Nuovo Dpcm, Ascom: “Penalizzate le attività montane e danni a commercio e ristorazione”

Ascom Confcommercio Bergamo non nasconde la perplessità di fronte al nuovo DPCM firmato il 3 dicembre. C’è infatti grande preoccupazione per la tenuta delle attività commerciali e degli hotel nelle località montane: “Si vanno a colpire duramente le imprese familiari che vivono di stagioni e turismo, in zone economicamente fragili e svantaggiate– sottolinea Oscar Fusini, direttore di Ascom Confcommercio Bergamo-. Il rischio è di distruggere il tessuto commerciale dei piccoli comuni e di mettere definitivamente in ginocchio famiglie e dipendenti. Il contingentamento degli skipass nei giorni di punta avrebbe potuto salvare l’avvio di stagione, con l’ulteriore beffa delle condizioni meteo favorevoli, con l’arrivo delle prime nevicate. Infine l’obbligo di consumare la cena di San Silvestro nella propria camera d’hotel non incentiva di certo le prenotazioni”. 

Alla disposizioni per le attività di montagna, si aggiunge la chiusura dei centri commerciali alle 21 e nei giorni prefestivi e festivi, che crea ulteriori danni ai negozi delle gallerie degli shopping center: “Anziché estendere le aperture per scongiurare code e assembramenti, si vanno a concentrare ulteriormente– continua Fusini-. Così si altera la concorrenza a scapito dei negozi, già provati da continui stop, a favore delle piattaforme elettroniche”

Infine, a un passo dall’ingresso nella zona gialla i pubblici esercizi si vedono sbarrare ulteriormente la possibilità di riprendere a lavorare: “Il nuovo DPCM mette in croce il settore– continua il direttore Ascom-. L’impedimento della somministrazione a pranzo, oltre ad aggravare il danno economico già estremamente pesante, danneggia anche tutti i lavoratori che per necessità si vedranno costretti a consumare il pasto in ufficio, in auto o sul furgone, con il rischio di creare assembramenti sul lavoro, dato il clima gelido di dicembre, invece che starsene seduti in sicurezza ai tavoli”. 

Sembra invece chiarita la possibilità di muoversi in un altro comune per effettuare acquisti, in quanto una Faq del Governo relativa al DPCM del 3 dicembre sottolineaFare la spesa rientra sempre fra le cause giustificative degli spostamenti. Laddove quindi il proprio Comune non disponga di punti vendita o nel caso in cui un Comune contiguo al proprio presenti una disponibilità, anche in termini di maggiore convenienza economica, di punti vendita necessari alle proprie esigenze, lo spostamento è consentito, entro tali limiti, che dovranno essere autocertificati”

Ascom Confcommercio Bergamo continuerà a chiedere al Governatore di Regione Lombardia di farsi portavoce delle istanze degli imprenditori perché la provincia di Bergamo entri in “zona gialla”.


Compro sottocasa perché mi sento a casa, al via la campagna salva-Natale

“Compro sottocasa perché mi sento a casa”. È questo lo slogan che accompagna la campagna nazionale Confcommercio finalizzata a sostenere, anche in vista del Natale, gli acquisti nei negozi di vicinato e nei banchi di fiducia dei mercati e aiutare così le attività che tengono vive le città. Ascom Confcommercio Bergamo aderisce alla campagna nazionale, distribuendo ai negozi e nei banchi dei mercati locandine e materiale dell’iniziativa in formato digitale, oltre a veicolare il messaggio sui propri canali istituzionali e social. Sono oltre 12mila le attività di commercio (alimentare e non) potenzialmente interessate dall’iniziativa, di cui oltre 1400 in città.
“La campagna promossa a livello nazionale da Confcommercio è stata condivisa con convinzione ed entusiasmo da parte della nostra associazione- commenta il presidente Ascom Confcommercio Bergamo Giovanni Zambonelli-. Non possiamo che appellarci al senso etico e alla sensibilità dei cittadini che hanno a cuore i loro centri storici per contribuire a sostenere le attività di vicinato e i banchi di fiducia nei mercati in un momento di grande difficoltà che ne mina la tenuta”.
La campagna è online sul sito Ascom Confcommercio Bergamo (www.ascombg.it) e sulla pagina Facebook dell’Associazione, con un video con un messaggio del direttore Oscar Fusini.
A livello nazionale la campagna è presente sulla pagina web del sito confederale ( https://www.confcommercio.it/comprosottocasa ) e sui canali social della Confederazione con la pubblicazione di uno spot, un logo ideato per l’occasione e una vetrofania. L’hashtag è #ComproSottoCasa. Nello spot, con il claim “Facciamo rivivere le nostre città. Compra sotto casa” si sono voluti sintetizzare i principi alla base dell’iniziativa: quelli della sostenibilità e della solidarietà. Oltre a dare un messaggio di speranza e serenità per le festività natalizie. 

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Lotteria degli scontrini, Confcommercio ha chiesto al Governo una proroga dell’avvio

Il presidente di Confcommercio Imprese per l’Italia, Carlo Sangalli, ieri ha inviato una lettera al presidente del Consiglio Giuseppe Conte e al ministro dell’Economia Roberto Gualtieri, chiedendo al Governo una proroga dell’avvio della lotteria degli scontrini.

Ci sono infatti grossi problemi che devono essere affrontati, in quanto affinché la nuova lotteria possa partire sono necessari interventi di adeguamento tecnico dei registratori telematici già installati che, ad oggi, il mercato non è stato in grado di eseguire su un’ampia platea di soggetti. A ciò si aggiunge un problema economico: il costo di aggiornamento va dai 60 euro ai 150 euro a seconda della cassa in dotazione, fino ad arrivare alla sostituzione con un nuovo registratore di cassa in caso non si riesca ad adeguare. 

«E’ eticamente sbagliato incentivare i pagamenti elettronici attraverso il gioco, che è una piaga per l’Italia – afferma Giovanni Zambonelli, presidente di Ascom Confcommercio Bergamo-. Ci sono alcuni problemi da affrontare. Innanzitutto, si parte con un’iniziativa senza aver risolto il nodo dei costi delle commissioni. Poi, come già avvenuto per altri provvedimenti, si punta alla digitalizzazione per legge, trascurando il fatto che siamo la nazione con il più alto ritardo tecnologico. Infine, c’è una totale disinformazione tanto nei consumatori quanto nei commercianti. Mentre sul cashback non abbiamo nulla da eccepire trattandosi di un sistema che non prevede investimenti e oneri per le pmi, la lotteria degli scontrini ci appare oggi inopportuna e dannosa. La questione del buono vacanze dovrebbe aver dimostrato che la gente rinuncia del tutto al bonus quando non riesce tecnicamente ad accedervi».


Azzano San Paolo, 80mila euro per il commercio. Domande entro il 18 dicembre

Il Comune di Azzano San Paolo – Assessorato al commercio ed attività produttive, ha emesso il bando denominato “Rilancio” per l’erogazione di un contributo comunale straordinario alle attività commerciali ed artigianali del territorio a seguito dell’emergenza Covid-19.
Il fondo disponibile è pari a 80mila euro. 
Il termine per la presentazione della domanda di contributo è stato fissato per il giorno 18 dicembre 2020. 

Ascom è a disposizione per la presentazione delle domande: consulenza@ascombg.it; 0354120201 Roberto Ghidotti 

 


Natale, prevale la voglia di reagire alle difficoltà

Non sarà un Natale come gli altri ma la voglia di reagire alla crisi c’è. Questo sembra essere il titolo dell’indagine annuale dell’Ufficio Studi Confcommercio su consumi di Natale e tredicesime. Nonostante la crisi e un calo pesante dei consumi, intorno al 12% rispetto all’anno scorso, le famiglie sembrano voler reagire al lungo periodo di difficoltà e non rinunciare comunque ai regali di Natale. 

Ovviamente le tredicesime saranno più più leggere, con una forte riduzione di coloro che faranno regali: da quasi l’87% del 2019 a poco più del 74%. Ma chi può, spenderà per i regali una cifra solo un po’ più bassa di quella dello scorso anno (164 euro a testa conto i quasi 170 del 2019)

Il mese di dicembre, che per i consumi commercializzabili vede ridursi il suo valore economico da 81 a 73 miliardi, resta comunque il mese più importante dell’anno. E potrebbe valere ancora di più se ci fossero condizioni più favorevoli di contesto e di fiducia: molti italiani potrebbero spendere le risorse involontariamente accumulate durante il lockdown per mancanza oggettiva di opportunità di consumo. I risparmi detenuti in forma liquida sono cresciuti di 80 miliardi di euro nei primi sei mesi del 2020 rispetto alla prima parte del 2019.

Nel complesso, dunque, il prossimo mese di dicembre sarà una reazione vitale per l’oggi e una promessa per il futuro: come già accaduto nel terzo trimestre dell’anno, le famiglie sono pronte a fare la loro parte, quando la fiducia migliorerà.

Commentando i dati dell’indagine, il presidente di Confcommercio, Carlo Sangalli, ha sottolineato che “sarà un Natale difficile anche dal punto di vista economico. La crisi rallenta i consumi e l’emergenza Covid obbliga ancora molte imprese a restare chiuse come quelle della ristorazione. Ma c’è tanta voglia di ripartire che va incoraggiata. Bene, come da noi richiesto, che l’ultimo decreto preveda l’esonero degli oneri fiscali per le imprese più penalizzate. Un’attenzione necessaria che chiediamo anche per gli indennizzi che devono essere ancora rafforzati”.

 


Contributo a fondo perduto per attività nei centri storici 

Rimane aperto fino al 14 gennaio il bando per il contributo a fondo perduto per le attività economiche e commerciali presenti nei centri storici. Il contributo è destinato alle sole imprese che esercitano attività nella città di Bergamo e nelle zone individuate dall’Amministrazione comunale. Per usufruire del beneficio è necessario che l’ammontare del fatturato e dei corrispettivi del mese di giugno 2020 sia inferiore ai due terzi rispetto a quello del mese di giugno 2019. Per chi ha iniziato l’attività a partire dal 1 luglio 2019 il contributo spetta anche in assenza di questa condizione. Per informazioni consulenza@ascombg.it


Sos Lavoro, dalla gestione dell’emergenza al riposizionamento strategico

Il progetto “Sos Lavoro -Supporto, Organizzazione e Sostenibilità” di Ascom Confcommercio Bergamo prevede l’intervento di un team di professionisti qualificati ed esperti dell’area Lavoro e Welfare per assistere le imprese nella definizione e attuazione delle misure necessarie nel breve periodo, oltre a mettere in atto una revisione strategica nel lungo periodo. Attraverso una consulenza personalizzata saranno valutati i punti critici e le priorità operative, definiti gli interventi di ottimizzazione, riorganizzazione, cambiamento organizzativo. “Il progetto nasce per rispondere alle crescenti richieste delle imprese, in un momento di grande difficoltà economica e disorientamento generale – sottolinea Enrico Betti, responsabile Area Lavoro, Welfare e Relazioni sindacali-.E’ necessario coniugare la gestione emergenziale con quella di riposizionamento strategico sul mercato o di miglioramento della situazione organizzativa– Bisogna prepararsi a sostenere l’auspicabile ripresa senza farsi trovare impreparati”. Il ricorso agli ammortizzatori “emergenziali” ha sicuramente contribuito a sostenere imprese e lavoratori nella fase più critica, ma per affrontare al meglio l’immediato futuro in condizioni di sostenibilità, è prioritario che le imprese adottino dei piani e interventi anche operativi, da eventuali procedure sindacali, vertenze e amministrative al ricorso a piattaforme dedicate per favorire l’incontro tra domanda e offerta di lavoro. Il servizio risponde alla crescente richiesta da parte degli imprenditori, alle prese con una crisi economica senza precedenti, di adottare piani e interventi sul fronte strategico e organizzativo. Le imprese vanno aiutate non solo a gestire gli ammortizzatori sociali e le pratiche conseguenti ma a riposizionarsi come business. È indispensabile cercare di anticipare come ripartirà il mercato dopo le nuove restrizioni, disegnare le esigenze in termini di risorse umane, ripensare alle figure che potranno essere di aiuto non tanto in termini quantitativi ma soprattutto qualitativi. 

Per informazioni: lavoro@ascombg.it, 0354120306 


Sos Sostenibilità, con Ascom consulenza per contenere i costi, rinviare pagamenti e accedere a fondi e aiuti

Ascom Confcommercio Bergamo lancia un nuovo servizio per rispondere all’esigenza delle imprese di contenere costi fissi, rinviare pagamenti o rimodulare finanziamenti e accedere a fondi e aiuti messi a disposizione. Lo sportello “Sos Sostenibilità” fornisce agli imprenditori la possibilità di trovare in associazione un unico interlocutore di riferimento in grado di rispondere, con il supporto di varie aree di consulenza, alle diverse problematiche immediate e nel breve e medio periodo, facendo fronte alla situazione d’emergenza e creando i presupposti per la ripartenza, con una riorganizzazione sostenibile da un punto di vista economico. Attraverso l’analisi dei principali indicatori del ciclo finanziario e gestionale dell’impresa, lo Sportello svolge un’azione di verifica e di consolidamento dell’equilibrio finanziario aziendale, individuando le migliori soluzioni per ridurre o rinviare nel tempo, le rate di prestiti in corso, rivedere i contratti in essere, abbattere i costi fissi – a partire dalle utilities- e beneficiare delle risorse messe a disposizione da bandi e altre misure di sostegno alle imprese. “L’idea nasce dall’esigenza di garantire alle imprese una consulenza qualificata su più fronti, per riuscire a superare la crisi più pesante mai vissuta dalle imprese dal secondo dopoguerra e limare ogni possibile voce di spesa- spiega Oscar Fusini, direttore Ascom Confcommercio Bergamo-. Sono diverse le voci che vanno ad incidere sui costi fissi e in molti casi è possibile intervenire, apportando un buon risparmio alle imprese. Mai come oggi è indispensabile concentrarsi sui conti economici e i bilanci, dal flusso di cassa ai costi indiretti, dagli affitti al costo dei finanziamenti”. I dati dell’ultimo Osservatorio congiunturale Ascom -Format Research evidenziano la difficoltà per le imprese del terziario: “Gli imprenditori si stanno indebitando più ora che a marzo- continua Oscar Fusini-. La propensione degli imprenditori del terziario agli investimenti è crollata e il 53% di chi li aveva in programma vi ha rinunciato definitivamente. Calano i costi di istruttoria ma aumentano quelli del finanziamento e soprattutto cresce il costo dei servizi bancari. I tempi in molti casi sono troppo lunghi per le esigenze e la sopravvivenza stessa delle imprese”. Se oltre la metà delle domande di finanziamento è stata accolta, secondo la ricerca,  il 18% ha ottenuto meno di quanto richiesto e il 24,8% delle imprese è ancora in attesa di una risposta.

La Cooperativa di Garanzia Fogalco, impegnata sin dalle primissime fasi della consulenza dello Sportello Sos Sostenibilità, è a disposizione per facilitare l’accesso al credito delle imprese e migliorare le condizioni e i costi bancari, valutare l’opportunità di moratorie e sospensioni rate, oltre a fotografare la situazione finanziaria dell’impresa in base all’analisi di bilancio e a illustrare eventuali opportunità legate a bandi e contributi. 

Per dare  un taglio alle bollette e abbattere costi fissi delle imprese del terziario, dalle realtà più piccole a quelle strutturate, con la garanzia di energia verde, proveniente da fonti rinnovabili, basta un’analisi accurata e un check-up energetico, a cura, nell’ambito del progetto “Sos”, dell’Area Gestionale. La consulenza consente di valutare come e dove risparmiare sulle forniture, a partire dalle accise agevolate di cui alcune attività possono beneficiare ma che non sempre trovano corretta applicazione in fattura, con un risparmio che sfiora il 30% in bolletta. Rivedere i contratti di fornitura è un’opportunità ma anche una necessità visto l’obbligo di passaggio al libero mercato dal 1°gennaio del 2022. 

Grazie al check-up finanziario ed energetico, unito ad un’analisi su misura dell’area fiscale e una valutazione della possibile  rinegoziazione dei canoni di locazione  a cura dell’area Ata-Ascom, gli imprenditori possono avere un quadro completo e fedele della loro attività e mettere a punto opportune strategie per garantire la continuità d’impresa e creare i presupposti ideali per stare sul mercato e competere, guardando oltre la crisi e il blackout finanziario attuale. 

Per richiedere una prima consulenza e valutare le aree di intervento, gli imprenditori possono rivolgersi allo Sportello Sos Ascom Confcommercio Bergamo: sportellosos@ascombg.it 


Camera di commercio: rallenta il percorso digitale delle imprese, investimenti al palo

Il sistema camerale lombardo, nell’ambito delle iniziative legate ai Punti Impresa Digitale, ha avviato nel 2017 il monitoraggio dei livelli di conoscenza e di utilizzo degli strumenti e delle tecnologie di Impresa 4.0 tra le imprese. Con la rilevazione compiuta nel terzo trimestre del 2020 c’è la possibilità di confrontare i risultati sull’arco di quattro anni.

La rilevazione del 2020 mostra come il livello di conoscenza delle tematiche 4.0 da parte delle imprese bergamasche continui a crescere, anche se per quanto riguarda l’effettivo utilizzo delle tecnologie abilitanti si nota una lieve battuta d’arresto: la percentuale di conoscenza per le imprese industriali, che si confermano quelle più mature nella transizione digitale, sale all’82%, ma calano lievemente le quote relative alle imprese che stanno valutando una futura adozione delle tecnologie 4.0 e a quelle che le hanno già implementate. Questo rallentamento può essere dovuto ai notevoli sforzi compiuti negli anni precedenti, che avevano visto una crescita sostenuta anche grazie agli incentivi del Piano Nazionale Impresa 4.0, ma anche alle difficoltà di investire in uno scenario di estrema incertezza come quello attuale.

Gli altri settori mostrano percentuali di conoscenza e utilizzo molto inferiori rispetto al comparto industriale, complice una dimensione media minore: i risultati del 2020 fotografano una crescita della conoscenza di queste tematiche, confermando sostanzialmente i livelli registrati nel 2019 per quello che riguarda invece l’effettiva implementazione.

Considerando congiuntamente le risposte delle imprese appartenenti a tutti i settori, le imprese che dichiarano di non conoscere i temi di Impresa 4.0 sono il 29%, 8 punti in meno rispetto all’anno precedente. Di contro, la percentuale di imprese che hanno implementato le tecnologie abilitanti al proprio interno scende dal 19% al 16%.

Il confronto con i risultati emersi a livello lombardo evidenzia che le percentuali bergamasche sono in linea con la media regionale dei diversi settori. Semmai si può riscontrare nell’implementazione un leggero vantaggio per l’artigianato e un lieve ritardo sul terziario. Sulla conoscenza, invece, i valori sempre uguali o superiori ai corrispettivi lombardi.

 Alle imprese che hanno implementato soluzioni 4.0 o che stanno valutando di farlo, in gran parte appartenenti al settore industriale, è stato chiesto quali sono le tecnologie abilitanti di particolare interesse. Le risposte confermano la centralità della manifattura avanzata legata alla robotica, mentre al secondo posto si posiziona ancora l’integrazione verticale e orizzontale, sebbene con una percentuale in calo rispetto agli ultimi anni, a pari merito con il cloud, in crescita rispetto al 2019. Seguono big data & analytics, simulazione, cybersecurity e IoT, mentre più marginali risultano la manifattura additiva e la realtà aumentata.

È stato poi chiesto alle imprese in quali altre soluzioni tecnologiche hanno investito o hanno intenzione di investire a breve termine: si tratta di tecnologie non espressamente previste nel Piano di Industria 4.0 ma che ne sono “propedeutiche” e prevedono comunque l’introduzione di soluzioni digitali. Grande interesse riscuotono tutte quelle tecnologie legate alla gestione dei processi aziendali e alla tracciatura dei prodotti (ERP, MES, PLM, SCM, CRM, RFID barcode), indicate dal 70% dei rispondenti, ma risultano in crescita rispetto allo scorso anno anche i sistemi di pagamento tramite dispositivi portatili e internet e le soluzioni fintech e, soprattutto, i sistemi di commercio elettronico e le app, probabilmente anche come risposta alle misure di contenimento del virus che hanno spesso bloccato i canali commerciali tradizionali.

Supporto finanziario e formazione del personale sono i due servizi che vengono indicati come prioritari dalle imprese per favorire la trasformazione in senso digitale. Il primo è indicato soprattutto dalle imprese di minori dimensioni, mentre l’importanza attribuita alla qualificazione del capitale umano risulta crescente all’aumentare della dimensione d’impresa. Al terzo posto si colloca invece la consulenza specialistica, che viene segnalata soprattutto dalle medie imprese, seguita dal miglioramento delle infrastrutture.

In tema di formazione si è anche indagato su quante imprese abbiano partecipato, nell’ultimo anno, a eventi informativi o seminari per sviluppare le competenze digitali: la quota nel 2020 risulta in linea con il dato dell’anno precedente e con la media regionale. L’industria è ancora una volta il settore con i risultati più elevati, sebbene in calo rispetto al 2019, seguito dai servizi, che mostrano invece un miglioramento; inferiore la partecipazione per commercio al dettaglio e artigianato.

I temi trattati in questi eventi e seminari hanno riguardato prevalentemente l’introduzione alle tecnologie 4.0, le loro applicazioni settoriali e le agevolazioni fiscali, ma con percentuali in netto calo rispetto al 2019. In diminuzione anche l’interesse verso gli obblighi normativi sulla digitalizzazione: PEC, firma digitale e fatturazione elettronica nella maggior parte dei casi dovrebbero ormai essere stati recepiti dalle imprese. Cresce invece in misura intensa il bisogno di formazione sui temi del web marketing e dell’e-commerce, probabile spia della necessità da parte delle imprese di trovare nuovi canali di contatto con i propri clienti in seguito al duro impatto delle misure di contenimento della pandemia.

Per quasi la metà delle imprese intervistate il risultato dell’introduzione delle tecnologie digitali in senso lato, quindi non solo di quelle strettamente 4.0, è stato soprattutto un aumento di efficacia e di efficienza, seguito dalla riduzione degli sprechi e dall’aumento della qualità. Le percentuali risultano più elevate per le imprese industriali, dove le tecnologie digitali risultano maggiormente diffuse, sebbene anche in questo settore una su tre dichiari di non averne introdotta nessuna; tale percentuale sale fino a due su tre nelle imprese artigiane, il settore che sembra in posizione meno avanzata lungo il percorso di trasformazione digitale.

Un aspetto fondamentale di questa transizione è la valorizzazione delle informazioni prodotte nello svolgimento della propria attività, la cui importanza non è ancora del tutto compresa dalle imprese: quasi un terzo del campione complessivo dichiara infatti di non avere nessuno strumento di preparazione e diffusione dei dati, in linea con i dati del 2019. Tale percentuale sale nell’artigianato, sebbene il dato risulti in miglioramento rispetto all’anno precedente, mentre nell’industria assume il valore più contenuto. Tra le imprese che producono reportistica prevale ancora la preparazione “manuale” rispetto ai sistemi di business intelligence, tranne nel commercio al dettaglio dove l’utilizzo di tecnologie automatizzate per l’elaborazione dei dati risulta più diffuso rispetto alla reportistica tradizionale. L’elevato grado di maturità delle imprese del commercio in fatto di analisi ed elaborazione delle informazioni, almeno di quelle che realizzano queste attività, emerge anche dalle percentuali di utilizzo dei big data e degli algoritmi di intelligenza artificiale, che risultano superiori agli altri settori; il ruolo della grande distribuzione risulta naturalmente trainante in questo ambito.

Quest’anno è stato inoltre indagato il giudizio delle imprese sulla digitalizzazione dei processi per l’attivazione dello smart working, modalità di lavoro che molte imprese hanno dovuto implementare per poter proseguire l’attività rispettando le misure di contenimento dell’epidemia. Le imprese che hanno dichiarato di non utilizzare il lavoro agile sono il 44% del totale, con punte del 66% nell’artigianato e del 56% nel commercio al dettaglio. Il 22% delle imprese esprime invece una valutazione “buona” o “eccellente” sull’implementazione di questa modalità, a fronte di un 25% che la reputa solo “sufficiente”, indice del fatto che il lavoro agile è stato nella maggior parte dei casi una scelta obbligata ma non ancora pienamente accolta e valorizzata dalle imprese. Il giudizio “tiepido” delle imprese si spiega probabilmente con la difficolta di introdurre non solo le tecnologie necessarie per consentire il lavoro da remoto, ma anche il cambiamento organizzativo e di mentalità che consenta davvero un guadagno di efficienza e una maggiore soddisfazione dei lavoratori. A livello settoriale si riscontrano valutazioni più elevate nei servizi, mentre le imprese artigiane, oltre ad essere meno propense all’utilizzo, si dimostrano anche più critiche nei giudizi.

Le nuove tecnologie digitali e la connettività diffusa” – commenta il presidente Carlo Mazzoleni – “hanno pervaso negli ultimi anni i sistemi economici internazionali, nazionali e locali, influenzando i modelli produttivi e organizzativi delle imprese. Si tratta di una trasformazione che impatta su tutte le strutture funzionali e che richiederà uno sforzo di adattamento da parte del nostro Paese per recuperare il ritardo accumulato rispetto agli altri Stati europei. Il clima di incertezza di quest’anno non ha certamente giocato a favore degli investimenti delle imprese, tuttavia la Camera di commercio prosegue con convinzione nelle sue attività di sostegno diretto e di accompagnamento nel processo di adeguamento digitale già in atto da alcuni anni”. 

 Secondo l’indice Desi, elaborato annualmente dalla Commissione Europea analizzando cinque macro aree (connettività, competenze digitali, uso di Internet da parte dei singoli, integrazione delle tecnologie digitali da parte delle imprese e servizi pubblici digitali), l’Italia risulta in buona posizione solo in termini di connettività, grazie all’avanzamento delle attività per il lancio del 5G. È in ritardo sul piano della digitalizzazione delle imprese e, soprattutto, dell’utilizzo di Internet e delle competenze digitali. Ciò fa sì che il livello complessivo di digitalizzazione dell’Italia è, per il quarto anno di seguito, il quartultimo in Europa prima di Romania, Grecia e Bulgaria. 

Nell’ambito della trasformazione in senso digitale della società, e delle imprese in particolare, una spiccata enfasi è stata posta negli ultimi anni sul tema di Impresa 4.0 e delle tecnologie abilitanti che favoriscono quella che è stata definita una possibile “quarta rivoluzione industriale”, tanto da spingere il Governo italiano, sulla scorta di quanto fatto anche da altre nazioni europee, ad adottare un piano nazionale per incentivare gli investimenti in tal senso.