Covid, le nuove regole in vigore. Dal green pass per accedere a negozi all’obbligo vaccinale per gli over 50

Tante le novità per il mondo del terziario previste dai nuovi Decreti legge. Ecco la tabella per sapere quale pass serve e quando è necessario

Tante le novità per il mondo del terziario previste dai nuovi Decreti legge per il contrasto alla pandemia. Due le misure principali: l’obbligo vaccinale per gli over 50 e l’estensione dell’obbligo di “green pass” per accedere alle attività di servizio alle persone. Nel dettaglio, per entrare in centri commerciali e negozi (dal primo febbraio) e parrucchieri ed estetisti (dal 20 gennaio, vedi le scadenze da ricordare) servirà il certificato verde “base” (quindi ottenibile anche con tampone). Sempre dal primo febbraio servirà anche per uffici pubblici, servizi bancari, postali e finanziari. Quanto all’obbligo del vaccino, varrà fino al 15 giugno per tutti coloro che hanno compiuto 50 anni o che li compiranno entro quella data. Chi è guarito, invece, dovrà vaccinarsi obbligatoriamente dopo sei mesi.

Estensione del Green pass rafforzato ad ulteriori attività

Nel confermare l’obbligo già introdotto per alcuni settori (come per i bar e ristoranti per i servizio all’interno), il decreto Legge del 30 dicembre 2021 n. 229, all’art. 1 stabilisce che dal 10 gennaio 2022 fino alla cessazione dello stato di emergenza, l’accesso ai servizi e alle attività di seguito elencati sarà consentito solo ai soggetti in possesso del cosiddetto green pass rafforzato:

  • Alberghi e strutture ricettive nonché ai servizi di ristorazione prestati all’interno degli stessi anche se riservati ai clienti ivi alloggiati;
  • Sagre e fiere, convegni e congressi;
  • Feste conseguenti alle cerimonie civili o religiose;
  • Impianti di risalita con finalità turistico-commerciale, anche se ubicati in comprensori sciistici;
  • Servizi di ristorazione all’aperto;
  • Piscine, centri natatori, sport di squadra e di contatto, centri benessere;
  • Centri culturali, centri sociali e ricreativi;
  • Mezzi di trasporto pubblico, compreso il trasporto pubblico locale o regionale.

L’obbligo non si applica ai soggetti di età inferiore ai dodici anni e ai soggetti esenti dalla campagna vaccinale sulla base di idonea certificazione medica rilasciata secondo i criteri definiti con circolare del Ministero della salute. Restano ferme le disposizioni che consentono l’accesso con il green pass base alle mense e al catering continuativo su base contrattuale.

 Obbligo di green pass base anche nei negozi e negli altri esercizi

Il decreto del 7 gennaio 2022, n. 1, all’articolo 3, dispone che, fino al 31 marzo 2022, l’accesso ai seguenti servizi e attività è consentito, sull’intero territorio nazionale, esclusivamente ai soggetti in possesso di una delle certificazioni verdi (cosiddetto Green pass base o ordinario quindi ottenibile anche con tampone):

  • Servizi alla persona dal 20 gennaio 2022;
  • Pubblici uffici, servizi postali, bancari e finanziari dal 1° febbraio 2022;
  • Attività commerciali dal 1° febbraio 2022.

Dall’obbligo saranno escluse le sole attività necessarie per assicurare il soddisfacimento di esigenze essenziali e primarie della persona che saranno individuate con DPCM. Il decreto dovrà chiarire quali sono le attività ritenute necessarie per soddisfare le esigenze primarie, che saranno quindi escluse da tale obbligo. Questa disposizione si applicherà dal 1° febbraio 2022 o dalla data di efficacia del DPCM citato, se diversa. L’obbligo non si applica ai soggetti di età inferiore ai dodici anni e ai soggetti esenti dalla campagna vaccinale sulla base di idonea certificazione medica rilasciata secondo i criteri definiti con circolare del Ministero della salute.

Sanzioni per accesso senza green pass

Resta confermato che l’attività di verifica per l’accesso è effettuata dai titolari, gestori o responsabili dell’attività o servizio per il cui accesso è obbligatorio il certificato. In caso di violazione delle disposizioni previste, è applicabile la sanzione amministrativa del pagamento di una somma da euro 400 a euro 1.000, sia a carico dell’esercente sia dell’utente. Dopo due violazioni commesse in giornate diverse, si applica, a partire dalla terza violazione, la sanzione amministrativa accessoria della chiusura dell’esercizio o dell’attività̀ da uno a dieci giorni.

Scarica la tabella per il corretto utilizzo del Green Pass

 

 Obbligo di vaccinazione per i cinquantenni  

Il decreto del 7 gennaio 2022, con il nuovo articolo 4-quater introduce dall’8 gennaio 2022 e fino al 15 giugno 2022 l’obbligo di vaccinazione per la prevenzione dell’infezione per coloro che abbiano compiuto il cinquantesimo anno di età. La disposizione si applica anche a coloro che compiono il cinquantesimo anno di età in data successiva all’8 gennaio 2022, fermo il termine del 15 giugno. La vaccinazione può essere omessa o differita in caso di accertato pericolo per la salute, in relazione a specifiche condizioni cliniche documentate, attestate dal medico di medicina generale o dal medico vaccinatore, nel rispetto di quanto stabilito nelle circolari del Ministero della salute. L’infezione determina il differimento della vaccinazione fino alla prima data utile prevista sulla base delle circolari del Ministero della salute. Per i contravventori è prevista una sanzione di 100 euro.

Estensione dell’impiego dei certificati vaccinali e di guarigione sui luoghi di lavoro privati

Sempre lo stesso Decreto n. 1 del 2022, ai sensi dell’articolo 4-quinquies, comma 1, stabilisce che a decorrere dal 15 febbraio 2022, i lavoratori ultracinquantenni del settore privato e del settore pubblico, soggetti al nuovo obbligo vaccinale, per accedere ai luoghi di lavoro devono possedere e sono tenuti ad esibire il Green Pass “Rafforzato” (cioè rilasciato a seguito di vaccinazione o guarigione).

È confermato l’obbligo per i datori di lavoro di verificare il rispetto delle prescrizioni. I lavoratori soggetti all’obbligo in oggetto, nel caso in cui comunichino di non essere in possesso della certificazione prevista o risultino privi della stessa al momento dell’accesso ai luoghi di lavoro, sono considerati assenti ingiustificati, senza conseguenze disciplinari e con diritto alla conservazione del rapporto di lavoro, fino alla presentazione della predetta certificazione, e comunque non oltre il 15 giugno 2022. Per i giorni di assenza ingiustificata non sono dovuti la retribuzione né altro compenso o emolumento, comunque denominati. Le imprese, indipendentemente dalla soglia dimensionale (è stato infatti soppresso il riferimento alle aziende sotto i 15 dipendenti della previgente disposizione), dopo il quinto giorno di assenza ingiustificata, potranno sospendere il lavoratore per la durata corrispondente a quella del contratto di lavoro stipulato per la sostituzione, comunque per un periodo non superiore a dieci giorni lavorativi, rinnovabili fino al predetto termine, senza conseguenze disciplinari e con diritto di conservazione del posto di lavoro per il lavoratore sospeso.

Nel solco dei precedenti interventi normativi, la violazione delle nuove disposizioni comporta l’applicazione, da parte del Prefetto, delle sanzioni ai lavoratori soggetti al nuovo obbligo vaccinale, che accedono ai luoghi di lavoro senza green pass rafforzato, si applica la sanzione amministrativa del pagamento di una somma da euro 600 a euro 1.500 (che viene raddoppiata in caso di reiterata violazione), fermo restando le conseguenze disciplinari secondo i rispettivi ordinamenti di settore.


Green Pass o obbligo vaccinale? Anche con Draghi siamo al solito paradosso italiano

Il solito paradosso italiano è servito. Per non usare altri termini. Non vogliamo mettere l’obbligo vaccinale, come del resto la maggior parte dei Paesi occidentali, ma ricorriamo a tutte le possibilità per imporre (e non incentivare) la vaccinazione, come la Francia che ha fatto da apripista.

Da venerdì 6 agosto 2021 il Green Pass sarà obbligatorio nei bar e ristoranti per il consumo al tavolo al chiuso, nelle palestre e nelle piscine e, tra pochi giorni, su treni, aerei e in altri luoghi. In alcuni casi, la contraddizione delle norme è totale. In fabbrica non sarà obbligatorio il Green Pass per lavorare, ma per andare in mensa. Al ristorante ci saranno seduti solo clienti immunizzati, ma potrebbero non esserlo i camerieri e il loro datore di lavoro nemmeno può saperlo prima ancora che imporlo.

Ma che Paesi siamo? L’orientamento del Governo resta ondivago. Obbligo per qualcuno o per fare qualcosa, ma libertà di scelta per tutti gli altri assottigliando sempre di più il numero dei non vaccinati fino a cosa non si capisce. In questa linea di azione che definiremmo di “galleggiamento” emerge sempre e comunque il pregiudizio che il ristorante e la palestra siano ambienti pericolosi e allo stesso tempo superflui nell’economia di questo Paese, mentre andare in 6 su un furgone o lavorare insieme per 8 ore sia meno pericoloso.

La stragrande maggioranza dei lavoratori autonomi e dei piccoli imprenditori si sta vaccinando. Quando devi “mangiare” con il tuo lavoro non puoi perderti con inutili e sterili elucubrazioni social sui vaccini e sui complotti internazionali. Un mix tra non ne so nulla o ne so più degli esperti. Qualcuno ha le sue convinzioni e le manterrà fino al punto di rottura, a spese sue e della sua attività.
Nel frattempo invece, resta ancora aperta la partita sul vaccino degli operatori sanitari e scolastici. Noi mandiamo i nostri malati negli ospedali dove esistono molti operatori non vaccinati e da settembre a scuola, dove molti insegnati ancora rifiuteranno il vaccino. Loro del resto non rischiano mai.

Però il Governo non sembra orientato a porre l’obbligo vaccinale per il personale della scuola e ancora non ha deciso come affrontare con fermezza il problema del personale della sanità non vaccinato. Il sindacato chiede di non licenziare persone che inadatte a svolgere il loro servizio dovrebbero essere ricollocate a spese dei contribuenti in un altro ruolo e, intanto, restano dove sono. Vorrebbe invece imporre l’obbligo sui settori economici coinvolti dall’obbligo di Green Pass per l’accesso, come il personale dei ristoranti e delle palestre. Come già detto: “Due pesi e due misure”. Così si capisce chi governa realmente in Italia.

A questo punto, caro Presidente Draghi, servono scelte coraggiose. Vuoi rispettare la scelta di tutti e non imporre un obbligo osteggiato da una minoranza? Allora agisci sul portafoglio con l’inasprimento fiscale per chi non ha Green Pass.

Tassa di scopo per i tecnici. Di civiltà per (quasi) tutti gli altri.

 


Imprese & Territorio: firmata la convenzione per le vaccinazioni anti-Covid delle Pmi bergamasche

Alla Fiera di Bergamo 4 specifiche linee dedicate alle imprese. La conclusione delle somministrazioni, prima dose ed eventuale richiamo, è prevista per il 31 luglio

È stata siglata il 20 maggio tra l’ASST Papa Giovanni XXIII, le organizzazioni datoriali e sindacali delle Pmi bergamasche e i relativi enti Bilaterali, la “Convenzione per la messa a disposizione di linee vaccinali presso il centro vaccinale presidio Fiera di Bergamo” che consentirà di vaccinare al più presto contro il Covid-19 gli imprenditori titolari delle Pmi bergamasche e i loro dipendenti.
I firmatari della convenzione, insieme all’ASST Papa Giovanni XXIII, sono le 9 organizzazioni aderenti a Imprese & Territorio (Confartigianato Imprese Bergamo, Ascom Bergamo- Confcommercio Imprese per l’Italia, Confimi Apindustria Bergamo, Federazione Provinciale Coldiretti Bergamo, Confcooperative Bergamo, Unione Autonoma Esercenti – Confesercenti, CNA Federazione Artigiani Bergamo, FAI Federazione Autotrasportatori Italiani, L.I.A. Liberi Imprenditori Associati), l’Associazione Compagnia delle Opere di Bergamo, i sindacati bergamaschi (CGIL, CISL e UIL) e gli enti bilaterali (Eba – Ente Bilaterale Artigiano di Bergamo, Edilcassa Artigiani di Bergamo e CPTA).
La firma porta all’operatività il percorso iniziato lo scorso 5 maggio, quando era stato sottoscritto tra ATS Bergamo e le Parti Sociali un “Protocollo d’intesa provinciale per l’estensione della campagna vaccinale anti Covid-19 alle aziende bergamasche” nel rispetto dei principi contenuti nel “Protocollo nazionale” del 6 aprile 2021.

La convenzione

La convenzione prevede la messa a disposizione da parte di ATS Bergamo delle dosi di vaccino e da parte dell’ASST Papa Giovanni XXIII, degli spazi dell’hub della Fiera di Bergamo per la realizzazione di 4 specifiche linee vaccinali dedicate alle imprese. L’intero percorso vaccinale (prenotazione, accettazione sul portale dedicato, raccolta anamnesi, informazione e acquisizione del consenso, somministrazione, registrazione, osservazione post-somministrazione) verrà coordinato da un Ente Sanitario incaricato dalle organizzazioni firmatarie e partirà nei prossimi giorni con le prenotazioni che, nelle prossime settimane, saranno seguite dalle somministrazioni in base alla disponibilità dei vaccini.
La conclusione delle somministrazioni, con la prima dose e l’eventuale richiamo, è prevista per il 31 luglio, data di scadenza della concessione della Fiera di Bergamo: “Dopo la lunga emergenza imposta dalla pandemia, ritengo importante restituire al sistema delle piccole e medie imprese del territorio il pieno diritto di adeguare la forza lavoro alle proprie necessità e strategie – sottolinea Maria Beatrice Stasi, Direttore Generale ASST Papa Giovanni XXIII -. Con l’auspicato ritorno alla normalità negli scambi di merci e servizi sul territorio locale, italiano e anche estero è fondamentale, attraverso il vaccino, impedire efficacemente la diffusione dei contagi. Sottoscrivere l’accordo è stato un percorso naturale avviato sin dall’inizio della pandemia con interlocutori solidi e concreti con cui, al Presidio in Fiera, abbiamo trovato soluzioni per poter attivare le cure che, di mese in mese, la pandemia rendeva urgenti, superando qualsiasi ostacolo. Una sinergia che oggi registra un nuovo tassello, non solo nella condivisione degli spazi. Sarà infatti il personale del Papa Giovanni a fornire il necessario tutoraggio alle equipe che, non appena arriveranno i vaccini, potranno procedere con la somministrazione nelle linee dedicate”.

“Si tratta di un passo importante per il sistema associativo bergamasco delle Pmi – conferma il presidente di Imprese & Territorio Alberto Brivio -. Fin dall’inizio le nostre Organizzazioni si sono poste come obiettivo prioritario quello della vaccinazione dei titolari e dei lavoratori delle piccole imprese del territorio provinciale, con l’obiettivo di tutelare la loro salute e rendere più sicura la prosecuzione delle attività commerciali e produttive contro il rischio di interruzioni dovute ai contagi Covid e, allo stesso tempo, con il proposito di facilitare l’accelerazione della campagna vaccinale nella nostra provincia”.
Nei prossimi giorni verrà comunicato a tutte le aziende, che nelle scorse settimane hanno aderito alla campagna vaccinale mediante l’Organizzazione di riferimento, un link attraverso il quale titolari e dipendenti potranno confermare la prenotazione presso la struttura sanitaria incaricata.


Campagna vaccinale nelle aziende Sottoscritto il protocollo tra Ats Bergamo e le parti sociali

Anche Ascom Confcommercio Bergamo tra le associazioni firmatarie. Il Generale Figliuolo definirà modalità e tempistiche delle somministrazioni 

È stato sottoscritto il protocollo d’intesa provinciale tra l’Agenzia di Tutela della Salute di Bergamo e le Parti sociali per l’estensione della campagna vaccinale anti­ Covid19 alle aziende bergamasche. Al momento hanno aderito Ance Bergamo, Ascom Confcommercio Bergamo, C.G.I.L. Bergamo, C.G.I.L. Valcamonica Sebino, C.I.S.L. Bergamo, C.N.A., Cassa Edile Bergamo, Coldiretti Bergamo, Compagnia delle Opere Bergamo, Confagricoltura Bergamo, Confai Bergamo, Confartigianato Imprese Bergamo, Confesercenti Bergamo, Confimi Apindustria Bergamo, Confindustria Bergamo, EA CPTA, Confcoperative Bergamo, E.BI.TE.N. Lombardia, EA Edilcassa Bergamo, F.A.I. Bergamo Autotrasporti, Ferderfarma Bergamo, Legacoop Lombardia, L.I.A. (Liberi Imprenditori Associati), Scuola edile Bergamo, UIL Bergamo, Unione Artigiani Confindustria Bergamo, Uniscom. Altre associazioni sono in corso di adesione.

Le aziende, nella loro responsabilità sociale e d’impresa, hanno manifestato grande disponibilità ad aderire alla campagna vaccinale diventando soggetti attivi nel contrasto alla diffusione del virus SARS-CoV-2 – commenta Massimo Giupponi, direttore generale di ATS Bergamo – La sottoscrizione del protocollo dimostra come tutti abbiano a cuore questo tema e vogliano partecipare attivamente alla campagna massiva. La vaccinazione sul luogo di lavoro è un’iniziativa di tutela della salute pubblica e si configura come un’opportunità ulteriore, che integra l’offerta vaccinale del Sistema Sanitario Regionale, nel pieno rispetto del Piano strategico nazionale”.

ATS Bergamo, vista la numerosità delle richieste pervenute, ha ritenuto di definire opportuni criteri dimensionali e i necessari requisiti tecnici volti ad efficientare e garantire il buon esito della campagna vaccinale, prescrivendo quale criterio imprescindibile per l’individuazione delle aziende il potenziale maggiore impatto per numero di lavoratori da vaccinare. La vaccinazione prevista dal protocollo è destinata ai lavoratori e lavoratrici che ne abbiano fatto volontariamente richiesta, nonché ai datori di lavoro o loro titolari e, come precisato dal Piano nazionale, può procedere indipendentemente dall’età dei lavoratori. D’altra parte, proprio perché si inserisce nel Piano strategico nazionale delle vaccinazioni, l’avvio delle somministrazioni presso le aziende è subordinato alle tempistiche che verranno definite dal Generale Figliuolo e, naturalmente, alla disponibilità di vaccini.

ATS Bergamo fornirà ai medici competenti e al personale sanitario individuato dalle aziende la documentazione inerente i vaccini forniti, comprensiva delle linee guida per la raccolta del consenso informato da parte dei lavoratori e di tutto quanto necessario a rendere edotti gli operatori sanitari circa le modalità corrette con le quali operare (istruzioni per la conservazione, manipolazione, trattamento e somministrazione del vaccino, anamnesi del soggetto da vaccinare, controindicazioni…) – entra nel dettaglio il direttore sanitario di ATS Bergamo, Carlo Alberto Tersalvi -. Inoltre, Ats garantirà ai medici competenti e al personale sanitario individuato, nonché agli ulteriori eventuali operatori, l’accreditamento alla piattaforma individuata da Regionale Lombardia per la registrazione dell’anamnesi pre-vaccinale e dei dati vaccinali, fornendo le istruzioni necessarie”.


Imprese del terziario, percorsi di vaccinazione nei presidi già in funzione e non in azienda

Giovanni Zambonelli, presidente di Ascom: “Riteniamo sia la soluzione più appropriata per ragioni logistiche, costi e rischi conseguenti alla vaccinazione di titolari e addetti”

Per le imprese del terziario, soprattutto quelle di piccole dimensioni, la vaccinazione in azienda è impossibile: sarebbe meglio individuare dei percorsi all’interno dei presidi già in funzione. È questa la posizione di Ascom Confcommercio Bergamo in merito alla campagna vaccinale a seguito delle molte richieste pervenute in sede da parte degli associati. “Sono oltre 20 mila i lavoratori del terziario che quotidianamente e anche in zona rossa sono a contatto diretto con i loro clienti e quindi sono soggetti a rischio – afferma Giovanni Zambonelli, presidente di Ascom Confcommercio Bergamo -. Negli ultimi giorni abbiamo ricevuto tante richieste da parte dei nostri associati, sia della attività più grandi e strutturate sia di quelle piccole e piccolissime”.

Di fatto, per il mondo del terziario, il 17 marzo scorso Confcommercio Lombardia e Federdistribuzione avevano già aderito al protocollo per la partecipazione delle aziende produttive Lombarde alla campagna vaccinale anti Covid-19. Il protocollo prevede che l’attività vaccinale in azienda sia a cura del medico competente e sia oggetto di monitoraggio da parte della ATS, anche al fine di eventuali rimodulazioni, in considerazione dell’evoluzione dello scenario epidemiologico e delle disposizioni nazionali.
“La Regione Lombardia ha stabilito i principi generali e i requisiti per consentire in sicurezza l’estensione della campagna vaccinale anti Covid-19 alle aziende – prosegue Zambonelli -. Per la somministrazione dei vaccini servono infatti spazi ad hoc per gli accessi, ambienti idonei alla somministrazione, aree per la permanenza post vaccinazione e personale preposto. Per questo motivo riteniamo che tale soluzione possa essere idonea solo per un ristretto numero di imprese di grande e grandissima dimensione che sono in grado di investire nella organizzazione della campagna in azienda, assumendosi i costi per la copertura dei rischi che la scelta comporta. Non vale, invece, per le medie, piccole e piccolissime imprese che rappresentano il 98% delle nostre attività”.

Ascom, già dallo scorso mese di febbraio, con tutte le altre organizzazioni datoriali di Bergamo ha aperto un tavolo di confronto con ATS per la creazione di percorsi di vaccinazione delle imprese associate, all’interno dei presidi già in funzione per la campagna di vaccinazione in corso. “Riteniamo che questa soluzione sia la più appropriata, per ragioni logistiche, costi e rischi conseguenti alla vaccinazione di titolari e addetti, anche perché ad oggi non conosciamo i tempi certi della partenza e Regione Lombardia e ATS non hanno comunicato la disponibilità dei vaccini. A quanto ci risulta non è stato emanato neanche il documento della Direzione Generale che dovrebbe fissare le modalità operative per la fornitura dei vaccini ma stimiamo possa avvenire con la conclusione delle vaccinazioni delle fasce più anziane della popolazione e con l’avvio della campagna massiva. Sarà nostra cura tenere sempre aggiornati i nostri associati” conclude il presidente di Ascom Confcommercio Bergamo.


La paura per il vaccino AstraZeneca è l’alibi perfetto per la politica. Sarebbe meglio parlare meno e agire di più

Mentre si discute se il siero sia sicuro la campagna vaccinale prosegue a singhiozzo e in ritardo rispetto ai proclami trionfalistici di Regione Lombardia e Ministero della Salute.

La paura per il vaccino AstraZeneca è l’alibi perfetto per la politica italiana. Mentre si discute se il siero sia sicuro, alcune cose ci balzano all’occhio. La prima è che la campagna vaccinale prosegue a singhiozzo e in ritardo rispetto ai proclami trionfalistici di Regione Lombardia e Ministero della Salute.

Tutti vaccinati entro giugno, no entro luglio. Ci accontenteremmo di molto meno ma con più certezza. Gli inconvenienti possono succedere, come il fermo di AstraZeneca, perché con la salute non si scherza. Gli errori, molti, commessi invece dalla macchina organizzativa andrebbero limitati. Forse sarebbe meglio parlare meno e agire molto di più.

L’altro aspetto su cui riflettere è che anche nella campagna vaccinale l’ideologia la fa da padrona. Dietro l’alibi di non togliere il vaccino “ai fragili” per riservarli ai “ricchi”, che poi dopo questa pandemia tanto ricchi non sono, si nascondono pregiudizi e culture ottocentesche.

Si vaccina prima il personale delle scuole perché la scuola è un’istituzione ed è importante che riprenda il prima possibile. Peccato che gli studenti siano a casa da qualche settimana e forse che non torneranno nemmeno più a scuola quest’anno. I professori, senza studenti, possono lavorare a un chilometro di distanza l’uno dall’altro. La cosa più imbarazzante è che della scuola si vaccinano tutti, proprio tutti, anche il personale amministrativo e non docente, alcuni a casa in smart working da mesi.

In piena terza ondata non sarebbe meglio vaccinare il personale dei negozi che giornalmente affrontano la pandemia in prima linea? Commesse, cassiere, banconieri, magazzinieri, gente umile, né ricchi né “padroni”. Persone che lavorano tutto il giorno a contatto con il pubblico e che la sera tornano a casa dai propri familiari.

Forse li si ritiene non fragili perché per malattia si assentano di rado.

 

Dino l’acidino