“Rotolini” di sacchetti fuorilegge dal 1°gennaio, Ascom spiega cosa cambia
Addio ai “rotolini” di sacchetti con l’anno nuovo. A partire dal primo gennaio 2018 – salvo proroghe – che siano con o senza manici, anche i sacchi leggeri e ultraleggeri (ossia con spessore della singola parete inferiore a 15 micron) utilizzati per il trasporto di merci e prodotti, a fini di igiene o come imballaggio primario in gastronomia, macelleria, pescheria, ortofrutta e panetteria, dovranno essere biodegradabili e compostabili. Dal nuovo anno, per essere a norma, le shopper dovranno: essere biodegradabili e compostabili secondo lo standard internazionale Uni En 13432:2002; essere realizzate con un contenuto di materia prima rinnovabile di almeno il 40% (che dovrà diventare il 50% a partire dal primo gennaio 2020 e il 60% dal perimo gennaio 2021); disporre dell’idoneità per uso alimentare; essere cedute esclusivamente a pagamento.
Biodegradabilità, compostabilità e contenuto di materia prima rinnovabile dovranno essere certificati da organismi accreditati, per non incappare in pesanti sanzioni. Le borse utilizzate nei reparti gastronomia, macelleria, ortofrutta, che con diciture o altri mezzi tentassero di porsi al di fuori della normativa e che fossero prive anche di uno solo dei requisiti previsti rappresenteranno infatti un’elusione di legge per la quale scatteranno sanzioni da 2.500 euro fino a 25 mila euro elevabili fino a 100 mila euro.
La nuova norma conferma il contenuto della legge 28/2012 relativa alle sporte della spesa monouso: rimangono commercializzabili solo i sacchetti monouso biodegradabili e compostabili certificati Uni Ee 13432 o quelli riutilizzabili con percentuali minime di plastica riciclata e spessori ricompresi tra 60 e 200 micron a seconda delle maniglie e degli usi.
Ascom Bergamo Confcommercio invita gli associati a farsi rilasciare e sottoscrivere dal produttore una certificazione e a farsi fornire tutti gli elementi identificativi che attestino il possesso dei requisiti di legge. I sacchetti di plastica stanno diventando, tra l’altro, un business importante per la malavita e molto spesso vengono falsificati con diciture o apposizione di marchi non rispondenti alle norme di legge. Le sanzioni possono essere molto pesanti anche nei confronti del commerciante che si è fidato del suo fornitore. È opportuno, quindi, che chi commercializza tali sacchetti si accerti della conformità degli stessi già al momento dell’acquisto. L’associazione ricorda inoltre che, dato che le borse di plastica in materiale ultraleggero non potranno più essere distribuite a titolo gratuito, il prezzo di vendita per singola unità dovrà risultare dallo scontrino o fattura d’acquisto delle merci o dei prodotti imballati per il loro tramite. “La nuova normativa rappresenta un grosso problema per i negozi di ortofrutta, in particolar modo per l’obbligo di fare pagare i sacchetti e di contabilizzare ogni singola busta ceduta- commenta Livio Bresciani, presidente del Gruppo Ortofrutta Ascom e vicepresidente nazionale Fida- Federazione italiana dettaglianti alimentari Confcommercio-. E’ vero che la maggior parte di noi opta per i sacchetti di carta, però i classici rotolini a strappo sono comunque largamente impiegati anche nel nostro settore. A preoccupare non è tanto l’obbligo di sostituire i sacchetti a rotolo già acquistati, ma in particolare la loro gestione contabile”. “ Se la normativa che ha sostituito le sporte con quelle biodegradabili ha senza dubbio stimolato il riutilizzo delle borse della spesa- aggiunge Bresciani- questa nuova legge non credo che andrà a beneficio dell’ambiente. Il timore è che soprattutto nei supermercati la clientela opti per frutta e verdura in vaschette già pronte e pesate. E questo avrà come unica conseguenza un incremento della plastica e non una sua riduzione”.
A livello nazionale la Fida, Federazione Italiana Dettaglianti dell’Alimentazione- Confcommercio, ha chiesto una proroga al Governo, sottolineando come l’impatto della nuova normativa non sia stato adeguatamente valutato. “Siamo convinti che il provvedimento si trasformerà in un boomerang sia per i consumatori che per l’ambiente- ha spiegato Donatella Prampolini, presidente nazionale Fida-. La soluzione adottata avrà effetti ben diversi da quelli delle norme sugli shopper. In quel caso il consumatore aveva un’alternativa: l’acquisto di shopper riutilizzabili. In questo caso non è possibile perché gli alimenti freschi rischierebbero di contaminarsi a contatto con sacchetti riutilizzati, indipendentemente dal loro materiale. Se l’obiettivo è quello di spingere il consumatore verso un comportamento più sostenibile per l’ambiente, in questo caso non sarà possibile e semplicemente il consumatore non potrà far altro che pagare per i nuovi sacchetti. Per il consumatore il provvedimento comporterà pertanto solamente nuovi costi e per l’ambiente il rischio è che nei punti vendita lo sfuso venga gradualmente sostituito col confezionato e in questo caso si avrà l’effetto contrario a quello ricercato dal legislatore europeo perché aumenteranno gli imballaggi più inquinanti”.
“Occorre assolutamente una proroga del Governo – conclude Donatella Prampolini – ed è ciò che abbiamo chiesto al Ministero. Trattandosi del recepimento di una norma comunitaria, infatti, non ci sono altri margini di manovra se non ridiscutere la norma a livello europeo e far capire in quella sede le criticità che impediscono di raggiungere le finalità che essa persegue”.
Un seminario in Ascom per chiarire gli aspetti della normativa
Ascom ha previsto un incontro l’8 gennaio alle 15.30 in sede per illustrare agli operatori coinvolti (dettaglianti alimentari, market e supermercati, macellerie, pescherie, negozi di ortofrutta) le novità che la nuova normativa comporta. All’incontro tecnico parteciperanno Pierpaolo Masciocchi, responsabile settore Ambiente e Qualità di Confcommercio e Marco Versari, presidente Assobioplastiche. Interverranno Paolo Malvestiti, presidente Ascom, Oscar Fusini, direttore Ascom e Livio Bresciani, vicepresidente Federazione Italiana Dettaglianti Alimentari- Fida. La partecipazione è gratuita, previo accreditamento
Per informazioni: direzione@ascombg.it, tel 035.4120203
Secondo prime stime dell’Osservatorio di Assobioplastiche si registra un consumo annuo di sacchi per ortofrutta di circa 8 miliardi mentre per quanto riguarda i sacchi utilizzati nei reparti macelleria, pescheria, gastronomia, panetteria di meno di 1 miliardo l’anno (in tali numeri non rientrano gli shopper consegnati alla cassa). A quanto consta all’Osservatorio di Assobioplastiche risulta che il mercato degli shopper vede ancora nel 2016 un volume di circa il 50% di sacchetti non a norma.I l prezzo del sacchetto (cosiddetto pricing) non viene stabilito dal Legislatore per cui ogni punto vendita può applicare al consumatore il prezzo che ritiene più congruo. Per completezza informativa, si segnala una recente ricerca IPSOS che rileva come la maggior parte dei consumatori accoglierebbe con favore un prezzo di 2 centesimi a sacchetto https://www.ipsos.com/it-it/gli-italiani-e-la-nuova-legge-sui-sacchetti-ultraleggeri
A Bergamo la nuova normativa coinvolge circa 900 dettaglianti alimentari in città (che ne conta 109) e provincia; sono inoltre interessate dalla normativa: 253 macellerie, di cui 22 in città; 265 fruttivendoli, di cui 37 in città e 603 ambulanti alimentari, di cui 23 in città (dati Ascom su Elaborazione Dati Cciaa al terzo trimestre 2017).
Le borse di plastica in materiale ultraleggero sono quelle di spessore inferiore a 15 micron e sono quelle tipicamente usate per motivi di igiene alimentare (come avvolgere il pesce venduto al banco) o come imballaggio primario per alimenti sfusi, quali ad esempio la frutta e verdura (sono i tipici sacchetti che si trovano al supermercato accanto ai banchi di ortofrutta). Il Legislatore italiano ha recepito queste indicazioni all’’articolo 226-ter che mira alla progressiva riduzione della commercializzazione delle borse di plastica in materiale ultraleggero da realizzarsi secondo precise modalità e tempistiche:
a) dal 1° gennaio 2018, possono essere commercializzate esclusivamente le borse
biodegradabili e compostabili e con un contenuto minimo di materia prima rinnovabile non inferiore al 40 per cento;
b) dal 1° gennaio 2020, possono essere commercializzate esclusivamente le borse
biodegradabili e compostabili e con un contenuto minimo di materia prima rinnovabile non inferiore al 50 per cento;
c) dal 1° gennaio 2021, possono essere commercializzate esclusivamente le borse
biodegradabili e compostabili e con un contenuto minimo di materia prima rinnovabile non inferiore al 60 per cento.
Gli organismi accreditati certificano la presenza del contenuto minimo di materia prima rinnovabile determinando la percentuale del carbonio di origine biologica presente nelle borse di plastica utilizzando lo standard internazionale Uni Cen/Ts 16640.
Locandina convegno 8 gennaio 2018