Cartelle esattoriali, quella rottamazione che umilia gli onesti

equitalia“Chi ha avuto, ha avuto, ha avuto, chi ha dato, ha dato, ha dato, scurdàmmoce ‘o ppassato, simmo ‘e Napule paisà”. E poi non dite che Matteo Renzi conosce solo “La mi porti un bacione a Firenze”. No, no, il premier ha nel sangue e nella mente la più classica delle melodie partenopee. Nei giorni scorsi le sue note sono risuonate nell’austero cortile di Palazzo Chigi mentre nella sala stampa il presidente del Consiglio illustrava i contenuti della legge di Stabilità per il 2017. Quando è stata proiettata la slide che annunciava la “rottamazione” delle cartelle esattoriali (ma anche delle multe), il “chi ha avuto, ha avuto, chi ha dato, ha dato” è diventato assordante.
Saltellavano e cantavano premier e ministri, compreso il grigio Pier Carlo Padoan, e in contemporanea nel Paese si univano al coro migliaia di evasori fiscali, finti poveri, filibustieri, furbi di tre cotte e delinquentume vario. Tutti in festa per un regalo di Natale arrivato con largo anticipo. Il governo ha deciso di condonare interessi legali, more e aggi applicati da Equitalia (il Moloch da chiudere ma che agiva pur sempre su direttive dell’esecutivo). Il che, tradotto per il volgo, significa, per chi non vorrà continuare a fare il furbo nella speranza-certezza che un altro lavacro prima o poi arriverà, uno sconto da 50 al 75 per cento delle somme dovute all’Erario.

Tutto, spiega chi la sa lunga, per racimolare 4 miliardi per quadrare i conti della manovra finanziaria. Ma in realtà, come è evidente da altre decisioni contenute nella stessa legge di Stabilità, per cercare di raccattare qua e là i voti necessari ad evitare che il referendum del 4 dicembre si trasformi nel capolinea della luminosa carriera del Ganassa di Rignano sull’Arno. Perché a questo siamo ridotti, noi poveri contribuenti ligi a dovere che rispettiamo al millesimo le scadenze e gli impegni. Dobbiamo passare per fessi (qualcuno ha icasticamente preferito la definizione di c..oni) per consentire ad un ragazzotto propostosi come innovatore e presto rivelatosi imbevuto di familismo e clientelismo come nemmeno i peggiori democristiani della Prima Repubblica di continuare a raccontarci che lui è arrivato “per far ripartire l’Italia”.

Per farla ripartire, lo fa, non c’è dubbio. Il dramma è che ci sta spingendo verso il baratro. In anni di tassi ridotti ai minimi storici, in una stagione in cui davvero si potevano porre la basi per una incisiva inversione di rotta, sta sperperando risorse a destra e manca (dagli 80 euro agli incentivi alle assunzioni) solo per sostenere le sue campagne elettorali. Il condono mascherato delle cartelle esattoriali è solo l’ultima schifezza. La più sublime perché spacciata come misura a favore dei contribuenti vessati (e quelli che pagano regolarmente che cosa sono?) ma anche la più vergognosa perché attesta, caso mai ce ne fosse bisogno, quanto marcio sia un Paese che di fronte ad una plateale canonizzazione dei disonesti (sì, certo, c’è anche una quota di italiani che si è trovata in difficoltà per cause oggettive, ma è una esigua minoranza) non si scandalizza e non reagisce tributando a chi si fa artefice di certe manovre il pubblico ludibrio che si merita.
Quando vanno in cavalleria operazioni di questo genere diventa inutile accapigliarsi sulla bontà, presunta o reale, della riforma della Costituzione. Anzi, semmai questo è un motivo in più per chiedersi se sia davvero il caso di concedere più potere e maggiore libertà d’azione a chi già oggi sta dimostrando di avere scarso o nullo rispetto per il senso civico dei cittadini onesti.