Riforma delle “Popolari”, Sapelli a Bergamo

Giulio SapelliUn rinnovato modello per le Banche Popolari. È quello che chiede la CISL di Bergamo, anche e soprattutto alla luce delle ultime vicende che hanno riguardato il sistema creditizio provinciale (dalla riforma del governo Renzi alle inchieste riguardanti UBI). A tal proposito, la segreteria CISL di Bergamo, insieme alla categoria dei lavoratori bancari, FIBA, organizza, per l’ 11 marzo, alle 17, alla Sala Galeotti dell’Università di Bergamo, in via dei Caniana, un convegno al quale sono stati invitati Mario Masini, Docente di Economia degli Intermediari Finanziari all’università di Bergamo; Giulio Romani, segretario Generale Fiba Cisl e Giulio Sapelli, Docente di Storia Economica all’Università degli Studi di Milano.

“Le Banche Popolari – dice Ferdinando Piccinini, segretario generale della CISL di Bergamo – da sempre vantano un ruolo importante per l’economia del territorio. La riforma che in concreto modifica la missione e le caratteristiche di questo modello creditizio trova la nostra ferma opposizione ferma. Da sempre sosteniamo che sia essenziale recuperare quel contesto di relazione e partecipazione diffusa che ha rappresentato il patrimonio genuino delle banche popolari”.

Se le soluzioni definitive andassero, come invece è ipotizzato nel testo di riforma attualmente in discussione, in direzione opposta si rischierebbe, secondo Piccinini, “di modificare in modo irreversibile la natura stessa della banca popolare, di porre fine alla sua specificità rispetto alle banche di credito ordinario e di favorire, in un secondo tempo, la loro acquisizione ed assorbimento da parte di queste ultime”.

Il modello della banca popolare, per la CISL di Bergamo, “molto può ancora dare in termini di specificità e di concorrenza in un sistema bancario che appare sempre più sottoposto ai rischi derivanti da una eccessiva concentrazione ed omologazione del mercato. Riteniamo, infatti, che anche se il modello della Banca Popolare, per dimensioni e volumi di affari, appare mutato rispetto alle origini, un’ipotesi di riforma debba cercare di conservare integralmente quel patrimonio di partecipazione dei cittadini e dei lavoratori che ha saputo finora esprimere e valorizzare nel corso della sua lunga storia”.