Bergamo “capitale” europea della Gastronomia. «La ristorazione una carta su cui puntare»

Nel Padiglione Lombardia di Expo l’annuncio dell’assegnazione del titolo di Regione Europea della Gastronomia alla Lombardia Orientale. Presenti per Bergamo il presidente della Camera di Commercio Paolo Malvestiti ed il sindaco di Bergamo Giorgio Gori. Roberta Garibaldi dell’Università cittadina è la coordinatrice scientifica del progetto

 

Il dopo Expo di Bergamo parlerà ancora di cibo. È di questi giorni infatti l’assegnazione alla Lombardia Orientale del titolo di Regione Europea della Gastronomia per il 2017, che sarà ufficialmente conferito il prossimo 29 settembre proprio nell’ambito della manifestazione milanese, a segnare, se vogliamo, un simbolico passaggio di testimone verso una nuova sfida.

La nostra provincia si è infatti “alleata” con Brescia, Cremona e Mantova – unite da obiettivi ma anche caratteristiche comuni – per un progetto di  valorizzazione integrata dei temi legati al food e alla sostenibilità, che ha conquistato il favore della giuria internazionale di esperti indipendenti, selezionati dai membri di Igcat, Istituto Internazionale per la Gastronomia, Cultura, Arte e Turismo, che coordina e gestisce la competizione.

Insieme alla Lombardia Orientale, nel 2017 potranno fregiarsi del titolo la regione centrale della Danimarca che fa capo ad Aarhus e quella di Riga-Guja, in Lettonia, mentre per il 2016 i vincitori sono stati la Catalogna e il Minho (Portogallo).

L’Award è stato concesso al termine di un processo di valutazione iniziato nel 2014 ed è il frutto di una partnership composta da Regione Lombardia, i Comuni di Bergamo, Brescia, Cremona e Mantova, le Camere di Commercio di Bergamo e Cremona e l’Università di Bergamo come coordinatore scientifico. A guidare lo staff  di progetto, la professoressa Roberta Garibaldi, direttrice del CeSTIT, Centro Studi per il Turismo e l’Interpretazione del Territorio della nostra Università.

Roberta Garibaldi
Roberta Garibaldi

Professoressa Garibaldi, il titolo di Regione Europea della Gastronomia suona bene, ma cosa significa in concreto per le aziende e gli operatori dell’area food?

«È un’occasione di promozione per i nostri territori e per le aziende, per dare un’identità più forte all’area sui temi del cibo e dell’enogastronomia. Sarà una vetrina per le eccellenze, che sono tante, ma spesso non così percepite all’esterno».

In effetti, i luoghi cult della gastronomia italiana nell’immaginario straniero sembrerebbero altri…

«Eppure nell’area interessata il patrimonio è vastissimo. Va dai prodotti certificati Dop, Igp e tradizionali ai vini Doc, Docg e Igt, dai presidi Slow Food ai 23 ristoranti insigniti della stella Michelin, senza dimenticare le strade del vino (8 delle 12 presenti in tutta la Lombardia) e i centri di musealizzazione della civiltà contadina e gli ecomusei. Il progetto vuole proprio mettere a sistema tutto questo e arrivare a caratterizzare più fortemente il territorio, creando attrazione».

Cosa vorrà dire vivere in una capitale della gastronomia?

«Sarà una benefica operazione culturale, un anno ricco di eventi, attività ed iniziative che di certo risulterà interessante per gli appassionati di cibo. Che sono tanti. Basti pensare che più di 29 milioni di italiani si definiscono “appassionati”, ovvero persone a cui piace informarsi e parlare di cibo, secondo la recente ricerca del Censis presentata a Expo».

Perché il cibo è diventato una leva così importante per l’attrattività turistica?

«Perché il turista vuole vivere esperienze, entrare in contatto con gli aspetti culturali del territorio che visita, vuole leggerne l’identità. Il cibo in questo senso è un mezzo molto diretto ed efficace, nel cibo ci sono origini, storie, processi, prodotti. Che sia importante lo dicono, del resto, le indagini quando affermano che la possibilità di gustare buoni piatti e prodotti è una delle variabili che pesano nella scelta di una destinazione. E lo conferma la spesa di tutto ciò che è enogastronomia da parte dei turisti. Se l’Italia è riconosciuta numero uno al mondo per patrimonio artistico e culturale, l’abbinamento al cibo è in grado di dare una marcia in più».

Quali sono le carte migliori che Bergamo può giocare nel progetto di Regione Europea della Gastronomia?

«La ristorazione e poi le produzioni, a cominciare dai formaggi, per i quali può vantare il primato di provincia con più Dop, nove. Ma anche l’acqua».

Abbiamo già qualche caso interessante di valorizzazione?

«I circuiti InGruppo e 035 creati dai ristoratori sono esempi attivazione di reti che stanno dando buoni risultati. Possono essere considerati delle best practice».

Sono stati misurati, in altre aree, gli effetti del titolo di Regione Europea della Gastronomia?

«Le prime regioni a fregiarsi del riconoscimento saranno Barcellona e il Minho in Portogallo, l’anno prossimo. Ciò che si può dire al momento è che molti dei territori che partecipano al programma sono già stati Capitale europee della Cultura, hanno perciò già visto i risultati di manifestazioni e progetti che si basano sulle reti e le sinergie, ne hanno verificato l’utilità e il valore e per questo sono pronti a proseguire anche su questo nuovo versante del cibo».


Pesce di lago, anche per la tinca è tempo di sagra

tinca al forno - clusaneMentre a Tavernola la regina dell’estate è la sardina – la cui sagra riprende, dopo il debutto nel weekend dal 10 al 12 luglio, da venerdì 17 a domenica 19 -, a Clusane, sulla riva bresciana del lago, il piatto celebrato, che ha fatto conoscere la località lacustre e i suoi ristoranti in tutta la Lombardia, è la tinca al forno.

Più di Amatrice con l’amatriciana o di San Daniele o Sauris col prosciutto, Clusane ha legato il suo nome a questo piatto già dalla fine dell’800, arrivando ad avere negli anni quasi trenta ristoranti con questo piatto al centro della loro proposta, uno ogni 50 abitanti e la maggior parte delle famiglie del paese coinvolte tra rifornimento, cucina e servizio.

Da più di trent’anni la terza settimana di luglio, il paese dedica a questo strano pesce che popola i bassi fondali del lago, la “Settimana della Tinca al Forno con Polenta”, una settegiorni intensa con un menù dedicato che richiama sul lungolago e nei ristoranti migliaia di persone.

L’appuntamento, promosso dagli Operatori turistici clusanesi (Otc) e attesissimo dagli amanti delle tipicità, è in programma dal 13 al 19 luglio: undici ristoranti proporranno questo gustoso piatto a un prezzo fisso di 22 euro, comprensivo di dolce, acqua, vino e caffè. In considerazione della grandissima affluenza di persone, le tinche arriveranno anche da altri laghi, ma la qualità – assicurano gli organizzatori – è garantita.

«La ricetta è la stessa in tutti e undici i locali ed è quella originale, che ci tramandiamo da almeno tre generazioni, solo un po’ alleggerita nei condimenti» dice Pierpaolo Martinelli, presidente di Otc -. «Con gli altri ristoratori abbiamo creato un gruppo molto unito e il grande successo della sagra è dovuto anche a questo, oltre ovviamente alla bontà e particolarità del nostro piatto tipico».

Info: www.clusane.com


“GourmArte per Expo”, un poker di chef stellati atterra nel centro di Bergamo

GourmArte si fa “special” per Expo 2015. La manifestazione della Promoberg dedicata alle eccellenze enogastronomiche lombarde, da tre anni a questa parte organizzata in Fiera nel mese di dicembre, si trasferisce nel centro di Bergamo in occasione dell’esposizione universale.

Tra settembre e ottobre la rassegna propone quattro date che agli appassionati della tavola d’autore conviene annotarsi. Si tratta infatti di quattro incontri con altrettanti artisti della cucina italiana: Massimo Bottura (Osteria Francescana, Modena), Pino Cuttaia (La Madia, Licata – Agrigento), Annie Féolde (Enoteca Pinchiorri, Firenze) e Gennaro Esposito (Torre del Saracino, Vico Equense – Napoli). Il poker stellato (sul piatto ci sono complessivamente 10 stelle Michelin) sarà completato da un’ultima data a inizio novembre alla Cantalupa di Brusaporto, per una grande chiusura in tavola firmata dai fratelli tri-stellati Michelin di Bergamo, i Cerea del ristorante Da Vittorio.

L’evento si snoda tra il Balzer, lo storico locale recentemente rinnovato nell’ambiente e nella gestione, la tensostruttura del Quadriportico-Spazio Creberg e la Domus Bergamo, la “casa” allestita nel cuore della città per ospitare nel semestre di Expo gli eventi culturali e gastronomici del territorio.

Le date sono le seguenti: 2 settembre Massimo Bottura; 21 settembre Pino Cuttaia; 5 ottobre Annie Féolde e i suoi chef; 12 ottobre Gennaro Esposito. La chiusura con i fratelli Cerea è invece fissata per venerdì 6 novembre.

Il format dei quattro appuntamenti in città è lo stesso. A partire dalle 18, utilizzando la struttura della Domus Bergamo in piazza Dante, a pochi passi dal Balzer, il cuoco che firma la cena racconterà la sua esperienza professionale durante un aperitivo con prodotti locali e poi in un talk show che prevede anche la dimostrazione dell’elaborazione di un piatto con un prodotto bergamasco tra quelli riconosciuti dal marchio “Bergamo città dei Mille… sapori”. A seguire, indicativamente dalle ore 20,30, la cena al Balzer che prevede cinque portate per un totale di 60-80 coperti.

Gli ingressi alla Domus Bergamo (compreso lo show-cooking) e alla tensostruttura del Quadriportico-Spazio Creberg sono liberi e gratuiti. Il costo dell’aperitivo in Domus Bergamo è di 10 euro, mentre quello dellla cena al Balzer è di 99 euro a persona, tutto compreso.

GourmArte per l’Expo è un evento Promoberg in collaborazione con Balzer, Domus Bergamo e Multimedia, e ha quali partner la Camera di Commercio di Bergamo, l’Ascom di Bergamo, l’Accademia del Gusto, l’Ente Bilaterale Commercio e Servizi di Bergamo e l’Ente Bilaterale Alberghiero e dei Pubblici Esercizi di Bergamo.

Per informazioni e prenotazioni per la cena, occorre rivolgersi a Balzer (tel. 035 234083 – info@balzer.it)


Rifugi, il gusto sale in quota

Dalle valli bergamasche sono molte le possibilità di accesso alle alte quote delle nostre montagne. Vasta e curata è la rete di sentieri che permette di assaporare itinerari più o meno difficoltosi e di raggiungere rifugi e luoghi di ristoro. Ce n’è davvero per tutti i gusti.

Col tempo, i rifugi si sono adeguati alle esigenze dei nuovi frequentatori della montagna, non più esclusivamente escursionisti con scarponi e zaino grande, ma anche appassionati che all’ambiente, ai panorami e alla natura amano affiancare anche un buon piatto.

Come spiega Maurizio Nava, rifugista storico dei Laghi Gemelli «un tempo l’escursionista arrivava in montagna, si fermava in rifugio, cenava, pernottava e il giorno dopo ripartiva alla volta di nuove mete. Il cibo passava in secondo piano, primeggiava la convivialità, legata ai racconti, agli scambi di esperienze».

Oggi molto è cambiato. Tra chi frequenta la montagna è cresciuta la quota di appassionati che arriva sui sentieri con l’obbiettivo di godersi la giornata insieme alla famiglia o agli amici, magari gustando anche un gustoso pranzo. Buona cucina e cura nella selezione delle materie prime stanno quindi diventando un must per i rifugisti, sempre più orientati verso prodotti locali e di qualità e consapevoli di non poter più proporre solo minestrone, polenta e selvaggina, come un tempo, ma di dover allargare la proposta con formaggi DOP, paste e dolci fatti in casa e molto altro.

Rifugio Laghi Gemelli

Pasta fresca e dolci fatti in casa sono sempre in carta

Il rifugio si trova in Alta Valle Brembana, a 1.968 metri sul livello del mare, ed è un must per gli escursionisti bergamaschi. Cade nel territorio comunale di Branzi e prende il nome dai laghi, ora inglobati in un unico lago artificiale. Al rifugio Laghi Gemelli è possibile pernottare, ma anche pranzare e cenare. La struttura è condotta da Maurizio Nava dal 1989: «Prima salivo solo a dare una mano, infatti avevo un altro lavoro in valle, poi ho deciso di condurlo in società con un altro rifugista. Nel 2005 è infine arrivato Stefano Brignoli, cuoco, e con lui abbiamo fatto il salto di qualità per quel che riguarda la cucina. Proprio in questo periodo abbiamo percepito la necessità di adeguarci alle nuove richieste gastronomico con l’obbiettivo di offrire una maggiore qualità e di valorizzare le risorse locali». Ecco quindi che anche la cucina del rifugio Laghi Gemelli si diversifica e la proposta non è più basata solo sulla preparazione dei classici piatti come il minestrone, la pasta, la polenta e il brasato. «La normativa – spiega ancora Nava – impone delle regole in materia sanitaria e ci siamo pian piano adeguati, anche se le difficoltà restano perché siamo in montagna e alcune comodità non è possibile averle».

«Principalmente da noi – racconta Nava – arrivano famiglie e giovani. Nella maggior parte dei casi entrano a mangiare anche solo un piatto». Varia è la proposta gastronomica che parte dalle zuppe alla pasta fresca preparata in rifugio, come ad esempio i tagliolini allo Strachitunt Dop e paruch, raccolto direttamente dai gestori. Non mancano la polenta accompagnata dai salumi locali oppure dai formaggi Principi delle Orobie e neppure i vari tagli di carne e i dolci fatti rigorosamente in casa, come quello alle pere con riduzione di Valcalepio o la torta con farina di grano saraceno e marmellata di mirtilli. Il tutto affiancato da una selezione di vini locali.

«Cerchiamo di fare e preparare il più possibile nella nostra cucina, – sostiene ancora Nava – così siamo sicuri di proporre piatti di qualità ad un prezzo corretto».

Rifugio Curò

Per chi ama i primi, spazio a pizzoccheri e scarpinocc

Rifugio CuròIl Curò è un rifugio molto conosciuto e frequentato perché è facilmente raggiungibile da Valbondione. Si trova a 1.915 metri sul livello del mare. È condotto da 9 anni da Fabio Arizzi e Angelo Ghiraldini. «Io ho sempre frequentato la montagna – spiega Arizzi – e ho visto un grande cambiamento per quel che riguarda lo stare in montagna. Ora anche i classici alpinisti hanno l’esigenza di mangiare bene e posso affermare che le priorità in quota in un certo senso sono cambiate».

Nella cucina del rifugio Curò vengono proposti piatti tipici delle province di Bergamo, di Brescia e della vicina Valtellina. Dai pizzoccheri agli scarpinocc di Parre, dalla classica selvaggina, ai piatti a base di funghi. «Ho notato – spiega ancora Arizzi – che sia gli sci alpinisti che arrivano dall’inizio della primavera, sia gli escursionisti del periodo più turistico, apprezzano sempre più la buona cucina, in misura uguale e senza differenze».

Rifugio Brunone

La proposta tiene conto anche di vegani e vegetariani

Rifugio Brunone - Marco BrignoliÈ uno dei rifugi più difficili da raggiungere. Si trova a 2.297 metri ed è raggiungibile da Fiumenero, frazione di Valbondione, dopo circa 3/4 ore di salita con un dislivello di 1.500 metri. Dal 2007 è gestito da Marco Brignoli che ammette di aver «iniziato a ricercare la qualità nella proposta gastronomica e che questa viene compresa ed apprezzata». «Stiamo cercando di orientarci anche all’acquisto di materie prime provenienti da agricoltura biologica e siamo attentissimi ai problemi legati alle intolleranze, ma anche alle scelte dei vegani o vegetariani. Oggi più che mai chi viene al nostro rifugio è molto attento anche alla proposta culinaria e quindi ricerca piatti gustosi: dalle zuppe di legumi ai formaggi Dop».

Brignoli racconta che «l’escursionista ha più voglia di essere ben servito rispetto al passato. Si aspetta una proposta culinaria diversificata, benché in un rifugio. Sicché oggi l’attenzione da parte nostra è cresciuta, c’è attenzione anche alle intolleranze alimentari, rispetto per chi è vegetariano o vegano. Sono cambiati anche gli orari di servizio. Un tempo, alle 19, si cenava, tutti insieme. Ora non ci sono più orari. La cucina è sempre aperta e si lavora più come un ristorante vero e proprio, anche se le attrezzature e le possibilità nei rifugi non sono cambiate! L’approvvigionamento di prodotti freschi rimane sempre un problema, per questo una volta la settimana, il martedì, scendiamo a valle al mercato di Valbondione e acquistiamo i prodotti freschi per tutta la settimana portando tutto a spalla».


Lovere, i piatti e i dolci da provare

Perdersi tra le piccole stradine di Lovere è un vero piacere, al pari di una passeggiata sul classico lungolago. Nel piccolo borgo sono molte le opportunità di svago, come pure le piccole botteghe dove è possibile acquistare prodotti locali. In particolare, nei panifici è facile trovare una focaccia dolce tipica della valle Camonica: la Spongada. La vicinanza con le diverse valli si può percepire da diversi dettagli, anche quindi dalle specialità gastronomiche. I buongustai possono scoprire Lovere attraverso alcune golose preparazioni celebrate in occasione della sagra “Sapori d’ottobre”, organizzata dalla Pro Loco. Tra le proposte spiccano tre preparazioni tipicamente loveresi, ognuno con una storia che vi raccontiamo

Giuseppe Speranza

Il cuoco delle “sagre” che ha rilanciato il “Manzo alla moda di Lovere”

Giovanni Speranza ridGiuseppe Speranza abita a Castro e, nel corso della sua vita, si è sempre speso per la comunità: dall’attività calcistica alla promozione turistica e locale, operando all’interno dell’Associazione Pro Loco sia di Castro che di Lovere. È una di quelle persone molto conosciute in paese e che ora, raggiunti gli 81 anni, ha molto da raccontare. «Ho lavorato all’interno dell’industria siderurgica locale – spiega Speranza –, ma grazie alla mia attività calcistica e a precedenti lavori, ho avuto la possibilità di viaggiare un poco. Per questo motivo ho avuto l’opportunità di appassionarmi alla cucina». Questa passione lo ha portato dietro le quinte delle varie sagre popolari ad aiutare i cuochi che venivano chiamati a cucinare. «Ho pian piano appreso fino a quando – spiega ancora Speranza – mi son dedicato alla formazione, partecipando a diversi corsi di cucina”».

Ecco allora che Beppe diventa lo chef delle feste, collaborando a diverse sagre e feste popolari con i suoi golosi e sfiziosi menù.

Tra i tanti piatti proposti, è curioso il Manzo alla Moda di Lovere. «Quando nel 2008 è iniziata la festa della Pro Loco – dice Giuseppe – abbiamo fatto una ricerca storica rispetto all’esistenza di piatti tipicamente loveresi. Nella Storia sul bacino del lago d’Iseo, di Gabriele Rosa, si può leggere che a Lovere verso la fine del XVIII secolo si serviva un piatto a base di manzo, cipolla e sidro con contorno di polenta». Per questo motivo il piatto è stato preso in considerazione dalla Nuova Pro Loco e proposto alla sagra dei “sapori d’Ottobre”.

Il taglio di carne utilizzato è il cappello del prete che viene tagliato a bocconcini, passato leggermente nella farina bianca e messo a rosolare in olio extravergine di oliva e poco burro. Subito dopo si aggiunge la birra. Si procede alla cottura a fuoco basso per 1 ora. In un’altra padella si fa scottare la cipolla, per evitare che la più lunga cottura necessaria alla carne la disintegri totalmente, la si unisce alla carne e si fa cuocere il tutto ancora per 15/20 minuti. In ultimo si può aggiungere un poco di sidro oppure di vino bianco.

Questa è la ricetta di Beppe: «L’abbiamo riconsiderata al fine di rilanciare i piatti della tradizione gastronomica loverese». È possibile assaggiare questo piatto in occasione della sagra “Sapori d’Ottobre” che si svolge tutti gli anni ad inizio ottobre.

Bar Centrale

Quelle “Tagliatelle all’oscarino” che esaltano il pesce di lago

Giorgio Beltrami ridLe Tagliatelle all’oscarino nascono dalla fantasia e dall’intraprendenza di Giorgio Beltrami, titolare e chef del Bar Centrale di Lovere. Beltrami conduce il locale (la cui attività risale al 1881) da 40 anni. Attualmente è affiancato nella gestione dai figli Marco e Laura. Dal 1998, in una sala del bar, si riunisce il comitato organizzatore del festival internazionale del cortometraggio di Lovere: Corto Lovere. Fino al 2006 il festival stesso si chiamava l’Oscarino di Lovere.

«Nel 2004 dovevo cucinare per la serata di gala per i premiati del festival – racconta Beltrami -. C’erano persone da tutto il mondo e ho pensato di cucinare qualcosa che avesse a che fare con il pesce d’acqua dolce, del nostro lago appunto». Il primo piatto è nato proprio così. Vanta quindi una storia recente.

Questo piatto si può gustare durante la sagra “Sapori d’Ottobre” oppure presso lo stesso Bar Centrale, che lo propone in carta tutto l’anno. Gli ingredienti sono semplici ed essenziali, proprio come questo piatto: tagliatelle fresche all’uovo, pomodoro ciliegino, scalogno tritato, filetti di salmerino e di persico, capperi, olive del Sebino, prezzemolo e olio extravergine di oliva.

«Inizio con il far soffriggere lo scalogno e i capperi – spiega lo chef – poi aggiungo i pomodori e faccio cuocere il tutto per circa 10 minuti. Unisco quindi le olive e i filetti tagliati grossolanamente facendoli poi cuocere per pochi minuti. Infine aggiungo una bella manciata di prezzemolo fresco tritato. Nel frattempo lesso le tagliatelle che, una volta pronte, faccio saltare in padella con il sugo».

È un piatto davvero semplice, ma dai dettagli da scoprire e considerare: dalle olive locali, piccole e molto saporite, ai filetti di persico e salmerino cucinati quasi interi, permettendo così di assaporare e gustare al meglio il pesce di lago. Semplicità ed equilibrio.

Pasticceria Wender

Non solo “La Loer”, in vetrina anche i biscotti Baci e Pulintì

Pier Luigi Vender ridLa pasticceria Wender si trova nella pittoresca piazza di Lovere e, per i loveresi, rappresenta una vera autorità quando si parla di arte pasticcera. È nata nel 1929 dal volere di Luigi e Giuseppe, entrambi pasticceri. Attualmente l’attività è condotta da Pier Luigi Vender, figlio di Luigi. «Nonostante il mio cognome inizi con la “V”, la scelta di mio padre e mio zio era stata quella di chiamare la pasticceria Wender, con la “W” per sottolineare il fatto che fossero in due – spiega Pier Luigi -. Mio zio, nel 1977 ha lasciato l’attività e quindi la mia famiglia ha continuato. Ho 5 sorelle, che hanno scelto altre strade lavorative, quindi mi sono specializzato io nell’arte pasticcera nonostante la contrarietà di mio padre».

E dai risultati sembra che Pier Luigi abbia fatto una buona scelta nel continuare! Diverse sono le produzioni della pasticceria, da quelle tradizionali ad alcuni prodotti specifici studiati per la promozione territoriale. Ecco due tipologie di biscotti nati nel locale loverese: i Pulintì, soprannome anche dei loveresi, preparati con l’utilizzo di farina di mais e gocce di cioccolato, dei frollini che all’assaggio regalano una piacevole sensazione croccante data dall’utilizzo della farina di mais; i Baci di Lovere, frollini normali, oppure a base di cacao, con all’interno uno strato di cioccolato fuso fondente.

Da sottolineare la produzione della torta La loer, ricetta della Nuova Pro Loco locale. «È preparata da tutte e tre le pasticcerie di Lovere – spiega Pier Luigi – ed è nata in seguito ad un concorso indetto nel 2011 dalla Pro Loco; al concorso avevano presentato circa 15 dolci che sono stati valutati da una giuria formata dai pasticceri e altri membri». Èuna torta da forno molto semplice a base di mais e nocciole. L’utilizzo del mais è motivato dal fatto che esso sembra sia stato importato in terra bergamasca per la prima volta da Pietro Gaioncelli nel 1636 e sia stato poi impiantato nella vicina Costa Volpino. Le colline che sovrastano Lovere invece sono coperte da noccioli selvatici. È una torta senza creme, adatta anche al trasporto da parte del turista in visita al borgo.


Le bontà dei laghi d’Europa in vetrina a Iseo

ph sbardolini

 

I laghi italiani ed europei si danno appuntamento a Iseo. Da venerdì 29 maggio a martedì 2 giugno nella cittadina sebina si svolgerà la sesta edizione del Festival dei Laghi, la manifestazione che valorizza e promuove il turismo, le tradizioni e i prodotti delle località lacustri.

Alla vetrina partecipano circa ottanta espositori, provenienti da quaranta laghi italiani ed europei. Cinquanta gli eventi proposti nel corso dei quattro giorni di festival; il programma spazia dalla gastronomia, con la mostra mercato “Bontàlago” dove si ritroveranno eccellenze italiane come l’olio d’oliva del Trasimeno, le sarde di Montisola, le fragole del lago di Nemi e i vini dei laghi trentini e del Garda, alla musica e all’arte, con concerti e mostre.

FdL_edizione-2013-1-624x300Sono previste anche rassegne artistiche, gare sportive, regate veliche, show cooking, degustazioni, letture al giardino Garelli, installazioni dedicate all’acqua, camminate, passeggiate in bicicletta e escursioni in battello e in treno alla scoperta dei tesori del lago d’Iseo e della Franciacorta e menù nei ristoranti a prezzi contenuti. Particolare attenzione sarà data alla sostenibilità ambientale con la rassegna “Carovana della sostenibilità” che sul lungolago proporrà le migliori pratiche sul versante della tutela.

Il Festival dei Laghi, nato nel maggio 2010, è organizzato dal Comune di Iseo e dalla Fondazione l’Arsenale con l’obiettivo di valorizzare le località lacustri e nel contempo di mettere in comune le buone pratiche di salvaguardia ambientale, mobilità dolce, turismo, politiche di invecchiamento attivo e inclusione sociale. L’edizione di quest’anno è stata inserita nel programma “Europe for Citizens” e ha il marchio ufficiale di Expo 2015.

A sancire la vocazione europea della manifestazione, è previsto l’incontro delle comunità che aderiscono al partenariato «nEUlakes» (Network of European lakes), che vede Iseo come capofila e comprende i laghi di Bled (Slovenia), Manzanares El Real (Spagna), Windermere (Regno Unito), Ohrid (Macedonia), Sankt Gilgen (Austria), Lidkoping (Svezia), Savonlinna (Finlandia), Carrik on Shannon (Irlanda) e Subotica (Serbia).

 


Astino, al via il 21 maggio la mostra su Veronelli

Si apre giovedì 21 maggio la mostra Luigi Veronelli – camminare la terra, prodotta dalla Triennale di Milano e dal Comitato decennale Luigi Veronelli, uno degli appuntamenti in chiave Expo legati al recupero della Valle d’Astino e del complesso dell’ex monastero (la cui inaugurazione ufficiale è fissata per sabato 16 maggio).

Dopo il debutto alla Triennale, la mostra approda in terra bergamasca e rimarrà allestita fino al 31 ottobre nelle sale del refettorio e del vestibolo.

La figura del grande giornalista enogastronomico, tra i primi a portare avanti battaglie per la qualità e la trasparenza del cibo e per la buona agricoltura, ben si presta alla riflessione sui temi dell’Expo. «Camminare la terra – spiega Gian Arturo Rota, presidente del Comitato per il Decennale e tra i curatori della mostra – è pensata per essere fruibile da un pubblico eterogeneo, non necessariamente di appassionati ed esperti. Presenta un Veronelli inedito, non solo esperto di cibi e vini, ma un intellettuale a tutto tondo, editore, filosofo, scrittore, che si è occupato anche di forme nel campo del vino, di società e di sport. Proprio questa varietà di interessi è ciò che ha colpito maggiormente i visitatori della tappa milanese della mostra». Veronelli viene raccontato da libri, articoli, documenti, dai video con estratti delle sue trasmissioni tv, “A tavola alle 7” e “Viaggio sentimentale nell’Italia dei vini”, e dall’esatta riproduzione della sua cantina di via Sudorno, organizzata con moduli cubici di cemento grezzo. Cantina che potrebbe essere collocata definitivamente ad Astino.

La mostra, ad ingresso libero, è aperta dal martedì alla domenica dalle 10 alle 20 (chiuso il lunedì) e sarà accompagnata da eventi collaterali come incontri conviviali, corsi, degustazioni, presso il ristorante Le Cantine di Astino, il chiostro e le cantine medievali.

Info


La maestra di Madrid ora produce pasta a Zogno

Pasta - ivan e maria luisa - Pasta&pasticciUn pastificio dalla storia particolare, o meglio, con una storia recente molto interessante e ancora tutta da scrivere.

I protagonisti sono due: Ivan e Maria Luisa, i due attuali giovani conduttori di questa piccola attività. «Io ho fatto per anni l’operaio metalmeccanico – spiega Ivan – e, durante le vacanze estive, tre anni fa mi sono recato in Sardegna. Nell’ostello dove pernottavo ho incontrato Maria Luisa, originaria di Madrid, in vacanza per fare trekking. È stato un colpo di fulmine. Sono tornato a casa e per un anno abbiamo viaggiato entrambi per vederci il più possibile, poi, un anno e mezzo fa circa, ci siamo sposati in Andalusia».

E in tutto questo cosa c’entra il pastificio? La madre di Ivan da tempo gestiva il pastificio e, quando i due giovani dovevano decidere in quale luogo stabilirsi, se in Italia oppure in Spagna, non si sono lasciati sfuggire l’opportunità di gestire il pastificio di famiglia, mettendosi in gioco totalmente. «Io lavoravo come maestra alle scuole elementari – dice Maria Luisa – e, se qualcuno anche solo 4 o 5 anni fa mi avesse detto che ora avrei imparato a cucinare per professione, probabilmente l’avrei preso per pazzo».

Un po’ di incoscienza, la voglia di fare qualcosa insieme e poco tempo per imparare: Ivan alla pasta e Maria Luisa in cucina. Entrambe le attività sono funzionali alla richiesta della piccola rivendita. La produzione di pasta si dedica essenzialmente al fresco: casoncelli, ravioli ripieni di ricotta e spinaci, tortellini e poco altro. Poi la sfoglia, con cui produrre i vari formati di pasta lunga. In negozio si possono acquistare anche gnocchi, torte salate e dolci preparati in proprio. Tra i primi piatti si trovano le lasagne, le crespelle e i pizzoccheri che Maria Luisa ha imparato a preparare dalla madre di Ivan.

Un’esperienza appena iniziata, tutta da costruire. L’impegno, la creatività, il coraggio e, come detto, quel pizzico di incoscienza sono gli ingredienti che, se mescolati bene, possono portare a grandi risultati.