Caffè, un nuovo orizzonte del gusto

Caffè, un nuovo orizzonte del gusto

C’era una volta il caffè del mattino, l’espresso al banco, la moka della nonna. Oggi, accanto a questo rituale quotidiano profondamente italiano, cresce un trend che conquista sempre più bar e cocktail bar: il coffee cocktail. Non si parla più solo dell’Espresso Martini o dell’Irish Coffee. La nuova frontiera è fatta di drink in cui il caffè non domina la scena, ma diventa ingrediente raffinato, capace di aggiungere complessità, equilibrio e carattere. Aromatizzante, acidificante, o perfino “modifier”: il caffè si trasforma in uno strumento creativo per bartender e mixologist che vogliono distinguersi, offrendo esperienze di gusto nuove e sorprendenti, valide in ogni momento della giornata.

A guidare questa evoluzione è una generazione di professionisti che al caffè dedica studio e passione. Tra questi c’è Andrea Villa – consulente Beverage & Coffee, sommelier AIS e trainer, docente dell’Accademia del gusto di Confcommercio Bergamo – che ha fatto della miscelazione al caffè il suo marchio di fabbrica. Con tre titoli italiani di Coffee in Good Spirits e un terzo posto mondiale nel 2024, Villa è uno dei massimi esperti del settore. «Il caffè è da sempre parte della nostra cultura, ma spesso lo trattiamo con superficialità quando si parla di mixology – racconta Villa –. Eppure, è una materia prima straordinaria, capace di trasformare un drink, se usata con consapevolezza».

Il suo primo approccio al coffee cocktail non è stato un semplice esperimento, ma una vera sfida: una competizione nazionale. «Dovevo creare un cocktail al caffè con un ingrediente enogastronomico italiano – spiega Villa –. Ho scelto di reinterpretare il Negroni, partendo dal Campari. Con un V60 ho estratto il caffè filtro insieme alle botaniche di un vermouth, poi ho unito il bitter e completato con ginger beer. Quel cocktail mi ha portato la mia prima vittoria». Un aneddoto che racconta bene il metodo di Villa: tecnica, ricerca e una buona dose di creatività. «Ogni drink oggi deve avere una storia da raccontare. La tecnica è fondamentale, soprattutto perché molti processi vengono dalla cucina e richiedono precisione. Ma senza l’istinto e la fase di brainstorming, manca l’anima del cocktail».

La differenza rispetto al passato è netta: se nei cocktail tradizionali il caffè era l’attore principale, oggi si fa co-protagonista, inserendosi in equilibrio con gli altri ingredienti. Non più solo bevande da dopocena, ma proposte adatte anche all’aperitivo o a momenti di consumo meno codificati. Dietro l’apparente semplicità di un coffee cocktail si nasconde infatti un mondo complesso, dove la scelta del caffè è cruciale. «Il più grande errore? Pensare che un caffè valga l’altro – aggiunge Villa –. Oggi abbiamo a disposizione monorigini e specialty coffee che offrono profili aromatici incredibili. Purtroppo vedo spesso drink curatissimi dal lato degli spirits, ma rovinati da un caffè scelto male o estratto senza criterio».

Il percorso di Villa è costellato di successi, ma se deve scegliere un cocktail che lo rappresenta, non ha dubbi: Roots, il drink che gli ha regalato il podio mondiale a Copenhagen. «È nato con l’idea di celebrare la terra e le radici – spiega Villa –. Ho usato un caffè colombiano dal forte legame col terroir, un vermouth di uve Sagrantino umbre, barbabietola, sciroppo di finocchio e un floral punch spagnolo con il fiore di Sechuan. Ogni ingrediente aveva un significato, un legame profondo con la natura e con le persone».

Un’opportunità per i locali bergamaschi
Il trend dei coffee cocktail non è solo materia da competizioni o da lounge bar metropolitani. Anche i ristoratori, baristi e albergatori bergamaschi possono cogliere questa opportunità per distinguersi. Proporre un aperitivo alternativo o un dopo cena originale, giocando con le infinite sfumature del caffè, può diventare un modo per fidelizzare la clientela e alzare l’asticella dell’offerta. Senza dimenticare che l’Italia è patria del caffè e che reinterpretarlo con creatività significa anche valorizzare la nostra tradizione in chiave contemporanea.

«Non servono attrezzature complesse o ingredienti introvabili – rassicura Villa –. Basta partire dalla qualità: scegliere un buon caffè, conoscere i metodi di estrazione e studiare l’equilibrio con gli spirits. Anche un semplice twist su un cocktail classico può sorprendere». Villa è chiaro: «Non serve essere in un cocktail bar stellato per proporre un buon coffee cocktail. Basta conoscere la materia prima, scegliere con cura e sperimentare con equilibrio. Anche un piccolo twist su un drink classico può fare la differenza». In un’epoca in cui i consumatori cercano sempre qualcosa di nuovo da raccontare – oltre che da gustare – il caffè smette di essere solo una pausa e diventa protagonista di una nuova arte del bere.

 

Ricetta

JOURNEY

Ingredienti:

60 ml Caffè filtro Kenya, metodo di lavorazione washed

20 ml Porto Rosso

15 ml Sciroppo di rose

5 ml Soluzione citrica

30 ml Succo ananas

Procedimento:

Inserire il caffè filtro per 2 minuti in un hyperchiller per abbassare la temperatura. Mettere gli altri ingredienti in uno shaker e aggiungere il caffè raffreddato. Shakerare per 10 secondi, versare con metodo double strain per togliere il ghiaccio. Servire in una coppa stile Nick&Nora e completare con uno spray agli olii essenziali di bergamotto.