Slot machine, «una scelta miope con pochi vincitori»

Slot machineIl Governo vuole dismettere circa il 35% delle slot machine in circolazione. A regime, degli attuali 100.000 punti vendita in Italia che propongono il gioco, dei quali 5.000 sale giochi, ne resteranno circa 50.000 totali, dei quali 18.000 sale giochi.

Insomma via le slot da bar e tabaccai e apertura di nuove sale giochi più grandi, più controllate. Nuovi grandi investimenti, assunzioni dichiarate ecc. ecc.

È però una scelta che non accontenta nessuno. Non accontenta le Regioni e i Comuni che sono in prima linea a combattere il gioco patologico e che non potranno arginare con la difesa delle “distanze minime” l’apertura di sale giochi. Sempre più sale giochi: grandi, in centro, in periferia, sulle principali strade con insegne vistose come una Las Vegas italiana. I Comuni potranno colpire il piccolo esercizio con le slot machine. Quello sì, si potrà colpire (fino anche a farlo chiudere magari, visto le difficoltà a far quadrare bilanci sempre più precari), ma le sale giochi saranno libere di fare ciò che vogliono. Alla faccia della democrazia.

La proposta indigna la nostra associazione perché colpisce gli interessi di migliaia di piccole imprese. Ma che idea è? È come se, per contrastare il fumo, proponessimo di vendere le sigarette solo nei supermercati togliendole dalle tabaccherie. Non sarebbe una soluzione. Non scherziamo perché c’è di mezzo la vita e il lavoro di troppa gente.

Oscar Fusini
Oscar Fusini

Il vizio di fondo c’è sempre. Il Governo non vuole rinunciare alle entrate del gioco. Anzi vuole aumentarle. Quindi intende agire sugli addendi senza modificare la somma, ossia i quasi 100 miliardi di raccolta. Gli addendi sono chi lavora e chi guadagna e chi perde nella filiera: più di 90.000 piccoli imprenditori che vendono gioco rispetto alle attuali 5.000 sale giochi, le più grandi gestite direttamente dai concessionari o dai gestori.

Noi temiamo per centinaia se non migliaia di esercizi, bar, tabaccai, edicole, negozi che oggi resistono anche grazie ai pochi ma decisivi proventi del gioco. Piccole imprese, titolari, collaboratori familiari e dipendenti.

Non crediamo affatto che le sale giochi costituiscano un argine al gioco ludopatico, anzi lo favoriscano. Saranno più facili da sorvegliare e da monitorare ma la sfida sarà impari a favore di chi sviluppa gioco rispetto a coloro che dovranno mitigarne i danni sulle persone.

Pensiamo anche – supportati da molti esperti, docenti dei corsi obbligatori, educatori e persone preposte al recupero delle persone malate che abbiamo incontrato e con le quali ci siamo confrontati – che la strada del Governo non sia solo sbagliata nel suo valore ma anche negli effetti che può produrre e quindi sia da stimolo per l’approccio compulsivo al gioco.

Il gioco sottrae già paurosamente risorse ai consumi. La sua concentrazione in grandi strutture lo drenerà ulteriormente destinandone i proventi all’economia finanziaria più che reale. Saremo ancora più poveri di oggi.

Quando registreremo l’ecatombe di bar, negozi, tabaccai nei centri storici dove andremo noi che non giochiamo per bere un caffè o mangiare un toast? In sala giochi?


Slot machine, ecco come e quando saranno “tagliate”

slot-machine-vincenteSulle slot machine Governo ed Enti locali sono decisi a dare una stretta, riducendo il numero degli apparecchi e introducendo una serie di misure che permettano un maggiore controllo.

Gli interventi sono due, il Decreto del ministero dell’Economia dello scorso 25 luglio (“Riduzione del numero di nulla osta degli apparecchi da divertimento e intrattenimento”) e l’Intesa raggiunta dalla Conferenza Unificata tra Stato, Regioni e Province lo scorso 7 settembre, prevista dalla Legge di Stabilità 2016, i cui contenuti dovranno essere tradotti dal ministero dell’Economia in un apposito decreto entro il prossimo 31 ottobre.

Con l’aiuto della Fipe, la Federazione dei pubblici esercizi di Confcommercio, riassumiamo le novità.

Decreto 25 luglio 2017 – “Riduzione del numero di nulla osta degli apparecchi da divertimento e intrattenimento”

Nella manovra correttiva del luglio scorso è stata prevista la riduzione su tutto il territorio nazionale degli apparecchi da gioco comma 6 A (le cosiddette  newslot o AWP) che sono gli unici installabili nei pubblici esercizi. Il processo è diviso in due fasi: entro il 31 dicembre 2017 la riduzione a 345.000 del numero complessivo dei nulla osta di esercizio; entro il 30 aprile 2018 la riduzione a 265.000 del numero complessivo dei nulla osta di esercizio.

«Il Decreto doveva definire le modalità con cui effettuare la riduzione prevista da parte dei concessionari, ma in realtà risulta carente sotto alcuni profili – spiega la Federazione -. In particolare viene ribadito che entro il 31 dicembre 2017 ogni concessionario deve provvedere alla riduzione del 15% del numero di nulla osta di cui risulta intestatario al 31/12/2016 ed entro il 30 aprile 2018 deve provvedere ad una ulteriore riduzione fino ad arrivare al 34,9% in meno, ma non viene indicato alcun criterio per operare tale riduzione, pertanto i concessionari potranno decidere secondo loro parametri in quali locali effettuare la riduzione ed in che modalità».

Viene previsto poi l’intervento dell’Agenzia dei Monopoli che, alla scadenza dei termini citati, provvederà al controllo del numero dei nulla osta ed alla revoca di quelli che risultassero in eccesso. Il concessionario dovrà tempestivamente provvedere al blocco degli apparecchi oggetto di revoca pena una sanzione di 10.000 euro.

Intesa siglata dalla Conferenza Unificata il 7 settembre 2017

L’Intesa è stata raggiunta dopo più di un anno di lavoro della Conferenza, coordinata sul tema dal Sottosegretario Baretta, e si prefigge diversi obiettivi:

  • ridurre l’offerta di gioco sia in termini di volumi che di punti vendita;
  • definire un sistema di regole relative alla distribuzione territoriale e temporale dei punti di gioco;
  • innalzare il livello qualitativo dei punti di gioco e la previsione di una concessione certificata delle licenze di gioco;
  • innalzare il livello dei controlli;
  • accentuare l’azione preventiva e di contrasto del gioco d’azzardo patologico (GAP);
  • completare l’intervento normativo e di modernizzazione del settore giochi;
  • assicurare un costante monitoraggio dell’applicazione della riforma.

In particolare, per quanto riguarda il primo obiettivo, è confermata la riduzione di più del 30% del numero degli apparecchi comma 6 A e sono previsti la sostituzione dei rimanenti vecchi apparecchi AWP con le AWPR collegate da remoto e il dimezzamento in tre anni del numero dei punti vendita di gioco pubblico. Per quanto riguarda i bar e simili, si passerà dagli attuali 56.000 a 30.000 locali autorizzati con uns diminuzione del 46,6%. A crescere saranno i “negozi” ovvero agenzie che hanno «come attività prevalente la vendita di prodotti di gioco pubblici», mentre scompariranno le sale giochi e gli esercizi secondari.

Ecco come cambierà la geografia dei punti gioco

tabella riduzione slot machine okRelativamente al secondo punto, le Regioni e gli Enti locali stabiliranno nei propri regolamenti i criteri per consentire una equilibrata distribuzione nel territorio dei punti di vendita di gioco, per evitare che si formino ampie aree nelle quali l’offerta di gioco pubblico sia o totalmente assente o eccessivamente concentrata.

Viene previsto inoltre il riconoscimento della facoltà degli Enti locali di stabilire delle fasce orarie per il gioco che possono arrivare fino a 6 ore complessive di interruzione quotidiana, fermo restando che l’orario di interruzione va stabilito per quanto più possibile in maniera omogenea sul territorio nazionale.

In merito all’innalzamento del livello qualitativo dei punti di gioco, si fa riferimento a standard di arredi interni e luci, corsi di formazione specifica, rispetto di limiti minimi di spazio e altri parametri per poter ottenere la certificazione necessaria ad ospitare l’offerta di gioco pubblico.

Sono inoltre previsti alcuni strumenti per favorire un controllo più strutturato ed efficace dei punti di gioco, mentre per quanto riguarda le azioni preventive contro il gioco d’azzardo patologico vengono evidenziati alcuni interventi tecnologici per la salvaguardia del giocatore (es. strumenti di autolimitazione di tempo e spesa, messaggi automatici con l’indicazione del tempo, abbassamento degli importi minimi di giocata, ecc.), nonché viene richiesta l’implementazione delle risorse finanziarie a disposizione e un maggior confronto con gli altri Paesi europei sul tema della pubblicità.

È prevista anche la realizzazione di una revisione dell’attuale disciplina dei Casinò. Infine, il monitoraggio dell’applicazione della riforma viene affidato all’Agenzia dei Monopoli che si avvarrà della Sogei per la parte tecnologica.

I contenuti dell’Intesa dovranno essere tradotti dal Ministero dell’Economia in un apposito decreto ministeriale entro il prossimo 31 ottobre.


Il Ddl concorrenza è legge. Confcommercio: «Ok le misure su turismo, energia e trasporti»

senatoDopo due anni e mezzo dal varo da parte del governo e numerose interruzioni e riprese, il Senato ha votato la fiducia (146 sì, 113 i no) al ddl concorrenza. Il provvedimento, che ha sollevato un acceso dibattito e polemiche, è valutato positivamente da Confcommercio relativamente agli interventi nei settori dell’energia, del turismo e dei trasporti

L’organizzazione delle imprese del terziario esprime soddisfazione, in particolare, «per l’abolizione delle clausole di parity rate che consentirà alle strutture turistico-ricettive di offrire sconti maggiori rispetto ai prezzi praticati dalle piattaforme on line».

Sul fronte energia, i principali interventi riguardano la cessazione della disciplina transitoria per i prezzi di elettricità e gas e la confrontabilità delle offerte di energia e gas, che «garantiranno una maggiore trasparenza attraverso la predisposizione di un portale curato dall’Autorità dell’Energia». Positiva anche la norma sulle maxi bollette «che ne garantirà la rateizzazione per importi significativi».

In materia di trasporti, infine, «l’approvazione della delega apre la strada ad un percorso di riforma organica della normativa sul settore del trasporto pubblico non di linea, taxi e Ncc, a lungo attesa da imprese e cittadini. L’auspicio è che si possa perseguire una più netta distinzione tra le attività di taxi e ncc, una regolazione delle piattaforme tecnologiche nel rispetto delle norme che disciplinano le due professionalità ed un adeguamento del sistema sanzionatorio».

Le principali misure

RC AUTO, TORNA IL TACITO RINNOVO

È uno dei temi ritoccati nell’ultimo passaggio parlamentare. Un emendamento approvato in commissione Attività produttive reintroduce il meccanismo del tacito rinnovo delle polizze in scadenza del ramo danni.

RC AUTO, SCONTI OBBLIGATORI

Previsti sconti per i clienti che installano la scatola nera, accettano di sottoporre il veicolo a ispezione o di collocare un dispositivo che impedisce alla persona di accendere il motore se ha bevuto troppo. Tariffe più basse anche per gli automobilisti “virtuosi” che risiedono nelle aree a più alta sinistrosità e con prezzi medi maggiori. I criteri per applicare la scontistica saranno indicati dall’Ivass a cui spetta anche la verifica. Nel caso di mancato sconto sono previste sanzioni amministrative per le assicurazioni da 5.000 euro a 40.000 euro.

ENERGIA, SLITTA LA FINE DEL MERCATO TUTELATO

Slitta dal primo gennaio al primo luglio 2018 la fine del mercato di maggior tutela per l’energia elettrica e il gas. Arriva, inoltre, la possibilità di rateizzare le maxi-bollette causate da ritardi o disguidi dovuti al fornitore del servizio.

ELIMINATA L’ASTA FORNITURE ELETTRICHE

Viene eliminata la possibilità di mettere all’asta la fornitura di energia elettrica per quegli utenti che non avranno optato per un operatore alla scadenza del regime di mercato tutelato.

TELEMARKETING

Sono state abolite le norme che obbligavano gli operatori dei call center a dichiarare l’identità del soggetto per il quale avviene la chiamata, specificare la natura commerciale e proseguire la chiamata solo in presenza di assenso del destinatario.

ODONTOIATRI

Ogni società deve avere un direttore sanitario iscritto all’albo degli odontoiatri e possono operare solo i soggetti in possesso di titoli abilitanti. La norma è stata introdotta durante l’ultimo esame in commissione Attività produttive alla Camera.

UBER

Entro un anno dall’entrata in vigore del ddl il governo è delegato ad adottare un decreto legislativo per la revisione della disciplina in materia di autoservizi pubblici non di linea, come Uber e Ncc.

BANCHE, TETTI SUI COSTI PER CHIAMATE DI ASSISTENZA

Gli istituti bancari e le società di carte di credito assicurano che l’accesso ai propri servizi di assistenza ai clienti, anche attraverso chiamata da telefono mobile, avvenga a costi telefonici non superiori rispetto alla tariffa ordinaria urbana.

CAMBIO OPERATORE TV O TELEFONO

I clienti dovranno essere informati in partenza di quali spese dovranno affrontare in caso di cambio operatore per il telefono o l’abbonamento tv. Cambiare operatore e annullare un contratto (con il recesso) sono operazioni che il consumatore potrà fare anche per via telematica. Il contratto non potrà essere superiore ai 24 mesi. Semplificate le procedure di migrazione tra operatori di telefonia mobile.

PAGAMENTI DIGITALIZZATI

I pagamenti per l’ingresso ai musei o a eventi culturali potranno essere effettuati anche tramite telefonino.

AVVOCATI

L’esercizio della professione forense in forma societaria è consentito a società di persone, a società di capitali o a società cooperative iscritte in un’apposita sezione speciale dell’albo tenuto dall’ordine territoriale nella cui circoscrizione ha sede la stessa società.

NOTAI

Il numero dei notai sale a uno ogni 5mila abitanti (oggi sono uno ogni 7mila abitanti). Il registro delle successioni sarà tenuto dal Consiglio nazionale del notariato. Per la costituzione delle srl semplificate continuerà a essere necessario l’intervento del notaio.

FARMACIE

Le società di capitali potranno essere titolari di farmacie ma dovranno rispettare un tetto del 20% su base regionale. I titolari potranno prestare servizio in orari o periodi aggiuntivi rispetto a quelli obbligatori previa comunicazione all’autorità sanitaria competente e alla clientela.

HOTEL, STOP AL “PARITY RATE”

Gli alberghi saranno liberi di fare alla clientela offerte migliori rispetto a quelle dei siti Internet di prenotazione online come Booking.

BONIFICHE DISTRIBUTORI BENZINA

Approvato in Aula alla Camera un emendamento che ritocca la norma già modificata al Senato che riguarda le attività di dismissione degli impianti di distribuzione dei carburanti che cessano definitivamente l’attività di vendita. Si conferma che in caso di riutilizzo dell’area i titolari di impianti di distribuzione dei carburanti procedono alla rimozione delle strutture interrate ma, nel caso di accertata contaminazione, si precisa che si procede alla bonifica in ogni caso.


Black friday, anche in Lombardia “legali” i supersconti

black fridayDa quest’anno anche in Lombardia il black friday sarà “legale”. La Regione Lombardia ha approvato ieri, su proposta dell’assessore allo Sviluppo Economico Mauro Parolini, una modifica alla normativa sulle vendite straordinarie che abolisce il divieto di vendite promozionali nel periodo dal 25 novembre al 31 dicembre, mantenendo esclusivamente la disposizione che le vieta nei trenta giorni antecedenti i saldi. Per quanto riguarda il 2017 lo stop agli sconti dovrebbe scattare (perché sia ufficiale la modifica deve essere approvata dal Consiglio regionale) perciò il 6 dicembre, lasciando campo libero alle superofferte del black friday, la corsa allo shopping in uso negli Stati Uniti che sta prepotentemente prendendo piede anche in Italia e che interessa anche i giorni precedenti e successivi all’evento.

L’appuntamento – lo si ricorda – cade il venerdì dopo il Giorno del Ringraziamento, a sua volta mobile, poiché si celebra il quarto giovedì di novembre. E così è capitato che nel 2016 la giornata risultasse “fuorilegge” per la disciplina lombarda. «Ora la normativa è la stessa presente in quasi tutte le regioni d’Italia – spiega il direttore dell’Ascom di Bergamo Oscar Fusini – ed è la stessa in vigore per i saldi estivi, che prevede il divieto alle vendite promozionali nei trenta giorni precedenti, senza ulteriori limitazioni».

«Anche la Lombardia, come praticamente tutte le altre regioni d’Italia, potrà  avere il suo black friday – commenta il presidente di Federazione Moda Italia Renato Borghi -. Un evento in cui si potrà offrire per un solo giorno sconti eccezionali al fine di stimolare le vendite, ma anche un’occasione per creare un pacchetto di proposte con i settori della cultura, del food e del design. Di fronte ad un ciclone come è stato il “Black Friday” da un punto di vista commerciale, non  si poteva rimanere indifferenti. Il dettaglio indipendente è stato di fatto discriminato rispetto alle multinazionali che hanno bypassato le regole a fronte di un basso rischio di sanzioni. Il divieto di effettuare promozioni partirà, come già previsto dalla legge regionale e una volta concluso l’iter di approvazione in Consiglio Regionale, nei trenta giorni antecedenti i saldi sia invernali sia estivi. Chiediamo ora alle Istituzioni locali controlli più efficaci contro i trasgressori che faranno sconti nei periodi non consentiti e sanzioni proporzionate alle superfici del punto vendita».

 

 


Alimenti confezionati, diventa obbligatoria l’etichetta nutrizionale

Dal 13 dicembre sarà più facile tenere sotto controllo l’apporto calorico e nutrizionale di ciò che mangiamo. Diventa infatti obbligatoria per gli alimenti preimballati l’etichetta con le informazioni nutrizionali, ultima tappa dell’applicazione del Regolamento Ue n.1169/2011, che aveva già introdotto nel 2014 l’indicazione di origine per le carni suine, caprine e per il pollame; la segnalazione degli allergeni; la grandezza minima dei caratteri; più chiarezza sugli oli e i grassi vegetali e reso più stringenti le indicazioni su alcuni ingredienti e metodi di lavorazione (ad esempio le diciture “decongelato” o “carne ricomposta” oppure l’aggiunta di acqua).

Da ora in poi sulle confezioni dovranno essere ben visibili e chiaramente leggibili, in tabella o in forma orizzontale a seconda dello spazio a disposizione, nell’ordine:

  • l’apporto calorico
  • il contenuto di grassi (con il dettaglio “di cui acidi grassi saturi”)
  • carboidrati (con la sottocategoria “di cui zuccheri”)
  • proteine
  • sale

il tutto riferito ai valori medi per 100 grammi di prodotto.esempio-etichetta-nutrizionaleÈ possibile integrare con le indicazioni, facoltative, relative a: acidi grassi monoinsaturi, acidi grassi polinsaturi, polioli, amido, fibre, sali minerali e vitamine. Non è possibile inserire altre voci.

Questo tipo di etichettatura non è una novità, era infatti già normato e utilizzato facoltativamente dai produttori interessati a rendere più chiaro il contenuto nutrizionale delle proprie proposte. Ora diventa invece obbligatoria per tutti gli alimenti confezionati, con l’esclusione di:

  • prodotti non trasformati che comprendono un solo ingrediente (ad esempio farina, latte, miele) o una sola categoria ingredienti (es. miscuglio di legumi)
  • prodotti trasformati sottoposti unicamente a maturazione
  • acque per consumo umano, comprese quelle addizionate di anidride carbonica e/o aromi
  • piante aromatiche, spezie, loro miscele
  • sale e succedanei
  • edulcoranti da tavola
  • caffè, infusi di erbe e frutta, tè, ecc
  • aceti di fermentazione, anche aromatizzati
  • aromi, additivi alimentari, coadiuvanti tecnologici, enzimi alimentari
  • gelatina
  • composti di gelificazione per confetture
  • lieviti
  • gomme da masticare
  • alimenti confezionati con imballaggi in cui la superficie maggiore è  inferiore a 25 cm2
  • alimenti confezionati artigianalmente forniti in piccole quantità direttamente dal fabbricante al consumatore o a strutture locali di vendita

Per le bevande con tenore alcolico maggiore all’1,2% la dichiarazione nutrizionale può limitarsi al solo valore energetico.

«La novità riguarda il mondo della produzione e, in particolare, gli alimenti confezionati – evidenzia Andrea Comotti, responsabile dell’area Gestionale dell’Ascom di Bergamo -. I commercianti devono comunque accertarsi che ciò che pongono in vendita risponda ai requisiti di legge e, a questo proposito, si ricorda che i prodotti immessi sul mercato o etichettati prima del 13 dicembre 2016 senza dichiarazione nutrizionale possono essere commercializzati fino all’esaurimento delle scorte».

«Non sono tenuti all’etichettatura nutrizionale – precisa – i prodotti venduti sfusi, come pane, pasticceria e gelati». E nemmeno, riprendendo testualmente il regolamento, gli “alimenti, anche confezionati in maniera artigianale, forniti direttamente dal fabbricante di piccole quantità di prodotti al consumatore finale o a strutture locali di vendita al dettaglio che forniscono direttamente al consumatore finale”. «Questa espressione piuttosto articolata – spiega Comotti – è chiarita punto per punto in una circolare del novembre scorso dei ministeri dello Sviluppo Economico e della Salute. In sintesi non sono tenute all’etichettatura nutrizionale le microaziende (ossia con meno di 10 dipendenti e un fatturato o bilancio annuo inferiore ai 2 milioni di euro) della produzione e della distribuzione che vendono, o somministrano, al consumatore finale nel territorio della provincia di appartenenza e delle province limitrofe».

Con il nuovo obbligo le etichette si arricchiscono di informazioni, andando incontro alle esigenze dei cittadini. Secondo un’indagine del Censis, il 56,4% dei consumatori, infatti, afferma di leggere le etichette con molta attenzione, mentre il 71,4% si dice sensibile al tema. Ma non solo: secondo un’indagine del ministero delle Politiche agricole il 96,5 % degli italiani vorrebbe anche conoscere l’origine dei prodotti. Su questo versante, il via libera dall’Europa è già arrivato per il latte e i suoi derivati – burro yogurt formaggi e latticini – che dal primo gennaio 2017 riporteranno in etichetta la provenienza delle materie prime impiegate, mentre si aspetta il risultato della richiesta già inoltrata per grano e semola.

Per maggiori informazioni in tema di etichettatura di prodotti alimentari le aziende possono rivolgersi all’area Gestionale dell’Ascom (tel. 035 4120181-129)


Aperture dei negozi, arrivano le feste e le regole non ci sono ancora

A pochi giorni dal “ponte dei Santi” si riaccende l’attenzione sulle aperture festive degli esercizi commerciali.

In base al nuovo disegno di legge, Ognissanti rientra tra le giornate in cui tenere le serrande abbassate. Ma a distanza di un anno e mezzo, il testo è ancora fermo in Senato. È facile quindi aspettarsi che molti negozi e centri commerciali anche nella nostra provincia il primo novembre saranno aperti.

La normativa in fase di discussione fissa dei paletti sul tema delle aperture e chiusure degli esercizi commerciali e mette a disposizione dei contributi per i piccoli negozi, affinché possano rinnovarsi sia nei locali, sia tecnologicamente. Nel dettaglio, introduce l’obbligo di chiusura per almeno 12 festività, di cui 6 derogabili a livello locale, e istituisce un fondo di 50 milioni di euro per i piccoli negozi. Due elementi che dovrebbero dare un primo segnale di riequilibrio tra la Gdo e i negozi di vicinato, che non hanno dipendenti o che hanno difficoltà a gestirli.

La Fida, Federazione italiana dettaglianti dell’alimentazione, avvicinandosi il periodo delle feste natalizie e, con esse, il rischio concreto di trovare i supermercati aperti nei giorni di Natale, Santo Stefano e Capodanno, invita a riprendere in mano il Disegno di Legge. «Non si tratta di una questione soltanto di carattere morale – spiega Donatella Prampolini Manzini, presidente Fida e vicepresidente di Confcommercio Imprese per l’Italia -, perché il tempo da dedicare alla famiglia è comunque sacrosanto, non solo per i lavoratori dipendenti ma anche per gli imprenditori. Si tratta ugualmente di una questione di carattere economico, perché la deregolamentazione delle aperture festive ha portato solo all’impoverimento del tessuto commerciale: non ha fatto crescere i nostri fatturati ma soltanto spostato quote di mercato verso la grande distribuzione».

La Federazione ha anche lanciato l’ipotesi di un “patto tra galantuomini” con i rappresentanti della Gdo, per garantire almeno la chiusura degli esercizi commerciali durante le feste natalizie di Natale, Santo Stefano e Capodanno.

L’accordo andrebbe a beneficio, oltre che dei commercianti tradizionali, anche dei dipendenti della grande distribuzione che con la legge di liberalizzazione – denunciano i sindacati – sono stati costretti ad accettare di lavorare nei giorni festivi senza riconoscimenti aggiuntivi e senza più turni certi di riposo naturale e feste comandate.

Ricordiamo che, in base alle norme approvate con il cosiddetto “Salva Italia” (L. 214/2011) e in particolare l’articolo 31, commi 1 e 2 (Orari e Apertura nuovi esercizi) e l’articolo 34 (Liberalizzazione delle attività economiche ed eliminazione dei controlli ex-ante), oggi l’apertura è concessa per tutte le giornate dell’anno. Con la revisione in atto le date interessate dalle chiusure sarebbero Natale, Santo Stefano, Capodanno, Epifania, Pasqua, Pasquetta, 25 aprile, 1° maggio, 2 giugno, Ferragosto, 8 dicembre, 1° novembre.


Jobs Act, «persa un’occasione per favorire l’occupazione giovanile»

Emmanuele Massagli, 32 anni, è dal 2012 presidente di Adapt, associazione senza fini di lucro, fondata da Marco Biagi per promuovere studi e ricerche nell’ambito delle relazioni industriali e di lavoro, ed è membro del collegio dei docenti della Scuola di dottorato in Formazione della persona e mercato del lavoro dell’Università di Bergamo. Massagli, che è dottore di ricerca in Diritto delle Relazioni di Lavoro con una tesi sul lavoro dei giovani, nel commentare la nuova riforma non nasconde un certo scetticismo di fronte alle ricadute positive del Jobs Act sull’occupazione giovanile: «Mi aspetto senz’altro più assunzioni, ma dubito che interessino giovani o fasce deboli. L’incentivazione economica corposa della Legge di Stabilità rende di fatto più vantaggiosa l’assunzione a tempo indeterminato di lavoratori esperti». Il problema della disoccupazione giovanile continua così a crescere: «È paradossale, ma l’Italia che conta ormai 2 milioni e mezzo di Neet  (Not – engaged – in Education, Employment or Training) e ha un tasso di disoccupazione giovanile del 43% sta perdendo l’occasione di rilanciare l’occupazione degli under 30 messa a disposizione dal Piano Garanzia Giovani, con 1 miliardo e 500 milioni di euro di risorse europee».  L’ennesima opportunità Ue sfumata? «Fa rabbia perdere risorse destinate ad alleggerire una vera e propria emergenza sociale. Ma tra cambi di governo (il piano è nato con il Governo Monti, è stato approvato da quello Letta ed è diventato operativo con Renzi, ndr.) e gestione frammentaria delle Regioni che detengono la responsabilità delle politiche attive del lavoro, sono solo 12mila le offerte di lavoro ad oggi presentate. Bisognava coinvolgere le associazioni datoriali e fare una campagna di informazione forte rivolta ai giovani nei luoghi che frequentano».

Quali sono i reali benefici per le pmi della riforma del lavoro?

Il principale vantaggio sta non tanto nel Jobs Act ma nella Legge di Stabilità. Per la  prima  volta il contratto a tempo indeterminato diventa competitivo, arrivando a costare meno dell’apprendistato di durata inferiore ai due anni e sensibilmente meno di un inquadramento a  tempo determinato. Grazie all’incentivazione economica è previsto l’esonero dei contributi per tre anni consecutivi per ogni nuova assunzione a tempo indeterminato effettuata nel 2015. Si tratta di un risparmio di 8.070 euro annui per ogni neo-assunto. Anche la deducibilità ai fini Irap dei costi del personale a tempo indeterminato va a vantaggio sia delle imprese che del lavoratore, che vede una stabilizzazione degli 80 euro in busta paga.

Si intravedono già effetti sul mercato del lavoro?

Solo nella Provincia di Milano nel mese di gennaio sono cresciuti del 23% i contratti a tempo indeterminato. Ed è facile prevedere che con l’entrata in vigore del contratto a tutela crescenti si registri un ulteriore aumento di assunzioni: sono molte le imprese che stanno aspettando le nuove regole per assumere.

 Non c’è il rischio che come con altri incentivi si “dopi” il mercato del lavoro?

Come tutti gli incentivi altera il mercato, ma se l’economia riprende a partire dal 2016 ci sono buone speranze per i 200mila nuovi occupati che si stima di avere nel 2015. Non credo che le aziende – come paventano i sindacati – si mettano ad assumere per poi licenziare. Per le aziende il contenzioso rappresenta una perdita inutile di tempo e di risorse.

Crede che porti davvero una nuova svolta nell’abbattimento del contenzioso?

La semplificazione della disciplina in uscita è senza dubbio un vantaggio perché rende più quantificabile per le aziende i costi di una causa persa. Il Jobs Act è prevedibile che porti ad un abbattimento del contenzioso, anche se in realtà le cause ex articolo 18  sono solo 70mila l’anno e, in base ai dati del Ministero della giustizia pre-riforma Fornero, rappresentano il 12% dei contenziosi. Senz’altro cambieranno le strategie delle imprese per difendersi e licenziare, dato che il reintegro diventa un’eccezione.

 Quale valore assume la contrattazione aziendale con la riforma?

Tenderà a crescere e ad avere un ruolo sempre più importante. Il mercato del lavoro sembra però andare verso il contratto individuale data la crescita dei lavoratori autonomi. Il popolo delle partite Iva conta 5 milioni e 500mila lavoratori e senza dubbio uno dei limiti più grandi del Jobs Act è quello di essere stato costruito attorno ad un’idea di subordinazione, in un mercato del lavoro sempre più individuale.

Quali sono altri punti deboli e  zone d’ombra della riforma?

Oltre a non aver considerato i lavoratori autonomi, il Jobs Act ha dato una stretta sui contratti a progetto che comunque non spariranno come annunciato da Renzi. Infatti questa tipologia contrattuale che interessa circa 500mila lavoratori continuerà ad essere impiegata laddove è regolato da contrattazione collettiva. Il Jobs Act sembra inoltre avere come disegno un aumento dei contratti a tempo indeterminato per andare a creare una flexsecurity in linea con i Paesi del Nord Europa. Si va concretizzando una maggiore flessibilità ma mancano ancora i pilastri delle politiche passive, a partire dagli ammortizzatori sociali, e aspettiamo la bozza sulle politiche attive. Senza politiche passive e politiche attive efficienti diventa davvero difficile trovare un equilibrio.