Internazionalizzazione, incontri gratuiti per le pmi

MondoBergamo Sviluppo, in collaborazione con NIBI – Nuovo Istituto di Business Internazionale, organizza un ciclo di incontri di formazione sulle tematiche dell’internazionalizzazione d’impresa, che mira a formare operatori in grado di approcciare con metodo i processi di internazionalizzazione della piccola e media impresa e far fronte efficacemente alle sfide della crescita sui mercati esteri.

Gli incontri si terranno tra giugno e dicembre: otto verteranno su argomenti mirati di business internazionale e tre saranno Business Focus su alcuni Paesi esteri di potenziale interesse per le imprese e forniranno un inquadramento generale del Paese di riferimento, evidenziando forme di investimento e opportunità commerciali.

Tutti gli incontri avranno un taglio pratico, trasversale e business oriented e approfondiranno le dinamiche dei mercati internazionali e la complessità del sistema economico globale.

Le tematiche sono state accuratamente selezionate per permettere alle imprese partecipanti di cogliere le opportunità dei processi di internazionalizzazione, acquisire nuove competenze tecniche, raggiungere in modo efficiente gli obiettivi di business in ambito internazionale e ampliare il proprio network professionale.

La didattica è affidata a docenti e professionisti del settore in grado di combinare visione strategica, flessibilità e taglio pratico.

Gli incontri si terranno nella Sala Conferenze del POINT – Polo Tecnologico di Dalmine (via Pasubio 5/ang. via Einstein). Ci si può iscrivere on line al sito www.bergamosviluppo.it (sezione news scorrevoli in home-page). Per informazioni, Bergamo Sviluppo – Azienda Speciale della CCIAA di Bergamo Referente iniziativa: Stefania Rovetta – rovetta@bg.camcom.it – tel. 035 3888011 o 035 3888047.

 

Il calendario degli incontri 

ESTERO E ASSICURAZIONE CREDITI
Mercoledì 10 giugno, ore 15-18

L’assicurazione per il credito all’esportazione non è solo uno strumento per proteggersi da rischi commerciali e politici – quando si opera in mercati o con partner meno conosciuti – ma anche un’opportunità effettiva per monetizzare i crediti presso Istituti di credito e per accedere a finanziamenti agevolati. L’incontro approfondisce con taglio pratico questo importante strumento.
Massimo Ferracci, Docente NIBI nell’ambito dell’Executive Master per l’internazionalizzazione d’impresa e dello Short Master in Internazionalizzazione d’Impresa. Consulente di alta Direzione a supporto delle strategie commerciali e finanziarie internazionali delle imprese.

BUSINESS FOCUS “EMIRATI ARABI UNITI”
Mercoledì 17 giugno, ore 14.30-18.30

Per l’Italia gli Emirati Arabi Uniti rappresentano da diversi anni il principale mercato di sbocco per le esportazioni verso l’intero mondo arabo. Dopo la crisi finanziaria che aveva colpito Dubai nel biennio 2009/10, l’interscambio commerciale tra Italia ed EAU ha ripreso a crescere a ritmo sostenuto a partire dal 2011. L’incontro presenta una panoramica generale sui paesi del Golfo, focalizzandosi sugli Emirati Arabi Uniti, per poi analizzare, con taglio business oriented, le principali variabili connesse all’internazionalizzazione nell’area di riferimento, dalle strategie e strumenti per presidiare i mercati esteri, alle opportunità di business e modalità di approccio commerciale e di investimento.
John Shehata, Docente NIBI e coordinatore nell’ambito del Business Focus Mediterraneo e Medio Oriente – NIBI. Special Counsel presso lo studio legale internazionale Orrick, Herrington & Sutcliffe LLP.

MERCATI INTERNAZIONALI: STRATEGIE DI INVESTIMENTO
Venerdì 26 giugno, ore 14.30-18.30

L’incontro analizza l’internazionalizzazione delle imprese e le decisioni che queste devono affrontare da un punto di vista strategico: dove, quando e come entrare nei mercati esteri. Dall’analisi dei mercati internazionali all’orientamento degli investimenti per scegliere il miglior posizionamento strategico.
Rita Bonucchi, Docente NIBI nell’ambito dell’Executive Master per l’Internazionalizzazione d’impresa e di diversi altri Corsi Executive NIBI. Consulente e formatrice di marketing internazionale.

BUSINESS FOCUS “AFRICA SUBSAHARIANA”
Martedì 7 luglio, ore 9.30-17.30

Il Focus fornisce un quadro aggiornato del contesto macro-economico di riferimento e analizza, con taglio business oriented, gli aspetti legati all’internazionalizzazione delle imprese in Africa Subsahariana, fornendo indicazioni operative sulle strategie di approccio al mercato e sugli ambiti che offrono spazio per l’inserimento di investimenti sia diretti che in termini di export.
John Shehata, Docente NIBI e coordinatore nell’ambito del Business Focus Mediterraneo e Medio Oriente – NIBI. Special Counsel presso lo studio legale internazionale Orrick, Herrington & Sutcliffe LLP.

LOGISTICA INTERNAZIONALE
Mercoledì 9 settembre, ore 14.30-18.30

L’incontro mira a fornire un quadro delle principali soluzioni della logistica per l’internazionalizzazione. Partendo dalla gestione strategica verranno sviluppati strumenti pratici di gestione dei trasporti internazionali: dall’analisi dei flussi finanziari, alla documentazione e assicurazioni delle esportazioni e importazioni.
Giuseppe De Marinis, Consulente e formatore per il commercio con l’estero e Socio di Commercioestero Network. Giurista internazionalista, senior partner dello studio Tupponi, De Marinis & Partners. Professore a contratto di Diritto Commerciale Internazionale Università di Macerata.

COSTRUIRE IL BUSINESS PLANNING DI UN PROGETTO INTERNAZIONALE
Mercoledì 23 settembre, ore 9.30-17.30

Il corso presenta il Business Plan quale principale strumento di sintesi volto a definire e valutare un progetto di internazionalizzazione. Dopo un’analisi della struttura e della logica di questo fondamentale documento, sarà approfondita la sua funzione nella fase di presentazione del progetto di internazionalizzazione a potenziali investitori e finanziatori esterni.
Massimo Ferracci, Docente NIBI nell’ambito dell’Executive Master per l’internazionalizzazione d’impresa e dello Short Master in Internazionalizzazione d’Impresa. Consulente di alta Direzione a supporto delle strategie commerciali e finanziarie internazionali delle imprese.

BUSINESS FOCUS “FOCUS STATI UNITI”
Mercoledì 7 ottobre, ore 9.30-13.30

Gli Stati Uniti sono tra i sette paesi più competitivi al mondo e trovano nell’innovazione e nell’efficienza del mercato finanziario i principali punti di forza. Il Focus presenta un quadro aggiornato del contesto macro-economico di riferimento, dalle sfide per il futuro agli accordi commerciali che regolano i regimi preferenziali, per poi analizzare, con taglio business oriented, le principali variabili connesse all’internazionalizzazione nell’area di riferimento, dalle opportunità di business, alle modalità di approccio commerciale e di investimento.
Alessandro Fichera, Docente NIBI nell’ambito del Business Focus Stati Uniti e Business Focus Cina e Far East. Senior Partner e Amministratore Unico di OCTAGONA S.r.l. (società di consulenza all’internazionalizzazione).

TRASPORTI E DOGANE
Martedì 27 ottobre, ore 14.30-18.30

Il corso ha come obiettivo quello di fornire ai partecipanti un quadro delle principali soluzioni della logistica per l’internazionalizzazione, nonché un quadro delle principali regole che disciplinano gli scambi internazionali.
Pierantonio Pierobon, Docente NIBI in materia di supply chain management. È Operations and Supply Chain director di Fly spa e collabora con alcuni istituti superiori della provincia di Vicenza e di Trento in alcuni programmi di insegnamento di management.

CONTRATTUALISTICA INTERNAZIONALE
Martedì 10 novembre, ore 14.30-18.30

Il corso analizza gli aspetti giuridici fondamentali a garantire la tutela degli interessi contrapposti nella prassi del commercio internazionale. Vengono esaminate le norme applicabili e le criticità più diffuse che emergono nell’operare con controparti straniere.
Federico Vasoli, Docente NIBI in materia di contrattualistica internazionale. Avvocato in Milano e ammesso al Ministero della Giustizia vietnamita come avvocato straniero ad Hanoi, è socio dello studio legale associato De Masi Taddei Vasoli e of counsel dello studio legale Negri – Clementi.

FISCALITÀ: CENNI PRATICI PER LA GESTIONE FISCALE DELLE IMPRESE ALL’ESTERO
Martedì 24 novembre, ore 14.30-18.30

Il corso fornisce le conoscenze di base per comprendere le implicazioni della variabile fiscale nello sviluppo internazionale dell’impresa con riferimento sia al fenomeno della tassazione diretta, che all’applicazione dell’IVA e alle operazioni con l’estero.
Giovanna Costa, coordinatrice del Modulo di Fiscalità Internazionale all’interno dell’Executive Master per l’internazionalizzazione di Impresa di NIBI, del Corso Executive Fiscalità Internazionale e Strategie Doganali e Commercio Internazionale. Docente al Master in Diritto Tributario dell’Impresa dell’Università Bocconi di Milano.

PRESENTARE LA PROPRIA IMPRESA CON SUCCESSO ALL’ESTERO
Giovedì 10 dicembre, ore 14.30-18.30

Gli aspetti relazionali sono essenziali per potersi interfacciare con partner di business che hanno un background culturale diverso dal nostro. Operare per l’internazionalizzazione significa che, sia in casa nostra che all’estero, ci troviamo a comunicare con persone con cultura e business culture diversi dal nostro. L’incontro mira a preparare i partecipanti ad incontrare potenziali partner stranieri.
Daniela Anderluzzi, Docente NIBI sui temi di: team building, public speaking, leadership e knowledge management. Socia fondatrice di Formazione Network, azienda di formazione e consulenza organizzativa. Business coach certificata, è specializzata in interventi che favoriscono il raggiungimento degli obiettivi di business, facendo leva su un efficace cambiamento individuale ed organizzativo.
Monica Malavasi, Docente NIBI sui temi di: team building, public speaking, leadership e knowledge management. Formatore e consulente esperto nell’integrare le strategie di business nella progettazione ed esecuzione di programmi di sviluppo organizzativo, individuale e di team.


Il teatro va in azienda. A Treviolo spettacolo e testimonianze d’impresa

al lavoroUno spettacolo che parla di lavoro va in scena in un’azienda e dà il la a testimonianze d’impresa.

Succede con “Al Lavoro”, un segmento del progetto Coltivare Cultura promosso da tre realtà artistiche, Qui e Ora Residenza Teatrale, delle Ali e Zona K, rispettivamente sui territori della Bergamasca, del Vimercatese e il quartiere isola di Milano, realizzato con il sostegno della Fondazione Cariplo e il coinvolgimento di comuni e associazioni.

L’appuntamento è in programma a Treviolo venerdì 29 maggio alle 20.45 alla Caeb, azienda con 60 anni di esperienza, specializzata nello stampaggio di articoli tecnici di medie e grandi dimensioni (via del Commercio 16), e nello specifico vede la collaborazione nell’organizzazione del Comune di Treviolo e della biblioteca.

«La serata apre con uno spettacolo a tema già dal titolo: Arbeit (“lavoro”, in lingua tedesca ndr.), prodotto dal Teatro Bresci di Padova, giovane compagnia riconosciuta tra le più interessanti nel panorama della nuova scena teatrale, premiato con diversi riconoscimenti alla drammaturgia, firmata dal regista Giorgio Sangati, e alla interpretazione della protagonista, la bravissima Anna Tringali – spiega Francesca Albanese, co-direttore artistico di Qui e Ora -. Un monologo intenso ed incalzante sul coraggio di reagire alla privazione della felicità opponendo alla disillusione la forza del sogno».

Seguirà un momento di confronto dal titolo “Testimoni di impresa, le buone pratiche esistono”, volto a mettere in luce le realtà virtuose del territorio e a raccontare esempi di imprenditorialità coraggiosa. Con la partecipazione di Paolo Vezzoli, consulente e docente di salute e sicurezza sul lavoro e rappresentante del Coordinamento Territoriale Giovani Vallecamonica, e Giorgio Cattaneo, direttore di produzione di Valtellina spa.

Il percorso “Al Lavoro” vuole coniugare impegno civile e cultura, utilizzando quest’ultima come strumento per la costruzione di dialoghi virtuosi tra istituzioni, imprenditoria e cittadinanza.

L’ingresso è libero.

Info e prenotazioni

Biblioteca Comunale “Lanfranco da Albegno” di Treviolo (Bg): biblioteca@comune.treviolo.bg.it – tel. 035 693916


Imprese femminili, Bergamo sul fondo classifica

donnaimpresaA Bergamo l’impresa è meno rosa che nella media italiana. Nella classifica sul tasso di “femminilizzazione” delle imprese, ovvero la percentuale delle imprese guidate da donne sul totale, la nostra provincia si colloca nei bassifondi, in compagnia, per altro, delle cugine lombarde. A mostrarlo è l’Osservatorio per l’imprenditoria femminile di Unioncamere e InfoCamere, sulla base dei dati del primo trimestre 2015.

Con 18.381 imprese femminili su uno stock di 95.531, pari al 19,24%, la Bergamasca è 93esima su 105 province, con un indice al di sotto della media nazionale (pari al 21,55%, ovvero 1.295.942 imprese su 6.013.167), ma superiore a quello lombardo (18,20%). A guidare la graduatoria sono Benevento, Avellino, con un 30% di imprese femminili, seguite da Chieti, Campobasso, Frosinone, Isernia. Le donne imprenditrici sono, in generale, più presenti nelle regioni del centro e del sud, prima che al nord, dove non solo il numero totale delle imprese è più alto, ma le dimensioni aziendali sono differenti.

Non a caso fanalino di coda è Milano, con  quasi 60mila imprese femminili su 362mila, ovvero un indice di femminilizzazione del 16,48%, e la classifica muta se si prendono in considerazione solo le aziende artigianali. In questo caso Bergamo guadagna 10 posizioni, piazzandosi 83esima, e Milano diventa 65esima.

A livello lombardo nella classifica generale è Sondrio la più rosa (40esimo posto con un tasso del 23,31%), seguono Pavia (71esima), Mantova (85), Cremona (88), Brescia (89), Bergamo (93), Lecco (98), Lodi (99), Como (100), Monza e Brianza (104) e, come detto, Milano (105).

L’analisi per settori a livello nazionale dice che è alla voce “altre attività di servizi per la persona” che le imprenditrici sono più presenti (58,63%), a seguire l’assistenza sociale non residenziale (56,88%), la confezione di articoli di abbigliamento (42,59%), i servizi di assistenza sociale residenziale (40,06%) e le agenzie di viaggio (37,42%).

Se poi si guarda all’apporto delle donne all’interno del mondo artigiano (nel quale le 214.815 imprese artigiane a guida femminile rappresentano quasi il 16% del totale imprese artigiane esistenti) si accentua l’apporto, in diversi casi davvero sostanziale, ad alcuni dei settori di punta del made in Italy.

Infatti, l’incidenza dell’imprenditoria artigiana femminile, oltre ad essere determinante nelle altre attività dei servizi alla persona (64,17%), nelle attività creative, artistiche e di intrattenimento (50,46%), nei servizi di informazione (45,97%), diventa addirittura maggioritaria nella confezione di articoli di abbigliamento (55,94%), e assume un notevole peso specifico nel tessile (dove la componente femminile incide sul totale degli artigiani per il 42,30%), con punte del 50% di imprenditrici impegnate nell’arte del finissaggio dei tessuti, del 47% nel confezionamento di articoli di biancheria per la casa, del 57% nella fabbricazione di altri materiali tessili (quali nastri e passamanerie) e del 42,3% nella realizzazione di tulle, pizzi e ricami. Importante, inoltre, l’apporto femminile all’artigianato legato alla fabbricazione di bigiotteria (52,89%), alle lavorazioni in ceramica e porcellana (42,41%) alla fabbricazione di articoli in pelle (31,09%) ed all’alimentare (25,32%).

Le imprese femminili in ogni provincia


Mettersi in proprio, a Zogno percorso gratuito di 40 ore

imprendinvalleC’è voglia di fare impresa in Val Brembana. Avanza infatti con un certo seguito il progetto della Comunità Montana Valle Brembana “Imprendinvalle: la fucina delle idee dell’incubatore”, che, come primo passo, prevede una serie di attività e servizi per supportare lo start-up d’impresa realizzati da Bergamo Sviluppo – Azienda speciale della Camera di commercio di Bergamo.

Dopo la presentazione del progetto sul territorio e lo svolgimento di un seminario di orientamento sul tema del “mettersi in proprio”, che ha visto una trentina di iscrizioni, di venerdì 15 maggio prenderà il via un percorso di formazione, della durata di 40 ore, per trasferire agli aspiranti e neo-imprenditori competenze e strumenti utili a progettare la fase di start-up d’impresa. Una proposta che ha raccolto già una ventina di adesioni.

Oltre a moduli base per progettare l’idea imprenditoriale e analizzarne la fattibilità (come l’approfondimento dei piani organizzativo, marketing ed economico-finanziario), particolare attenzione sarà dedicata a sensibilizzare i partecipanti sull’importanza di “fare impresa in chiave sostenibile”.

Al percorso interverranno professionisti ed esperti di diverse tematiche: ad esempio la lezione del 16 maggio vedrà il coinvolgimento del professor Antonello Pezzini, consigliere CESE (Comitato Economico e Sociale Europeo), che affronterà il tema “La quarta rivoluzione industriale e i nuovi giacimenti occupazionali”.

La partecipazione all’attività formativa, che si svolgerà nelle giornate del 15-16-22-23 maggio e del 5-6-12-19-20-26 giugno (il venerdì in orario 14-18, mentre il sabato in orario 9-13), è gratuita.

Il percorso verrà realizzato nella sede della nuova Green House di Zogno, un edificio completamente ad “Emissioni Zero”, riqualificato attraverso l’impiego delle moderne tecnologie orientate al risparmio energetico, in cui la Comunità Montana intende realizzare un incubatore d’impresa per gli aspiranti e neo-imprenditori della Valle Brembana.

Per informazioni e iscrizioni: Bergamo Sviluppo – Azienda Speciale della Camera di Commercio di Bergamo (tel. 035/3888011 – email: raso@bg.camcom.it). www.bergamosviluppo.it (iscrizioni online dalle news scorrevoli in homepage o dal calendario eventi)


Imprese, è il Terziario a crescere nel primo trimestre

Il primo trimestre 2015 si chiude con 95.531 imprese registrate in provincia di Bergamo, in lieve aumento (+0,1%) rispetto allo stesso periodo del 2014. Lo stock delle imprese attive (85.263) si conferma invece in flessione, secondo una tendenza in atto da quasi tre anni, con una riduzione del -0,2% su base annua. È quanto emerge dall’Osservatorio sulle Imprese del Servizio Studi della Camera di Commercio, che nei primi tre mesi dell’anno segnala 1.799 nuove iscrizioni e 2.241 cessazioni (di cui 12 cessazioni d’ufficio) con un saldo negativo di 442 unità. Nel confronto con il primo trimestre 2014 si osserva una riduzione delle nuove iscrizioni (-1,7%) e un aumento delle cessazioni (+3,8%).

Le imprese registrate aumentano su base tendenziale tra le società di capitale (+1,3%) e le altre forme giuridiche (+0,7%, se considerate al netto della classe di natura giuridica “Persona Fisica”), in prevalenza cooperative. Calano le società di persona (-1,5%) e le imprese individuali (-0,1%)

Il settore artigiano, con 31.733 imprese a fine marzo 2015, vede una riduzione del -1,3% delle unità registrate nel primo trimestre del 2014. Il numero delle iscrizioni (663) è superato da quello delle cessazioni (983). Nel confronto con i primi tre mesi di un anno fa le iscrizioni diminuiscono (-7,5%) e le cessazioni aumentano (+1,8%).

Tra i settori, la contrazione delle imprese attive, rispetto al primo trimestre 2014, si è avvertita in misura accentuata nell’edilizia (-449, di cui 375 artigiane, pari al -2,3%), nelle attività immobiliari (-52 pari al -0,8%), nel trasporto e magazzinaggio (-48 pari al -2,1%, con saldo negativo ancor più marcato nell’artigianato). Relativamente più contenute le perdite tra le imprese agricole (-52 pari al -1%) e nella manifattura (-87 pari al -0,8%, con riduzione concentrata nell’artigianato).

Nell’intero comparto del commercio, all’ingrosso e al dettaglio, il saldo è positivo (+159 imprese pari al +0,8%).

Aumentano in misura significativa le imprese attive in diversi comparti dei servizi: +110 (+4,9%) nei servizi alle imprese, +67 (+3,2%) nelle attività finanziarie e assicurative, +37 (+2%) nei servizi di informazione e comunicazione, +56 (+1,7%) nelle attività professionali, scientifiche e tecniche, +52 (+0,9%) nei servizi di alloggio e ristorazione.

 


Parte dal Sociale la carica dei Giovani

Il valore delle relazioni e la voglia di mettersi a disposizione della comunità da parte dei giovani imprenditori bergamaschi sono salite sul palco e si sono raccontate la sera del 16 aprile al teatro Sociale di Città alta. L’evento-spettacolo, dal titolo “Gli otto valori che fanno volare”, è stato organizzato dal Coordinamento Giovani – che dal 2013 unisce le organizzazioni provinciali degli imprenditori under 40 di Ance, Ascom, Confartigianato e Confindustria – con la collaborazione di Bergamo Incontra.

I quattro presidenti – Francesco Fiumi di Ance, Luca Bonicelli di Ascom, Daniele Lo Sasso di Confartigianato e Marco Manzoni di Confindustria – hanno portato in prima persona le proprie esperienze e motivazioni, cosa li sostiene e rende uniti nel loro fare impresa. Nella seconda parte il life coach Paolo Manocchi, attraverso un format multidisciplinare, ha portato alla luce alcuni valori fondamentali, utili a crescere non solo dal punto di vista imprenditoriale.

È stata questa la prima iniziativa rivolta al pubblico del Coordinamento che, dopo aver promosso la collaborazione e le sinergie associative sui temi legati alla vita e allo sviluppo d’impresa, sono ora pronti e farsi conoscere sul territorio attraverso una serie di proposte che si svilupperanno lungo tutto l’anno. La volontà è quella di coltivare una “Rete di Valore Imprenditoriale” a favore del territorio, «che trova terreno fertile in persone, prima che imprenditori, appassionate, curiose e desiderose di apprendere, conoscere e innovare».

servizio fotografico Roberto Magli


Imprese, al via il bando per una sede ad Expo

expo23otto.jpgLa Camera di Commercio di Bergamo concede in uso per 50 giornate il proprio ufficio di rappresentanza ad Expo alle imprese bergamasche interessate. L’ufficio è situato nel Cardo Nord ed ha una superficie compresa tra 20 e 30 mq. L’orario di apertura è dalle 10 alle 23. Lo spazio viene concesso a titolo gratuito e gli assegnatari sono tenuti al rispetto del regolamento generale e di tutti i regolamenti speciali di Expo 2015. Possono partecipare al concorso le imprese, anche in forma di cooperativa, con sede legale o unità produttiva in provincia di Bergamo.

La richiesta di assegnazione va presentata su apposito modulo e va inviata all’indirizzo mail: cciaa.bergamo@bg.legalmail.camcom.it a partire dalle ore 9.30 del 13 aprile 2015 e fino alle ore 24 del 26 aprile 2015. La domanda dovrà contenere la dichiarazione sostitutiva dell’atto di notorietà (presente nel modulo) che dichiara che l’impresa è attiva, non sottoposta a procedure concorsuali o in stato di liquidazione, in regola con il pagamento del diritto camerale e con il versamento dei contributi previdenziali. Nella domanda si potrà indicare una preferenza circa la giornata di assegnazione (mese, giorno della settimana), che non è peraltro vincolante per la Camera di commercio nella definizione del calendario delle presenze.

Per contatti: Andrea Locati Tel. 035.4225.263 locati@bg.camcom.it

 


Bottacini (Pneumax): «Il sistema illogico ha prodotto questa giungla fiscale»

Pneumax, l’azienda con base a Lurano specializzata nella componentistica e apparecchiature per l’automazione ad aria compressa e che fa capo alle famiglie Bottacini e Beretta, ha ospitato la scorsa settimana un dibattito su tasse e burocrazia, con relatori di fama nazionale, come Giulio Sapelli, professore ordinario di Economia Politica e Storia Economica dell’Università Statale di Milano. “Di tasse si può anche morire” sottolinea Roberto Bottacini – amministratore delegato della Pneumax Spa e presidente della Pneumax Holding – che invita però gli imprenditori a guardare a chi, nonostante i tempi non siano dei migliori, sa reinventarsi e rimettersi in gioco.

Tra novembre e dicembre, secondo la Cgia di Mestre, saranno 25 le scadenze fiscali da onorare, una ogni due giorni. Le tasse da pagare sono un centinaio tra addizionali, bolli, canoni, cedolare, concessioni, contributi, diritti, imposte, maggiorazioni, ritenute, sovraimposte, tasse e tributi. Le imprese stanno morendo di tasse?
«Sicuramente siamo tutti in seria difficoltà, soprattutto le piccole medio imprese. Siamo sommersi da una giungla fiscale che non ci consente di lavorare con serenità, tenuto conto che  le regole cambiano di giorno in giorno e spesso capita che gli effetti siano addirittura retroattivi, andando persino contro gli assunti costituzionali. Per non citare la costante proliferazione di norme che da un giorno all’altro possono sconvolgere anche gli obiettivi a medio termine che gli imprenditori cercano di anticipare (basti pensare al Ddl di Stabilità che leggiamo nella stampa odierna, il quale prevede un succedersi di incrementi delle aliquote Iva dal 22% al 25,5%…). Forse è troppo chiedere un sistema fiscale chiaro e sopportabile? Non so se un giorno potremmo dire che pagare le tasse è bellissimo, ma quantomeno ho la speranza che se ci si adoperasse in tal senso si potrebbe affrontare ogni adempimento con uno spirito più costruttivo».

Quali sono i problemi che ogni giorno vive da imprenditore tra imposte e burocrazia?
«L’incertezza nel programmare le attività dell’azienda, dovendo sottostare a norme che non sappiamo come evolveranno nel breve termine e quale “costo” determineranno».

Quanto pesano tasse e ritardi burocratici nell’ordinaria amministrazione aziendale?
«Moltissimo. Definire quanto pesano tasse e burocrazia nell’ordinaria amministrazione, significa quantificare quanto “pesano” gli oneri amministrativi che da essa ne derivano. E che si traducono in un aggravio di costi, dispendio di risorse a tale gestione dedicate che quotidianamente non possono permettersi di sottrarre tempo alla lettura della stampa specializzata cercando di “rallegrarsi” per i colpi inferti. Ulteriore problema è che non ci si ferma alla prolificazione quotidiana delle norme; si devono attendere le Risoluzioni e le Circolari che interpretano le norme. Tutti costi e tempi sottratti alla crescita e allo sviluppo. L’ordinaria amministrazione aziendale, propriamente definita, dovrebbe essere dedicata ad altro. Spesso ci vengono richiesti adempimenti che sono pura formalità, non hanno alcuna effettiva utilità pratica, e spesso si traducono in richieste di dati che già sono stati forniti».

Le è capitato di vivere episodi o situazioni assurde e kafkiane legate a imposte e altri cavilli?
«Sì, se pensiamo al “Il Castello” di Kafka ne potremmo trarre molti spunti. In un sistema governato da una burocrazia tanto illogica quanto lenta, credo che nessuno ne sia esentato».

A pesare sulle imprese sono sempre più le imposte locali tra maggiorazioni, aliquote e addizionali. Quali azioni crede vadano intraprese a salvaguardia della ricchezza del territorio che è composta dalle imprese e attività che vi operano?
«Noi non facciamo distinzione fra “Tasse dello Stato e Tasse locali”. Sempre tasse sono. Derivano dalla necessità che anche gli Enti Locali hanno di dare copertura al loro fabbisogno, dato che lo Stato ha sottratto loro risorse. L’unica via percorribile consiste nell’aumentare la ricchezza prodotta e nel contempo ridurre al limite del necessario le spese di Provincie e Comuni».

Esistono esempi virtuosi o buone prassi da prendere a modello?
«Sono tutti quegli imprenditori che, nonostante tutto, continuano a  mettersi  in gioco, cogliendo ogni giorno la forza e la determinazione di reinventarsi. Sono molti ed è su di loro che dobbiamo contare per mantenere viva la nostra economia. Sono aziende che innovano, creano opportunità di lavoro, internazionalizzano il loro business e … pagano le tasse».


Mogli in affari: «Vi raccontiamo l’altra metà dell’impresa»

Spesso le imprese si identificano in un’unica persona, quella del fondatore, del capo, del volto pubblico – perlopiù maschile, ma vale anche il discorso contrario -, che illustra novità e progressi o denuncia problemi e criticità. In molti casi però l’impresa è una storia a due, che vede affiancati nella buona e nella cattiva sorte (pure aziendale) marito e moglie. Secondo una stima della Camera di Commercio di Monza e Brianza (che ha anche scelto di attribuire un riconoscimento ai “matrimoni d’impresa” più longevi del proprio territorio) in Italia sono quasi un milione (930mila) le coppie che condividono un progetto comune nella vita privata e lavorativa, essendo soci o collaboratori in azienda.

In periodi in cui tenere a galla un’impresa è difficile e i matrimoni si sfaldano come neve al sole, la rilevazione dice anche che si tratta di realtà solide, con una percentuale oltre il 90% (a Bergamo è la più alta, il 96%) di chi dichiara che la crisi non ha scalfito i rapporti e il 3,5% (a Bergamo il 2%) che afferma che si sono addirittura rafforzati.

Se nei negozi, nelle attività artigianali, in bar e ristoranti è molto più facile imbattersi in binomi di questo tipo e riconoscere la divisione dei compiti, meno evidenti sono il ruolo e il valore della coppia nelle realtà industriali.

Ecco allora le testimonianze di tre unioni di cuore e d’affari bergamasche, con il punto di vista dall’altra metà.

Isa Colombi (Persico)

«Parlavamo solo di lavoro, poi il figlio di sette anni ci ha fatto una domanda…»

Parla schietto Isa Colombi. Non colora di rosa il cammino che al fianco del marito Pierino Persico li ha visti passare dalla modelleria di legno in uno scantinato avviata ad Albino nel ’76 ad un’azienda conosciuta in tutto il mondo per gli stampi e i prodotti all’avanguardia nei settori automotive, nautico e con sistema rotazionale. Che ha fatto scoprire al patron di Luna Rossa Patrizio Bertelli, all’inventore di Skype Niklas Zennstrom e agli sceicchi del Bahrein che esistono la Valle Seriana e un paese chiamato Nembro.

«Per una moglie è pesante conciliare la famiglia con l’azienda e credo che sia ancor più difficile per il marito se, come accade più spesso oggi, è la moglie l’imprenditrice e la vita a due comincia quando l’attività è già avviata – afferma -. Per noi, forse, la partenza è stata agevolata dal fatto che eravamo già sposati da quattro anni, con una bimba (quasi due) e che eravamo stati entrambi operai con la “voglia di fare sempre per passione”. Questo ci ha spronato ad aiutarci. In mio marito vedevo tanta passione e una visione capace di individuare clienti e opportunità. Da parte mia ciò ho messo non poca tenacia nel sostenerlo accettando di occuparmi delle consegne dei prodotti finiti e della, allora poca, contabilità, senza mai lasciare la cura dei figli e senza aiuto in casa. Mi sono messa persino a studiare inglese perché avevamo cominciato a viaggiare e ci serviva. Avevo solo la terza media (tre anni serali) e lavoravo come camiciaia. Mi iscrissi allo Shenker Institute e arrivai a dare almeno 35 esami. Mi sarebbe piaciuto continuare almeno sino a 50, ma con tre bimbi, mi dovetti accontentare. Mi piace molto la lingua inglese!».

Il lavoro va bene e aumenta, ma all’alba degli anni Novanta una domanda del figlio di sette anni fa capire alla coppia che è necessaria una svolta. «Una sera a tavola – ricorda Isa Colombi – Marcello ci chiese: “Ma sul lavoro va tutto così male?”. Eravamo arrivati a parlare solo di lavoro e, naturalmente, non dei successi, ma di quello che andava storto e bisognava risolvere. Abbiamo realizzato che non era giusto che in casa si respirassero tante tensioni. Per noi la famiglia era il primo obiettivo e meritava più serenità. Ho scelto di tirarmi fuori, tanto più che ho sempre avuto la passione per la casa, i miei bambini, la buona cucina e i lavori di sartoria e camiceria». «Non sono mai stata quella che voleva apparire o occuparsi di tutto per il solo fatto di essere la moglie dell’imprenditore – rimarca -. Il passo è servito anche a farci comprendere che è importante fare spazio alle persone giuste e affidarsi a dei collaboratori che i problemi li risolvono. Credo che la Persico ne abbia guadagnato e anche la nostra famiglia».

La signora non si trincera comunque dietro i fornelli o la macchina per cucire e continua ad affiancare il marito nei viaggi all’estero. «Abbiamo ormai toccato quasi tutto il mondo, ma soprattutto abbiamo conosciuto tante persone che ci hanno permesso di allargare gli orizzonti – evidenzia -. Grazie a questi contatti i nostri figli hanno fatto presto esperienza negli Stati Uniti e si sono sempre più appassionati all’azienda assumendo man mano responsabilità».

La primogenita Claudia è a capo della divisione Rotazionale, Alessandra dell’Automotive e Marcello della Nautica. Se non più strettamente operativo, il ruolo di Isa Colombi resta di grande peso. E non mancano gli scontri tra il suo atteggiamento più pragmatico e la visione più d’istinto e creativa del marito. Come quando ha preteso che stipulassero un’assicurazione sulla vita: «Pensava che mi stessi già immaginando un futuro da vedova benestante – dice con naturalezza -, ma era semplicemente un modo per tutelare ciò che avevamo costruito».

Fondamentali anche il suo sostegno e incoraggiamento agli investimenti, a fare sempre un passo in avanti, anche quando Pierino si mostrava, per carattere, un po’ più dubbioso: «In pratica abbiamo sempre avuto debiti – ammette -, ma è indispensabile non rimanere fermi, cercare nuove idee, soluzioni. Se non l’avessimo fatto saremmo morti. Il lavoro di modellista oggi non esiste più, ma la Persico è conosciuta in tutto il mondo. Sono contenta che abbiamo sempre reinvestito, il nostro obiettivo non è il profitto a tutti i costi, tirare sui prezzi, ma fare le cose bene».

Sua anche la decisione di sottoscrivere un patto di famiglia (nel giorno del suo compleanno l’incontro con i consulenti) per gestire al meglio il passaggio generazionale e la continuità d’impresa, decidendo preventivamente le regole della successione. «Anche questo può sembrare un passo antipatico – rileva – per una famiglia e dei fratelli che vanno d’accordo. La capacità di resistere anche a momenti difficili è però data dall’integrazione dei tre diversi settori ed è importante e strategico salvaguardare nel tempo una visione unitaria dell’impresa. L’ho fatto pensando anche ai nipoti».

Alla fine ribadisce però il concetto iniziale. «Resto convinta che marito e moglie non debbano fare lo stesso lavoro insieme. Fortunatamente non ho mai capito niente di stampi, altrimenti non so come avremmo fatto, ognuno con le proprie idee, a spartirci le decisioni quotidiane. Credo che il mio apporto più importante sia stato spronare mio marito, credere in lui e fare in modo che non gli pesassero il mio lavoro in famiglia e con i bambini». E di un’altra cosa è certa: «Quel che abbiamo fatto, lo abbiamo sempre fatto volentieri e mettendocela tutta».

Luisella Traversi (Robur)

«La coppia rafforza l’azienda, ma bisogna sapersi aspettare»

Vita di coppia e d’azienda sono tutt’uno per Luisella Traversi Guerra, che con il marito Benito ha fatto crescere la Robur di Verdellino sino a renderla un autentico faro a livello mondiale per l’efficienza energetica dei sistemi di riscaldamento e condizionamento a gas.

Come sarebbe andata lo si poteva probabilmente intuire già da quel viaggio di nozze, 51 anni fa: un mese in Europa sulle tracce di beccucci per il gas, per cogliere al volo le opportunità legate al passaggio dal “gas di città” al metano. Incontrati nell’albergo dei genitori di lei a Selvino, sposati dopo un anno, molto giovani – 19 e 24 anni -, non hanno avuto dubbi nel condividere da subito anche il percorso professionale. «Mio marito era un artigiano con la voglia di fare presto – racconta Luisella Guerra –. Avevamo lo stesso sogno, creare una bella famiglia e fare qualcosa di utile, questo ci ha unito. All’inizio, avendo trascorso nella mia infanzia un lungo periodo a Parigi, ero la “segretaria” che parlava francese, poi sono passata ad occuparmi di tutta la direzione del personale (oggi Robur ha circa 220 dipendenti nella sede di Verdellino ed è presente anche in Germania e negli Stati Uniti ndr.) ed ho seguito da vicino alcuni aspetti del marketing, in particolare quelli legati alla motivazione alla vendita e allo sviluppo delle idee. Da qualche anno sono “ufficialmente” in pensione, ma partecipo ai Consigli di amministrazione portando la mia esperienza e non posso certo dire di aver chiuso con l’azienda. È come un figlio, lo si ha finché si scampa perché in gioco ci sono responsabilità sociali».

Se per molte mogli il ruolo quasi automatico è quello della gestione contabile e finanziaria, Luisella Guerra ha fatto diventare il proprio interesse per la crescita personale e delle relazioni un valore fondante dell’impresa. «Dopo il diploma magistrale mi sarei iscritta a filosofia – ricorda -. Mio marito mi ha riconosciuto un cuore predisposto a creare gruppo, a capire e motivare le persone, a stimolarle nel tirare fuori il meglio di sé, a rispondere con creatività alle situazioni. Siamo complementari, se dovessi sintetizzare il mio apporto direi che sono stata il lievito per la sua visione, aiutandolo a capire per tempo il mercato ed i prodotti, e insieme un’ancora, uno spazio dove rifocalizzarsi e ripartire per fare ancora meglio». Questa predisposizione si è tradotta nell’adozione in azienda, a partire dagli anni Ottanta, dei principi della qualità totale, di cui Luisella Guerra è tecnica e formatrice, che ha la propria base nello sviluppo personale. «Bisogna partire dalle persone, non ci sono alternative – commenta -. Conoscendo se stessi si acquisisce la capacità di migliorare le proprie potenzialità grezze: è questo lo snodo fondamentale, trasversale ad ogni ambito, che si tratti di tecnologia, ricerca o mercato. I problemi tecnici sono giochetti che si risolvono, i problemi veri sono quelli nelle relazioni».

È anche il segreto che fa funzionare una coppia impegnata nella stessa sfida imprenditoriale? «Amore e fiducia sono indispensabili – osserva -, ma poi è molto importante che ognuno sia disposto ad aspettare l’altro. Capita infatti che le esperienze portino marito e moglie ad evoluzioni diverse ed è fondamentale non perdersi di vista e attendere che il partner cresca perché l’obiettivo torni ad essere di entrambi. È un concetto che andrebbe urlato agli artigiani: se c’è questa attenzione all’ascolto di se stessi e dell’altro, senza compromessi, la coppia moltiplica la forza dell’azienda. La coppia è un tesoro sociale, peccato non rendersene conto. Far crescere un rapporto significa lasciar perdere gli egoismi, le pretese, il potere e raggiungere una raffinatezza di espressione sempre maggiore». Non è facile, anzi. «I momenti di difficoltà non sono mancati neanche per noi – ammette -, soprattutto quando si trattava di fare un passo avanti, ma sono stati anche quelli che, illuminati dall’amore e del rispetto, hanno contribuito ad illimpidire il rapporto. Certo, poi c’è anche chi si accontenta dei gioielli o di andare alle terme con le amiche…», dice senza paura di colpire nel segno.

Del resto Luisella Guerra spazza via anche la convenzionale distinzione tra vita privata e lavorativa. «Che siano due cose diverse è una grossa bugia – afferma -. Se si è onesti con sé stessi in azienda lo si è anche nella vita. Personalmente ho coltivato tante dimensioni, quella di scrittrice di libri sul management, quella di pittrice con esposizioni in tutto il mondo, ma il processo di crescita è uno solo e si riversa su tutte le componenti, nel matrimonio, nel rapporto con i figli (sono cinque ndr.), in azienda, sul mercato».

È così che per settembre attende l’uscita del suo libro di fiabe per bambini, edito da Mondadori, mentre con un gruppo di “ragazze” sta preparando un manuale per l’autoformazione allo sviluppo della creatività nel mondo dell’impresa, sognando di dare vita di qui a cinque anni alla prima Università della Creatività d’Europa. Dopo l’impegno in azienda ora la volontà è di mettere a disposizione di altri la sua esperienza. Con una certezza su tutte: «Il bene grande che lega me e mio marito ci ha regalato questa bella storia».

Mirella Salvi (Rotolificio Bergamasco)

«È delle donne il ruolo chiave, devono tenere tutto in equilibrio»

«Sino ad ora i “rotolini” non ce li siamo mai tirati dietro». Scherza Alessando Panseri nel raccontare la storia d’amore (quest’anno festeggia il 45esimo di matrimonio) e d’impresa che condivide con la moglie Mirella Salvi. E dissolve in una battuta l’immagine che vuole per forza i coniugi sempre intenti a battibeccare.

I rotolini in questione sono quelli della Errebi – Rotolificio bergamasco di Gorle, che insieme hanno deciso di rilevare nel 1977 facendola diventare la prima azienda in Italia per fatturato e tra le prime in Europa nella produzione di carta in rotoli. Tradotto nella pratica, significa imbattersi quasi quotidianamente con uno dei loro prodotti, che si tratti di uno scontrino fiscale, di un ticket per il parcheggio o l’autostrada, della ricevuta di una giocata (sono i fornitori di Lottomatica e Sisal) o del bancomat, dei numerini per la coda o di quelli sui capi ritirati dalla lavanderia, ma anche delle maxi affissioni.

«Mio marito lavorava alla Pirelli e spesso era impegnato all’estero, io facevo la casalinga – racconta Mirella Salvi – e seguivo i bambini (Gianluca nato nel ‘70 e Cristiano nel ‘73, mentre nell’87 sarebbe arrivato Pierluigi, il “piccolo” della famiglia ndr.). Il titolare, ormai anziano, del rotolificio, che allora aveva sede a Redona, ci ha proposto di subentrare nell’attività. Ai tempi produceva i rotoli per le calcolatrici di due banche, ma nelle dimensioni ridotte e nella versatilità di questi articoli vedeva grandi prospettive. Abbiamo accettato. E da allora sono qui».

Data la precedente esperienza da impiegata nell’azienda di famiglia, per Mirella è stato scontato occuparsi della parte amministrativa, mentre il marito sviluppava quella tecnica. Alla signora spettano anche le relazioni e la partecipazione alla vita associativa. In Confindustria Bergamo è stata presidente del Gruppo Cartotecnici e fa parte del Consiglio direttivo della Piccola Industria. È anche tra i probiviri di Assografici, l’associazione nazionale del settore e partecipa al network mondiale di donne imprenditrici Aidda. «La divisione dei ruoli dipende più che altro da un fatto pratico, legato alle competenze, alle inclinazioni e al tempo a disposizione – rileva il marito -. Vale anche nell’assegnazione delle cariche. I soci siamo noi due, lei è l’amministratore perché può seguire meglio anche gli aspetti burocratici, io però ho la quota maggiore e posso revocarle l’incarico…», la provoca sorridendo.

Loro e l’azienda sono cresciuti con i propri dipendenti. Hanno infatti sempre assunto persone al primo impiego, un modo per dare fiducia e condividere un cammino. Lo conferma il fatto che solo quest’anno – in quasi 30 di attività – saluteranno il primo dipendente che ha raggiunto la pensione dei circa 70, impegnati tra Gorle e lo stabilimento di Majano, in Friuli, aperto nel 2000. «Teniamo ad ognuno di loro – sottolinea Panseri – e non siamo mai ricorsi alla cassa integrazione o alla mobilità, stringendo i denti nei momenti più difficili». E ce ne sono stati, non solo in questo ultimo periodo. «Mi dicevano, forse solo a mo’ di battuta, che era rischioso lavorare con mia moglie perché se le cose fossero andate male, sull’uno o sull’altro versane, ci avrebbero rimesso in ogni caso sia la famiglia sia l’attività. Posso dire che è l’esatto contrario. Essere impegnati entrambi in azienda significa non essere soli, avere qualcuno che comprende i problemi e su cui contare, ma anche avere la fortuna di passare molto più tempo insieme. La famiglia e l’impresa si rafforzano a vicenda, a patto ovviamente che siano la famiglia e il lavoro i valori in cui si crede», puntualizza.

Secondo la consorte il buon funzionamento di un matrimonio d’impresa dipende comunque più dalle donne, chiamate ad un ruolo di “registe”. «È la donna che regge tutto, con la sua capacità di organizzare, di smussare, di tenere insieme ed in equilibrio, anche accettando di stare un po’ più defilata  – rileva -. Personalmente credo che a dare la linea in azienda debba essere uno solo e non ho mai contraddetto mio marito di fronte ai dipendenti. Certo le decisioni importanti poi le abbiamo sempre prese insieme». Sul conciliare gli impegni del lavoro con quelli della casa, tanto più nel suo caso con tre figli maschi, dice che fissando delle priorità e con un po’ di organizzazione e gioco di squadra si può fare. «Fin da piccoli anche i nostri figli hanno condiviso il nostro percorso, era inevitabile – ricorda mamma Mirella -, e mano mano è stato naturale per loro entrare in azienda e portare il proprio contributo in base alle proprie caratteristiche. Ora i consigli di amministrazione li facciamo la domenica a pranzo – dice per far capire il clima -. Ciò che ci unisce e fa andare d’accordo è, in fondo, semplice. Riconosciamo tutti che è l’azienda quella che ci dà da vivere e che fa stare bene noi ed i nostri dipendenti, per questo facciamo tutti del nostro meglio». O, come dice il primogenito Gianluca, «facciamo a gara a chi lavora di più».

La buona integrazione della nuova generazione e il rapporto creato con i dipendenti li fa guardare al futuro in chiave positiva. «Crediamo di avere messo buone basi per il passaggio del testimone – dicono – e non avremo difficoltà nel farci da parte. Ognuno ha il suo tempo da vivere e questa è la loro epoca». Già, ma c’è la crisi… «Chi ha visto trasformarsi un sogno in realtà come noi non può che continuare ad avere fiducia», concludono. Ecco, dentro quei rotolini di carta che poi arrivano in tutte le nostre tasche c’è questo sogno.