Le spese obbligate si “mangiano” il 43% dei consumi delle famiglie bergamasche
Le spese obbligate mortificano i consumi di beni. Disinneschiamo la bomba dell’IVA
I consumi di beni e servizi delle famiglie italiane tornano a crescere sia pur in un quadro di grande debolezza. È questa la sintesi della nota di aggiornamento sui consumi delle famiglie e le spese obbligate, diffusa qualche giorno fa dall’Ufficio Studi di Confcommercio, che evidenzia un recupero della quota di spesa nei beni e nei servizi.
Ogni italiano spende in media 18.089 euro all’anno, per i quali, però, non ha potere di scelta per circa 7.377 euro, quasi la metà!
Questo punto è basilare. Le spese obbligate, quelle costituite dall’abitazione, sanità, assicurazioni, carburanti, ecc. hanno di fatto preso il sopravvento nel bilancio delle famiglie. Rappresentano il 40,8% del totale della spesa e sono diminuite di circa un punto percentuale (–1,1%9 dal 2013 ad oggi, grazie soprattutto al contenimento del costo dei carburanti, ma cresciute del 4,3% dal 1995. Si tratta per lo più di oneri per beni e servizi a cui i consumatori rinuncerebbero volentieri, ma che devono sopportare senza possibilità di scelta. Per giunta, quindi, sono spese poco democratiche.
Queste uscite incidono sulla difficoltà delle famiglie di ritornare ai livelli di consumo precedenti la recessione.
Nel 2019, nonostante la modesta ripresa degli ultimi anni, la spesa per abitante, ai prezzi dell’anno in corso, dovrebbe risultare inferiore di oltre 830 euro rispetto al 2007. Solo in tre ambiti – il tempo libero, i viaggi e le vacanze comprese uscite per alberghi, bar e ristoranti – i consumi sono in crescita. Al di là di questioni demografiche e sociali, si consuma più fuori casa e meno in casa per una diversa allocazione del tempo tra lavoro domestico, lavoro retribuito e svago.
L’altro elemento importante è la terziarizzazione dei consumi: si spende più per servizi che per beni. I servizi incidono sulla qualità della vita (alberghi ristorante benessere ecc.) e mostrano una costante e significativa espansione, dal 17,4% della spesa nel 1995 al 21,5% del 2019 con + 4,1%.
Comunque, anche il consumo di beni torna a crescere, soprattutto per il peso dell’acquisto dei beni durevoli, in particolare autovetture. L’acquisto di prodotti incide per il 37,7% del bilancio familiare e mette a segno + 0,4% rispetto al 2013, ma una contrazione decisa (- 8,3%) rispetto al 1995. La perdita di peso in quasi 25 anni è soprattutto sui prodotti non alimentari, segnale del cambiamento epocale negli stili di consumo (meno abbigliamento e calzature per capirci), contro la riduzione -2,9% per i beni alimentari (per i maggiori consumi fuori casa). Il moderato recupero dei beni realizzato negli ultimi anni è stato sostenuto principalmente dai durevoli, soprattutto autovetture, i cui acquisti erano stati fortemente compressi nei periodi precedenti.
Tornando alle spese obbligate, almeno per molte di esse, i relativi prezzi si formano in regimi regolamentati e, comunque, in mercati scarsamente liberalizzati. Nel ventennio si è molto detto e fatto (male!) in tema di liberalizzazione del commercio, mentre si sono fatti pochi passi in avanti per rendere taluni mercati dei servizi realmente concorrenziali. Lì la spesa degli italiani è letteralmente esplosa.
Cosa dire. In un quadro come l’attuale l’aumento dell’IVA potrebbe essere il “colpo di grazia” al commercio. L’aumento dell’IVA sulle spese obbligate, del resto in un territorio dove le case sono per lo più di proprietà, sottrarrebbe risorse pesanti, ben oltre la sua incidenza percentuale con un reale collasso dei consumi. L’appello è quindi al nuovo Governo: fermiamo la bomba, disinneschiamo l’aumento dell’IVA.
Persico Spa, «la continuità si costruisce anche a tavola e sulle piste da sci»
L’impresa si può rafforzare anche con una vacanza di famiglia in montagna. Succede alla Persico Spa, l’azienda di Nembro conosciuta in tutto il mondo per gli stampi e i prodotti all’avanguardia nei settori automotive, nautico e industriale, dove è diventato un appuntamento fisso il break di qualche giorno in Val Badia che, su iniziativa di Isa Persico, moglie dell’imprenditore Pierino Persico, fondatore dell’azienda, viene ormai attesa da tutta la grande famiglia.
Tutti e tre gli eredi – Claudia, Alessandra e Marcello – sono impegnati ai vertici delle divisioni aziendali e la società ha scelto di affrontare per tempo il cruciale tema del passaggio generazionale, con tanto di stipula del patto di famiglia a tutela della continuità d’impresa.
Quanto è scritto va però coltivato nella pratica di tutti i giorni e non sempre è facile. Lo sa bene la signora Isa, al fianco del marito dalla nascita della Persico, nel 1976, e ritiratasi in un secondo momento per far spazio ai figli. «Il passaggio generazionale – dice – richiede un accompagnamento e un’attenzione non indifferenti. Ci sono periodi di tensioni, parole non dette e poi dette troppo di getto, gioie e paure, soddisfazioni e insoddisfazioni, dubbi. Ma forse, a forza di non perderci d’animo, noi siamo riusciti almeno a trasmettere amore. E per amore si cede un poco tutti, per far spazio al bene comune».
Ecco perché il ponte di Carnevale trascorso insieme sulle piste da sci incorniciate dalle Dolomiti diventa un momento prezioso anche per l’azienda, pure per i piccoli della terza generazione. «È un regalo che ci facciamo ogni anno – spiega Isa Persico -. Lo definiamo un regalo di compleanno per tutta la famiglia. Pierino ed io siamo innamorati da sempre della Val Badia, i nostri figli anche e ora se ne sono innamorati tutti, nipotini, nuora e generi. Torniamo davvero arricchiti (non di soldi certo) e ci sentiamo tutti più vicini. Per qualche giorno addirittura ci manchiamo e ci manca quel paradiso, ma in questo tempo ci siamo sicuramente sempre ritrovati!».
Lovere, buoni spesa per aiutare le famiglie in difficoltà
Un nuovo “welfare municipale”, per aiutare i cittadini più bisognosi. È l’obiettivo del Comune di Lovere che ha varato un bando del valore di 14mila euro per assegnare buoni sociali a sostegno delle famiglie loveresi in difficoltà economica.
Il bando prevede la consegna di “voucher” del valore di 10 euro cadauno, fino a un massimo di 500 euro per famiglia, ai nuclei residenti a Lovere da almeno un anno, proporzionalmente al numero di persone che li compongono.
I buoni potranno essere spesi per acquistare alimenti e farmaci negli esercizi commerciali e nelle farmacie di Lovere accreditati con il Comune e per pagare il servizio mensa alle scuole dell’infanzia e primaria del paese. I negozianti interessati a convenzionarsi possono farne richiesta al Comune.
L’iniziativa viene proposta per il secondo anno consecutivo per far fronte al perdurare della crisi economica che interessa anche il paese, con la conseguente forte riduzione delle opportunità di lavoro, e in considerazione delle difficoltà manifestate da numerosi nuclei familiari loveresi, che si sono rivolti al servizio sociale per la richiesta di un aiuto economico o di altra natura.
L’anno scorso sono state aiutate circa 40 famiglie, per un totale di 200 persone.
Sono ammesse le richieste presentate da famiglie con Isee in corso di validità, con valore uguale o inferiore al minimo vitale che per l’anno 2016 è di 6.524,57 euro.
Le domande potranno essere presentate fino a martedì 31 gennaio alle ore 12 presso l’ufficio protocollo del Comune, in via Marconi o spedite alla pec dei Servizi Sociali. Il modulo è scaricabile all’indirizzo internet www.comune.lovere.bg.it.
La graduatoria delle famiglie che hanno i requisiti per ricevere il buono sarà resa nota a metà febbraio.
Per informazioni si può contattare l’Ufficio Servizi Sociali del Comune di Lovere telefonando al numero 035 983623 (interni 5 oppure 2).
Attente al risparmio ma più ottimiste, le famiglie bergamasche al rientro dalle ferie
Bergamaschi campioni lombardi nel gestire i conti di casa e risparmiare, ma anche più ottimisti verso il futuro rispetto ad un anno fa.
Alla ripresa delle attività economiche dopo la pausa estiva l’indagine “Famiglie e consumi” realizzata dalla Camera di commercio di Monza e Brianza in collaborazione con DigiCamere offre un quadro più sereno rispetto a fabbisogni e destinazione di spesa, ma evidenzia anche che l’attenzione a non sprecare e a limare il superfluo è ormai una costante.
La fotografia è stata scattata a luglio e rispetto alla medesima rilevazione effettuata l’anno precedente segnala un innalzamento della quota delle famiglie lombarde che riescono a risparmiare, salita al 23% dal 12%. A ciò si aggiunge il 65% delle famiglie che invece va in pareggio, mente il 9% ha dovuto attingere ai risparmi e il 3% indebitarsi. A Bergamo la percentuale di chi riesce a mettere da parte qualcosa è maggiore, il 32%, valore più alto tra tutte le province rilevate. Cala, di conseguenza, quella di chi chiude il bilancio domestico in parità (57%), è leggermente inferiore il dato di chi preleva dai propri risparmi (8%) e uguale alle media regionale quello di chi si indebita (3%).
La leva su cui i bergamaschi preferiscono agire per risparmiare è la riduzione degli sprechi, in particolare quelli alimentari, attuata dal 40% degli intervistati, seguita dalla rinuncia ad alcune uscite a cena, in pizzeria o consumazioni al bar (32%), cui fa da contraltare la scelta di passare più tempo libero in casa o da amici e parenti (15%). Un buon 26% ha anche dichiarato di fare più attenzione ai consumi di elettricità, riscaldamento e telefono. Il 27% non ha invece modificato le proprie abitudini, il 7% ha preferito riparare anziché sostituire abiti, elettrodomestici e mobili, la stessa percentuale di chi ha deciso di usare meno l’automobile.
A questo si accompagna uno sguardo più positivo sul futuro. È infatti salita dall’8 al 12% la quota dei lombardi che vedono la propria situazione economica in miglioramento per l’anno che verrà. A Bergamo il dato è del 13%, contro il 74% di chi prevede una situazione invariata e l’ancora significativo 14% di chi pensa andrà peggiorando.
L’indagine si sofferma anche su un aspetto critico come i costi sanitari. A questo riguardo il 65% dei bergamaschi afferma di aver speso come prima, ma l’11% ha rinunciato alle cure dentistiche, il 9% alla prevenzione e il 5% ad altre visite specialistiche. Il 9% ha invece speso di più per la salute.