di Sergio Cavalieri*
Negli ultimi anni l’Università degli Studi di Bergamo ha dimostrato un interesse e un impegno crescente nel costruire con il territorio un dialogo permanente e un rapporto virtuoso. Un esempio di questa forte relazione è dato dalla presenza più che decennale del Master in Gestione della Manutenzione Industriale (MeGMI). Tale Master Executive, erogato congiuntamente dalla SdM School of Management dell’Università degli Studi di Bergamo e dal MIP – Graduate School of Business del Politecnico di Milano, ha visto la partecipazione di più di 150 professionisti operanti nel settore della gestione degli asset industriali. Tenaris, Italcementi, Brembo, Siad, furono le prime aziende del territorio a sentire l’esigenza di creare dei percorsi formativi altamente professionalizzanti per il proprio personale e in risposta a questa necessità l’Università di Bergamo e il Politecnico di Milano hanno progettato un master che avesse contenuti formativi non solo strettamente legati al mondo accademico ma che prevedesse il coinvolgimento di esperti provenienti dal mondo industriale, consulenziale e normativo.
Date queste peculiarità, nel corso degli anni, la partecipazione è stata allargata non solo alle aziende del territorio ma anche a realtà come Reti Ferroviarie Italiane, Gruppo ENI, IVECO, CNH Italia, etc.. a garanzia della validità dei contenuti proposti e del valore aggiunto che una formazione di questo genere può apportare ai contesti produttivi e ai provider di servizi a rete. Proprio la forte sinergia del Master MeGMI con il mondo industriale ha permesso di aprire un tavolo di lavoro permanente che vede coinvolti docenti e ricercatori di atenei nazionali e internazionali e esponenti industriali sui temi riguardanti le nuove tecnologie e i paradigmi tipici dell’industria 4.0. Sensori intelligenti, internet delle cose e realtà aumentata sono solo alcuni dei termini che si stanno diffondendo nel linguaggio comune ma che rappresentano una sfida a cui entrambe le realtà, industriale e accademica, devono far fronte.
L’esigenza di una formazione specifica sulle tecnologie abilitanti è ulteriormente rimarcata dalla natura delle stesse, che richiedono soluzioni adattate ai contesti aziendali di interesse. Il fattore umano, di conseguenza, ha un ruolo fondamentale nel selezionare e nell’integrare la tecnologia secondo criteri di accessibilità, robustezza e funzionalità. Se gli oggetti e i processi diventano progressivamente sempre più “intelligenti” anche le persone dovranno modificare il modus operandi: da tecnici diverranno progettisti, da esecutori a co-decisori, lasciandosi alle spalle attività laboriose, rischiose e ripetitive a favore di una maggiore responsabilità decisionale. Di fronte a questo scenario la formazione di alte professionalità rappresenta un requisito essenziale per competere in un contesto sempre più dinamico e frammentato.
A conclusione della XI edizione del Master, si è tenuto su tali temi il Convegno “Innovare la Manutenzione nell’era dell’Industria 4.0: opportunità, criticità e soluzioni”. L’evento ha visto la presenza di personalità di spicco provenienti dal mondo industriale e accademico che hanno discusso di queste tematiche di rilevanza crescente nel contesto dell’asset management. Ed è da questa occasione che si può trarre una testimonianza sul valore del percorso: «Ho imparato che non esiste “Una Manutenzione” ma la scelta organizzativa che si privilegia per la propria realtà deve essere costruita e implementata avendo piena padronanza delle tecniche, delle innovazioni presenti e dei processi dell’intera azienda – sono le parole dell’ingegner Mario Guarino di Acciai Speciali Cogne -. Il Master ha rafforzato e ampliato il mio bagaglio tecnico-gestionale in campo manutentivo ma non solo e mi ha offerto continui e innumerevoli confronti con i miei colleghi di corso, permettendomi di costruire un network ancora oggi importante nella gestione del mio lavoro quotidiano».