Sette professionisti in campo
per orientare gli universitari

Che prospettive offrono le professioni in un contesto sempre più difficile e in costante evoluzione? Lo abbiamo domandato ai professionisti – intervenuti alla “Giornata delle professioni” svoltasi al Centro Congressi di Bergamo lo scorso 23 marzo – che hanno parlato a un pubblico di studenti dell’ultimo anno delle Superiori, quindi alle prese con la scelta del percorso universitario e del lavoro da svolgere. Dall’avvocato all’ingegnere fino al commercialista, si sono passati la palla ciascuno cercando di offrire un quadro della propria professione e delle opportunità che essa offre oggi e potrà offrirà in futuro. Con un’attenzione ai sogni dei ragazzi, ma anche alla realtà, come ha precisato anche Piera Molinelli, responsabile del servizio Placement e orientamento dell’Università degli studi di Bergamo: “Alla domanda “meglio scegliere quello che mi piace o quello che mi dà lavoro?” la mia risposta è la seguente: scegli quello che ti piace con un occhio a quello che ti dà lavoro”. “L’università è lo strumento attraverso cui è possibile raggiungere un determinato obiettivo professionale – aggiunge Molinelli – e quindi è importante scegliere bene, informandosi a dovere su tutto ciò che interessa, dal tipo di lavoro, alla disponibilità a viaggiare, allo stipendio, e poi fare una rosa delle professioni che più ci convincono. Poi, sta a noi metterci quel qualcosa di personale in cui ciascuno pensa potrà fare la differenza in un mondo del lavoro sempre più difficile e concorrenziale”. 
Per capire lo stato di salute delle singole professioni e le opportunità future ci siamo rivolti ai professionisti intervenuti all’evento.

L’avvocato
Mario Caffi: “Il futuro
è nelle specializzazioni forensi”

Che prospettive offre la sua professione?
“Viviamo un momento economico davvero complicato a cui si somma una eccedenza clamorosa di avvocati iscritti all’albo professionale: siamo troppi e scontiamo il peccato originario di aver lasciato il libero accesso alla facoltà di Giurisprudenza. Oggi entrare nel mondo dell’avvocatura è sempre più difficile per un giovane e il rischio che stiamo vivendo in questi anni è quello di un appiattimento a livello qualitativo e deontologico. Per il futuro, resistono e avranno spazio le specializzazioni forensi, in particolare settori come il diritto amministrativo, quello arbitrale e anche il diritto legato alla comunicazione in senso lato”.
La consiglierebbe a un giovane?
“Gli direi di pensarci molte volte prima di imboccare questa strada, ma poi rifletto sul fatto che la passione e le motivazioni possono portare lontano. Io, per esempio, fin da quando avevo tre anni pensavo di fare l’avvocato: sono stato forse più fortunato come periodo economico, ed è per questo motivo che dico a un giovane di rifletterci molto bene”.

L’ingegnere
Giangiacomo Caldara (SIAD): “Biomedica
e Ict i settori che saranno più richiesti”

Che prospettive offre la sua professione?
“Il periodo è davvero complicato, soprattutto per quel che riguarda l’ingegneria civile. Però, teniamo ancora, e soprattutto in determinati settori la presenza di un ingegnere è fondamentale. Per il futuro, le figure di ingegneri più richieste saranno quelle legate al mondo dell’informatica e dell’Ict, ma ampi spazi li troveranno anche gli ingegneri biomedici, quelli meccanici e chimici”.
La consiglierebbe a un giovane?
“Si, senza alcun dubbio. E’ una professione difficile, ma allo stesso tempo entusiasmante e che ti mette in costante connessione con il futuro e con l’innovazione”.

Il notaio
Jean Pierre Farhat: “Traguardo difficile
  ma le opportunità non mancano”

Che prospettive offre la sua professione?
“Rispetto ad alcuni anni fa anche la professione notarile ha avuto un calo causato dalla forte crisi e alle difficoltà del settore immobiliare, ma per il biennio 2013-2014 saranno messi a concorso 1.200 posti di notaio. Quindi, le opportunità per entrare ci sono, considerando comunque sempre che si tratta di un concorso davvero selettivo”.
La consiglierebbe a un giovane?
“Il notaio è una delle professioni forse più ambite e, nonostante non sia così semplice come può apparire dall’esterno, rimane una professione decisamente importante. Se un giovane ci crede ed è disposto a sacrificare alcuni anni sui libri con grande dedizione, io gliela consiglio sicuramente”.

Il revisore
Stefano Azzolari (Kpmg Lombardia):
“Nonostante la crisi, il lavoro c’è”

Che prospettive offre la sua professione?
“La nostra società opera su canali multidisciplinari accomunati dal fatto che al centro dell’attività ci sono i servizi professionali alle imprese. Si va dalla revisione alla consulenza e, nonostante il periodo economico che stiamo vivendo non sia certo dei migliori e fa registrare qualche calo, quella della revisione rimane comunque una professione tra le meno in difficoltà e il lavoro non manca”.
La consiglierebbe a un giovane?
“Come detto, nella nostra società si può fare revisione ma anche consulenza fiscale e legale quindi c’ è parecchio spazio per laureati in Economia e in Giurisprudenza, ma non solo. Si tratta di una professione difficile e un po’ stressante, ma di grande soddisfazione negli anni sia dal punto di vista economico che della tipologia del lavoro svolto. Inoltre, ogni anno in Kpmg entrano circa 500 nuove persone tra neolaureati e giovani con un master: siamo un buon punto di partenza, ma anche di arrivo”.

Il magistrato
Laura D’Urbino: “Appagante
lavorare per la giustizia sociale”

Che prospettive offre la sua professione?
“Quella di magistrato è al centro della cronaca soprattutto per i suoi rapporti con la politica. Ma ciò che caratterizza il lavoro del giudice è l’assoluta indipendenza da qualsiasi altro potere dello Stato, elemento che garantisce imparzialità ed equità di giudizio. Così dovrebbe essere e così almeno io ho sempre vissuto la mia professione. Che, purtroppo, oggi sconta la mancanza di fondi e la forte carenza di organico, aspetto che non permette di lavorare come si vorrebbe. Però, di posti per giovani aspiranti magistrati ce ne sono, considerando quelli che nei prossimi anni dovranno essere messi a concorso”.
La consiglierebbe a un giovane?
“Si. E’ una professione bellissima, che permette di avere indipendenza e di non dover rendere conto a nessuno (se non alla legge e alla propria coscienza), che consente di studiare sempre e di approfondire, ma soprattutto che dà la possibilità di incidere a fondo nella società perseguendo fini di giustizia sociale”.

L’architetto
Guido Roche: “Risentiamo della crisi,
meglio guardare fuori dall’Italia”

Che prospettive offre la sua professione?
“E’ una professione in crisi, non si può dire altrimenti. Però, il punto di osservazione va modificato: guardando al mondo come proprio panorama di lavoro ci sono grosse opportunità, soprattutto in Asia e negli Stati Uniti. E poi, certamente, un occhio va dato anche alla riqualificazione degli edifici nel nostro Paese”.
La consiglierebbe a un giovane?
“Si, anche se si entra in una spirale di concorrenza mostruosa. Però, è un lavoro creativo ma in cui sempre più bisogna avere anche ottime competenze tecniche. Fare l’architetto significa lavorare sulle idee e pensare che anche le più strane ed assurde possono tramutarsi in progetti concreti. Ma bisogna assolutamente conoscere l’inglese alla perfezione perché è il mondo, l’orizzonte del futuro”.

Il commercialista
Franco Tentorio: “Ce ne sono troppi
ed emergere è sempre più dura”

Che prospettive offre la sua professione?
“Tiene abbastanza nonostante stia scontando la crisi che ha colpito le nostre imprese, soprattutto le medio-piccole. Pesa invece il fatto che a Bergamo ci sono 1.500 dottori commercialisti iscritti all’albo: un numero eccessivo. Bisogna però dire che, fortunatamente, in Bergamasca ci sono 100 mila partite Iva. Poi la nostra professione si diversifica molto anche nella consulenza fiscale e nell’attività di tribunale”.
La consiglierebbe a un giovane?
“Rispetto a quando ho iniziato io – che sono il numero 50 dell’albo dei dottori commercialisti – ad oggi dove siamo in 1500, sicuramente un giovane deve fare molta più fatica. Consiglio di cercare di associarsi con persone che si conoscono e che si stimano (perché fare uno studio associato “è un po’ come sposarsi”) e di dividere le spese. Diciamo che per guadagnare bisogna attendere almeno i 40 anni, prima sarà dura. Ma è una professione molto bella e socialmente utile, dove bisogna sempre tenersi aggiornati e che mette in contatto con gli altri e con l’aiuto professionale: la consiglierei senza alcun dubbio”.