“E’ incomprensibile la campagna denigratoria che è stata lanciata nei confronti del lavoro degli imprenditori agricoli che operano nel comparto dell’allevamento, informazioni generiche che rischiano di gettare nella confusione più totale i consumatori, con ripercussioni gravissime su un settore di rilievo della nostra agricoltura”. Coldiretti Bergamo interviene così sull’avvertimento lanciato da l’Oms sui pericoli che potrebbero derivare dal consumo di carne rossa e carni lavorate. “Non è nostro compito mettere in discussione l’autorevolezza di questa ricerca – sottolinea Coldiretti Bergamo – ma è nostro dovere pretendere che non vengano divulgate informazioni che fanno di ogni erba un fascio, gettando in modo ingiustificato scompiglio nei consumi, con ripercussioni gravissime sui circa 200 allevamenti bergamaschi che producono carne e che già in passato hanno pagato un prezzo altissimo a causa di questo pressapochismo”. Secondo Coldiretti gli esiti della ricerca devo essere contestualizzati e ben valutati e poi deve essere fatta una netta distinzione tra gli alimenti che sono stati messi sul banco degli imputati, che non appartengono alla nostra tradizione alimentare, e la qualità della carne italiana, che non solo ha standard qualitativi molto alti, ma ha sempre più spesso il valore aggiunto della trasparenza nei confronti del consumatore, grazie anche all’utilizzo di soluzioni tecnologiche che garantiscono la massima tracciabilità, in tutti i passaggi dalla produzione al consumo. “I nostri stili di vita e le nostre abitudini alimentari – aggiunge Coldiretti Bergamo – sono riconducibili alla dieta mediterranea che si basa su una grande varietà di alimenti e sono radicalmente diversi rispetto a quelli degli Stati Uniti e del Nord Europa. Bisogna anche sottolineare che le carni Made in Italy sono più sane, più magre, e non trattate con ormoni a differenza di quelle americane. E anche per i nostri salumi il tipo di lavorazione è naturale e si rifà a tradizioni antiche tipiche della nostra cultura”.
Coldiretti Bergamo evidenzia che il rapporto Oms è stato eseguito su scala globale su abitudini alimentari molto diverse come quelle statunitensi, che contemplano un consumo del 60 per cento di carne in più degli italiani. Il consumo di carne degli italiani con 78 chili a testa ed è ben al di sotto di quelli di Paesi come gli Stati Uniti con 125 chili a persona o degli australiani con 120 chili, ma anche dei cugini “Purtroppo – conclude Coldiretti Bergamo – ci troviamo a fare i conti con l’ennesimo allarme che non riguarda le nostre produzioni e questo conferma la necessità di accelerare nel percorso dell’obbligo di etichettatura d’origine per tutti gli alimenti, a partire dai salumi. E’ questa la vera battaglia che l’Italia deve fare in Europa per garantire la salute dei suoi cittadini e il reddito delle sue imprese”.