Terziario, migliora la fiducia nonostante le criticità

Le imprese del commercio, turismo e servizi mostrano ancora una volta la loro resilienza e guardano con maggiore ottimismo ai prossimi mesi 

Giovanni Zambonelli

La situazione del terziario bergamasco resta negativa ma sta migliorando rispetto all’anno terribile del 2022. Dopo il panico dello scorso anno, causato dall’esplosione dei costi dell’energia, il clima di fiducia delle imprese del terziario bergamasco migliora, in linea con il dato nazionale. La fiducia nella propria impresa è addirittura cresciuta rispetto al dato pre-Covid del 2019 (51 a ottobre 2023 contro il 49,8 dell’ottobre 2019). Migliora anche leggermente l’andamento dei ricavi (53 del 2023 contro il 48 della scorsa primavera e il 52,1% del 2019), anche se l’impatto di inflazione e ritardi nei pagamenti continuano a destare preoccupazione. Tiene anche l’occupazione, in lieve crescita rispetto al periodo precedente (attualmente a quota 53 rispetto al 51 di marzo), con previsione di un assestamento a quota 52 a marzo 2024. Sono queste alcune delle principali evidenze emerse dall’ultimo Osservatorio Congiunturale Ascom Confcommercio Bergamo- Format Research. La presentazione degli ultimi dati e indicatori (aggiornati a fine ottobre), affidata al presidente di Format Research Pierluigi Ascani,  è stata anche l’occasione per fare un’analisi sul tessuto economico del terziario bergamasco che, con quasi 44mila imprese, rappresenta il 62% delle aziende in Bergamasca (extra agricole). Il primo semestre 2023 ha registrato un maggior numero di aperture e minori chiusure rispetto all’analogo semestre del 2022. Le criticità non mancano: il turnover resta alto e con esso la fragilità delle nuove imprese che affrontano un mercato sempre più difficile. “Restano molte criticità da risolvere, dagli aumentati costi che le imprese devono sostenere alle grandi difficoltà che molte famiglie stanno vivendo, tra aumento dei tassi di interesse e inflazione, che erodono mese dopo mese la capacità di spesa- commenta Giovanni Zambonelli, presidente Ascom Confcommercio Bergamo-. Ciò nonostante le imprese bergamasche mostrano ancora una volta resilienza e un certo cauto ottimismo. La fiducia sia nella propria azienda che nel futuro è in netto miglioramento, ed è il giusto presupposto per affrontare le sfide del mercato”. Il dato- in linea di massima positivo- evidenzia quanto la crisi energetica dei primi mesi dell’anno fosse allarmante: “Il caro bollette ha rappresentato la vera emergenza di inverno e primavera scorse- ha aggiunto il direttore Ascom Oscar Fusini-. Ora le imprese confidano in un miglioramento, benchè i ritardi nei pagamenti e gli aumentati costi dei fornitori preoccupino tutti”.

Il tessuto economico: l’analisi delle imprese del terziario

Il terziario della provincia di Bergamo è costituito da 43.714 imprese il 62% delle imprese extra agricole attive in provincia. Di queste 17.818 sono del commercio, 5.526 del turismo e 20.370 dei servizi (servizi alle imprese e servizi alla persona). Le nuove iscrizioni nel primo semestre sono aumentate tra il 2022 e il 2023 da 783 a 813. Le cessazioni nel primo semestre sono diminuite da 1.847 a 1.468. Il saldo semestrale è passato da -1.064 a – 655. Le nuove iscrizioni crescono nel turismo da 100 a 110 e nei servizi da 390 a 420. Diminuiscono le nuove aperture nel commercio, da 293 a 283. Tuttavia, il dato positivo è che le cessazioni diminuiscono nel primo semestre sia nel commercio (passando da 670 a 320) che nel turismo (da 172 a 140) e nei servizi  (da 222 a 195).

Clima di fiducia e congiuntura economica

La fiducia nell’economia italiana si conferma a quota 42 , in linea con le previsioni dell’ultimo osservatorio, ma con un punto in meno rispetto alla primavera scorsa. La previsione per il prossimo anno è di un assestamento del valore a quota 43. L’indice bergamasco è comunque migliore di 6 punti rispetto a quello nazionale. Il sentiment resta in linea di massima positivo, in particolare per le imprese più strutturate (sopra i 10 addetti) e per il comparto dei servizi; per il commercio e per le imprese sopra i 2 addetti il clima è in linea con le aspettative, mentre è negativo per il settore turismo e per le imprese micro (fino a 1 addetto).
A crescere è  invece la fiducia nell’andamento della propria impresa: l’indicatore sale a 51 (3 punti in più rispetto a aprile 2023). Tuttavia la previsione in vista dei prossimi mesi è di un assestamento a quota 51. I bergamaschi sono più ottimisti rispetto alla media degli imprenditori italiani (il cui indice attuale è a 48, con un calo previsto a 46 per la prossima primavera).  Decisamente al di sopra della media è l’indice del settore dei servizi (60 e 61 nel 2024) e quello delle imprese sopra i 10 addetti (62 attuali e previsione di 61 nel 2024). Un po’ sopra la media anche l’indice del commercio (53 attuale e previsione a 52 nel 2024). Sotto la media resta l’indice del settore turismo (a 40 sia attuali che in previsione  del nuovo anno).
L’indice dell’andamento dei ricavi è salito a 53 (+ 5 punti rispetto a quello della primavera). Le previsioni da qui a sei mesi sono di un valore a 51. L’indice delle imprese del terziario orobico è più alto di quello nazionale che ha perso 3 punti dalla primavera scorsa, con previsione di un’ulteriore diminuzione nel nuovo anno. L’indice è sopra la media per i servizi e il commercio e quello delle imprese dai 10 addetti a salire. E’ sotto la media per il turismo e per imprese fino a 9 addetti.  L’indice dell’andamento occupazionale delle imprese del terziario orobico è migliorato rispetto a aprile 2023 ed è passato da 51 a 53. L’assestamento per il prossimo autunno è peggiorativo con la perdita attesa di 1 punto. Il dato è peggiore di quello nazionale che è a 55. Il dato  è sopra la media per il settore dei servizi e per il commercio e per le imprese dai 6 addetti. E’ nettamente sotto la media per il settore del turismo e per le imprese micro e fino a 5 addetti.

I prezzi dei fornitori

Il 60,4% delle imprese registra un aumento dei prezzi dei fornitori (a marzo scorso erano il 60%), il 36,0% rileva una sostanziale stabilità e il 3,6% una diminuzione. Le previsioni per la prossima primavera, di contro, evidenziano un’attesa di aumento dei prezzi per il 73% delle imprese.

I tempi di pagamento

Sebbene il 32% delle imprese dichiari un peggioramento dei tempi di pagamento. L’indice specifico registra tuttavia un miglioramento dalla scorsa primavera, 35 attuali contro 33 nel primo semestre 2023, con la previsione di recupero di un ulteriore punto (36) entro la prossima primavera.


Bergamo cambia: bene il terziario in centro, frenano ospitalità e pubblici esercizi

Le principali evidenze emerse dall’Osservatorio sulla demografia d’impresa Confcommercio

Bergamo sta cambiando pelle: si arresta la crescita nel settore dell’ospitalità, per effetto soprattutto della pandemia, mentre torna a crescere il terziario, trainato dal commercio alimentare. L’ospitalità tiene soprattutto fuori dal centro storico, mentre il commercio perde insegne in periferia. Sono queste le principali evidenze emerse dall’Osservatorio nazionale di Confcommercio della demografia d’impresa nelle città italiane e nei centri storici, realizzato dall’Ufficio Studi di Confcommercio in collaborazione con il Centro Studi delle Camere di Commercio Guglielmo Tagliacarne. Un quadro che conferma le analisi effettuate da Ascom Confcommercio Bergamo sui dati puntuali della Camera di Commercio di Bergamo: dal 2019 al 2022 le attività del terziario nel centro storico di Bergamo sono tornate a crescere con un +4,4%, trascinate soprattutto dal commercio alimentare che ha trovato nella vendita per l’asporto e per il consumo sul posto nuova linfa, mentre fuori dal centro storico si registra un calo delle attività del terziario del -2,6%.
Il dato positivo del centro storico ribalta gli indici negativi relativi al trend sui dieci anni : in due lustri  il commercio al dettaglio ha perso il 14,4% nel centro storico e l’ 8,8% fuori dal centro storico. Di contro, dopo un  trend estremamente positivo che nei dieci anni dal 2012 al 2022 ha portato ad una crescita di alberghi, ristoranti e bar del 12,3% nel centro storico e del 16,9% fuori dal centro storico, nell’ultimo triennio, per effetto della pandemia, si è registrato un calo del 10 nel centro storico e dello 0,4% fuori dal centro storico.

I dati dell’Osservatorio evidenziano la tenuta del commercio della città, soprattutto riferita al campione dei capoluoghi di provincia di medie dimensioni che hanno registrato perdite consistenti in tutti i settori commenta Oscar Fusini, direttore Ascom Confcommercio Bergamo-. Bergamo negli ultimi dieci anni ha cambiato in parte la sua vocazione e ha saputo rigenerarsi con l’apertura di attività di alloggio, ristoranti e bar, laddove arretrava il commercio in senso stretto. Oggi, grazie alla crescita delle presenze turistiche, la tenuta registrata è imputabile all’apertura di nuove attività dell’accoglienza fuori dal centro storico. Per quanto riguarda invece bar e ristoranti, dopo la crescita esponenziale nel decennio, negli ultimi tre anni il settore ha dimostrato di aver raggiunto la sua saturazione con la diminuzione dei pubblici esercizi, soprattutto nel centro storico”.

L’Osservatorio di Confcommercio

L’Osservatorio della demografia d’impresa nelle città italiane e nei centri storici fotografa i cambiamenti del commercio e delle imprese nelle città italiane negli ultimi dieci anni, con particolare riguardo ai centri storici. L’ottava edizione dello studio arriva in una fase che ha visto superare il picco della crisi dovuta alla pandemia e alla stagnazione dei consumi, ma che si confronta oggi con nuove emergenze derivanti dal caro energia, da una elevata inflazione e dal protrarsi della guerra in Ucraina. I cambiamenti nelle preferenze e nelle abitudini di acquisto e consumo, le scelte commerciali e localizzative della grande distribuzione e delle superfici specializzate, lo sviluppo del commercio online e altri fattori stanno modificando le nostre città e i centri storici in particolare, con meno insediamenti del commercio tradizionale e più servizi e con differenti dinamiche tra le aree geografiche del Paese. L’analisi riporta i dati aggiornati sull’evoluzione commerciale nelle città dal 2012 ad oggi e riguarda i dati dei 120 comuni medio-grandi italiani (regione per regione), di cui 110 capoluoghi di provincia e 10 comuni non capoluoghi di media dimensione (escluse le città metropolitane perché multicentriche).

I dati nazionali

Spariti oltre 100mila negozi dalle città italiane e 15mila ambulanti

Negli ultimi 10 anni sono sparite quasi centomila attività di commercio al dettaglio e oltre quindicimila imprese di commercio ambulante. Crescono gli alberghi e i ristoranti ma senza riuscire a compensare le riduzioni del commercio. Tra il 2012 e il 2022 sono sparite, complessivamente, oltre 99mila attività di commercio al dettaglio e 16mila imprese di commercio ambulante; in crescita alberghi, bar e ristoranti (+10.275); nello stesso periodo, cresce la presenza straniera nel commercio, sia come numero di imprese (+44mila), sia come occupati (+107mila) e si riducono le attività e gli occupati italiani (rispettivamente -138mila e -148mila). Concentrando l’analisi sulle 120 città medio-grandi, la riduzione di attività commerciali e la crescita dell’offerta turistica risultano più accentuate nei centri storici rispetto al resto del comune, con il Sud caratterizzato da una maggiore vivacità commerciale rispetto al Centro-Nord.

Il tessuto commerciale nei centri storici: più servizi e tecnologia

Cambia anche il tessuto commerciale all’interno dei centri storici con sempre meno negozi di beni tradizionali (libri e giocattoli -31,5%, mobili e ferramenta -30,5%, abbigliamento -21,8%) e sempre più servizi e tecnologia (farmacie +12,6%, computer e telefonia +10,8%), attività di alloggio (+43,3%) e ristorazione (+4%).

Desertificazione commerciale: si scende da 9 a 7,3 negozi per mille abitanti              

La modificazione e la riduzione dei livelli di servizio offerto dai negozi in sede fissa confina con il rischio di desertificazione commerciale delle nostre città dove, negli ultimi 10 anni, la densità commerciale è passata da 9 a 7,3 negozi per mille abitanti (un calo di quasi il 20%). Per evitare gli effetti più gravi di questo fenomeno, per il commercio di prossimità non c’è altra strada che puntare su efficienza e produttività anche attraverso una maggiore innovazione e una ridefinizione dell’offerta. E rimane fondamentale l’omnicanalità, cioè l’utilizzo anche del canale online che ha avuto una crescita esponenziale negli ultimi anni, con le vendite passate da 16,6 miliardi nel 2015 a 48,1miliardi nel 2022. Elemento, questo, che ha contribuito maggiormente alla desertificazione commerciale ma che rimane comunque un’opportunità per il commercio “fisico” tradizionale


Associazioni di categoria unite per la continuità dell’azione del Governo Draghi

Questa mattina in Confindustria l’incontro e l’appello congiunto lanciato ai parlamentari bergamaschi

Dopo che più di mille sindaci hanno aderito alla lettera aperta per convincere Draghi a restare al governo, anche le associazioni di categoria sono scese in campo compatte perché il premier ritirasse le dimissioni. Un forte appello per la continuità del Governo Draghi che ha fatto eco questa mattina nell’Auditorium di Confindustria Bergamo dove le associazioni hanno espresso la loro forte preoccupazione in relazione alla crisi politica apertasi negli ultimi giorni e per presentare ai parlamentari bergamaschi (in sede o in video collegamento) l’appello congiunto a favore della continuità dell’azione del governo Draghi. Ad ascoltare le loro istanze c’erano infatti Alessandra Gallone e Gregorio Fontana (Forza Italia), Cristian Invernizzi, Daniele Belotti, Simona Pergreffi e Roberto Calderoli (Lega), Elena Carnevali, Antonio Misiani e Lyela Ciagà (Partito Democratico). Un appello accorato quello che 15 associazioni di categoria dei comparti dell’industria, del commercio, dell’artigianato e delle cooperative hanno rivolto ai parlamentari: in meno di 48 ore le associazioni hanno raccolto l’invito di Confindustria a creare un’alleanza capace di parlare a una sola voce e in grado di mettere la politica di fronte alle sue responsabilità, rispetto alla crisi di Governo.

Le Associazioni firmatarie dell’appello  
Presenti Ance Bergamo; Ascom Bergamo; Cdo – Compagnia delle Opere Bergamo; CNA Bergamo; Coldiretti Bergamo; Confagricoltura Bergamo; Confai Bergamo; Confartigianato Imprese Bergamo; Confcooperative Bergamo; Confesercenti Bergamo; Confimi Apindustria Bergamo; Confindustria Bergamo; FAI Bergamo; LIA Bergamo; Unione Artigiani Bergamo). Per i presidenti delle associazioni numerose emergenze caratterizzano lo scenario economico, dalle tensioni geopolitiche internazionali, con le importanti conseguenze su disponibilità e prezzi degli input produttivi, alle ripercussioni sul sistema logistico; dai rincari sui beni energetici alle dinamiche inflattive interne; dalla situazione pandemica che impatta sulla salute e sulla mobilità delle persone ai fattori climatici e ambientali che pregiudicano numerose attività.
In ragione di queste emergenze considerano fondamentale la continuità nell’azione di governo, per garantire al Paese e al suo sistema economico e sociale una guida stabile, chiara e indiscussa, e che senza indugi prosegua nel cammino di riforme e di investimenti avviatosi con il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. Si appellano dunque al senso di responsabilità del Governo in carica, affinché non rinunci al proprio mandato, e delle forze politiche presenti in Parlamento affinché confermino la loro fiducia all’Esecutivo.

 


Credito, crescono le pratiche di finanza agevolata per l’accesso ai bandi e attività di consulenza

Presentato il bilancio 2021 della Cooperativa di Garanzia Fogalco che chiude l’anno con un patrimonio di 3,6 milioni di euro a garanzia dei rischi

Si è chiuso un anno ancora difficile per le imprese del terziario bergamasco sul fronte del credito. La Cooperativa di Garanzia Ascom Confcommercio Bergamo Fogalco ha mantenuto la piena operatività in un contesto finanziario, come quello del 2021, ancora complicato. La discesa in campo diretta dello stato attraverso la garanzia del Fondo centrale ha mantenuto ancora al di sotto dei volumi tradizionali l’intervento della garanzia dei confidi. Di particolare rilievo il ruolo svolto da Fogalco nell’accesso e rinnovo delle moratorie e nella gestione di bandi e ristori. In questo quadro complesso, il bilancio 2021 della Cooperativa di Garanzia Fogalco chiude con una perdita di esercizio pari a 125.734 (nel 2020 era pari a 579.133 euro).
Al miglioramento rispetto all’esercizio 2020 hanno contribuito un efficientamento della struttura dei costi, un notevole incremento di pratiche di finanza agevolata e una proposta più ampia di servizi di consulenza. La società cooperativa continua a essere solida con un portafoglio titoli e immobilizzazioni finanziarie che superano i 3,6 milioni di euro a garanzia del rischio legato alle pratiche finanziate. Sono queste alcune delle principali evidenze emerse nel corso dell’assemblea generale annuale della Cooperativa, svoltasi ieri sera.

Il ruolo del Confidi

“Anche nel 2021 l’attività principale di erogazione di garanzie non ha visto protagonista il nostro Confidi per effetto dell’accesso del sistema bancario alle garanzie del Fondo centrale alla conseguente garanzia diretta e a costo zero – commenta il presidente della Fogalco Cristian Botti-. Asconfidi Lombardia, di cui Fogalco è fondatore e socio e con cui già nel 2021 ha potenziato il servizio dei finanziamenti diretti, sta valutando una collaborazione con Regione Lombardia e alcune società di gestione del risparmio. Il rating e il bilancio con un utile di 640mila euro indica, in uno degli anni più terribili dell’economia, solidità e capacità finanziaria elevata”.


Matteo Dell’Oro consulente Fogalco, Cristian Botti presidente Fogalco, Oscar Fusini direttore Ascom Confcommercio Bergamo e Fogalco, Giorgio Gozzoli presidente del collegio sindacale Fogalco 

Nel 2021 l’operatività aziendale è stata certamente influenzata in maniera negativa dal protrarsi della pandemia e dalla possibilità di accesso diretto al medio credito centrale da parte degli istituti di credito. L’operatività è stata influenzata negativamente anche le operazioni di aggregazione aziendale che hanno interessato istituti di credito del territorio con cui Fogalco ha sempre sviluppato un volume significativo della propria attività. La Cooperativa ha comunque mantenuto la piena operatività, apportando le necessarie modifiche sia nell’organizzazione che nei servizi offerti. In particolare è continuata la politica di riduzione dei costi sui servizi tradizionali di garanzia per renderli più accessibili alle imprese associate ed è stata implementata l’assistenza alle imprese e la consulenza per l’accesso agli aiuti europei, statali e regionali attivati a seguito della pandemia.
“I prossimi mesi saranno determinanti per conoscere i tempi certi dell’uscita di scena del fondo centrale di garanzia e quindi della piena operatività della garanzia consortile – ha continuato il presidente Botti-. Inoltre i dati sul credito confermano come sia necessario il ruolo dei Confidi a sostegno della liquidità e degli investimenti delle piccole imprese bergamasche, spesso in difficoltà nei rapporti con il sistema bancario”.


Terziario, migliora la fiducia delle imprese ma pesano rincari energetici e ritardi nei pagamenti

Il bilancio in chiaroscuro dai dati dell’Osservatorio congiunturale Ascom Confcommercio Bergamo-Format Research

Il terziario bergamasco continua a mostrare tutta la sua capacità di tenuta e guarda con un certo, seppur cauto, ottimismo al futuro. Migliora la fiducia delle imprese del terziario di Bergamo. A essere meno fiduciose le micro e piccole imprese (da 1 a 5 addetti) e quelle del turismo. Cresce però in generale la fiducia nell’andamento della propria impresa (43, contro il 40 nazionale e il 32 dello scorso anno). Aumenta la percentuale delle imprese che intendono assumere e diminuisce quella delle imprese che intendono ridurre i propri organici. In robusta crescita l’indicatore relativo all’andamento dei ricavi (a 46 rispetto al dato precedente a 34). Sono queste alcune delle principali evidenze emerse dall’Osservatorio congiunturale Ascom Confcommercio Bergamo- Format Research, presentato venerdì 27 maggio.
A ridurre le aspettative e a pesare sul clima sono l’inflazione, l’aumento consistente dei costi per energia, ma anche di forniture e materie prime ( oltre alla difficoltà nel loro reperimento), logistica, trasporti, stoccaggio. Anche i tempi di pagamento sono peggiorati: il 28% delle imprese segnala tempi più lunghi.

Clima di fiducia

Migliora la fiducia delle imprese del terziario di Bergamo: l’indicatore è pari a 36 (prima era 27). Per quanto ancora basso rispetto a prima della pandemia, il dato di Bergamo è superiore rispetto al dato medio nazionale (35). Stabile la prospettiva in vista del prossimo mese di settembre. Il recupero è stato accentuato, sia rispetto al dato di settembre 2021, sia rispetto alle previsioni formulate nello scorso autunno che prevedevano un indicatore a 29, che è stato abbondantemente superato.
La fiducia è più alta nelle imprese dei servizi (per cui l’indicatore è a quota 42, dato che riporta ai livelli pre pandemia), nella media per il settore del commercio (35), mentre resta inferiore alla media nel turismo (31). A essere più ottimiste e fiduciose rispetto all’andamento dell’economia sono le aziende più grandi, da 10 addetti a salire; il dato è nella media per le imprese da 6 a 9 addetti e sotto la media per le imprese da 1 a 5 addetti.  Migliora anche la fiducia nell’andamento della propria impresa: l’indicatore sale a 43 rispetto al dato dello scorso anno, quando era a 32. Il dato evidenzia un miglioramento rispetto all’indice nazionale che resta fermo (40).
Le previsioni per il prossimo settembre evidenziano un ulteriore miglioramento della fiducia delle imprese bergamasche (46), a fronte invece di un peggioramento del dato medio nazionale (39). Anche per la fiducia nella propria impresa sono sopra la media il settore dei servizi e le imprese più strutturate. In linea con la media il settore commercio e le imprese 6-9 addetti e sotto la media il comparto del turismo e le imprese da 1 a 5 addetti.

Ricavi e occupazione

L’indice dei ricavi evidenzia una crescita molto significativa da 34 a 46 con la previsione di un ulteriore recupero di un altro punto percentuale entro il prossimo settembre. Il dato è nettamente superiore all’indice nazionale. Sono i servizi a far registrare un indice che ha nettamente superato il dato pre pandemia; il commercio è leggermente sopra la media, mentre il turismo e il settore dei pubblici esercizi presentano qualche difficoltà. A soffrire maggiormente sono le micro e piccole imprese fino a 5 addetti. Migliora la situazione occupazionale delle imprese del commercio, del turismo e dei servizi di Bergamo che raggiunge quota 48, quasi come ai livelli pre Covid-19 . Il dato è ben 9 punti più alto rispetto a quello nazionale: aumenta la percentuale delle imprese che intendono assumere e diminuisce quella delle imprese che intendono ridurre il proprio organico.

Gli elementi negativi: l’aumento dei costi e i ritardi nei pagamenti

L’80% delle imprese del terziario lamenta, a partire dalla fine del 2021, un incremento dei prezzi da parte dei propri fornitori. L’89% ritiene che tale aumento caratterizzerà tutto l’anno in corso. Il 91% delle imprese del terziario ha riscontrato, a partire dalla fine del 2021, un incremento del prezzo dei servizi dell’energia. A pesare sulle imprese sono anche l’aumento dei costi praticati dai fornitori della logistica, trasporti, stoccaggio e imballaggio, peggiorati secondo il 74% delle imprese. Per entrambe le tipologie di costi la previsione a fine anno vede rincari ulteriori. Critica anche la situazione dei tempi di pagamento con un indice che è a 37 e si confida di migliorare a 39 entro l’autunno. Quasi un terzo delle imprese del terziario orobico, il 28%, ritiene che i tempi di pagamento da parte dei clienti siano peggiorati, mentre solo il 2% ritiene che siano migliorati. Uno degli effetti della nuova crisi in atto è rappresentato dai ritardi nei pagamenti da parte dei clienti.


Il rischio usura spaventa le imprese bergamasche

I dati dell’indagine in occasione della nona edizione dell’inizativa “Legalità, ci piace” di Confcommercio

Rispetto a un anno fa sono in calo gli imprenditori del terziario di Bergamo e provincia che si sentono poco sicuri, mentre cresce la preoccupazione per l’usura che si conferma il fenomeno criminale percepito in maggior crescita dagli imprenditori bergamaschi (per il 29%). È quanto emerge dall’indagine presentata in Ascom Confcommercio Bergamo in occasione della nona edizione della Giornata di Confcommercio “Legalità, ci piace”, un’iniziativa di analisi, denuncia e sensibilizzazione sulle conseguenze dei fenomeni criminali per l’economia reale e per le imprese.

L’obiettivo principale dell’indagine, realizzata in collaborazione con Format Research tra il 24 febbraio e l’11 marzo 2022 su un campione di 4.000 casi, è quello di rilevare e descrivere la diffusione di alcuni dei fenomeni criminali – furti, abusivismo, aggressioni, contraffazione, estorsioni, rapine e atti di vandalismo – che più di altri condizionano l’andamento e lo sviluppo delle imprese, analizzandoli in funzione dei territori nei quali operano le imprese e in considerazione dell’ampiezza demografica dei centri abitati, delle macroaree geografiche e di una serie di domini di studio, come la dimensione delle imprese stesse ed i settori di attività economica.

“Fin dalla prima edizione la nostra Associazione ha partecipato a questa importante iniziativa, consapevoli che la legalità è il prerequisito fondamentale per fare impresa anche nel nostro territorio – ha sottolineato Giovanni Zambonelli, presidente Ascom Confcommercio Bergamo in apertura dell’incontro che ha visto anche gli interventi del tenente colonello Salvatore La Bella, Comandante del nucleo di polizia economica e finanziaria della Guardia di Finanza di Bergamo, e Francesco Breviario, referente provinciale dell’Associazione Libera. -. Il problema delle infiltrazioni mafiose nel tessuto economico è ancora molto forte ma interessa soprattutto realtà lontane dalla nostra provincia, in particolare le grandi città e il Centro Sud. Questo però non significa che tali fenomeni siano assenti sul nostro territorio. Tutt’altro: dai fatti di cronaca che leggiamo quotidianamente risulta che siano presenti anche da noi, basti pensare all’ultimo recentissimo relativo a bar a poche centinaia di metri da noi. La ricerca evidenzia inoltre una crescita del timore da parte dei nostri imprenditori, esigenza alla quale la nostra Associazione non può non restare inerte. Per questo negli anni con il Comando provinciale della Guardia di Finanza si è consolidato un rapporto diretto e fattivo e, di recente, con l’associazione Libera e il tavolo della legalità del Comune di Bergamo abbiamo rafforzato la nostra collaborazione per potenziare la sensibilizzazione di cittadini e imprese verso questo pericolo”.

“La crisi pandemica e la mancanza di liquidità hanno fatto aumentare il numero delle imprese vulnerabili al rischio di usura – ha aggiunto Oscar Fusini, direttore Ascom Confcommercio Bergamo -. Peraltro l’usura può essere l’anticamera dell’acquisizione dell’impresa in ginocchio e, di fatto, quello che può essere un aiuto si rivela un cappio mortale. È quindi fondamentale che tutti gli attori del territorio contribuiscano a sensibilizzare le imprese e le persone sui rischi legati alla criminalità. Su questo tema, inoltre, Confcommercio chiede la revisione degli strumenti di contrasto con leggi meno farraginose per l’accesso al credito delle vittime di usura e il rafforzamento dei ruoli dei confidi, di fatto l’ultimo anello di congiunzione con le micro e le Pmi”.

 

LA RICERCA IN SINTESI 

Secondo stime dell’Ufficio Studi Confcommercio l’illegalità costa alle imprese del commercio e dei pubblici esercizi quasi 31 miliardi di euro e mette a rischio circa 200mila posti di lavoro. La perdita annua in termini di fatturato e di valore aggiunto è pari al 6,3%. In dettaglio, l’abusivismo commerciale costa 8,7 miliardi di euro, l’abusivismo nella ristorazione pesa per 4,8 miliardi, la contraffazione per 4,1 miliardi, il taccheggio per 4,3 miliardi. Gli altri costi della criminalità (ferimenti, assicurazioni, spese difensive) ammontano a 6 miliardi e i costi per la cyber criminalità a 2,8 miliardi.

Il senso di sicurezza – Quasi il 12% delle imprese del terziario – a livello nazionale – si sente meno sicuro rispetto a 12 mesi fa, il dato è in costante calo da quattro anni a questa parte. L’analisi per dimensione dei centri abitati nei quali operano le imprese mostra come siano quelle operative nelle grandi città a temere più delle altre la criminalità (16,2% contro un dato medio dell’11,8%), mentre lo stesso dato per grandi ripartizioni geografiche rivela un dato per il Nord Ovest pari a 9,7% e quindi inferiore al dato medio nazionale. 

L’esposizione diretta al rischio di usura, racket e estorsioni – Il 17,7% degli imprenditori a livello nazionale sono “molto” preoccupati per chi fa il proprio mestiere nella zona in cui essi stessi lavorano a causa dell’esposizione al rischio di usura, racket e estorsioni. Lo stesso dato registrato nella provincia di Bergamo, ma nel giugno del 2021 per mezzo di una indagine specifica presso le imprese del terziario di Bergamo, era pari al 16,0%, quindi leggermente più basso rispetto al dato medio nazionale registrato nel 2022. Si ritiene che a un anno di distanza il dato non sia stato caratterizzato da modificazioni significative.

Decoro urbano e qualità della vita – Al crescere delle dimensioni del centro abitato diminuisce il livello della qualità della vista percepito, crescono i fenomeni di degrado e cresce  l’esposizione delle imprese a fenomeni di usura e racket. Le situazioni più problematiche si registrano nei grandi centri abitati con oltre 250.000 abitanti, dove le imprese che si sentono più direttamente esposte ai fenomeni dell’usura, del racket e delle estorsioni sono il 22%. Il dato si abbassa al 18,4% nei comuni tra i 50.000 e i 250.000 abitanti.

 


Alta formazione, al via il corso della Camera di Commercio

Imprenditorialità, innovazione e strategie per l’internazionalizzazione i temi chiave della nuova edizione. La presentazione il 31 marzo

Sono aperte fino all’11 aprile le iscrizioni alla nuova edizione del corso di Alta Formazione “Imprenditorialità e innovazione per l’internazionalizzazione delle MPMI – GO.IN’ BASIC” rivolto a imprenditori, manager e dipendenti di micro, piccole e medie imprese locali interessati a rafforzare competenze imprenditoriali/manageriali per poter affrontare al meglio le decisioni strategiche e organizzative necessarie per innovare con lo sguardo rivolto all’internazionalizzazione. L’iniziativa, alla sua undicesima edizione, è realizzata in collaborazione con il sistema associativo territoriale e vede il supporto tecnico-scientifico dell’Università degli Studi di Bergamo e in particolare dei Centri di Ateno SdM-Scuola di Alta Formazione e CYFE-Centro per la nuova imprenditorialità giovanile e familiare.

Tre aree: imprenditorialità, innovazione e strategie di internazionalizzazione

Il percorso, della durata di 120 ore (dal 22 aprile al 3 dicembre), si svolgerà, salvo limitazioni dovute a nuove recrudescenze della pandemia, in presenza, con lezioni al venerdì pomeriggio e al sabato mattina (30 lezioni), nelle sedi di Dalmine e di Bergamo dell’Università e di Bergamo Sviluppo. Obiettivo dell’iniziativa è trasferire contenuti e strumenti efficaci per affrontare le future decisioni strategiche e organizzative imposte da una situazione economica caratterizzata da recessione e da forte instabilità, rafforzando sia la capacità innovativa dell’impresa sia le competenze tecniche e personali dei corsisti. Nell’iniziativa formativa sono coinvolti docenti universitari e professionisti che concentreranno i loro interventi nelle 3 aree che quest’anno verranno affrontate nel corso, ossia imprenditorialità, innovazione e strategie di internazionalizzazione. Ognuno di questi argomenti sarà poi declinato in interventi specifici, prevedendo diverse modalità di coinvolgimento dei partecipanti.

“Anche quest’anno il corso è stato riprogettato per poter rispondere alle esigenze delle imprese partecipanti e tener conto delle incertezze dell’attuale situazione economica-  spiega il Presidente di Bergamo Sviluppo Giacinto Giambellini -. E siamo molto contenti di aver superato il traguardo dei 10 anni di attività durante i quali abbiamo formato 276 imprenditori, manager e dipendenti appartenenti a micro, piccole e medie imprese locali. Il percorso punta a far crescere le competenze personali e professionali dei partecipanti, li aiuta a sviluppare visioni più ampie, a mettere in discussione le proprie convinzioni grazie al confronto con gli altri corsisti e con i docenti coinvolti nell’attività formativa, favorendo una interazione e una partecipazione attiva. Il confronto e la condivisione, oltre che l’apertura al cambiamento e all’innovazione per guidare le scelte strategiche future, sono sempre più doti fondamentali per imprenditori e dipendenti. E questi elementi, che il percorso ha sempre favorito e stimolato, rappresentano i punti di forza che i partecipanti di ogni annualità apprezzano dell’attività formativa proposta”.

“Da tre anni a questa parte – prosegue Tommaso Minola, responsabile scientifico del corso insieme a Mara Brumana – le imprese si trovano ad affrontare una situazione di grande emergenza, in cui il cambiamento e l’incertezza sono all’ordine del giorno. Il corso Basic aiuta i partecipanti a guardare ai problemi secondo uno sguardo unitario e costruttivo lavorando sulla mentalità del partecipante e stimolando un atteggiamento aperto all’innovazione, alla condivisione e al mettersi in discussione in modo critico. Per farlo, pur rimanendo nell’ambito delle aree tematiche del corso, ossia imprenditorialità, innovazione e internazionalizzazione, proponiamo ogni anno contenuti, approcci e strumenti didattici rivisti grazie al coinvolgimento di docenti e professionisti con esperienze ed estrazioni differenti, in modo che l’offerta sia varia, trasversale e favorisca la crescita e l’apertura mentale dei partecipanti”.

Il 31 marzo la presentazione

Per conoscere i requisiti di ammissione dei partecipanti, le quote di iscrizione e avere informazioni per effettuare l’iscrizione online all’iniziativa, è possibile partecipare alla presentazione del corso che sarà effettuata online il 31 marzo prossimo alle ore 17 (questo il link zoom per iscriversi e partecipare  https://us02web.zoom.us/j/86750732735?pwd=a0xQeVM1MjFXWHkyTzk1S0J5VFUvQT09 in alternativa mandare una mail a campana@camcom.it ) oppure consultare la sezione news scorrevoli nella homepage del sito di Bergamo Sviluppo (www.bergamosviluppo.it).

Per le sole imprese della provincia di Bergamo è previsto un cofinanziamento da parte della Camera di Commercio che riduce notevolmente la quota di iscrizione. Tutti i candidati iscritti saranno invitati ad un colloquio conoscitivo di selezione effettuato, da remoto, da un apposito Nucleo di Valutazione.

Per informazioni contattare Bergamo Sviluppo-Azienda Speciale della CCIAA di Bergamo (referente iniziativa: Silvia Campana, tel. 035.3888036 – campana@camcom.it


Marketing e comunicazione, gli investimenti trainano la filiera bergamasca

Il 71% delle imprese del territorio investe nel settore, in crescita nonostante la crisi. Le Pmi soffrono ancora il gap con le società più strutturate

Oltre il 71% delle imprese bergamasche investe in marketing e comunicazione e nonostante la crisi causata dalla pandemia la filiera del marketing “made in Bergamo”  raggiunge una dimensione importante, con numeri in crescita e un mercato sempre più ampio – soprattutto nel manifatturiero e nel commercio – oltre a un giudizio positivo da parte delle imprese che hanno scelto le agenzie del territorio per campagne di marketing tradizionale e digitale. È quanto emerge dal nuovo Rapporto di ricerca sulle agenzie di marketing in provincia di Bergamo realizzato da Format Research per conto di Ascom Confcommercio Bergamo.

La filiera orobica del marketing: oltre 1600 imprese

La ricerca si poggia sui dati raccolti da Ascom Confcommercio Bergamo. A oggi la filiera bergamasca del marketing e comunicazione è composta da oltre 1600 imprese (fonte Camera di Commercio) con un numero addetti di quasi 4 mila persone per circa 110 milioni di fatturato complessivo, frutto della media tra poche imprese i cui fatturati superano il milione di euro (alcune arrivano a 3 milioni) e la stragrande maggioranza che rientrano nei regimi dei minimi. Le agenzie di marketing sono circa 350, mentre le imprese che organizzano convegni e fiere sono 156. Il resto della filiera è variegata e lunghissima e comprende anche microattività che riguardano grafica, web, foto-video, ma anche volantinaggio e distribuzione materiale.

A fronte della propensione a investire in azioni di marketing e comunicazione di oltre il 70% delle imprese, emerge però la difficoltà nel fare investimenti in materia da parte della micro e piccola impresa. “Non è casuale che il 16,5% delle imprese bergamasche, quasi 14.000 delle imprese attive, non abbiamo fatto investimenti che avrebbero comunque sentito la necessità di fare – sottolinea Oscar Fusini, direttore di Ascom Confcommercio Bergamo -. Di queste l’85% ha rinunciato per mancanza delle risorse finanziarie. Inoltre, ben il 12,2% delle imprese orobiche, oltre 10.000 imprese, non hanno fatto investimenti in questo settore negli ultimi tre anni e non sono interessate a farlo. Al netto di molte imprese che potrebbero realmente non avere la necessità di utilizzare strumenti classici di pubblicità, questo presuppone non tanto la mancanza di risorse che non possiamo escludere, ma soprattutto un ritardo culturale di come un piano di marketing possa rendere più efficace la propria attività. Il ritardo è più evidente nelle microimprese, con titolari dall’età media più alta, oltre i 60 anni, del settore”.

 Un marketing di qualità per rendere più efficaci gli investimenti delle Pmi
Un secondo aspetto che emerge è la necessità di potenziare i servizi al fine della crescita qualitativa della domanda ancora prima che dell’offerta di questi servizi. Solo il 28,3% delle imprese che investono in marketing e comunicazione lo fa infatti in modo strutturato attraverso un piano di marketing e il 31% investe attraverso un budget annuale o mensile. Inoltre, solo il 33,8% delle imprese hanno un dipartimento o un addetto che si occupa della funzione che invece resta saldamente in mano al titolare o alla proprietà sia nella scelta del piano di marketing e comunicazione (48,9%), sia nella scelta dei fornitori (56,3%).

Criticità imprenditoriali a parte, “la filiera orobica del marketing mostra segnali di forza e feedback positivi rispetto ad altre province – sottolinea Pierluigi Ascani, presidente di Format Research -. Se la descrizione e l’analisi della domanda dei servizi di marketing e comunicazione in provincia è stato il punto di partenza dell’Osservatorio, la ricerca ha evidenziato infatti come le strategie di investimento delle imprese bergamasche nel settore e la relativa customer experience siano molto positive”. Oltre a misurare il giudizio delle imprese bergamasche nei confronti delle agenzie orobiche che hanno erogato loro servizi, la ricerca ha costruito anche la mappa del posizionamento competitivo della filiera del marketing e della comunicazione della provincia evidenziando i punti di forza e di debolezza rispetto ai concorrenti fuori provincia. “Il settore delle agenzie di Bergamo è molto cresciuto, sia quantitativamente che qualitativamente, negli ultimi anni, merito della cultura dell’investimento delle imprese orobiche e della presenza dell’Università di Bergamo – afferma Roberta Caldara, coordinatrice del Gruppo Marketing Media Comunicazione Eventi di Ascom-Asseprim Bergamo -. Oggi, però, è sempre più forte la pressione dei concorrenti di livello nazionale, soprattutto per il mercato milanese. La razionalizzazione di alcuni settori, come quello bancario ma non solo, ha spostato la scelta di fornitori a livello aggregato privilegiando player nazionali e questi ultimi anni di crisi hanno portato i canali di comunicazione nazionale a scendere verso dimensioni di imprese e tagli di campagne pubblicitarie che drenano risorse dal territorio, stimolando il “fai da te”.

Più collaborazione e networking come leva competitiva per la filiera del marketing
Secondo Caldara, dunque, “occorre investire di più in marketing e comunicazione e occorre farlo anche meglio. È necessario agire sull’offerta delle agenzie che non è solo legato a maggiori competenze ma anche a collaborazione e networking per affrontare un mercato che sarà sempre più complesso e competitivo. Il nostro neonato gruppo si prefigge di creare le basi per una collaborazione dell’offerta di servizi e l’ottimo giudizio espresso dalle imprese verso le agenzie bergamasche ci sprona verso un miglioramento continuo delle nostre prestazioni”.
“La ricerca è a disposizione degli associati al Gruppo MMCE per stabilire come procedere all’esame e al perfezionamento dell’Osservatorio e per verificare la possibilità che diventi uno strumento permanente di monitoraggio dell’andamento del mercato –
conclude Giorgio Puppi, responsabile Innovazione e Digitalizzazione di Ascom Confcommercio Bergamo -. Il nostro ufficio è inoltre a disposizione per individuare strumenti di finanziamento agevolato per le imprese e quindi a sostegno del lavoro delle agenzie verso i loro clienti. Inoltre, attraverso lo sportello Edi Confcommercio siamo a disposizione per dare orientamento, supporto e sostegno finanziario per l’innovazione in azienda”.

 

LA RICERCA IN SINTESI

 

Le imprese che investono in marketing e comunicazione
Il 71,6% delle imprese bergamasche (oltre 60.000 imprese delle attive in CCIAA) investe in marketing e comunicazione. Di queste, circa il 9% sono grandi imprese, mentre la parte rimanente sono medie e piccole. I settori con più propensione all’investimento in M&C sono il manifatturiero e il commercio. Gli investitori sono per lo più società di capitali 65%. Dall’analisi emergono alcune tendenze degli investitori: le imprese che sono capogruppo preferiscono scegliere agenzie del territorio bergamasco mentre quelle appartenenti a gruppi nazionali o di proprietà di fondi scelgono partner di altri territori.

Gli obiettivi dell’investimento in marketing
Le imprese bergamasche hanno investito per: miglioramento dell’immagine (59,4%), l’aumento de ricavi (51,6%), trovare nuovi clienti (43,9%), attrarre l’attenzione (32,3%), sostegno al prodotto (28,4%), aumentare la soddisfazione e la fidelizzazione del cliente (28,4%). Il 63,3% delle imprese ha investito in marketing digitale (63,3%), il 22,5% sia nel marketing digitale sia tradizionale e il 14,2% solo nel marketing tradizionale.

Marketing digitale e tradizionale
I servizi di marketing digitale acquistati con maggior frequenza sono la creazione e gestione dei siti web (90%), social media strategy (40%), Web marketing (25%), ecommerce (14%). Gli obiettivi ricercati sono la necessità di comunicare con immediatezza (46,8%), migliorare la brand reputation (42,7%), aumentare le richieste di contatto dei clienti (32,8%), migliorare la competitività (30,9%).

Gli obiettivi dei servizi di marketing
I servizi di marketing tradizionale acquistati con maggior frequenza riguardano la creazione di campagne pubblicitarie (80%) e le pubbliche relazioni (30%).  Gli obiettivi che imprese cercano di raggiungere attraverso gli strumenti tradizionali sono il raggiungimento di target specifici (40,7%) e obiettivi prefissati (34,5%) o il raggiungimento di fette specifiche di pubblico (17,4%).

Soddisfazione per i servizi
La ricerca ha misurato anche la soddisfazione delle imprese bergamasche per i servizi ricevuti.  La soddisfazione, misurata con l’indice Ins (Indice Netto di Soddisfazione) è pari 19 (molto alto rispetto alla media nazionale) verso le agenzie del territorio mentre scende a 4,6 verso le agenzie non bergamasche. Sono soprattutto la puntualità e il rispetto dei tempi, così come reputazione, professionalità e competenza, serietà e flessibilità i meriti delle agenzie bergamasche.

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L’Osservatorio sui servizi di marketing e di comunicazione
Alla sua prima edizione, l’Osservatorio sui servizi di marketing e di comunicazione commissionato a Format Research da Ascom Confcommercio Bergamo attraverso il suo gruppo MMCE si propone l’obiettivo di fornire dati e informazioni a supporto delle agenzie di marketing e comunicazione di Bergamo.  Gli obiettivi dell’Osservatorio sono quelli di analizzare il mercato dei servizi di marketing e comunicazione (M&C) nell’ambito del territorio della provincia di Bergamo raccogliendo più punti di vista diversi sul tema, a tale proposito l’analisi dei fenomeni è stata effettuata coinvolgendo sia la domanda che l’offerta di tali servizi.
Tra ottobre e novembre 2021, Format Research ha condotto infatti una doppia ricerca: l’indagine qualitativa delle agenzie di marketing e comunicazione della provincia di Bergamo attraverso l’intervista a undici qualificate agenzie della nostra provincia e l’Indagine quantitativa alle imprese della domanda, di tutti i settori produttivi bergamaschi con un campione di 400 interviste.


“Confidiamo nella ripresa”: Regione e confidi insieme per sostenere le Pmi colpite dalla crisi

Il fondo regionale del valore complessivo di 60 milioni  rivolto ai settori particolarmente penalizzati dalla crisi da Covid 19

Regione Lombardia ha approvato il fondo “Confidiamo nella ripresa” che sostiene le PMI lombarde, nei settori particolarmente penalizzati dalla crisi da Covid 19, che vogliono effettuare investimenti sul proprio sviluppo o accedere a liquidità per il capitale circolante, ma faticano ad accedere al credito senza una garanzia pubblica. Si tratta, soprattutto, delle attività della ristorazione, del commercio al dettaglio di abbigliamento e calzature, delle attività sportive, artigianali, commerciali al dettaglio e di servizio legate al settore dei matrimoni e degli eventi privati, le attività di proiezione cinematografica e di gestione di strutture artistiche, le discoteche e i locali da ballo.

L’aiuto regionale, del valore complessivo di 60 milioni euro ai quali se ne sono aggiunti 593mila lo scorso dicembre, si compone di due misure come spiega Cristian Botti, presidente Fogalco, la cooperativa di garanzia di Ascom Confcommercio Bergamo: “ La garanzia regionale sui finanziamenti concessi dai Confidi ai soggetti beneficiari è a titolo gratuito e copre fino al 100% dell’importo di ogni singolo accredito nel limite massimo di 20mila euro. Il contributo a fondo perduto invece è determinato in misura pari al 10% del valore del finanziamento garantito, subordinato alla restituzione del 90% della quota capitale. Le PMI con i requisiti possono, sin da subito, richiedere ai Confidi convenzionati l’agevolazione che sarà in seguito formalizzata sul sito regionale bandi online”. Per informazioni: finanza.agevolata@fogalco.it – Tel.035.4120273.


Al via il progetto “Imprendigreen”, un marchio per accompagnare le imprese nella transizione ecologica

L’obiettivo dell’iniziativa di Confcommercio è contribuire al raggiungimento degli obiettivi dell’Agenda 2030 dell’Onu coinvolgendo imprese e associazioni 

 

Qualificare e rafforzare l’impegno sostenibile di imprese e associazioni del commercio, del turismo, dei servizi, dei trasporti e delle professioni valorizzando e promuovendo comportamenti ambientalmente virtuosi. Questo, in sintesi, l’obiettivo di “Imprendigreen” l’iniziativa di Confcommercio – al via oggi su tutto il territorio nazionale – che costituisce l’asse portante del più ampio progetto confederale “Confcommercio per la sostenibilità” con il quale la Confederazione intende offrire il suo contributo al raggiungimento degli obiettivi dell’Agenda 2030 dell’ONU.

Realizzato in collaborazione con la scuola Universitaria Superiore Sant’Anna di Pisa, il progetto nasce per diffondere comportamenti sempre più “green” nel mondo del terziario e che possano rappresentare anche un’opportunità di sviluppo per le imprese . In altre parole, con Imprendigreen si vuole raggiungere il duplice scopo di creare benefici ambientali e sviluppare nuove forme di economia attraverso una serie di azioni volte a sensibilizzare, formare e accompagnare le imprese nella transizione da un’economia lineare a un’economia circolare. Ma anche a cogliere tutte le opportunità che i programmi e i fondi europei e nazionali – come il Green Deal europeo e il PNRR italiano – metteranno in campo nei prossimi anni per innovare modelli di produzione, distribuzione e offerta di servizi.

Il marchio Imprendigreen

Il riconoscimento dei comportamenti ambientalmente virtuosi avverrà attraverso l’assegnazione di un marchio che sarà rilasciato all’impresa (o all’Associazione) che avrà raggiunto una soglia minima di punteggio determinata dalla Scuola Universitaria Superiore Sant’Anna di Pisa sulla base dei più autorevoli standard nazionali ed internazionali di riferimento. Per conferire il giusto rilievo alle buone pratiche di sostenibilità il marchio Imprendigreen sarà attribuito sulla base di tre diversi livelli di eccellenza (tre, quattro e cinque stelle) in relazione alla diversa intensità dell’impegno ambientale posto in essere.
“Con Impredigreen vogliamo qualificare le imprese ambientalmente virtuose attraverso l’assegnazione di un marchio di sostenibilità per coloro che si saranno maggiormente distinte su questi temi e, al contempo, avviare un programma formativo per il miglioramento delle performance ambientali – sottolinea Oscar Fusini, direttore di Ascom Confcommercio Bergamo -. Questa iniziativa vuole però essere non un punto di arrivo ma di partenza affinché le imprese possano contribuire al raggiungimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile fissati dall’Agenda 2030 delle Nazioni Unite: la sostenibilità è di fatto un valore aggiunto per competere in un sistema economico sempre più attento a nuovi modelli di produzione e consumo green”.
“Grazie alla collaborazione con la Scuola Universitaria Superiore Sant’Anna di Pisa sono state definite delle check list per rilevare le buone pratiche e definire i criteri-soglia quali-quantitativi per l’accesso al riconoscimento – aggiunge Andrea Comotti, responsabile Area gestionale Ascom Confcommercio Bergamo -. La Scuola è stata coinvolta anche nella predisposizione di moduli formativi appositamente studiati e implementati per i diversi settori di attività”.

Come aderire

Per prima cosa occorre registrarsi sul sito imprendigreen.confcommercio.it e, una volta compilato il questionario, ogni imprenditore potrà valutare le sue performance e ottenere il riconoscimento. Oltre a poter usufruire di speciali convenzioni riservate, le imprese e le associazioni che otterranno il riconoscimento Imprendigreen avranno accesso a moduli formativi implementati con il coinvolgimento di partner strategici ed enti di ricerca di spessore nazionale ed internazionale (come la Scuola Universitaria Superiore Sant’Anna di Pisa, l’Enea, l’Asvis e il Conai), per migliorare la conoscenza delle normative e favorire la diffusione e la replicabilità di comportamenti virtuosi sotto il profilo ambientale e sociale.
Per informazioni ed eventuali chiarimenti le imprese interessate possono scrivere a: gestionale@ascombg.it – Tel 0354120325.