La categoria chiede misure urgenti, dall’accisa mobile a revisione contratti compagnie petrolifere
In attesa che vengano intraprese dal Governo azioni atte ad arginare l’aumento vertiginoso dei costi del carburante, a margini invariati, a partire dalla serata di lunedì 14 marzo i distributori di benzina spegneranno le luci durante le ore notturne. Non ci sarà alcuna illuminazione degli impianti in modalità self-service e il rifornimento avverrà al buio. Un segnale forte lanciato dalla categoria- compatta nelle tre sigle rappresentative del comparto Figisc Confcommercio, Faib Confesercenti e Fegica Cisl- che ha scelto di affrontare con metodi non tradizionali una situazione non più sostenibile da un comparto già fortemente provato dai rincari energetici, sommati dai crescenti costi legati alla componente fiscale- Iva e accise- e ai margini sempre più risicati previsti dai contratti con le compagnie. L’adesione all’iniziativa sarà accompagnata dall’esposizione di una locandina, dal titolo “Ecco dove finiscono i tuoi 50 euro” che mostra ai consumatori l’incidenza dei costi della benzina, attraverso la visualizzazione della banconota, che vede all’ultimissimo angolo il ricavo lordo dei gestori.
“Il prezzo dei carburanti alle stelle ci sta mettendo in seria difficoltà- spiega Renato Mora, presidente dei Benzinai Ascom- . La stessa incidenza del crescente ricorso ai pagamenti elettronici sta diventando insostenibile: al crescere degli importi pagati dietro accettazione di carte di credito e bancomat crescono in proporzione le commissioni. A ciò si sommano aumenti per i rincari energetici insostenibili, che ci costringono a lasciare le nostre stazioni al buio”. La forte speculazione -a quantità di petrolio e gas pressoché invariate, spesso governate da contratti a lungo termine con prezzi fissati in altro periodo- e l’isteria che caratterizza questa fase del mercato hanno fatto schizzare i prezzi alle stelle. Bisogna tornare indietro di dieci anni per trovare, nel 2012, un prezzo della benzina a circa 1,90 euro al litro e quello del gasolio a circa 1,78 euro. E non c’era alcuna situazione di conflitto o sanzioni a gravare sul mercato. “Da sempre accisa ed Iva compongono la parte maggioritaria del prezzo, sfiorando il 60% di quello pagato dal consumatore e non si può far finta di ignorarlo- continua Renato Mora- . Ma, se questa situazione è insostenibile per i consumatori, lo è ancor meno per i gestori che -indipendentemente dall’andamento del prezzo- continuano a percepire 3,5 centesimi (lordi) su ogni litro di prodotto immesso nel serbatoio degli automobilisti, continuano ad assolvere un pubblico servizio essenziale pur in presenza di vendite in progressivo declino e a sopportare i relativi costi connessi”. Servono interventi urgenti per mitigare i costi del carburante: “Chiediamo con insistenza l’accisa mobile, meccanismo che consente di sterilizzare l’iva sugli aumenti, rinunciando al maggior gettito di imposta. Al Governo chiediamo di bloccare l’Iva sugli aumenti e alle compagnie di intervenire sui nostri margini, ridotti all’osso”. I Gestori, in attesa che si sciolgano i nodi dell’ammodernamento e del rilancio di un comparto che appare, oggi più che mai, essenziale al Paese e alla sua economia, chiedono che il Governo intervenga immediatamente dando applicazione a quanto previsto dalla L. 244/07, in tema di Accisa Mobile (o anticiclica) che consente , da una parte, di sterilizzare gli aumenti dell’Iva (già oggi maggiori di 7,00 centesimi a litro, rispetto solo a due mesi fa) e, dall’altra, di creare un minimo di stabilità per famiglie ed operatori economici.
La categoria valuta di intraprendere altre iniziative per salvaguardare il mantenimento dei livelli occupazionali degli oltre 22 mila distributori di carburanti, di un settore al servizio del Paese e dei cittadini che dà lavoro ad oltre 100 mila famiglie. Nella nostra provincia sono 218 le stazioni di servizio, di cui 40 in città (dati al IV trimestre 2021,elaborazione Ascom su dati camerali).