumenta la concorrenza sleale effettuata da una miriade di soggetti che usufruiscono di agevolazioni fiscali, tributarie ed amministrative. Non vanno meglio le cose sui dati relativi alla nati-mortalità delle imprese di ristorazione. Solo nei primi nove mesi del 2013, il saldo negativo tra aperture e chiusure è pari a 6.219 imprese. Occorre sviluppare ma soprattutto dare attuazione ad un vero piano sul Turismo che, comprenda tutte le componenti di esso e possa costituire un’opportunità per favorire lo sviluppo del settore, valorizzare l’enogastronomia, consentire un più facile accesso al credito alle piccole imprese, affrontare i problemi legati all’abusivismo che generano concorrenza sleale nel settore della ristorazione, con l’apertura di falsi circoli privati ed agriturismi, il cui volume d’affari a  livello nazionale è pari a  5 miliardi di euro”.
L’apprendistato resta ancora un contratto appetibile? Come porre al centro dell’attenzione l’ accesso al lavoro degli under 29?
“L’apprendistato resta per il settore turismo e dei pubblici esercizi in particolare uno strumento indispensabile, a riprova anche delle elevate percentuali di conferma dei giovani che vengono impiegati dalle imprese con questo strumento contrattuale. Indubbiamente, per quanto riguarda il ricorso all’apprendistato, i numeri sono un po’ in calo ed i motivi vanno ricercati, oltre che nella difficile e perdurante crisi economica, anche nelle difficoltà che le imprese incontrano nell’utilizzo. C’è ancora troppa formazione teorica, soprattutto quella pubblica, e mancano le strutture per effettuarla. Le imprese non si sentono sicure e sono preoccupate dal fatto che possano cambiare le regole in corsa”.

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