Slot machine, «una scelta miope con pochi vincitori»

Slot machineIl Governo vuole dismettere circa il 35% delle slot machine in circolazione. A regime, degli attuali 100.000 punti vendita in Italia che propongono il gioco, dei quali 5.000 sale giochi, ne resteranno circa 50.000 totali, dei quali 18.000 sale giochi.

Insomma via le slot da bar e tabaccai e apertura di nuove sale giochi più grandi, più controllate. Nuovi grandi investimenti, assunzioni dichiarate ecc. ecc.

È però una scelta che non accontenta nessuno. Non accontenta le Regioni e i Comuni che sono in prima linea a combattere il gioco patologico e che non potranno arginare con la difesa delle “distanze minime” l’apertura di sale giochi. Sempre più sale giochi: grandi, in centro, in periferia, sulle principali strade con insegne vistose come una Las Vegas italiana. I Comuni potranno colpire il piccolo esercizio con le slot machine. Quello sì, si potrà colpire (fino anche a farlo chiudere magari, visto le difficoltà a far quadrare bilanci sempre più precari), ma le sale giochi saranno libere di fare ciò che vogliono. Alla faccia della democrazia.

La proposta indigna la nostra associazione perché colpisce gli interessi di migliaia di piccole imprese. Ma che idea è? È come se, per contrastare il fumo, proponessimo di vendere le sigarette solo nei supermercati togliendole dalle tabaccherie. Non sarebbe una soluzione. Non scherziamo perché c’è di mezzo la vita e il lavoro di troppa gente.

Oscar Fusini
Oscar Fusini

Il vizio di fondo c’è sempre. Il Governo non vuole rinunciare alle entrate del gioco. Anzi vuole aumentarle. Quindi intende agire sugli addendi senza modificare la somma, ossia i quasi 100 miliardi di raccolta. Gli addendi sono chi lavora e chi guadagna e chi perde nella filiera: più di 90.000 piccoli imprenditori che vendono gioco rispetto alle attuali 5.000 sale giochi, le più grandi gestite direttamente dai concessionari o dai gestori.

Noi temiamo per centinaia se non migliaia di esercizi, bar, tabaccai, edicole, negozi che oggi resistono anche grazie ai pochi ma decisivi proventi del gioco. Piccole imprese, titolari, collaboratori familiari e dipendenti.

Non crediamo affatto che le sale giochi costituiscano un argine al gioco ludopatico, anzi lo favoriscano. Saranno più facili da sorvegliare e da monitorare ma la sfida sarà impari a favore di chi sviluppa gioco rispetto a coloro che dovranno mitigarne i danni sulle persone.

Pensiamo anche – supportati da molti esperti, docenti dei corsi obbligatori, educatori e persone preposte al recupero delle persone malate che abbiamo incontrato e con le quali ci siamo confrontati – che la strada del Governo non sia solo sbagliata nel suo valore ma anche negli effetti che può produrre e quindi sia da stimolo per l’approccio compulsivo al gioco.

Il gioco sottrae già paurosamente risorse ai consumi. La sua concentrazione in grandi strutture lo drenerà ulteriormente destinandone i proventi all’economia finanziaria più che reale. Saremo ancora più poveri di oggi.

Quando registreremo l’ecatombe di bar, negozi, tabaccai nei centri storici dove andremo noi che non giochiamo per bere un caffè o mangiare un toast? In sala giochi?


Regolamento anti-ludopatia, «calano i clienti, ma i giocatori accaniti si organizzano»

Si scatena in città la protesta dei bar e delle tabaccherie contro il nuovo regolamento antiludopatia di Palafrizzoni. A due settimane dall’entrata in vigore dell’ordinanza che vieta di giocare a Vlt e slot machine e di vendere e acquistare Gratta e vinci e biglietti della lotteria in alcune fasce orarie della giornata, il contraccolpo sui cassetti delle attività è pesante. Per alcuni commercianti, la “perdita” arriva anche al 30-50% e c’è chi ha ridotto gli orari di apertura e non sa se riuscirà a mantenere al lavoro i dipendenti. Non solo. Il provvedimento non sembra avere ottenuto neppure l’effetto sperato. A detta degli operatori, i giocatori abituali non hanno smesso di farlo, ma si sono spostati fuori città, a Gorle, Seriate, Stezzano o “si sono spostati” a giocare negli orari non vietati.

Le lamentele di baristi e tabaccai riguardano gli orari, ma anche i contenuti del provvedimento.

«Abbiamo perso molti clienti, soprattutto nell’orario della colazione – dice Stefano Foresti del bar omonimo nella galleria di Borgo Palazzo, sotto l’Ascom -. Molti  non vengono più a prendere il caffè, preferiscono andare nei bar a 500 metri a Seriate dove possono fare quello che vogliono».

«Ricevo ogni giorno lamentele da parte dei colleghi. I più penalizzati sono i bar del centro che lavorano in pausa pranzo – afferma Luca Mangili presidente provinciale della Fit, la federazione dei tabaccai, e titolare della tabaccheria-ricevitoria lotto alla stazione delle autolinee -. Io stesso sono due settimane che non compro gratta e vinci. Diversi clienti che venivano a prendere le sigarette e giocavano un gratta e vinci ora si fermano a Stezzano e non vengono più da me».

Saverio Ventura al Bar Ventura di via Corridoni conferma che «la flessione nei guadagni si sente» ed evidenzia una conseguenza non prevista:«La maggior parte dei clienti si è spostata a giocare negli orari in cui è concesso. Quelli che perdiamo sono i clienti che sono lì in quel momento».

Gianbattista Gamba dell’edicola e tabaccheria di via Carnovali è perentorio: «È una rovina. Prima compravo 20 pacchi di gratta e vinci, questa è la terza settimana che non li acquisto. I clienti che si fermavano nell’andare al lavoro per comprare le sigarette e giocare, ora comprano tutto a Stezzano. Spero che a livello di Governo ci pensino».

«Non è tanto la vendita singola del gratta e vinci ma quello che gli va intorno – spiega Alberto Venturini della tabaccheria di via San Bernardino -. A parte qualche cliente che abita in zona, gli altri, che si fermavano per andare al lavoro, li ho persi. Ipotizzavo una perdita del 30% ma sono già oltre il 50%. «Se fosse un provvedimento nazionale va bene – aggiunge – ma così si danneggia qualcuno e si favoriscono gli altri».

Sempre nella galleria della Clementina, in Borgo Palazzo, Roberto Foresti della tabaccheria accanto al bar rileva che «spegnere le slot ogni tanto va bene, è anche giusto, ma non ha senso limitare la vendita di gratta e vinci. Chi è ludopatico compra un pacchetto di gratta e vinci e se lo porta via. Quelli che vengono a prendere le sigarette e comprano un gratta e vinci non sono giocatori patologici. Noi abbiamo la concessione per venderli non si può fermare il nostro lavoro. Così si fanno chiudere le attività. Anche per le scommesse? Che cosa c’entra bloccarle?».

Anche i clienti sono scontenti: «Alcuni si mostrano perplessi, altri si lasciano andare a commenti anche coloriti» dice Mangili. E i giocatori mostrano resistenze: «Sono seccati, si chiedono perché a Gorle potevano giocare fino a cinque minuti prima e qui non lo possono fare. Inoltre può immaginare cos’è dire a un giocatore che ha giocato 150 euro che devo spegnere la slot? C’è da litigare con alcuni», evidenzia Roberto Foresti.

L’ordinanza ha già avuto come conseguenza anche tagli sugli orari di apertura delle attività e questo minaccia di ripercuotersi sui posti di lavoro. «Noi siamo in un piccolo centro commerciale, un po’ di gente gira, ma prima dell’ordinanza la mattina era un continuo viavai, ora dalle 7.30 alle 9.30 se entrano cinque clienti è tanto. E la domenica con le scommesse sportive dalle 11 alle 14 eravamo pieni. Ora tengo chiuso» dice ancora Roberto Foresti. «Al bar  siamo in due. La ragazza che mi aiuta cominciava alle 8.30, ora la faccio venire alle 9.30, cosa facciamo in due a quell’ora che non c’è nessuno?», racconta sulla stessa lunghezza d’onda Venturini.

«Il problema della ludopatia c’è, ma questa ordinanza non va bene – riconosce Roberto Foresti -. Dovrebbe essere fatto un tavolo con gli altri sindaci e con noi operatori per trovare una soluzione concordata per gestire la situazione».

Intanto Lottomatica sta analizzando le vendite nelle tre principali tabaccherie della città e medita di fare ricorso.


Slot machine, le buone regole per gli esercenti

vetrofania codice etico slot machineBastano anche piccoli accorgimenti per disincentivare o, se non altro, rendere meno travolgente il gioco d’azzardo. Le ha messe in fila il Tavolo Provinciale per la Prevenzione del Gioco d’Azzardo Patologico, in un Codice etico che viene proposto agli esercenti.

Il gestore che aderisce al codice, oltre a osservare in modo rigoroso la legge che vieta il gioco d’azzardo ai minorenni, si impegna a:

1.      non prestare denaro ai giocatori;

2.      adottare strategie per favorire il controllo del tempo (per es. apponendo orologi ben visibili se possibile orologi a timing sonoro);

3.      rendere effettivamente fruibili i giochi di intrattenimento alternativi, previsti dal comma 7art. 10 del TULP (per es. freccette, biliardino, tavoli da stecca);

4.      laddove possibile, a differenziare/isolare lo spazio slot machine dal resto del locale con elementi di separazione ambientale;

5.      sensibilizzare chi intende giocare con minori al seguito apponendo cartellonistica di divieto d’accesso ai minori agli spazi slot;

6.      disincentivare il consumo di alcolici nello spazio slot:

  • sensibilizzando i giocatori a non consumare alcolici durante il gioco,
  • somministrando alcolici esclusivamente al banco e al tavolo,
  • non somministrando/vendendo alcolici a chi sta giocando,
  • non predispondendo supporti per bicchieri in prossimità delle slot machine;

7.      non collocare le slot machine in aree fumatori;

8.      esporre in modo visibile le reali percentuali di vincita delle slot;

9.      esporre in modo visibile i materiali informativi messi a disposizione dall’ASL;

10.  collaborare a momenti di sensibilizzazione e prevenzione al Gioco Patologico;

11.  esporre in modo visibile il Codice Etico.