Clinica Castelli, un 2014 
con l’acceleratore pigiato

Clinica Castelli, un 2014 con l’acceleratore pigiato

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“Clinica non per caso”. Il titolo che introduce il breve volume dedicato agli 80 anni della Castelli condensa in un flash il senso di un’avventura, quella voluta da due medici che tra le grandi guerre avvertirono forte l’urgenza di rispondere ai bisogni di un territorio all’epoca martoriato da un elevato indice di mortalità infantile e da un forte incremento delle malattie intestinali.
Carlo Castelli e Battista Marconi questo avevano in mente quando nel ‘32, a Bergamo, diedero vita alla ”Casa di Salute Villa Salus”, gli albori di quella che poi sarebbe diventata l’attuale Castelli.
Una Clinica non per caso, dunque, ma frutto di una scelta filantropica e di una profonda tensione etica. Oggi come ieri, il senso è rimasto immutato. «Nulla, del resto, avviene per caso – scrive nel volumetto Paolo Merla, nella doppia veste di storico e di consigliere delegato  della struttura sanitaria di via Mazzini -. Tutto è determinato dal nostro agire e se si desidera dare un senso alla storia passata, questa storia, come ci ha insegnato Croce, non è da considerarsi passata, ma contemporanea, storia viva». Sono trascorsi poco più di 80 anni dalla fondazione della Clinica Castelli. Una vita. Lo spirito del tempo ha rinsaldato le radici, ha consolidato l’identità e l’attaccamento al territorio, mentre sullo sfondo la medicina e l'organizzazione sanitaria hanno inanellato, di decennio in decennio, trasformazioni inimmaginabili, imponendo a tutti forti rivoluzioni negli assetti e negli investimenti, il prezzo da pagare per poter rafforzare le professionalità e arricchire i servizi. Cambiamenti epocali, resi ancor più penetranti dall’evoluzione tecnologica, di per sé già capace di modificare i corsi delle storie.  Seguire il flusso di questi mutamenti voleva dire rimanere sul mercato, il contrario soccombere. «La Castelli – annota Merla – ha sempre cercato di seguire questo flusso. Non è quindi un caso che anche oggi sia un punto di riferimento sul territorio, per esempio sulla diagnostica per immagini. Un traguardo che la Clinica s’è guadagnata imponendosi sul mercato come prima struttura sanitaria in Bergamasca a dotarsi dell’Ecografo (nel ’76) e della Tac (nel ‘78) e continuando a investire sull’innovazione, come comprovano le recenti acquisizioni di una nuova apparecchiatura ad alto campo (1,5 Tesla) per la Risonanza magnetica e di una nuova Moc particolarmente sofisticata. Anche i numeri confermano: su 15 milioni di investimenti in 12 anni, poco meno della metà sono stati riservati alle attrezzature sanitarie.

Il futuro
Rimanere al passo coi tempi presuppone la capacità di saper leggere il mercato, le sue evoluzioni e i suoi desideri. Si spiega così, a pochi mesi dalle celebrazioni per gli 80 anni, il forte impulso dato dalla proprietà allo sviluppo della Clinica per renderla ancor più moderna, dentro e fuori. Entro l’anno – come annunciato nei mesi scorsi dal presidente Andrea Moltrasio – partiranno i lavori per rinnovare le strutture già esistenti, ma soprattutto per dare il via alla realizzazione di una nuova ala che, a fine intervento, farà crescere gli spazi complessivi da 7.500 a 9mila metri quadrati, 300 dei quali, interrati, saranno riservati al nuovo reparto di radiologia, sovrastato da un giardino d’inverno destinato in particolar modo ai pazienti interessati ai cosiddetti ricoveri temporanei e ai ricoveri di più lunga durata.
Al termine dei lavori, spalmati su più anni, i posti letto effettivamente operativi e accreditati col sistema sanitario nazionale saranno un centinaio. «Il che – precisa Merla – ci permetterà di far leva su ricavi più ampi e avere quindi migliori spazi di manovra nella gestione economica». Che lo scorso anno ha registrato 4.546 prestazioni di ricovero (4.124 convenzionate) e 215mila prestazioni ambulatoriali. Un carico di lavoro che poggia sulle spalle di un’ottantina di medici, di oltre 60 infermieri, 30 operatori socio sanitari e una cinquantina fra tecnici sanitari, non sanitari e amministrativi.

Il presente
Quel che invece è già realtà tangibile è la nuova sala operatoria, entrata in funzione il 1° maggio scorso. «È la quinta – puntualizza Merla – e ci ha permesso di redistribuire al meglio l'attività delle altre quattro sale, anche rispetto ai budget imposti dall’Asl. Nella riorganizzazione è stato deciso di riservare la nuova unità alla bassa complessità chirurgica. Pertanto, il 90% dell’attività sarà appannaggio dell’Unità Operativa di Oculistica, diretta da Marino Chiodi, tra l’altro uno dei settori storicamente di punta della Clinica».
Dal primo gennaio sono stati invece attivati i posti letto per i pazienti subacuti. Cinque in tutto, accreditati col Sistema sanitario nazionale e «riservati – afferma Merla – a chi, pur non necessitando più di una permanenza in reparto per acuti (medicina, cardiologia e via a seguire) ha bisogno di un controllo clinico, di eventuali indagini diagnostiche, oltre che di terapie mediche di media complessità. In altre parole, diamo una risposta a quegli anziani dimessi dall’ospedale, ma con un quadro clinico tale da non consentire un rientro sicuro a casa; oppure a pazienti che il medico curante segnala, ritenendo la loro instabilità clinica non compatibile con un’assistenza domiciliare ma, contemporaneamente, risolvibile con modalità diverse dal ricovero ospedaliero ordinario». La nuova Unità fa il paio con quella dei ricoveri temporanei (entrambe fanno capo allo stesso Dipartimento di Area medica condotto da Marco Bravi). Anche in questo i posti letto sono cinque, ma in regime privatistico, e vanno a coprire un’esigenza che non trova spesso risposte sul territorio. Si tratta di ricoveri rivolti a quei pazienti che hanno necessità di assistenza e cura per il loro stato di salute generale o per l’impossibilità temporanea di ricevere una adeguata assistenza a domicilio.

I punti di forza
Se la diagnostica per immagini e l’oculistica restano tra le eccellenze della Clinica, un posto di rilievo se l’è conquistato anche l’Unità Operativa di Otorinolaringoiatria guidata da Alessandro Colli, oltre alla chirurgia generale, diretta da Roberto Sacco. «In particolare – puntualizza Merla – sta crescendo la terapia chirurgica dell’obesità, la bariatrica che sotto la responsabilità di Francesco Greco arriverà a svolgere oltre 200 interventi all'anno, con il 70% dei pazienti provenienti da fuori regione. Un ambito che contempla anche la chirurgia plastica postbariatrica, richiesta dal 20% dei pazienti e praticabile dopo circa un anno. Gli interventi più frequenti sono l'addominoplastica ed la dermoadipectomia delle braccia. Il dolore è minimo e dopo sette giorni la stragrande maggioranza dei pazienti torna alla vita normale, lavorativa e sociale». Sempre nell’Area Chirurgica si registra anche il recente e forte impulso impresso alla giovanissima Unità Operativa di Urologia guidata da Alessandro Piccinelli (con prestazioni specialistiche sulle patologie della prostata, del rene e della vescica) e l'avvio dell'attività protesica in Ortopedia.
«L’obiettivo – conclude il consigliere delegato – è far rimanere la Clinica un istituto di fiducia, che sappia posizionarsi al meglio come struttura di primo livello tra la medicina di base e l’alta specializzazione ospedaliera. Vogliamo continuare, insomma, ad offrire buoni motivi per continuare a sceglierci. Non a caso, ma nel solco della nostra storia».

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