Terzi, l’imbarazzante teatrino di chi non sa accettare la sconfitta

Claudia Maria Terzi, assessore regionale all'Ambiente
Claudia Maria Terzi, assessore regionale all’Ambiente

Se vuole davvero essere originale Claudia Maria Terzi deve fare una bella proposta. Semplice quanto secca: “Aboliamo il Consiglio regionale”. Sicuramente guadagnerebbe consensi a secchiate. E altrettanto certamente, indicando a chiare lettere quale è il suo obiettivo, l’assessore regionale all’Ambiente in quota Lega eviterebbe lo sgradevole teatrino di cui è stata protagonista nei giorni scorsi.
Meglio parlar chiaro e affrontare a viso aperto le battaglie piuttosto che calpestare, come è stato fatto, le più elementari regole della democrazia rappresentativa. L’ex sindaco di Dalmine, infatti, ha reagito in modo perlomeno sgraziato al voto con cui l’aula del Pirellone, a voto segreto certo (34 a 28), ha bocciato il provvedimento con aveva deciso di tagliare i fondi al Parco dei Colli, reo di aver accolto la richiesta della Prefettura di dare ospitalità temporanea ad un gruppo di profughi a Cà della Matta. Anziché prendere atto che nemmeno la sua maggioranza condivide una misura stupidamente ritorsiva nei confronti di un ente caro ai bergamaschi, l’assessora ha subito rovesciato il tavolo. “Non arretreremo di un millimetro – ha esclamato con il turgore dei giorni migliori -. Siamo pronti a ripresentare immediatamente un altro provvedimento di pari contenuto”. Come a dire: del Consiglio regionale non so che farmene e le sue votazioni sono esercitazioni fini a se stesse. Salvo aggiungere una postilla che ha lasciato di stucco: “Perché ci sono delle regole ben precise, e non si possono rispettare solo quando fa comodo”.

Terzi si riferiva allo statuto del Parco dei Colli che non prevede, tra i compiti dell’ente, l’accoglienza dei profughi. Ma anche le regole delle istituzioni, forse, son degne di analoga attenzione. E allora, se l’assemblea del Pirellone, che fino a prova del contrario è composta dagli eletti dal popolo (a differenza degli assessori come la Nostra che sono nominati dal presidente), decide di cassare un provvedimento, prenderne atto dovrebbe essere il minimo. Tutt’al più ci si può scagliare contro gli assenti e i consiglieri di maggioranza che nel segreto dell’urna hanno votato contro (salvo chiedersi, con un pizzico di umiltà, le ragioni del gesto), ma il verdetto non dovrebbe essere messo in discussione. Altro che annunciare la volontà di riproporre il taglio cassato, utilizzando in modo improprio un emendamento al bilancio.

La disinvoltura con cui anche il più banale galateo istituzionale viene calpestato è imbarazzante. Succede quando, dimentichi che si è al governo della cosa pubblica, cioè di tutti (di chi ti ha votato e di chi no), si procede a colpi di ideologia.  Claudia Maria Terzi ha alle sue spalle un’esperienza amministrativa a Dalmine che non è stata esaltante e che è finita tra le macerie. L’anagrafe è dalla sua parte, l’intraprendenza non le manca. Perché buttarsi via così? Perché intestardirsi in una battaglia propagandistica che non serve a nessuno se non a gonfiare le vele del Carroccio? Davvero crede che adottare provvedimenti faziosi sia il modo migliore di fare l’interesse dei lombardi? Ma soprattutto, non pensa che non considerare il voto del Consiglio sia un pessimo modo per delegittimare un organo istituzionale? In politica, come nella vita, ci sono le vittorie ma anche le sconfitte. E’ segno di intelligenza saper trarre lezione dalle battute d’arresto. L’assessora ne ha l’occasione. Non la butti via per il gusto di sventolare una bandierina.

 

 

 

 

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