Export, green economy e turismo
«le carte da giocare per la svolta»

L’attività economica è ancora in panne, ma per il futuro si prospetta un leggero miglioramento. La timida risalita, per Bergamo, è però rinviata al 2015. Non si tratterà comunque di un ritorno ai tempi floridi del passato, ma solo di un graduale recupero di quanto perso nel periodo della crisi. Sono le valutazioni, a tratti amare, portate da Fedele De Novellis, economista di Ref Ricerche, nel corso dell’11esima Giornata dell’economia organizzata dalla Camera di commercio. Calo dei livelli di produzione, aumento del tasso di disoccupazione, diminuzione dei consumi, stasi del mercato immobiliare e difficoltà di autofinanziamento delle imprese sono soltanto alcune delle criticità globali che si ripercuotono anche a livello locale. «La debolezza dell’economia reale – ha spiegato De Novellis – è contrastata dalla volontà delle Banche centrali di continuare a sostenere l'economia con misure non convenzionali e gli investitori danno fiducia a queste rassicurazioni. Questo si ripercuote anche sull’Italia dove lo spread, pur mantenendosi a livelli alti, è comunque sceso di parecchi punti».
La nota dolente resta però il canale di erogazione al credito, ancora interrotto a causa delle sofferenze bancarie: «La liquidità delle imprese cala – ha spiegato Massimo Guagnini dell’associazione per le Ricerche econometriche Prometeia – e di conseguenza c’è una difficoltà oggettiva a puntare sull’autofinanziamento. Il problema è che le banche danno sempre meno accesso al credito. L’unica componente positiva in questo scenario è data dalle esportazioni internazionali anche se, da sole, non bastano a sostenere l’intera economia».
Nonostante il recente rallentamento della domanda estera, soprattutto europea (l’export di Bergamo nel primo trimestre 2013 è diminuito su base annua dell’1,8% e del -3,9% in area europea), la partecipazione al commercio internazionale è stata e resta decisiva per la tenuta dell’industria manifatturiera e dell’intero sistema economico provinciale. Tra il 2008 e il 2010, cioè nel passaggio più violento della crisi internazionale, il numero delle imprese esportatrici con sede in provincia di Bergamo è aumentato dal 4 al 4,5%. Nel contempo è cresciuta anche l’occupazione legata a queste aziende: gli addetti sono infatti passati dai 131mila del 2008 (il 31,7% del totale) a quasi 135mila del 2010 (33,3%). Questo significa che un terzo degli addetti delle imprese della provincia è direttamente coinvolto in attività di export. A questi va poi aggiunta la quota di quanti effettuano lavorazioni o svolgono servizi per conto delle aziende esportatrici del territorio. Oggi i prodotti made in Bergamo sono presenti in tutto il mondo. Tra i raggruppamenti merceologici di dimensioni assolute maggiori, sono confortanti i buoni risultati dei macchinari (789 milioni con una crescita tendenziale del +5,1%) e dei prodotti alimentari (111 milioni, +9,4% tendenziale). Tiene l’export degli apparecchi elettrici (221 milioni, +2%), dei prodotti chimici (450 milioni, +1,8%) e di legno e carta (62 milioni, + 1%).
«Dobbiamo focalizzare l’attenzione non sul passato ma sul presente e sul futuro – ha detto il presidente della Camera di commercio Giovanni Paolo Malvestiti –. Purtroppo l’industria bergamasca si trova ancora su livelli di produzione inferiori del 16% rispetto al 2007. In Lombardia il tasso di disoccupazione complessivo è cresciuto dal 7,5 medio del 2012 all’8,7% della forza lavoro nel primo trimestre 2013. È probabile che il tasso di disoccupazione di Bergamo sia peggiorato in misura analoga. Bisogna quindi sollecitare una politica più attiva». Le stime presentate da Prometeia riguardo all'occupazione ventilano la possibilità di un sensibile calo, pari allo 0,7%, delle unità di lavoro nel 2013. Una tendenza che, tuttavia, prevede un recupero nel 2014-15 con una crescita dello 0,6%. Più ottimistici gli auspici riguardanti il tasso di disoccupazione che dovrebbe passare dall'attuale 6,8% al 6% nel 2015. Stessa cosa vale per i consumi delle famiglie che, secondo l’associazione di ricerche, passerebbero da +1,5% del 2011-12 a +0,5% del 2013 per crescere nel biennio 2014-15 fino al 2,4%. «Il commercio – prosegue Malvestiti – risente da anni del calo delle vendite e dei consumi delle famiglie, questi ultimi intaccati dalla discesa delle retribuzioni reali e dall’accresciuto peso della componente fiscale sui prezzi finali. Speriamo non si ricorra all’aumento dell’Iva perché sarebbe un colpo mortale per l’economia».
Intanto, ad aprile 2013 risultano presenti nella specifica sezione del Registro imprese di Bergamo 10 start-up innovative (in Lombardia 86, in Italia 471). Sono ancora piccoli numeri, ma destinati a crescere e a giocare un ruolo importante nella riorganizzazione del sistema delle imprese bergamasche. L’auspicio di Malvestiti è che Bergamo possa trarre un ulteriore giovamento dall’Expo 2015: «Il traguardo è vicino – ha confermato il presidente –, l’Expo sarà un momento importante per la Lombardia e per l’Italia ma soprattutto è un’occasione da non perdere per Bergamo. Stiamo inoltre lavorando affinché la nostra città diventi Capitale europea della cultura nel 2019 e proprio il 30 maggio scorso sono state esposte le linee guida per il dossier che Bergamo dovrà presentare per rafforzare la sua candidatura. Serve una spinta al cambiamento. Internazionalizzazione, innovazione e apertura ai flussi della cultura e del turismo globale, complice l’aeroporto di Orio, stanno accelerando la metamorfosi del modello di sviluppo di Bergamo». Nel 2012, secondo le stime di Bankitalia, il numero dei visitatori internazionali in Bergamasca è salito a 835mila (+35,8% sull’anno precedente), mentre la dinamica tendenziale dei primi due mesi del 2013 risulta in calo. La spesa dei viaggiatori stranieri che visitano la provincia di Bergamo è cresciuta nel 2012 del 3,5% portandosi a 209 milioni, anche in questo caso con una riduzione a gennaio e febbraio 2013. «Nonostante la crisi abbia rallentato i movimenti e i consumi turistici – conclude il presidente dell’ente camerale – la provincia, anche grazie al ruolo giocato dall’aeroporto di Orio al Serio, registra un incremento costante dei flussi di visitatori. Questo significa che nella crisi emergono anche dinamiche di reazione positiva e di trasformazione».

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