Roberto Capello confermato alla presidenza nazionale di Federpanificatori

Roberto Capello è stato confermato alla presidenza della Federazione Italiana Panificatori dall’assemblea nazionale a Roma e resterà in carica fino al giugno 2023.

Roberto Capello ha notato: “La conferma alla presidenza è una conferma di una linea politica e tecnica di conduzione di una categoria che in questi ultimi anni ha subito una metamorfosi indotta sia da fattori interni che da fattori esterni. Dal punto di vista esterno, ossia il mercato, è cambiato il pensiero di come fare il pane, che non è più l’alimento che serve per riempire la pancia ma è un alimento che accompagna il cibo. Da quello interno c’è un cambio generazionale necessario, soprattutto perché questo lavoro ha bisogno di continuità. Amo definire i fornai degli allevatori di pasta e un allevatore non si improvisa, ma cresce con tanta esperienza. Questi sono i fattori che ci devono condurre per i prossimi anni, tenendo anche presente che la complessità generale sia in termini legislativi che gestionali tende sempre ad aumentare. Inoltre, il livello culturale della categoria si sta notevolmente alzando. Mi consola il fatto che non sono più mosche bianche ma realtà diffuse le persone che erano ingegneri, architetti, economisti e che adesso si sono spostati su questa attività per una questione di famiglia, ma anche perché è un lavoro molto intrigante e quindi si buttano con consapevolezza e lo fanno con grande intelligenza”.

Sui cambiamenti che si stanno notando nella categoria il presidente ha dichiarato: “È un lavoro complesso. C’è lo stereotipo del fornaio della notte ma sta diventando una rarità, perché è cambiato il modo di consumare il pane. Ormai il consumo si è spostato in tarda mattinata e in pomeriggio, perché in molte case il pasto principale è diventata la cena quindi non ha senso sfornare molto presto. Inoltre un elemento molto importante è il cambio di genere. In Lombardia prevale il sesso femminile”.

Sui progetti futuri, Capello ha affermato che si tratterà di “un progetto di cultura. Se noi agiamo sulla cultura degli operatori è chiaro che poi creiamo delle imprese di successo e questo è lo scopo delle organizzazioni intermedie. Non dobbiamo diventare grandi come organizzazione, ma grandi punti di riferimento per dare risposte puntuali, precise e concrete alle necessità di una categoria che è in continua mutazione”.

Sull’introduzione della fatturazione elettronica e del registratore di cassa telematico ha commentato che “l’introduzione è complicata ma alla lunga i costi di gestione di contabilità sono destinati a diminuire, perché aumenta l’efficienza. Il mondo va così e dobbiamo farlo capire alla categoria. Il fornaio deve essere sempre attento e sensibile alle necessità dei consumatori”.

 


Panificatori, Capello lascia la presidenza Aspan dopo 21 anni. Al vertice Ferrandi

Cambio in corsa al vertice dell’Aspan. Roberto Capello, da 21 presidente dell’associazione dei panificatori bergamaschi, ha rassegnato le dimissioni e il Consiglio direttivo, riunito ieri, ha eletto alla presidenza Massimo Ferrandi, 49 anni, socio e amministratore del panificio di famiglia a Treviglio.

La rinuncia all’incarico da parte dello storico presidente non arriva inaspettata. Capello, che è anche presidente nazionale della Federazione Italiana Panificatori e dell’Unione Regionale Panificatori della Lombardia, aveva già annunciato all’inizio del mandato 2015-19 di voler fare spazio ai nuovi dirigenti.

Ferrandi è consigliere dell’Aspan dal giugno 2003 e ha ricoperto dal giugno 2015 la carica di vicepresidente vicario; è anche vicepresidente della società di servizi dell’Aspan. Dal 2011 al giugno 2017 è stato docente di teoria e pratica di panificazione alla sede di Treviglio dell’Abf, Azienda bergamasca formazione.

Il Consiglio Direttivo ha inoltre designato il vicepresidente Andrea Suardelli di Urgnano alla carica di vicepresidente vicario e Giovanni Paolo Rota di Almè nuovo vicepresidente. Il presidente e i vicepresidenti resteranno in carica fino a giugno 2019, scadenza dell’attuale mandato.

Capello mantiene l’incarico di consigliere e di presidente della società di servizi dell’Associazione.


Ma il panificio storico rilancia e rinnova il punto vendita

Se tra via San Tomaso de’ Calvi, tra l’ultimo tratto di via dei Caniana e via Moroni molte attività si arrendono alla crisi o trasferiscono la loro sede, non manca chi sceglie di investire nel quartiere. Il panificio Gilardi, con una storia di famiglia che dura dal lontano 1898, ha deciso di investire nel restyling del punto vendita per presentarsi al meglio alla clientela.

«Era da tempo che volevamo ristrutturare il negozio e negli anni abbiamo rinviato sempre questo momento – spiega Ezio Gilardi -. Non sono mancati i progetti di trasferire l’attività altrove, in primis per ovviare al problema parcheggio, ma alla fine abbiamo sempre scelto di restare a San Tomaso».

In questi anni Gilardi ha assistito al cambiamento del quartiere: «Sono cresciuto nella bottega di mio papà e di mio nonno quando nella via c’erano negozi di ogni sorta, pronti a coprire ogni necessità delle famiglie, a due passi da casa – continua -. Poi con l’arrivo del primo centro commerciale e con la crescita della grande distribuzione organizzata molti negozi di prossimità hanno chiuso per sempre. Con la sede universitaria in via dei Caniana è cambiata l’offerta commerciale, con l’apertura di molti pubblici esercizi per la pausa pranzo. Però trovare un posteggio con l’invasione di auto degli studenti è diventato un’impresa».

Oltre alla questione parcheggio, i tempi biblici del passaggio a livello sono ormai parte della storia del quartiere, in perenne colonna in attesa che le sbarre dell’incrocio si alzino. «Accorciare i tempi del passaggio a livello sembra un ostacolo insormontabile, nonostante  il passaggio del treno della stessa linea a due passi da qui, alla Trucca, richieda un quinto del tempo. In questi anni ne ho sentite di tutti i colori per ovviare al problema, penso che all’appello manchi solo il teletrasporto… Impossibile credere che la tecnologia non riesca a ridurre i tempi di attesa all’incrocio. Per consegnare il pane è un disastro. Tocca spesso fare il giro dall’altra parte».

Quanto all’attività, lontani i tempi in cui il pane si vendeva a chili, oggi si lavora sulla qualità e prodotti particolari: «I consumi di pane si sono ridotti, ma la gente è più sensibile alla qualità e opta per prodotti da forno realizzati con farine macinate a pietra o con lievito madre – racconta il panettiere -. L’offerta si amplia di continuo e non mancano specialità in occasione di festività e ricorrenze. Speriamo anche di veder crescere tra i nostri clienti gli studenti dell’Università e delle superiori, siamo pronti a prenderli per la gola, dalle specialità dolci a quelle salate».

Il negozio è un punto di riferimento per il quartiere, dove si avverte la mancanza di un luogo di aggregazione: «Abbiamo un bellissimo oratorio, ma non abbiamo nemmeno una piazza o un posto dove sedersi a fare quattro chiacchiere e darsi appuntamento».


Panificatori, messa del vescovo per il patrono

La ricorrenza del Santo Patrono della categoria, Sant’Antonio Abate, è stata ricordata dai panificatori bergamaschi con una Messa celebrata domenica 15 gennaio 2017 dal Vescovo di Bergamo Francesco Beschi nella Chiesa del Monastero di Matris Domini a Bergamo.

Oltre a numerosi panificatori, erano presenti i deputati Elena Carnevali, Antonio Misiani, Giovanni Sanga, il consigliere regionale Mario Barboni, il direttore di Ascom Bergamo Oscar Fusini, il segretario Fogalco Antonio Arrigoni, il segretario Flai Cgil Valentino Rottigni, Paola Crippa per l’Ufficio Scolastico di Bergamo, Davide Villa per la Fondazione della Comunità Bergamasca .

Durante la celebrazione sono stati ricordati il past president dell’Associazione Mario Tresoldi, scomparso sabato 14 gennaio, ed i panificatori che sono mancati nell’ultimo anno.


Vanotti, il fornaio che si fa strada con i prodotti senza glutine

Frumento, glutine e lievito – i protagonisti della panificazione – sono diventati prodotti da evitare per tanti consumatori? Il panettiere allora si dedica al senza glutine, realizzando gallette e snack di mais e riso con il valore aggiunto del gusto e della produzione artigianali. Succede al panificio Vanotti di via Ghislandi 2 a Bergamo ed è solo l’ultima delle evoluzioni dell’impresa, tra le 14 di lunga e benemerita tradizione che domenica in Fiera hanno ricevuto dalla Camera di commercio il Riconoscimento del lavoro e del progresso economico (le altre tre del settore commercio sono Ravasio Fiori e il ristorante pizzeria Vesuvio di Bergamo e il calzolaio Francesco Pezzoli di Villa d’Ogna).

A guidare l’attività c’è Antonio, erede di una dinastia di fornai valdimagnini cominciata con il bisnonno, ma con in più un legame con il panificio “segnato nelle stelle”. È infatti nato lo stesso giorno – il 2 novembre del 1961 – in cui papà Emanuele apriva il negozio, scegliendo l’orizzonte della città per proseguire il mestiere di famiglia. «Faccio presto a sapere da quanto siamo in attività, è la mia età, 55 anni – dice sorridendo Antonio -. Sono cresciuto tra negozio e laboratorio e di cambiamenti ne abbiamo affrontati tanti in questi anni. Siamo passati da quattro tipi di pane ai 40 al giorno di oggi, più tutti gli altri prodotti: focacce, pizze, salatini, brioche, frittelle. Da una quindicina di anni facciamo anche il panettone e poi i sormonté, chi l’avrebbe detto? Il fatto è che bisogna cercare di rimanere agganciati a quanto chiede il mercato».

vanottiE visto che ora l’attenzione è per i prodotti “senza”, ha scelto di dedicarsi al senza glutine, in una prospettiva molto diversa da impasti e lievitazioni. «Abbiamo cominciato circa due anni fa – racconta Vanotti – e le richieste sono presto decollate, portandoci a creare per ragioni sia gestionali che logistiche una nuova ditta, Vanotti Snack, e un laboratorio dedicato, sempre qui in Borgo Palazzo, in via Vivaldi, recuperando tra l’altro uno spazio che era ormai preda del degrado».

«Produciamo gallette di mais e riso e una linea di snack, sempre di riso o mais, a forma di triangolo. Non sono fritti, non hanno glutine né lievito e ci sbizzarriamo negli aromi, dalla paprica al rosmarino, e nello scegliere le materie prime». Ci sono, ad esempio, quelli integrali e poi le “Nuovole rosse” a base di riso Ermes, che è rosso, appunto, ed è ricco di antociani, utili per tenere a bada il colesterolo, i “Fiocchi di neve”, di riso Apollo, un riso aromatico dal chicco sottile, e non manca il richiamo bergamasco: i “Crustulì”, che nel nome e nel sapore richiamano le, ambitissime, crosticine croccanti che rimangono sul paiolo della polenta.

vanotti-snack-crustuli«Li abbiamo chiamati così in omaggio alla tradizione – rivela – e oggi se ne vanno in giro per tutto il nord Italia». La Vanotti Snack è arrivata infatti a vendere anche in Veneto, Piemonte ed Emilia Romagna. «Siamo stati i primi, posso dirlo con certezza – prosegue Antonio -, a realizzare questi prodotti in maniera artigianale, c’è voluto un impegno non da poco, prima per individuare le macchine e soprattutto, poi, per trovare il modo di farle funzionare al meglio». Ma è questo che sta determinando il successo di snack e gallette. «Come per il pane, anche qui la differenza tra lavorazione industriale e artigianale si percepisce facilmente – evidenzia -. Sono prodotti più curati, a partire dalla selezione delle materie prime, chi li prova se ne rende conto».

Di essere pronto a percorrere strade nuove lo aveva, del resto, dimostrato anche una decina di anni fa, installando il primo distributore automatico di pane fresco della città, che mette a disposizione fragranti bocconcini anche quando il negozio è chiuso. «Lo avevo visto durante un viaggio in Olanda – ricorda Vanotti -, non è stato un boom, ha un’incidenza ridotta sulla redditività, ma ha il suo perché e se lo togliessi so che sarebbe un disastro per molti che ormai fanno affidamento su questo servizio. E poi ci ha dato un grandissimo ritorno di immagine».

vanotti1Nell’attività Antonio è affiancato dalla moglie Silvia, dal figlio Fabio e da cinque dipendenti. Una buona fetta della storia del panificio, oltre che da papà Emanuele, è stata scritta da mamma Paolina, che ha 86 anni e continua a seguire da vicino le vicende del negozio. L’esercizio è anche parte integrante del quartiere attorno a piazza Sant’Anna, al quale la famiglia Vanotti ha voluto regalare quest’anno un defibrillatore, utilizzabile da tutti. «Ci auguriamo che non debba servire mai – dice Antonio -, ma è fondamentale per salvare delle vite. In città gli apparecchi si contano sulle dita di una mano, noi siamo sensibili al problema ed abbiamo voluto fare questo gesto. L’installazione, per la verità, era in programma per il 50esimo di attività, poi ci si è messa di mezzo un po’ troppa burocrazia e ce l’abbiamo fatta a consegnarlo per il 55esimo, almeno adesso c’è», conclude, sempre pronto a guardare avanti.

 


“Tilde”, a Treviglio il panettiere che rilancia i grani antichi

Cresciuto nel negozio di alimentari gestito per mezzo secolo da suo papà Pino, storico commerciante trevigliese scomparso il mese scorso, Simone Conti sembrava lontano anni luce dal raccoglierne il testimone: si è laureato in Lingue e Letterature Straniere all’Università di Bergamo, in Editoria a Londra, dove ha vissuto e conosciuto la moglie Marisol Malatesta – pittrice peruviana e tutor all’ateneo di Bournemouth, al suo fianco nella nuova avventura, dopo una parentesi a Barcellona – occupandosi di fotografia e mantenendosi lavorando nei ristoranti della City.

Finché, dopo tante esperienze, ha ritrovato la strada di casa, aprendo un forno artigiano, nella frazione di Castel Cerreto, dove produce pane a pasta madre e recupera grani antichi. Le pagnotte sono a pezzatura grande, sugli 850 grammi, e destinate a negozi e ristoranti. Annessa, però, c’è la bottega per la vendita diretta. Il laboratorio, 120 metri quadri nella corte padronale di via Contessa Piazzoni, si chiama “Tilde”, come il simbolo dell’infinito che è impresso nel suo pane, usato in spagnolo e, fin dal Medioevo, dagli amanuensi per abbreviare risparmiando carta e inchiostro. «Richiama la mia filosofia: cura e rispetto della tradizione, usando tecnologie moderne», spiega Simone.

La svolta è avvenuta proprio a Londra, dove era “fuggito” nel 2005 con l’obiettivo di migliorare l’inglese. Il nonno paterno, Luigi, era agricoltore e aveva un banco al mercato. Il padre iniziò a stare dietro al bancone della carne che era dodicenne. Due anni dopo aveva ottenuto il primo contratto in regola. Dopo quattordici anni di lavoro come dipendente, il grande salto: l’opportunità, colta al volo, di comprare l’attività, diventata a conduzione familiare.

«Ricordo, da bambino, quando facevo da accompagnatore per le consegne con il furgoncino. Mio papà ha sempre amato il suo mestiere, tanto da dimenticarsi di aver raggiunto i requisiti per la pensione, ma ha anche sempre condotto una vita durissima e io, al contrario dei miei familiari, ho scelto di fare altre esperienze», sorride il panettiere.

Tilde - forno artigiano - Treviglio - paneMentre cercava la sua strada, Simone si è mantenuto prima lavando i piatti, poi arrivando a occuparsi di pasticceria e diventando cuoco nella capitale inglese. L’incontro che gli ha aperto un nuovo mondo è stato con Giorgio Locatelli, il più famoso chef italiano a Londra, che vanta clienti come Madonna, Robbie Williams, Johnny Deep o i Beckham. «Mi ha fatto apprezzare la filosofia di Slow Food ed è stato allora che ho maturato il mio progetto – dice Conti -: usare farine ottenute da varietà di cereali rare e superiori per migliorare il prodotto, renderlo più aromatico e salutare, favorendo l’economia locale e facendo tornare sovrana la biodiversità alimentare». I grani provengono da aziende che praticano un’agricoltura in piccola scala, investono in pochi ettari di campi e non usano pesticidi. Il glutine è limitato. La macinatura avviene a pietra naturale in modo che il chicco non sia spaccato, né schiacciato, ma pelato, conservando tutte le proprietà nutritive originali. Il lievito madre è da farine tipo 2 e integrale con germe di grano e parte della fibra.

Difficile da lavorare, la miscela è impastata da una macchina speciale a braccia tuffanti, dopo un passaggio in apposite celle frigorifere che fanno ritardare la fermentazione. Il prodotto si mantiene in tutta la sua bontà per almeno per cinque giorni. Segreti e tecniche che Simone ha imparato frequentando un master a Bra nel 2010. Tornato a Londra, ha preso spunto da ciò che accadeva a Hackney, il quartiere dove viveva con Marisol, dalla riscoperta delle botteghe e del cibo a chilometro zero già avviata. A Bristol, al Bordeaux Quay, ristorante che ricicla anche l’acqua piovana, ha invece appreso l’importanza della sostenibilità, mentre all’E5 Bake House di Londra l’arte della panificazione, impastando ogni giorno a mano. «Gli inglesi si ispirano molto ai francesi nelle tecniche, ma sono più integralisti e sono copiati anche dagli americani. Nulla è approssimativo o lasciato al caso, da loro ho imparato l’importanza delle lievitazioni lunghissime, che superano le venti ore e che quasi nessuno, da noi in Italia, propone perché antieconomiche, ma che io metto in pratica ogni giorno», ammette.

Nel suo forno a Castel Cerreto, l’artigiano si concentra su quattro varietà. La prima è la più antica, il grano tenero che mescola sei-sette tipi di semi, forniti dall’azienda agricola Floriddia di Peccioli, nel Pisano. «Ogni risultato è un esperimento, provano a coltivare diverse specialità e quel miscuglio diventa il frutto tipico di quel territorio, un unico irripetibile altrove», aggiunge Marisol.

I nomi dei semi sono, per citarne alcuni, il monococco, la sarragolla, la tumminia, il farro spelta e il farro dicocco. Poi, i grani siciliani, i tre farri e la segale Val di Gesso. A fornire la materia prima sono anche il Mulino della Riviera di Dronero e dal Sobrino a La Morra, nel Cuneese, Del Ponte a Castelvetrano, in provincia di Trapani, e Podere Monticelli a Villanova del Sillaro, nel Lodigiano.

Il locale possiede uno spazio che sarà dedicato alle esposizioni d’arte e in programma ci sono anche corsi per i bambini. «L’educazione è la base, la differenza non sta nel prezzo, ma nella qualità, le nuove generazioni devono saper distinguere una fetta “vuota” da una ricca di vitamine», è l’opinione della coppia. La produzione iniziale è di 300 chilogrammi a settimana. A questi si aggiungono biscotti, dolci, focacce e la rivendita di prodotti del territorio come latte, uova, confetture, miele, lumache. Tra tanta esperienza, la più importante resta però quella di papà Pino: «Lui vale più di qualsiasi master, lo ricordo sempre felice dietro al bancone, conosceva i nomi dei clienti, scambiava battute in dialetto, li consigliava. Mia mamma e due mie sorelle gli erano sempre vicine – ricorda l’artigiano del pane -. Per lui i problemi non dovevano entrare nella bottega, doveva accogliere il suo cliente. Con il sorriso».

Tilde - forno artigiano - Treviglio - paneTilde

via Contessa Piazzoni 7/a
Treviglio – Castel Cerreto
www.tildeforno.com

 


Donizetti entra anche in panificio. Nel giorno del suo compleanno omaggio ai clienti

Gaetano Donizetti entra nei panifici bergamaschi. Lo fa nel giorno del suo “compleanno”, il 29 novembre, nel quale la città gli riserva un festeggiamento in grande stile con il concerto diretto da Riccardo Muti alla presenza del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, nell’ambito del Festival Donizetti Opera.

gaetano-donizettiPer sottolineare l’evento l’Aspan, l’associazione provinciale dei panificatori, ha scelto di dedicare al compositore l’ultima tappa del Calendario del Panificatore 2016, il percorso promosso in collaborazione con l’Ascom di Bergamo che con un’iniziativa al mese vuole coniugare coltura, cultura e alimentazione e rafforzare il legame tra i fornai e i cittadini.

Nel corso dell’anno i panificatori hanno sviluppato, tra gli altri, i temi dell’amicizia, dell’amore, del benessere, della natura, dei diritti umani, legandoli alle tradizioni e naturalmente al pane, alimento quotidiano capace di raccontarli con semplicità e immediatezza.

Ora i riflettori si accendono sul grande autore bergamasco e fare la spesa diventa l’occasione per saperne di più su un personaggio illustre del territorio. Nella giornata del 29 novembre, infatti, i clienti che si recheranno nei negozi aderenti all’iniziativa riceveranno un volantino con alcune informazioni sul compositore: vita, opere e la sua presenza a Bergamo, che ancora oggi è possibile conoscere attraverso le testimonianze e luoghi. E come sempre, la ricorrenza sarà l’occasione per mostrare l’interesse e la cura per il cliente, con un piccolo gesto simbolico da parte dei panificatori: un semplice dono che tutti i clienti riceveranno nella giornata.

Intanto anche negozi ed esercizi di città e provincia si sono vestiti a tema nelle giornate del Festival donizettiano tra magliette griffate in vetrina, spartiti, immagini, arie diffuse e persino nuovi prodotti. Nelle intenzioni della Fondazione Donizetti e del Comune, con il supporto delle associazioni di categoria e dei commercianti, c’è infatti la volontà di legare sempre più la città al suo compositore – conosciuto ed apprezzato in tutto il mondo come testimoniano gli arrivi internazionali di questi giorni  -rafforzando identità e attrattività.


Consumo di pane ai minimi storici. Capello (Aspan): «Non è una crisi, ma un’evoluzione»

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I consumi di pane degli italiani si sono dimezzati negli ultimi 10 anni ed hanno raggiunto il minimo storico, 85 grammi a testa al giorno per persona. Il calo è da ricondurre al fatto che il pane ha perso il privilegio della quotidianità: quasi la metà degli italiani (il 46%) mangia il pane avanzato dal giorno prima, c’è una crescente – e positiva – tendenza a contenere gli sprechi e anche un ritorno al passato con oltre 16 milioni gli italiani che, almeno qualche volta, preparano il pane in casa. È quanto emerge da una analisi di Coldiretti che parla di una crisi del pane.

Non è d’accordo Roberto Capello, presidente dell’Aspan di Bergamo, ma anche della Federazione italiana Panificatori: «Il dato non è significativo rispetto a un comparto, quello dei panifici, che oggi sforna una miriade di prodotti. La verità è che il pane si è trasformato, ha subito una metamorfosi simile a quella del vino. Parlerei quindi di una evoluzione». «Oggi – spiega Capello – nel sacchetto insieme ai 200-210 grammi di pane si trovano anche grissini, focacce, pizze. È questo il dato da valutare nel suo insieme e non si può affatto parlare di crisi, lo dimostra il fatto che gli acquisti delle materie prime non sono calati».

Anche a Bergamo il consumo di pane inteso come semplice michetta è diminuito anche se il consumo pro capite medio al giorno è più alto del resto degli italiani: si aggira sui 100-110 grami.

«È un dato inevitabile legato a diversi fattori – dice il presidente dei panificatori bergamaschi – innanzitutto le famiglie non sono più numerose come nel passato, poi lo stile di vita più sedentario e lo stesso riscaldamento ci portano a consumare meno energie: se 25 anni fa le necessità energetiche di una persona era di 3.200 calorie oggi è di 2.000/2.400».

Insomma, si è verificata una svolta nelle abitudini a tavola. «In passato il pane era un alimento per riempire la pancia e lo si mangiava quattro volte al giorno, a colazione, a pranzo, a merenda e a cena – prosegue – oggi si usa per accompagnare il cibo e, sì e no, lo si mangia a un pasto. Fare un confronto con gli Anni 60-70 quando si consumava un chilo di pane a persona al giorno non ha senso: oggi non riusciremmo a mangiare un chilo di pane al giorno, anche solo un quantitativo di 200 g si trasforma subito in un giro vita più largo».


Giornata mondiale dell’Alimentazione, un pane in omaggio nei panifici bergamaschi

Un pane in omaggio per tutti i clienti nel giorno che ricorda la necessità di un’alimentazione sana, sicura e sufficiente in ogni parte del mondo.

È l’iniziativa dell’Aspan di Bergamo per la Giornata mondiale dell’Alimentazione indetta dalla Fao nonché undicesima Giornata mondiale del Pane, che si celebrano domenica 16 ottobre.

«Il diritto al cibo dovrebbe essere soddisfatto in ogni parte del mondo», è questa la riflessione che i panificatori bergamaschi vogliono rivolgere al pubblico, attraverso un’azione simbolica. Durante la giornata del 16 ottobre (per i panifici chiusi la domenica sarà sabato 15 ottobre), i clienti che entreranno nei panifici aderenti all’iniziativa riceveranno un pane in omaggio, un piccolo gesto che vuole rappresentare la speranza di un grande cambiamento. A chi riceverà ilo dono, si chiede di apportare una semplice firma nel “Pancerchiosolidale” che sarà appeso in negozio, dimostrando così il proprio appoggio alle Giornata e ai valori legati al “cibo per tutti”, che intende promuovere.

L’appuntamento è un’ulteriore trappa di “Stagioni di pane”, il percorso promosso dall’Aspan in collaborazione con l’Ascom di Bergamo, che con un evento al mese vuole coniugare coltura, cultura e alimentazione e rafforzare il legame tra i fornai e il pubblico


Panettone Day, sei bergamaschi in finale a Milano

Ci sono anche sei creazioni bergamasche tra le 25 in lizza per la finale di Panettone Day, il concorso promosso da Braims, azienda di ingredienti per la pasticceria, in partnership con Novacart, per premiare i migliori panettoni artigianali realizzati dai propri clienti e promuovere l’eccellenza della pasticceria italiana.

A valutarli, una giuria di esperti presieduta da Iginio Massari con Gino Fabbri, Salvatore De Riso e Chiara Maci, sabato 17 settembre, dalle 10, al Palazzo delle Stelline a Milano, nel corso della manifestazione Sweety of Milano, il grande vento in cui la migliore pasticceria italiana incontra il pubblico offrendo la possibilità di partecipare a show cooking, masterclass e degustazioni.

Nella categoria “Panettoni Tradizionali” sono quattro, su 20 finalisti, i bergamaschi in concorso: Amelia Paolina Cabra, della Pasticceria Braga di Levate; Fabio Gotti, di Bontà di Grano di Scanzorosciate; Flavio Mazzilli della Locanda della Corte di Alzano e Luigi Bonadei de Il Fornaio Bonadei di Clusone. In questa sezione è richiesto ai partecipanti di realizzare il proprio “Panettone Tradizionale” nell’assoluto rispetto del disciplinare di legge secondo alcune caratteristiche fondamentali: gusto, forma, colore, qualità ingredienti, profumo, sofficità/fragranza, taglio; alveolatura, uniformità di distribuzione della frutta, cottura.

Cinque invece i finalisti per il “Panettone Creativo Dolce”, ossia un prodotto che, nel rispetto del disciplinare di legge, abbia farciture, bagne, coperture, glassature, decorazioni, frutta o altri ingredienti caratterizzanti diversi da quelli del panettone tradizionale. In questo caso sono due le proposte orobiche in gara, quella di Adriano Anastasio della Pasticceria Adriano di Seriate e di Silvano Marchesi, del Panificio Marchesi di Bergamo.

Il concorso ha raccolto 150 concorrenti da tutta Italia. I 25 finalisti avranno l’ulteriore opportunità di esporre e vendete per tutto il mese di ottobre i propri panettoni nel temporary shop firmato Panettone Day che sarà aperto in corso Garibaldi.