Il dinamismo imprenditoriale al centro del corso di alta formazione targato Bergamo Sviluppo

Imprenditori, manager e dipendenti: ultimi giorni per iscriversi alla 10a edizione del corso dell’Azienda Speciale della Camera di Commercio

 

Bergamo Sviluppo – Azienda Speciale della Camera di Commercio – informa che sono aperte fino al 28 aprile prossimo le iscrizioni alla nuova edizione del corso di Alta Formazione “Imprenditorialità e innovazione per l’internazionalizzazione delle MPMI – GO.IN’ BASIC”, corso rivolto a imprenditori, manager e dipendenti di micro, piccole e medie imprese locali interessati a rafforzare competenze imprenditoriali/manageriali per affrontare al meglio le future decisioni strategiche e organizzative necessarie per innovare la propria impresa e orientarla, anche, all’internazionalizzazione.

Il percorso, della durata di 120 ore (da metà maggio a novembre), prevede una modalità di erogazione mista, online e in presenza, con lezioni al venerdì pomeriggio e al sabato mattina (le lezioni in presenza si terranno a Dalmine nelle sedi di Bergamo Sviluppo al Point e dell’Università). La modalità da remoto, sperimentata con successo nel 2020, si affianca a quella in presenza per questa nuova edizione del percorso, che Bergamo Sviluppo realizza in collaborazione con il sistema associativo territoriale e che vede il supporto tecnico-scientifico dell’Università degli Studi di Bergamo ed in particolare del Centro di Ateno SdM-Scuola di Alta Formazione.

Obiettivo dell’iniziativa, quest’anno giunta alla decima edizione, è trasferire contenuti e strumenti efficaci per affrontare le future decisioni strategiche e organizzative imposte da una situazione economica sempre più instabile, rafforzando sia la capacità innovativa dell’impresa sia le competenze tecniche e personali dei corsisti. Nell’iniziativa formativa sono coinvolti docenti universitari e professionisti che concentreranno i loro interventi nelle 4 aree che quest’anno verranno affrontate nel corso, ossia strategia e dinamismo imprenditoriale, innovazione, marketing e internazionalizzazione. Ognuno di questi argomenti sarà poi declinato in interventi specifici, prevedendo diverse modalità di coinvolgimento dei partecipanti.

In nove edizioni ne hanno beneficiato 259 imprenditori

“Come ogni anno il corso viene riprogettato per poter rispondere alle esigenze delle imprese partecipanti e tener conto della situazione del contesto economico di riferimento- spiega il presidente di Bergamo Sviluppo, Angelo Carrara –. La situazione economica determinata dalla pandemia ancora in essere inevitabilmente ha portato a revisionare profondamente anche il corso di quest’anno, ma siamo molto contenti di tagliare il traguardo dei 10 anni di attività: in nove edizioni ne hanno beneficiato 259 imprenditori, manager e dipendenti appartenenti a micro, piccole e medie imprese locali. Il percorso doveva servire per far crescere le competenze personali e professionali dei partecipanti, ad avere visioni più ampie, a mettere in discussione le proprie convinzioni grazie non solo all’attività formativa svolta in aula e favorita dal confronto con i docenti coinvolti, ma anche all’interazione e alla partecipazione che l’iniziativa ha sempre favorito e stimolato. Siamo particolarmente contenti di aver incoraggiato nei partecipanti questo spirito, tanto che ormai lo definiamo con piacere “spirito da goinner”, ossia da persone aperte al cambiamento e all’innovazione, doti sempre più fondamentali per imprenditori e dipendenti”.

“Ci rendiamo conto che il momento non è certo facile per le imprese – aggiunge Tommaso Minola, responsabile scientifico del corso – ma affrontare e analizzare i problemi con uno sguardo unitario e costruttivo è proprio ciò che il Go. In’ ha trasmesso negli anni ai suoi partecipanti. E in questo momento, ancor più che in passato, vogliamo stimolare nei partecipanti un atteggiamento aperto all’innovazione, alla condivisione e al mettersi in gioco. La riprogettazione “digitale” del corso si è rivelata una bellissima opportunità per scoprire nuovi strumenti didattici e ripensare anche quest’anno ai contenuti. La modalità online si affiancherà a quella in presenza e permetterà di arricchire le lezioni tradizionali con nuovi materiali anche multimediali e giochi di ruolo, laboratori ed esercitazioni. Siamo quindi sicuri che tutto questo aumenterà l’interazione fra partecipanti e docenti, rendendo possibile l’uso di quanto appreso nelle lezioni per lo sviluppo di progetti interni alla propria impresa”.

Per conoscere i requisiti di ammissione dei partecipanti, le modalità di selezione, le quote di iscrizione previste, nonché per effettuare l’iscrizione online all’iniziativa, consultare la sezione news scorrevoli nella homepage del sito di Bergamo Sviluppo (www.bergamosviluppo.it). Per le sole imprese della provincia di Bergamo è previsto un cofinanziamento da parte della Camera di Commercio che riduce notevolmente la quota di iscrizione. Tutti i candidati iscritti saranno invitati ad un colloquio conoscitivo di selezione effettuato, da remoto, da un apposito Nucleo di Valutazione.

Per informazioni: Silvia Campana, tel. 035.3888036 – campana@camcom.it )


Settimana chiave per le riaperture anticipate. Terziario, ristorazione e turismo incrociano le dita

Da Palazzo Chigi filtra la disponibilità ad anticipare a fine mese qualche riapertura. Il presidente di Federalberghi, Bocca: “Il nostro settore ha bisogno di programmazione”

La situazione epidemiologica migliora, anche se molto lentamente. E se la tendenza verrà confermata nei prossimi giorni il governo è pronto ad autorizzare qualche riapertura prima della data canonica del 30 aprile (la scadenza del decreto anticoronavirus attualmente in vigore, ndr). A fine mese, insomma, potrebbero essere di ritorno le zone gialle (Lazio, Veneto, Marche e Molise hanno già dati compatibili), con la conseguente apertura dei ristoranti, almeno a pranzo, ma anche di musei, cinema e teatri, con ingressi contingentati. Per ora, è bene specificarlo, nessuna decisione è stata presa né è stata convocata la cabina di regia per discutere le scelte da fare.

In attesa che venga decisa la data del confronto tra le forze politiche, un elemento è comunque chiaro: se si deciderà di riaprire, saranno fatte scelte “selettive e ponderate”, come ha ribadito il presidente del Consiglio superiore di Sanità, Franco Locatelli. Tradotto in parole povere, la maggior parte delle attività che sono chiuse dovrà attendere comunque maggio. “Guai se pensassimo di essere fuori dal problema. Ci ritroveremmo nella situazione di metà marzo avendo vanificato settimane di sacrifici”, ha ammonito Locatelli. Per il prossimo mese, come sostenuto dal sottosegretario alla Salute Pierpaolo Sileri, è poi ipotizzabile l’apertura dei ristoranti anche la sera: “torneremo con i colori nelle regioni, compreso il giallo. I ristoranti possono aprire da maggio e a metà del mese anche a cena”, ha detto.

Draghi: “Nessuna data certa per le riaperture”

Per le riaperture una data non c’è, dipenderà dall’andamento della campagna di vaccinazione. In conferenza stampa a Palazzo Chigi il premier, Mario Draghi, lo ha detto chiaro e tondo confermando quanto da giorni filtrava dalla sede dell’esecutivo. L’ex presidente della Bce lo aveva appena ribadito al leader della Lega, Matteo Salvini, al termine del quale quest’ultimo aveva comunque aperto uno spiraglio (“non si può vivere in rosso a vita. In base ai dati ci sono almeno sei regioni italiane in cui si potrebbe riaprire. Conto che si possa fare in aprile”).

Draghi, in ogni modo, trova “normale chiedere le riaperture, sono la miglior forme di sostegno”, ma appunto per valutarne la possibilità “inseriremo il parametro delle vaccinazioni per le categorie a rischio”. E si guarderà anche all’andamento nelle singole regioni per valutare un allentamento della stretta: “è chiaro che nelle regioni che sono più avanti nelle vaccinazioni ai più fragili  e vulnerabili sarà più facile riaprire”.

Per quanto riguarda il turismo, il presidente del Consiglio ha di fatto avallato l’auspicio del ministro Garavaglia per la riapertura al 2 giugno (vedi più in basso, ndr): “È la nostra festa nazionale e potrebbe essere una data delle riaperture per noi”. “Garavaglia dice a giugno. Speriamo, magari anche prima, chi lo sa. Non diamo per abbandonata la stagione turistica, tutt’altro”, ha aggiunto. Intanto, in vista della stagione turistica estiva, prende piede la proposta di rendere le isole “covid free”, come sta facendo la Grecia. Garavaglia è d’accordo (“possiamo farlo”) e con lui i presidenti di Sardegna e Sicilia, Christian Solinas e Nello Musumeci, che chiedono a Draghi di “avere il coraggio” di andare oltre la proposta di vaccinazione delle sole isole minori e puntare a immunizzare con il vaccino l’intera popolazione delle due isole più grandi isole del Mediterraneo e “a spiccata vocazione turistica”, che “possono garantire numeri importanti per la ripresa dell’economia nazionale”.

Il ministro dello Sviluppo economico, Giancarlo Giorgetti, ha parlato invece del passaporto vaccinale, una possibilità allo studio del governo, come hanno fatto altri Paesi, per attrarre i turisti. “Lavoriamo – ha detto – a un ‘green pass’ con tre condizioni, il vaccino, avere avuto il Covid e il tampone negativo. Non è discriminatorio e da noi esiste già in Sardegna”.

Il “balletto” delle date: 20 e 30 aprile

Gli scontri di piazza avvenuti qualche giorno fa a Roma non cambiano sostanzialmente il quadro d’insieme: nonostante il pressing delle forze politiche di centrodestra, che chiedono legittimamente un calendario delle riaperture con date certe sicure e per dare certezze ai settori e agli operatori economici più in crisi, bisognerà attendere comunque il 30 aprile. Ovvero, la data prevista dal decreto con le misure anti Covid attualmente in vigore. Questo perché i dati non consentono ancora allentamenti, come dimostra ad esempio la situazione di Palermo dove il sindaco ho dovuto chiedere alla Regione di instaurare la zona rossa (fino al 14 aprile) dopo aver superato un’incidenza di 275 casi ogni 100mila abitanti.

In ogni caso, se ne è parlato anche al “tavolo” tra Governo e Regioni. “È il momento di riprogrammare le riaperture dei prossimi mesi, solo così il Paese sarà pronto a ripartire dove il virus lo consentirà”, ha detto il presidente della Liguria, Giovanni Toti, appoggiato dal “collega” dell’Emilia-Romagna Stefano Bonaccini, per il quale “se dopo il 20 aprile i numeri saranno migliori perché non aprire qualche attività?”. Data ribadita dalla ministra per gli Affari regionali Mariastella Gelmini: “delle riapertura da maggio ci saranno, forse qualcosa anche dal 20 aprile”.

Per il sottosegretario alla Salute, Pierpaolo Sileri, comunque, “dal 20 aprile potremmo porci la domanda se anticipare le riaperture o far scivolare tutto ai primi di maggio. Se i numeri miglioreranno, e penso di sì, potremmo fare una scaletta partendo da quelle attività che possono farlo in sicurezza”.

turismo turista

Garavaglia: “Presto date certe per la ripartenza del turismo”

“È fondamentale dare date certe, perché ogni giorno che passa perdiamo potenziali clienti. Penso che nel giro di qualche giorno saremo in grado di dare date certe”. Così il ministro del Turismo, Massimo Garavaglia, che nel corso di un incontro alla Stampa estera, alla domanda “Quando riapriranno gli alberghi?” ha risposto che “l’anno scorso abbiamo aperto a metà maggio, non vedo perché non possa essere così anche quest’anno”. Mentre per la ripresa del turismo estero, “non sono in grado di dare una risposta certa sulle date – ha ammesso – però in Francia Macron dice che il 14 luglio apriranno tutto, noi abbiamo il 2 giugno come festa nazionale e speriamo che sia la data giusta”.

Parole, queste, apprezzate dal presidente di Federalberghi, Bernabò Bocca, per il quale “le parole del ministro sono sacrosante. Un albergo non è come un negozio o un bar che da un giorno all’altro riapre, un albergo ha bisogno di programmazione: deve accettare le prenotazioni, fare campagne sui Paesi italiani e stranieri, inserire le date sui portali. Non esiste settore come il nostro che abbia bisogno di programmazione”.

Confturismo: “Il 2 giugno è troppo tardi”

“Dateci una data, ma non il 2 giugno: sarebbe troppo tardi”. È la posizione di Confturismo, il cui vicepresidente Marco Michielli spiega che la data giusta, già indicata dal ministro Garavaglia, sarebbe quella del 15 maggio, “la stessa della Grecia, in coincidenza con la Pentecoste, che rappresenta il primo grande afflusso di turisti del Nord Europa nel nostro Paese. Spostare tutto al 2 giugno ci farebbe andare oltre la Pentecoste, che è da sempre il viatico di una buona stagione ovunque”. Per questo Confturismo chiede al responsabile del Turismo, “comprendendo le sue difficoltà”, di “dialogare con il collega alla Sanità per poter uscire ufficialmente con la data del 15 maggio: a quel punto la clientela tedesca potrà prenotare e arrivare nelle nostre località, considerato che le ferie non si possono fissare all’ultimo momento”.

 


Distretti del commercio: aperti i bandi per “Morus Alba” e Ville e Torri dell’Isola”

In arrivo contributi a fondo perduto alle imprese del commercio, della ristorazione, del terziario e dell’artigianato. Domande entro il 30 aprile

Fondi in arrivo per le imprese e i negozi nei comuni inseriti ni Distretti del commercio “Ville e Torri dell’Isola” (Brembate Sopra, Ambivere, Mapello e Terno d’Isola), e “Morus Alba” (Stezzano, Azzano San Paolo, Grassobbio, Levate, Orio al Serio e Zanica. I Comuni capofila dei due distretti (Ponte San Pietro e Stezzano) hanno infatti emanato il bando per la concessione di contributi a fondo perduto alle micro e piccole e medie imprese del commercio, della ristorazione, del terziario e dell’artigianato di servizio. L’obiettivo, nell’ambito del progetto “Distretti del Commercio per la ricostruzione economica territoriale urbana” è di favorire la ripartenza delle attività economiche e i servizi a utenti e visitatori e l’avvio di nuove attività nei comuni dei distretti, avendo particolare attenzione alla necessità, da un lato, di garantire diversi e più alti standard di sicurezza e protezione dei lavoratori e dei consumatori, dall’altro, di riqualificare l’attività e adottare modalità alternative di organizzazione delle vendite (anche attraverso strumenti innovativi e digitali) che tengano conto del mutato contesto in cui le imprese si troveranno ad operare.

Per il “Morus Alba” i fondi a disposizione ammontano a 65.994 euro, mentre per “Ville e Torri dell’Isola” le risorse ammontano a 30.751 euro. Le domande dovranno pervenire ai rispettivi Comuni entro il 30 aprile 2021. Sono ammissibili le spese effettivamente sostenute dall’impresa beneficiaria, ritenute pertinenti e i cui giustificativi di spesa (fatture e pagamenti) decorrono a partire dalla data del 5 maggio 2020 alla data di presentazione della rendicontazione. Per determinare l’ammissibilità temporale di una determinata spesa, rileva la data di emissione della relativa fattura.

L’aiuto è concesso come agevolazione a fondo perduto, a fronte di un budget di spesa liberamente composto da spese in conto capitale e spese di parte corrente. Il contributo previsto, per le domande ammissibili, sarà pari al 50% della spesa ammissibile totale (in conto capitale e di parte corrente) al netto di Iva, e in ogni caso non potrà essere superiore all’importo delle spese in conto capitale, sino ad un massimo complessivo per ciascun operatore pari a € 2.500.

Tutti gli interventi agevolabili e le spese ammissibili sono indicati nei due bandi:

Bando Distretto Ville e Torri dell’Isola_2

Bando Morus Alba

 

Per informazioni:
Roberto Ghidotti (resp. Distretti del commercio e Territorio di Ascom Confcommercio Bergamo)
Cell. 368 7017706 –  roberto.ghidotti@ascombg.it


La parola d’ordine è sempre e solo “chiudere”. Ma così si dà il colpo di grazia alle nostre imprese

Il fine settimana è stato attraversato da due novità drammatiche e rilevanti. Emerse peraltro in giorni nei quali la nostra Associazione ha lanciato la campagna social “Il Futuro non (si) chiude”, che rappresenta il grido d’allarme per la situazione drammatica che le imprese del commercio stanno vivendo in questo delicato momento storico. Quello che sta avvenendo è la persecuzione, nel nome del contrasto alla pandemia, di un modello di pluralismo imprenditoriale e distributivo che tiene insieme tradizione e innovazione, imprese familiari e società di capitali, persone e territori. Attività che esprimono quell’economia della “socialità” che è il tratto distintivo del “made in Italy”, e che assicurano vivibilità e qualità della vita nelle nostre città e nei centri storici.

Ma è anche un accanimento, perché le notizie picchiano duro e sempre in un’unica direzione. La prima è la conferma dell’area rossa in Lombardia che ha vanificato qualsiasi aspettativa per la settimana pre pasquale del commercio non alimentare. Complice anche le positive condizioni climatiche che potevano offrire un aiuto ai molti negozi di abbigliamento, calzature, gioiellerie. Una perdita di fatturato stimata, secondo i dati elaborati dalla nostra Associazione, in circa 85 milioni di euro, per esercizi considerati dal Governo (non da noi e nemmeno dalla gente comune) non di prima necessità.
La maggior parte di queste vendite si canalizzeranno ancora verso il commercio elettronico con pochissime ricadute sul territorio e nessuna sulla vita dei centri storici. Un colpo tremendo ma non il peggiore perché ce lo attendavamo, considerato che da giorni le anticipazioni sull’andamento della pandemia lasciavano presagire il peggio.

L’altra novità deleteria è l’anticipazione sul proseguimento per l’intero mese di aprile della chiusura delle attività commerciali. Su due piedi è ancora impossibile stabilirne la ricaduta economica e speriamo che, come poi verificatosi in Germania, si possa tornare indietro rispetto agli annunci.
Ad ogni modo la comunicazione è stata devastante da un punto di vista morale. Un colpo pesante, forse “di grazia” verso l’istinto di sopravvivenza dei migliaia di imprenditori coinvolti che stanno pagando un prezzo assurdo e spropositato verso il contrasto alla pandemia. Le reazioni delle persone coinvolte, imprenditori ma anche lavoratori, non mancano: un mix di depressione, rassegnazione e si avverte persino l’aumento della rabbia sociale. Come è possibile tenere chiusi i negozi e vuoti i ristoranti quando gli assembramenti sono frequenti e dappertutto? Perché devono pagare solo alcuni?

Queste dichiarazioni sul prolungamento sono un grave errore del Governo e del Premier Draghi. Quando il Ministro della Salute interviene sui giornali racconta le sue ragioni (che riconosciamo come valide), senza però dare spazio al contraddittorio o alla sintesi di chi rappresenta anche altri interessi. Speranza non offre mai soluzioni a problemi che affliggono milioni di italiani. La parola d’ordine è “chiudere e basta”. Come se non costasse niente a nessuno. E quando vuole essere più gentile chiede un ulteriore sforzo come se fossimo sempre e solo all’inizio, e come se questo passo fosse realmente ancora sostenibile.

Ci aspettavano molto da questo nuovo Governo e dal suo presidente del consiglio e sapevamo che Draghi non potesse fare miracoli ma pensavamo che fosse più capace, rispetto al precedente, di trovare un equilibrio tra i delicati interessi in gioco. E che potesse assumersi maggiori responsabilità nell’affermare che anche questa economia, che è parte integrante del sistema Paese, è fondamentale per l’Italia e gli italiani. Invece, constatiamo che non c’è alcuna reale protezione degli interessi in gioco, né volontà e né capacità di trovare strade nuove rispetto a prima. Chiusura ad oltranza, contributi irrisori e annunci clamorosi. Mentre una parte di italiani affronta la seconda e personale tragedia di questa pandemia.

 


Partite Iva e liberi professionisti. A Bergamo nel 2020 crollo del 17%

Matteo Mongelli, presidente Confcommercio Professioni di Ascom: “Bene il Decreto Sostegni ma servono ristori più alti, protezione economica e un nuovo sistema di welfare”

Ristori più alti, protezione economica e nuovo sistema di welfare per i liberi professionisti. Sono queste le richieste avanzate da Ascom Confcommercio Bergamo per i liberi professionisti, una categoria molto variegata e di fatto più suscettibile ai contraccolpi economici causati dalla pandemia. I dati dell’Agenzia delle Entrate confermano il trend in atto: nel 2020 in Bergamasca le nuove partita Iva sono calate del 17%, e al crollo dei fatturati già esigui per la categoria dei liberi professionisti si sono contrapposti ristori irrisori o addirittura assenti.
“Grazie all’intervento di Confcommercio Professioni siamo riusciti ad ottenere l’estensione di alcuni vantaggi come le moratorie fiscali e contributive per tutti i professionisti colpiti dagli effetti dell’emergenza sanitaria – sottolinea Matteo Mongelli, presidente Confcommercio Professioni di Ascom Confcommercio Bergamo -. Queste misure non sono però sufficienti e occorre continuare sulla strada già intrapresa dal Governo per una nuova protezione sociale del lavoro autonomo. La recente introduzione sperimentale nella Legge di bilancio dell’Iscro, l’ammortizzatore sociale per i professionisti iscritti alla gestione separata Inps, va proprio in questa direzione”.

Scenari di welfare a parte, l’emergenza sanitaria pesa come una spada di Damocle sulla categoria nonostante i nuovi ristori previsti dal Decreto Sostegno: “Il Decreto non dà le risposte sperate perché, anche se finalmente supera il criterio dei codici Ateco ed estende gli indennizzi a tutti i professionisti con partita Iva, prevede purtroppo la corresponsione di somme irrisorie rispetto alla perdita subita nell’anno – prosegue Mongelli -. Lo stesso vale per la definizione agevolata degli avvisi bonari e le sospensioni di adempimenti e versamenti tributari previsti che sono un primo passo ma non sufficienti e tantomeno risolutivi. L’annuncio di ulteriori scostamenti di bilancio fa ben sperare per la categoria e ci auguriamo non arrivino troppo tardi rispetto alle urgenti esigenze di liquidità dei professionisti”.

Così come sono necessarie misure contingenti di salvaguardia e di sostegno alla categoria, occorre tener conto dei cambiamenti in essere sul mercato del lavoro. “Anche nel nostro territorio si stanno affermando due fenomeni: la crescita delle libere professioni non ordinistiche, che rappresentano un terzo delle partite Iva, e il fenomeno delle carriere intermittenti e discontinue tra lavoro dipendente e lavoro indipendente che coinvolgono sempre più persone – conferma il direttore di Ascom Confcommercio Bergamo, Oscar Fusini -. Molti lavoratori passano infatti da una posizione ad un’altra non solo per ragioni di difficoltà per la perdita del lavoro ma anche per ragioni di opportunità: il lavoro autonomo consente infatti di crescere professionalmente e anche il mercato del lavoro si sta adeguando. Per questo non è più pensabile definire le libere professioni come step intermedio verso il lavoro dipendente ma rappresentano una scelta di vita e professionale. Nei prossimi mesi, con il termine del divieto di licenziamento, apriranno molti nuovi liberi professionisti perché molte persone saranno alla ricerca di uno sbocco occupazionale. Con la crisi generata dalla pandemia occorrerà valutare come sostenere il reddito di questi soggetti, comunque attivi rispetto ai percipienti il reddito di cittadinanza. Riteniamo quindi sia necessario definire in modo strutturale un sistema di protezione per i liberi professionisti, oltre a politiche attive e a un welfare specifico”.

I dati dell’Osservatorio delle Partite Iva dell’Agenzia delle entrate

Dai dati pubblicati pochi giorni fa dall’Osservatorio delle Partite Iva dell’Agenzia delle Entrate emerge che il 2020 è stato l’anno orribile per tutto il mondo delle partite Iva che ha visto crollare nella nostra provincia le nuove aperture del 17,3%, ben 1.390 in meno rispetto al 2019.
Le nuove imprese sono scese del 20,2% mentre i liberi professionisti dell’11,2%.  A incidere sono stati soprattutto i due periodi di lockdown, in particolare quello della primavera del 2020 – con perdite del -70% in aprile e -50% a marzo – ma anche il secondo periodo di restrizioni ha comportato un calo a ottobre (-12%) e a dicembre (-10,7%). Il peso di Bergamo, che a gennaio era appena sopra il 9% a livello lombardo, ha totalizzato la perdita di due punti percentuali (7,5%) ad aprile ma anche a dicembre ha perso rispetto alla media regionale (8,3%), toccando l’8,7% di media annuale. Rispetto all’Italia, l peso di Bergamo è calato mediamente di 0,2 punti per cento.
Il crollo di natalità dei liberi professionisti c’è stato anche se meno marcato di quello delle nuove imprese e il rapporto tra nuovi liberi professionisti e nuove partite Iva ha raggiunto la media del 34,0%. Questo vuol dire, quindi, che nel 2020, circa tre su dieci nuove partite Iva non erano imprese ma professionisti: il dato più alto mai visto dal 2018 in poi. Nonostante ciò, l’andamento dei nuovi professionisti ha comunque tenuto nel primo semestre per poi calare più vistosamente nel secondo (27,1% contro i 39,4% del primo semestre), quando da una parte è ripartita, seppur in diminuzione rispetto al 2019, la creazione di nuove imprese, e dall’altra lo scenario del perdurare della pandemia ha fatto desistere molti aspiranti.


Distretto del Commercio “Lexena” Nuovi contributi a fondo perduto

Per le imprese nei Comuni di Bonate Sopra, Bonate Sotto e Presezzo. Risorse per circa 68 mila euro. Le domande entro il 6 aprile 

È stato approvato il Bando per la concessione di contributi a fondo perduto alle micro, piccole e medie imprese (MPMI) del commercio, della ristorazione, del terziario e dell’artigianato nell’ambito del bando regionale “Distretti del commercio per la ricostruzione economica territoriale” situate all’interno del Distretto del Commercio Lexena per i Comuni di Bonate Sopra, Bonate Sotto e Presezzo. Le risorse stanziate ammontano ad € 68.768,08. Le domande di partecipazione possono essere presentate fino al 6 aprile 2021 (ore 12). Le domande dovranno essere consegnate esclusivamente tramite posta elettronica certificata (da PEC dell’impresa o di soggetto da lei delegata – non serve allegare delega alla istanza di partecipazione) al Comune di Bonate Sopra.

Il Distretto del Commercio “Lexena” è caratterizzato dalla presenza di un tessuto economico variegato, in grado di offrire un mix merceologico eterogeneo all’utenza. Si tratta di negozi di vicinato, che rappresentano una peculiarità del nostro territorio e che si pongono quale reale presidio di socialità e di sicurezza.  In questo contesto, il Distretto ha pensato di mettere a disposizione risorse specifiche per le imprese, con la consapevolezza che questi aiuti possano sostenere la ripresa economica. Le finalità? Mantenere e favorire la crescita del tessuto economico locale e lo sviluppo e il miglioramento qualitativo dei servizi offerti dalle realtà economiche ai residenti e ad eventuali visitatori dell’area; migliorare il posizionamento competitivo delle imprese del territorio, contribuire alla nascita di sinergie tra diversi ambiti dell’economia locale, rigenerare il tessuto urbanistico-economico per mantenere vivo l’aspetto di socialità di piazze e vie, sostenere le imprese nel processo di cambiamento legato alla rivoluzione digitale che ha mutato le abitudini e i comportamenti di acquisto dei consumatori.

Le spese ammissibili e le tempistiche

Sono ammissibili le spese effettivamente sostenute dall’impresa beneficiaria, ritenute pertinenti e direttamente imputabili al progetto e i cui giustificativi di spesa decorrano a partire dalla data di 5 maggio 2020 e fino al 30 giugno 2021. L’aiuto è concesso come agevolazione a fondo perduto, a fronte di un budget di spesa liberamente composto da spese in conto capitale e spese di parte corrente. L’agevolazione viene erogata da parte del Comune di Bonate Sopra.
L’aiuto potrà essere compreso tra il 40% e il 50% della spesa ammissibile totale (formata questa ultima da spese in conto capitale e in parte corrente) al netto dell’IVA e in ogni caso non superiore all’importo delle spese in conto capitale e fino ad esaurimento dei fondi. La cifra massima di contributo erogabile ammonta ad € 10.000.
Le spese per gli investimenti ammessi ai sensi del presente bando dovranno realizzarsi entro e non oltre il 30 giugno 2021 data ultima entro la quale tutte le fatture dovranno essere emesse ed interamente pagate con modalità che ne assicurino la tracciabilità.

Come aderire

Il link per scaricare la documentazione del bando e il modulo domanda da compilare e inviare con Pec è il seguente:
http://www.comune.bonatesopra.bg.it/upload/bonatesopra_ecm10/moduli/bandolexena_77_1637.pdf


Pos, assicurazioni, auto: si amplia l’offerta di convenzioni per i soci

Tanti gli accordi stipulati da Confcommercio imprese per l’Italia. Nel ricco carnet anche la nuova partnership con Vodafone e l’assicurazione infortuni

Dagli sconti sui viaggi in treno alle auto aziendali, dalle tariffe agevolate per la Siae alle assicurazioni sulla famiglia: sono alcuni dei vantaggi legati alle nuove convenzioni stipulate da Confcommercio-Imprese per l’Italia con importanti aziende del mondo bancario, assicurativo, della telefonia, di automobili e veicoli commerciali, servizi Ict.
“Come ogni anno rinnoviamo il sostegno ai nostri soci che hanno la possibilità di usufruire di un insieme di servizi e strumenti a supporto dell’attività d’impresa e delle loro esigenze – sottolinea Daniela Nezosi, responsabile area marketing di Ascom Confcommercio Bergamo -. Queste convenzioni non solo consentono di ottenere sconti significativi ma anche servizi aggiuntivi a prezzi calmierati e particolari condizioni di favore per lo sviluppo d’impresa”. Ecco le principali convenzioni in essere per gli associati Confcommercio.

Pagamenti Pos
Sono tante le convenzioni sui pagamenti elettronici siglate da Confcommercio con Tinaba, SumUp, Satispay, Moneynet, Unicredit e Nexi-Deutsche Bank: si va dalle condizioni commerciali di favore per l’acquisto di dispositivi avanzati, alle app che consentono di gestire pagamenti on-line e a distanza anche tramite smartphone o pc, fino alla possibilità per le imprese di dotarsi a condizioni di favore di pos per ottenere pagamenti da parte dei propri clienti con bancomat e carte di credito senza oneri fissi di noleggio.

Musica d’ambiente
Grazie alla convenzione stipulata fra Confcommercio con Siae, si possono ottenere sconti sulle tariffe per le esecuzioni musicali effettuate a mezzo di strumenti meccanici, sulla base di quanto previsto dalla legge per la tutela del diritto d’autore. Inoltre, il compenso dovuto per l’anno 2021 a Scf, il soggetto che gestisce il servizio di raccolta e distribuzione dei compensi, prevede uno sconto del 30% per pubblici esercizi, parrucchieri-estetisti, parchi divertimento ed esercizi commerciali (in quest’ultimo caso l’importo si riduce ulteriormente del 12% per i possessori di Confcommercio Card) e del 15% per le strutture ricettive.

Acquisto automobili
Tanti i vantaggi: dagli accordi con Seat, Ford e Fiat Chrysler Automobiles che garantiscono alle imprese associate speciali condizioni di acquisto di uno o più veicoli con sconti che vanno dal 18% al 39% alle offerte targate Piaggio dedicate ai veicoli commerciali, con ulteriori sconti sulla gamma Porter e Ape. Peugeot mette inoltre a disposizione anche veicoli elettrici e ibridi plug-in, con agevolazioni fino a 8.000 euro che si aggiungono all’ecoincentivo statale.

Telefonia
Grazie alla nuova partnership tra Vodafone e Confcommercio, gli associati hanno a disposizione proposte esclusive di telefonia, traffico dati e servizi a valore aggiunto, con una scontistica media di circa 180 euro all’anno.

Assicurazioni
Tra le convenzioni in essere Generali Italia propone sconti dal 25% al 30% per l’attività e dal 25% al 35% per la persona e la famiglia, mentre Assicurazione Arag riserva un’agevolazione del 20% sul premio di polizza.

Sicurezza e telesoccorso
Sanificatori d’aria professionali , dispositivi di teleassistenza salvalavita, lampadine a led, batterie ricaricabili e altri prodotti per la casa: gli associati che acquistano nello store online di Beghelli usufruiscono di uno sconto del 15%.

Viaggi in treno
È applicato uno sconto del 40% su tutte le tratte, per singoli acquisti delle offerte Flex, per l’ambiente Prima, Club e Salotti. Le agevolazioni sono applicabili solo sulle prenotazioni effettuate come persona fisica.

Vacanze
La piattaforma di prenotazione alberghiera ItalyHotels (www.convenzioni.italyhotels.it) offre ai soci Confcommercio la possibilità di prenotare l’albergo in tempo reale, garantendo uno sconto minimo del 5% sul migliore prezzo online e senza nessuna commissione richiesta.

Confcommercio Card
Infine, i soci possono contare sulla Confcommercio Card, una vera e propria carta di credito con disponibilità flessibile a partire da 1.600 euro al mese e fino a 65 giorni di vantaggio di valuta e coperture assicurative gratuite. Inoltre, i possessori della card possono contare su coperture assicurative gratuite per ritardo viaggi e bagagli, sanitaria e infortuni all’estero, soccorso stradale, protezione acquisti, assistenza informativa e servizi urgenti h24.


Bergamo, negli ultimi 5 anni imprese femminili in crescita

Aumento significativo soprattutto nei servizi e nelle imprese individuali. Un dato positivo se confrontato con l’evoluzione negativa che si riscontra sul totale

In valori assoluti le imprese femminili attive nella provincia di Bergamo sono passate dalle 16.892 del 2016 alle 16.931 del 2020. L’andamento nell’arco temporale considerato risulta in lieve crescita nei primi quattro anni e in leggero calo nel 2020. Le imprese attive totali, invece, osservano un fenomeno opposto nello stesso periodo, sperimentando un andamento decrescente. Di conseguenza, l’incidenza percentuale delle imprese femminili sul totale delle attive in provincia è passata dal 19,8% nel 2016 al 20,2% nel 2020.
Il tasso annuo composto delle imprese femminili attive tra il 2016 e il 2020 registra lo 0,05%, lievemente inferiore rispetto alla media regionale (0,32%) e italiana (0,10%). Lo stesso tasso riferito al totale delle imprese attive nella provincia di Bergamo risulta negativo (-0,3%), anche in questo caso al di sotto della media regionale (-0,1%) e nazionale (0,01%).

A livello giuridico, tra le imprese femminili la prevalenza delle imprese individuali. Nell’arco di questi cinque anni, tuttavia, le imprese femminili individuali sono diminuite (‑0,4 punti) passando dal 61,5% del totale delle attive femminili al 61,1%. Di contro le società di capitali sono cresciute (+1,7 punti) passando dal 22,4% del totale delle imprese femminili attive al 24,1%. Entrambe le tendenze rispecchiano le evoluzioni osservabili sul totale delle imprese.
Disaggregando i dati per settore economico, nel periodo considerato le imprese femminili attive sono cresciute nei servizi (+6,7%). In decisa diminuzione sono invece la manifattura (-8,9%), il commercio (-7,3%), le costruzioni (-2,7%) e l’agricoltura (-1,7%).

Le imprese individuali

Sul totale delle imprese individuali attive in provincia nel 2020, il 76,8% dei titolari sono uomini mentre soltanto il 23,2% sono donne. Sempre sul totale delle imprese nell’ultimo trimestre 2020, le donne occupano il 26,4% delle cariche attive mentre il restante 73,6% risulta ricoperto da uomini. L’analisi della variazione tendenziale su base trimestrale negli ultimi cinque anni mostra che le cariche attive femminili sono sempre state in crescita salvo tra il 2016 e il 2017 e nel 2020. Le cariche attive maschili, invece, hanno registrato nel quinquennio tassi di variazione tendenziale negativa. Solo nel 2020 i valori, pur sempre negativi, sono stati più prossimi allo zero.

“Negli ultimi cinque anni le imprese femminili bergamasche sono aumentate di 39 unità commenta il presidente della Camera di Commercio d Bergmo, Carlo Mazzoleni -. Una crescita molto contenuta, ricordando che la nostra provincia è ancora caratterizzata da un tasso di attività femminile piuttosto basso, tuttavia il dato è positivo se confrontato con l’evoluzione di segno negativo che si riscontra sul totale delle imprese. La situazione di emergenza sanitaria, con particolare riferimento alla prolungata chiusura della didattica scolastica in presenza, acuisce le difficoltà di conciliazione lavoro famiglia, con ricadute negative sulle pari opportunità per il lavoro femminile”.


Dl Sostegni, dubbi sulla bozza. Meno tetti sui fatturati e platea di destinatari più ampia

Confcommercio auspica misure di ristoro adeguate alle esigenze di diversi settori, professioni comprese, mentre per la Fipe serve un calcolo delle perdite su base annua

“La priorità del decreto Sostegni deve essere quella di aiutare per prime le imprese che sono state costrette a chiudere per lungo tempo a causa delle misure di contenimento del Covid. Poi quelle che hanno potuto lavorare a ranghi ridotti e infine chi ha dovuto fare i conti con i cali dei fatturati. Se non si utilizza questo approccio progressivo, il rischio è quello di lasciar morire chi è in maggior difficoltà”. Così Fipe-Confcommercio, la Federazione italiana dei Pubblici esercizi, commenta le prime bozze in circolazione del dl Sostegni che dovrebbe arrivare in Consiglio dei ministri giovedì.
Confcommercio ribadisce l’esigenza di misure di ristoro adeguate e tempestive perché il provvedimento è articolato e sono ancora molte le tessere del puzzle da ordinare. A pochi giorni dal via libera resta infatti il nodo del limite dei cinque milioni di euro di fatturato per ricevere il contributo da parte delle aziende in difficoltà. Anche qui la richiesta di cambiare passo innalzando il tetto è trasversale. La Lega fa sapere di star lavorando per alzare l’asticella: il rischio è infatti che molte imprese rimangano tagliate fuori, soprattutto nel settore del turismo.

Quanto ai criteri, “resta confermata la necessità di un meccanismo che superi il sistema dei codici Ateco, non introduca tetti rigidi di ricavi e faccia riferimento tanto alle perdite di fatturato annuo, valutandone con attenzione la misura percentuale da individuarsi come condizione di accesso, quanto ai costi fissi. Tutto ciò per rispondere in maniera equilibrata alle esigenze dei diversi settori e delle diverse dimensioni d’impresa, nonché del mondo delle professioni”.

Per la Fipe serve un calcolo su base annua

“Con il giusto superamento del sistema dei codici Ateco, – sottolinea la Fipe – la coperta è diventata corta e sono necessari correttivi puntuali, senza l’introduzione di limiti rigidi sui ricavi. Il calcolo sulle perdite va spalmato su un intero anno, altrimenti si creano iniquità e disparità che rischiano di aggiungere danno ai danni, in particolare alle attività caratterizzate da una forte componente di stagionalità del lavoro”.
“L’altro problema è quello dei tempi – conclude Fipe –. Mentre i nostri imprenditori continuano ad indebitarsi, i ristori attesi con i 32 miliardi di scostamento decisi a gennaio sono ancora in un cassetto. Aspettare ancora potrebbe significare la morte di altre migliaia di imprese”.

Più difficile trovare una sintesi sul capitolo fiscale: l’intenzione di abbonare le cartelle affidate fra il 2000 e il 2015 non convince gran parte del Pd e LeU. Tutti concordano sulla necessità di liberare il cosiddetto “magazzino” dai crediti considerati inesigibili e che impiegano inutilmente risorse dell’Agenzie della riscossione. Da una parte, sul tavolo della discussione ci sono le soglie da applicare: l’ipotesi più probabile è di fissare a 5mila euro il tetto e che costerebbe secondo i calcoli del Tesoro circa 2 miliardi.
Appare certo invece il rinnovato “congelamento” dei versamenti fiscali e delle rate della rottamazione fino a fine aprile, con contestuale ripresa delle notifiche delle nuove cartelle. Dieci degli oltre 30 miliardi del nuovo pacchetto andranno poi a sostenere più direttamente il mondo del lavoro.

Il blocco dei licenziamenti sarà prorogato a fine giugno mentre la cig Covid dovrebbe essere prolungata per tutto l’anno. Allo studio anche il finanziamento con 500 milioni del fondo occupazione e una risposta alle crisi aziendali, tema quest’ultimo su cui è in agenda un incontro tra i Ministeri dello Sviluppo economico e dell’Economia. Sempre legata alle ricadute dell’emergenza covid, in arrivo il rinnovo dei congedi parentali per chi ha figli in Dad (200 milioni), la possibilità di scegliere lo smart working sempre laddove vi siano necessità di cura, e i voucher baby sitter. Misure che puntano a garantire una maggiore equità nella suddivisione dei compiti familiari e quindi a sostenere la parità di genere.

Federalberghi chiede di cambiare il provvedimento

“La scorsa settimana, l’Istat ha certificato che nel 2020 il fatturato dei servizi ricettivi ha subito un crollo del 54,9%. Ci saremmo aspettati che il decreto sostegni tenesse conto di questa tragedia, che mette a rischio la sopravvivenza di più di 30mila imprese e 350mila lavoratori, ma purtroppo non troviamo conferma nelle bozze che stanno circolando e che ci auguriamo vengano al più presto corrette”. Così Federalberghi, secondo la quale “per realizzare l’intento perequativo che più volte era stato annunciato nei mesi scorsi” è necessario che “il calcolo dei ristori venga effettuato considerando il danno subito nell’intero periodo pandemico (marzo 2020 – febbraio 2021)”.

“Inoltre – conclude la Federazione degli albergatori – chiediamo che venga eliminato il tetto di 5 milioni di euro, che taglia fuori molte imprese alberghiere di dimensioni medie e grandi, e che il limite di 150.000 euro venga applicato per ogni singola struttura ricettiva (e non per impresa”.

Federmoda: “Il retail della moda al collasso”

Nonostante i saldi, l’andamento delle vendite di quest’inizio d’anno ha registrato un calo del 41,1% a gennaio e del 23,3% a febbraio, senza lasciare spazi a segnali di recupero rispetto alle enormi perdite del 2020. “Ancora non si comprende il motivo per cui un negozio di abbigliamento o calzature o pelletteria – afferma Renato Borghi, Presidente di Federazione Moda Italia-Confcommercio – debba essere ricompreso tra quelle poche attività commerciali costrette alla chiusura per decreto in fascia rossa, nonostante gli investimenti fatti in sicurezza e per il rispetto dei protocolli”.

“Al nostro settore – prosegue Borghi – serve un sostegno immediato, reale, congruo e proporzionato alle effettive perdite, soprattutto slegato dalla soglia minima del 33% del fatturato perché i prodotti di moda seguono, come noto, le tendenze delle stagioni stilistiche e quindi sono soggetti a rapidissima svalutazione. Abbiamo avuto a disposizione solo mezze stagioni per la vendita e fatto subito notevole ricorso a forti promozioni e a saldi, con l’unico obiettivo di contenere le perdite di fatturato. Una soluzione che ha certamente aiutato i negozi ad avere liquidità per pagare personale, fornitori, affitti, tasse e spese vive, ma ha contestualmente generato una drastica riduzione dei margini, mettendo così a rischio il modello di business e la stessa sopravvivenza dei fashion store. Per questa peculiarità, la soglia di perdita di fatturato coerente per il dettaglio moda risulta, pertanto, del 20%”.
“Resta indispensabile – conclude Borghi – un contributo sulle eccedenze di magazzino, sotto forma di credito d’imposta del 30% delle rimanenze come pure è indifferibile anche un intervento sull’abbattimento del costo dei canoni di locazione”.

Il commercio alle prese con la lotteria degli scontrini

In attesa di ricevere i nuovi sostegni, i commercianti si stanno intanto adeguando alla novità della lotteria degli scontrini: circa in 300mila, sul milione e mezzo che ha installato il registratore telematico, hanno inviato i dati per partecipare alla prima estrazione mensile, cui concorrono quasi  17 milioni di transazioni valide e circa 4 milioni di cittadini che hanno attivato il codice. E numeri sempre in crescita registra anche il Cashback su cui Pago Pa, ha spiegato il sottosegretario al Mef Cecilia Guerra, sta portando avanti un monitoraggio per arrivare alla correzione delle anomalie (come i micro-pagamenti a raffica segnalati ai distributori di carburanti per ‘scalare’ le classifiche e accaparrarsi i 1.500 euro di supercashback). Ma sarà possibile anche “valutare eventuali modifiche al programma stesso”. Nessuno però, ha assicurato il viceministro Laura Castelli dice “di farlo saltare”.


Imprese al femminile, Cereda: “Noi donne chiamate a conciliare vita, lavoro e famiglia”

La presidente del Gruppo Terziario Donna di Ascom Bergamo: “Dopo i 40 anni c’è un calo naturale delle imprese in ‘rosa’ perché si fa fatica a portare avanti l’attività imprenditoriale con il ‘lavoro’ di mamma”

L’8 marzo è la giornata internazionale della donna: una ricorrenza che nasce da un fatto storico (in memoria delle operaie morte nel rogo di una fabbrica di New York nei primi del ‘900) e che nel tempo è diventata una festa vera e propria che ogni anno porta a chiedersi a che punto siamo lungo la strada della libertà e della parità di genere: nella vita privata, nel mondo del lavoro e in quello di chi fa impresa come Alessandra Cereda di MobilCereda di Zanica, presidente del Gruppo Terziario Donna di Ascom Bergamo Confcommercio, il Gruppo rappresentativo delle imprenditrici associate a Confcommercio-Imprese per l’Italia, operanti nei settori del commercio, del turismo, dei servizi, delle Pmi e nelle professioni.

Bergamo e imprenditoria femminile: il settore del commercio, pubblici esercizi, ristorazione può ritenersi soddisfatto?

Possiamo dire di si. I dati del 2020 sono confortanti: su oltre 1.100 nuove imprese, il 37% è a conduzione femminile. I settori più coinvolti sono il commercio (non alimentare), i servizi, la somministrazione e la ricettività. Tutti settori che offrono nuovi stimoli legati anche alle innovazioni tecnologiche, alla comunicazione e al mondo del web.

Sempre più donne imprenditrici quindi?

Si possiamo migliorare e servono misure specifiche e aiuti che consentano di conciliare impresa, lavoro e famiglia. Non a caso le imprese “rosa” sono guidate soprattutto da under 40, poi avviene un calo naturale perché si fa fatica a conciliare l’attività imprenditoriale con il ‘lavoro’ di mamma. Questo è un freno non solo all’indipendenza femmine ma anche all’economia in generale.

Una leadership femminile è diversa sa quella maschile?

No, abbiamo le stesse opportunità. E quindi non c’è differenza.

Ha mai avuto, nel corso della sua carriera, la sensazione di avere avuto meno opportunità perché donna? 

Non mi è mai successo e nel mio settore non ho mai notato grosse differenze. Onestamente, bisogna anche un po’ staccarsi da questa idea che noi donne siamo penalizzate e che non abbiamo opportunità. Basta fare le vittime. Possiamo realizzare i nostri sogni e i nostri obiettivi perché abbiamo le stesse difficoltà che hanno gli uomini nel dirigere un’impresa. Le opportunità le abbiamo conquistate, ottenute e ora tocca a noi.

Nel fare impresa le soft skill sono asset determinanti. Quali sono quelle che una donna può vantare?

Abbiamo sicuramente più resistenza, spirito di adattamento e capacità di multitasking, che sono tra le skill più richieste oggi sul mercato.

Mercato che però non sorride da un punto di vista occupazionale…

Si purtroppo nel 2020 abbiamo perso 444mila posti di lavoro di cui 312mila di donne. Il Governo è intervenuto per il sostegno all’occupazione e all’imprenditoria femminile con il Fondo a sostegno dell’imprenditoria femminile che comprende azioni rivolte non solo a madri, ma anche a lavoratrici e imprenditrici, oltre a misure di accompagnamento (mentoring, supporto tecnico- gestionale, misure per la conciliazione vita-lavoro, ecc.), campagne di comunicazione multimediali ed eventi e azioni di monitoraggio e di valutazione.

In cosa consiste il Fondo a sostegno dell’impresa femminile?

Con una dotazione di 20 milioni di euro per ciascuno degli anni 2021 e 2022, il Fondo prevede il finanziamento di iniziative imprenditoriali e di azioni di promozione dei valori dell’imprenditoria tra la popolazione femminile. È stato istituito anche il Comitato Impresa Donna che ha il compito di attualizzare le linee di indirizzo per l’utilizzo delle risorse del Fondo e formulare raccomandazioni sui temi della presenza femminile nell’impresa e nell’economia.

Tutti temi già al centro delle iniziative del Gruppo Terziario Donna…

Si nel 2019 abbiamo promosso il progetto “Madre e figlia. L’impresa donna tra le generazioni” che valorizza l’imprenditoria femminile nelle attività di tradizione familiare, attraverso il racconto di madri e figlie che si trovano ogni giorno a lavorare insieme. Un video racconta a trenta voci, con quindici mamme e quindici figlie imprenditrici nei diversi settori del terziario, il valore delle attività familiari, tra sacrifici, soddisfazioni, emozioni, supporto e inevitabili discussioni, come accade quando si lavora spalla a spalla. Dal bancone del bar al panificio, dall’hotel al ristorante, dall’armeria alla società di edizioni musicali, dalla salumeria al negozio di abbigliamento, due generazioni a confronto si misurano con l’amore per il proprio lavoro e un universo di sentimenti, spesso contrastanti. Il video con le interviste è pubblicato sul portale dedicato dimadreinfiglia.

Per concludere, che consiglio darebbe a una giovane donna?

Di provarci senza timore. E di non rinunciare mai a mettersi in gioco.