Contributi alle discoteche, al via le domande. Visinoni: “Altri codici Ateco esclusi a priori”

Entro il 21 dicembre le istanze per ottenere un contributo a fondo perduto di 25 mila euro. La Silb fa notare che sono state escluse diverse categorie di locali

Al via le domande per il riconoscimento del contributo a fondo perduto per titolari di discoteche, sale da ballo e di altre attività, come cinema, teatri, palestre e piscine rimaste chiuse per effetto delle restrizioni introdotte per contrastare l’epidemia.
Con Provvedimento n. 336230/2021, infatti, l’Agenzia delle Entrate ha definito il contenuto informativo, le modalità e i termini di presentazione dell’istanza per l’accesso al “Fondo per il sostegno delle attività economiche chiuse” di cui all’art. 2 del D.L. “Sostegni-bis”, al quale possono accedere, tra gli altri, discoteche, sale da ballo, night-club e simili (ai quali sono destinati in via prioritaria, 20 milioni dei 140 milioni di euro in totale stanziati), sale giochi e biliardi, catering per eventi, banqueting. Le istanze dovranno essere trasmesse all’Agenzia delle Entrate esclusivamente per via telematica entro il 21 dicembre 2021.

Due le tipologie di contributo: il primo fino a 25.000 euro per discoteche, sale da ballo e simili che risultavano chiuse al 23 luglio 2021; il secondo, con tetto a 12.000 euro, per tutte le attività operative in diversi settori rimaste chiuse per almeno 100 giorni tra il 1° gennaio e il 25 luglio 2021. In particolare, il contributo per le discoteche è destinato ai soggetti economici che hanno attivato la partita Iva in data precedente al 23 luglio 2021 e in tale data svolgano come attività prevalente quella prevista dal codice Ateco 2007 93.29.10.
Ed è proprio questo discrimine a non convincere Paolo Visinoni, presidente del Gruppo Gestori sale da ballo Ascom Confcommercio-Silb Bergamo: “Questa circolare la stavamo aspettando da tempo dopo i diversi solleciti da parte del presidente nazionale Maurizio Pasca ma va evidenziato che il contributo è destinato solo alle discoteche vere e proprie che, di fatto, sono ormai una minoranza nel panorama nazionale, Bergamo compresa, dove ne sono rimaste una decina mentre le altre hanno un codice Ateco diverso da quello richiesto dal Provvedimento dell’Agenzia delle Entrate. Insomma, per il nostro settore è l’ennesima doccia gelata dato che il contributo a fondo perduto esclude disco-pub, disco-restaurant e sale da ballo che hanno al loro interno anche un’attività di ristorazione e che non potranno nemmeno fare domanda per il contributo nonostante anche loro siano state chiuse con perdite gravi”.


Discoteche piene a metà ma il mix sicurezza e divertimento non tiene

La musica in Italia non cambia mai e quando cambia non è rock. È quasi un anno e mezzo che i locali da ballo sono chiusi e i gestori ripetono come dischi rotti che devono lavorare per sopravvivere. Si poteva e si doveva riaprire le discoteche in estate quando si sarebbe rischiato meno evitando peraltro che i giovani ballassero in mille posti improvvisati e non autorizzati. Niente. Il comitato tecnico scientifico all’unisono non lo permetteva. Il Governo e la politica erano decisi a salvare l’Italia dalle varianti “techno” e “house” del Covid-19.

Appena i gestori hanno dichiarato di essere pronti ad alzare i decibel delle protesta ecco la new hit. Si riapre subito. Grancassa. Prima sordi agli appelli ora coraggiosi salvatori dell’economia del divertimento. Ma dai… Il mix sicurezza e divertimento non tiene.

Aprire una discoteca al 50 per cento della capienza non ha senso. Non ce l’ha per il povero gestore che non copre le spese di gestione e quindi o tiene chiuso o elude il divieto. Non ce l’ha per i ragazzi. Che siano 100, 1.000 o 10.000 rispetto al doppio balleranno tutti attaccati nella stessa pista o staranno tutti attaccati al bar. Perché non si va in discoteca per stare lontano ma per godere dell’assembramento. Basterebbe andarci o chiedere a chi le discoteche le frequenta.

Dino l’acidino

 


Discoteche riaperte al 50%. Visinoni: “Almeno ripartiamo ma si fa fatica a trovare personale”

Il presidente Silb Bergamo: “Sono stati mesi difficili, in particolare per i costi di affitti, personale e operatori. Le perdite stimate sono del 90%”

Il Consiglio dei ministri ha approvato il decreto che allenta le strette anti-Covid e prevede la riapertura delle discoteche con capienza che “non può comunque essere superiore al 75% di quella massima autorizzata all’aperto e al 50 per cento al chiuso. Le nuove disposizioni entrano in vigore lunedì prossimo, 11 ottobre e, in caso di violazione delle regole su capienza e green pass, dalla seconda violazione scatterà la sanzione della chiusura.
“Siamo di fatto l’ultima categoria a riaprire, dopo oltre 14 mesi di chiusura – sottolinea Paolo Visinoni, presidente del Gruppo Gestori sale da ballo Ascom Confcommercio-Silb Bergamo -. Sono stati mesi difficili, in particolare per i costi di affitti, personale e operatori dello spettacolo. Le perdite stimate sono del 90% per chi ha potuto attutire l’impatto dell’emergenza con le aperture estive ma chi non poteva contare su spazi esterni ha chiuso il 2020 con un bilancio totalmente in rosso”. Salvare il salvabile, quindi, e l’apertura al 50% della capienza totale fa sorridere i gestori delle discoteche: “Non faremo sicuramente grandi numeri ma è sufficiente per far ripartire il settore in condizioni che riteniamo appropriate – prosegue Visinoni -. Speriamo di non dover tornare indietro e che la campagna vaccinale dia i suoi esiti. Da parte nostra non possiamo che garantire controlli rigorosi, attenzione e massima professionalità per tornare a vivere la socialità nei nostri locali in maniera sicura”.
“Accogliamo con soddisfazione la decisione di aumentare la capienza delle discoteche al 50% del Governo che ha recepito le istanze di una categoria messa in ginocchio dall’emergenza Covid – conclude Oscar Fusini, direttore di Ascom Confcommercio Bergamo -. Certo rimane da risolvere la questione del personale perché molti lavoratori del settore in questi mesi hanno trovato altre occupazioni, un problema che del resto abbiamo già riscontrato per bar e ristoranti. Ad ogni modo la riapertura è un bel segnale e occorrerà stabilire in fretta nuove capienze per poter mantenere competitive queste attività altrimenti economicamente insostenibili”.


Discoteche, il Cts da l’ok con capienza massima al 35%

Si alla riapertura in zona bianca. La capienza ridotta sale al 50% all’aperto. Silb: “Inaccettabile, non copriamo neanche i costi”

Il Comitato tecnico-scientifico ha dato il sospirato via libera alla riapertura delle discoteche in zona bianca, suggerendo però un limite di capienza severo: 35% al chiuso e 50% all’aperto. Un limite definito “inaccettabile” dal Silb, Sindacato italiano dei locali da ballo aderente a Fipe-Confcommercio, per il cui presidente Maurizio Pasca, “aprire è importante ma non possiamo mantenere quella capienza, i costi di gestione sono ingenti e certamente non  riusciremmo a coprirli”.

Ma andiamo con ordine: la nota firmata dal portavoce del Cts, Silvio Brusaferro, sottolinea che per le attività nelle sale da ballo e discoteche “si configurano tra quelle che presentano i rischi più elevati per la diffusione del virus”.  Tuttavia, “fermo restando che gli accessi a queste attività debbano avvenire esclusivamente attraverso un meccanismo di registrazione che consenta un eventuale tracciamento e solo in presenza di green pass valido, si ritiene che se ne possa considerare l’apertura con una progressiva gradualità anche tenendo conto della necessità di valutare l’impatto delle misure già adottate”.

Di conseguenza, il Cts “ritiene che queste attività possano essere consentite in zona bianca” con:

  • una presenza, compreso il personale dipendente, pari al 35% della capienza massima al chiuso e al 50% all’aperto;
  • la presenza di impianti di aereazione senza ricircolo d’aria e rispondenti ai requisiti qualitativi specificati nei documenti di indirizzo ISS;
  •  l’uso obbligatorio dei bicchieri monouso;
  • la garanzia della possibilità di frequente igienizzazione delle mani oltre che la pulizia e la sanificazione dei locali;
  • l’utilizzo della mascherina chirurgica nei vari momenti ad eccezione di quello del ballo, paragonabile alle attività fisiche al chiuso.

“Una discoteca che ha una capienza di 1000 persone ha almeno 50-60  persone che lavorano, allora significa che potrebbero entrare solo in  200. È ridicolo, solo il Cts poteva pensarlo. Ci dicano che vogliono  tenere le discoteche chiuse, sarebbe più onesto, e ci diano ristori  sostanziali”, è la chiosa del presidente del Silb.

 


Discoteche e locali da ballo ancora in stand by: il settore alza la voce e chiede una data certa per riaprire

Le sigle di rappresentanza del settore dell’intrattenimento chiedono al governo un provvedimento di riapertura e risarcimenti a copertura dei 18 mesi di chiusura forzata

Non si ferma la “battaglia” dei rappresentanti del settore delle discoteche e dei locali da ballo che continuano a chiedere al governo un provvedimento di riapertura dei locali e risarcimenti per il danno subito a copertura dei 18 mesi di chiusura forzata delle aziende. Tutte le sigle più rappresentative del mondo dell’intrattenimento hanno messo a punto un documento con una serie di richieste per il presidente del Consiglio Mario Draghi al termine di un incontro straordinario al quale hanno partecipato Silb-Fipe-Confcommercio, Assointrattenimento-Confindustria, Fiepet-Confesercenti-Settore Intrattenimento oltre che la maggioranza delle sigle dell’indotto tra le quali Aiss-Sicurezza Sussidiaria, Sils e A.dj.

“Il 25 giugno – si legge nella nota comune – il Comitato Tecnico Scientifico ha dettato la linea per riaprire le discoteche e locali da ballo. Sono passati 20 giorni e ancora tutto tace. Nel frattempo in ogni città d’Italia milioni di ragazzi ballano e festeggiano nelle piazze e in luoghi abusivi, senza controlli, né protocolli di sicurezza sanitaria. Le discoteche e i locali da ballo, contrariamente, possono essere dei presidi di sicurezza garantendo l’accesso con il green pass. Tutto questo è inaccettabile: abbiamo bisogno di una data certa per ripartire con la nostra attività e ne abbiamo bisogno subito”.

“Un tavolo – spiegano Maurizio Pasca, Luciano Zanchi, Filippo Grassi, Franco Cecconi – presidenti delle rispettive associazioni di categoria – che rimarrà in seduta permanente fino a quando il governo non ci darà le risposte che attendiamo ormai da mesi. In questi mesi di pandemia, pur essendo costretti per legge a rimanere chiusi, non abbiamo visto un sostegno adeguato da parte del governo e questo è molto grave. Alla luce di questo quadro abbiamo preparato alcune richieste che intendiamo sottoporre al presidente del Consiglio, Mario Draghi”.

Le priorità per il settore

Cinque le priorità per il settore, oltre alla data certa di riapertura delle attività: l’adozione immediata di un provvedimento di riapertura dei locali, sulla base delle indicazioni fornite il 25 giugno scorso dal Comitato Tecnico Scientifico; il risarcimento per il danno subito a copertura dei 18 mesi di chiusura forzata delle nostre aziende, che non possono certamente essere considerate alla stregua di altre attività commerciali; il contrasto serio e puntuale da parte delle forze dell’ordine e degli organi di controllo a ogni forma di abusivismo e al proliferare di feste e spettacoli organizzati in completa assenza di autorizzazioni amministrative, Inoltre la riduzione al 4% dell’iva applicata ai locali da ballo; l’abolizione dell’imposta sugli intrattenimenti (Isi) già giudicata contraria alle direttive europee da più tribunali amministrativi.

”Non chiediamo la luna – concludono i presidenti – queste sono richieste di puro buonsenso, che derivano dalla disperazione di migliaia di imprenditori e decine di migliaia di lavoratori ormai allo stremo. In ogni caso dal prossimo sabato le discoteche riapriranno, in piena sicurezza, come Live-Club, Lounge-Bar e Ristoranti così come previsto dall’Art. 5 del D.L. 52 del 22 aprile 2021. Inoltre, le Associazioni di categoria consapevoli del loro ruolo sociale, si rendono disponibili a promuovere una campagna di sensibilizzazione vaccinale rivolta ai giovani e alla popolazione”.

 


Discoteche / «Un rito al tramonto, tengono solo i grandi eventi»

I gestori dei locali da ballo allargano le braccia di fronte ad una crisi generalizzata che sta portando molti a studiare nuove formule se non a cambiare pelle.

Il bilancio del 2016 per le discoteche bergamasche è pesante, come sottolinea Paolo Visinoni, presidente del Gruppo Sale da Ballo Ascom: «È stato un anno molto difficile, specialmente da maggio a ottobre. La flessione delle presenze estive è stata del 20-30 per cento nonostante promozioni e intrattenimento. A settembre e ottobre non c’è più stata alcuna ripresa, tanto che tutti i locali si sono visti costretti a ridurre le serate settimanali».

La crisi delle discoteche e del rituale del ballo del sabato sera con sale stracolme e code all’ingresso è un fenomeno ormai evidente in Italia come nel resto d’Europa. Il format delle disco è in crisi ovunque: «La Romagna ormai è morta e sepolta come tappa di divertimento notturno, resiste solo il Salento d’estate – continua Visinoni -. I locali che hanno fatto la storia della disco a Londra e nel Regno Unito sono in crisi. Tiene e anzi rilancia Ibiza, grazie anche a voli low-cost: in estate è la capitale indiscussa del divertimento e con grandi eventi richiama gente da tutta Europa nel fine settimana».

Non c’è più il locale del cuore, ci si sposta in base a serate ed eventi: «La gente è più esigente, non si accontenta di una serata normale di ballo e buona musica, cerca esperienze particolari, serate-evento che rifuggono l’omologazione di riti collettivi e reiterati come il ballo del sabato sera degli anni 90 – continua il presidente delle Sale da Ballo -. Un tempo si facevano anche quattro o cinque serate a settimana, ora la media è di cinque o sette al mese, i prezzi degli ingressi sono sempre più bassi e gli omaggi sempre più estesi, con ingressi gratis per le donne fino ad oltre la mezzanotte. Oggi riusciamo a fidelizzare i ragazzi fino a 20 anni, con tutte le problematiche però di una clientela di adolescenti da gestire, con un’idea di divertimento spesso distorta che mette a rischio la sicurezza. Dai 20-25 anni ci si sposta in base a dj set ed eventi, da Milano a Brescia, ma anche ben più in là».

discoteca (1)Ci si muove per grandi eventi: «Per riempire i locali bisogna organizzare serate con ospiti e dj affermati, con investimenti spesso altissimi che a malapena coprono i costi e spesso nemmeno quelli, visto che la tassazione è sempre alle stelle e tra Iva, Siae, Scf, stipendi e spese di gestione il cassetto piange».

A pesare sulla categoria è anche l’abusivismo che non sembra conoscere crisi. «Nascono in continuazione circoli e cooperative che fanno da discoteche a tutti gli effetti e si organizzano eventi anche nei capannoni. Ora anche palazzetti dello sport fanno intrattenimento nei momenti clou dell’anno, a partire da capodanno. D’estate le sagre organizzano dj-set fino all’una di notte e serate con musica dal vivo. Poi ci si mettono a fare concorrenza anche  le radio principali che organizzano eventi e feste in piazza. E infine ci sono le one-night, le feste nelle ville e quant’altro».

La voglia di divertimento c’è sempre, solo che o si è spostata altrove o ha virato verso nuovi format: «Dagli aperitivi che si tirano fino all’ora del ballo a ristoranti e pub dove si esce per mangiare o bere una birra e poi si fanno le ore piccole, l’offerta si è moltiplicata – spiega Visinoni -. Anche i social network rappresentano un modo di comunicare nuovo e di conoscere gente, magari in chat, disincentivando alcune uscite».

La sfida per la categoria è quella di cercare nuove vie per rimodulare l’offerta di svago e intrattenimento: «Ma molti imprenditori stanno pensando a come trasformare i loro locali in un momento di crisi generale e cambio di abitudini e consumi. I locali in Italia dal 2005 ad oggi sono dimezzati e in Europa, da Amsterdam a Londra, a Parigi ci sono chiusure, molte anche eccellenti, a raffica», conclude Visinoni.


Discoteche, un patto con il ministero per migliorare la sicurezza

Quasi un anno fa la morte di un sedicenne per ecstasy al Cocoricò di Riccione e la decisione del questore di chiudere il locale per quattro mesi riapriva il dibattito sul mondo della notte, le responsabilità dei gestori e le misure per migliorare la sicurezza dentro e fuori dagli esercizi.

L’estate 2016 si apre all’insegna di un patto nato proprio all’indomani di quel tragico episodio, dagli incontri tra il ministro dell’Interno Angelino Alfano e il Silb, il sindacato dei locali da ballo del sistema Confcommercio, alla ricerca di soluzioni condivise.

L’Accordo quadro è stato firmato nei giorni scorsi al Palazzo del Viminale dal ministro Alfano e dai rappresentanti delle Organizzazioni dei gestori di locali notturni e dei servizi di controllo delle attività di intrattenimento e spettacolo e sancisce un approccio collaborativo al complesso problema del divertimento e delle pericolose derive che mettono a rischio la salute e l’incolumità delle persone.

L’obiettivo è incrementare la sicurezza, contrastare la violenza, l’abuso di droghe e alcol e diffondere una maggiore cultura della legalità tra i giovani e per raggiungerlo si stabilisce un più stretto coinvolgimento degli operatori e lo sviluppo di «forme avanzate di collaborazione» con le Forze dell’ordine, secondo modalità da concordate localmente.

Tra i punti di maggiore interesse per i gestori c’è il principio “premiante” che non si applichi l’articolo 100 del Tulps (quello che prevede la sospensione della licenza in caso di situazioni pericolose) se non c’è una diretta responsabilità dell’esercente e se questi ha «tempestivamente informato le Forze dell’ordine delle situazioni a rischio nel locale e prestato ogni opportuna forma di leale e fattiva collaborazione». Viene anche concesso di derogare alle disposizioni dell’articolo 187 del regolamento del Tulps che impedisce la selezione della clientela all’entrata del locale, promossa l’installazione di sistemi di videosorveglianza e formalizzato l’impegno al contrasto dell’abusivismo.

«È un passo avanti importante – commenta Paolo Visinoni, presidente del gruppo Sale da ballo dell’Ascom e titolare del Life di Rovetta – soprattutto perché riconosce un ruolo collaborativo alle discoteche, riscattandole da un’immagine spesso negativa e penalizzante. Detto questo, occorre però anche sottolineare che, in Bergamasca, nei locali seri e storici la collaborazione con le Forze dell’ordine è già in atto, le segnalazioni da parte dei gestori non mancano, così come gli interventi degli agenti. Chi ha un’attività è, del resto, il primo a non volere che ci siano problemi».

Lo dimostrano, ad esempio, i passi avanti fatti nel contrasto all’abuso di alcol. «Da dieci anni – evidenzia Visinoni – sono partner del progetto Ragazzi on the Road per la sicurezza stradale e posso dire che in quest’arco di tempo la sensibilità è aumentata, tanto è vero che se prima ad un locale servivano 500 posti auto, oggi ne bastano 200 perché ci si organizza e c’è qualcuno che non beve e riaccompagna a casa il gruppo o ci sono i pulmini messi a disposizione dai bar del preserata. Noi stessi offriamo a chi mette in atto comportamenti responsabili riduzioni o drink analcolici».

Rispetto al protocollo d’intesa con il ministero, il suo dubbio è semmai su come potrà essere misurata e valuta quella collaborazione attiva con le Forze dell’ordine che scongiurerebbe la chiusura dell’esercizio. Apprezza invece la possibilità di selezionare la clientela all’ingresso, «anche se qualche sistema per non fare entrare persone visibilmente ubriache lo abbiamo sempre messo in atto, supportati se necessario dai Carabinieri stessi».

Ma soprattutto guarda con favore all’impegno a contrastare l’illegalità e l’abusivismo. «È un problema che ci attanaglia – dichiara – e con la crisi è ancor più pesante. Si tratta di circoli privati che fanno ballare senza rispondere agli obblighi di sicurezza e alla fiscalità dei locali. Fortunatamente in Bergamasca la magistratura interviene e fa chiudere queste situazioni, ma è vero anche che il fenomeno è difficile da intercettare. E poi c’è il capitolo delle feste, come gli school party, organizzate in capannoni con centinaia di persone, senza che venga rispettato alcun requisito».

Per porre un freno a queste realtà sommerse, da tempo Visinoni propone ai tavoli dedicati alla salute e alla sicurezza la possibilità di creare dei meccanismi automatici di controllo a partire dalle richieste dei permessi Siae. Un altro tema fondamentale è una migliore definizione del ruolo e dei compiti dei “buttafuori”. «Seguono un corso – spiega -, ma non sono agenti di pubblica sicurezza. Sarebbe necessario chiarire una volta per tutte ciò che possono fare, ad esempio chiedere i documenti o effettuare segnalazioni di comportamenti scorretti».


Tra storia e festa, ottanta discoteche si ritrovano a Soncino

river 2Il River Club di Soncino, discoteca frequentatissima dal popolo della notte bergamasco, festeggia i 45 anni con un evento speciale. Ha infatti invitato al compleanno i club che hanno scritto momenti importanti nella storia della musica e del divertimento di tutta la penisola unendo alla celebrazione dell’anniversario quello del mondo della “dance” e dei suoi protagonisti.

All’invito – mercoledì 21 ottobre, a partire dalle ore 20,30 per la cena, con ingresso dopo cena dalle 22,30 – hanno risposto ben ottanta locali, tra i quali La Baia Imperiale, Pascià, Pineta di Milano Marittima, Hollywood e tanti altri nomi di spicco, presenti con un proprio dj che contribuirà alla serata con il suo personale stile musicale. Si formerà così unica e irripetibile colonna sonora a rappresentare ambienti, suoni ed atmosfere dei mitici anni 80 e 90.

Per ricordare l’incontro a tutti i locali sarà consegnato un originale 45 giri d’argento, che ben si sposa con il compleanno.

In un panorama sempre più dinamico, dove le insegne si alternano velocemente quando non chiudono, il club di Soncino si distingue per longevità e continuità di gestione. «Per noi è un bel traguardo – commenta patron Alberto Cometti -, ci piaceva però condividerlo con colleghi e addetti ai lavori, vecchie e nuove conoscenze per celebrare tutti insieme il nostro mondo e la nostra storia».


Discoteche vietate ai minorenni, i gestori sono d’accordo

Per il mondo del divertimento è in arrivo una stretta di controlli sulla sicurezza. La chiusura del Cocoricò di Riccione, dove alcuni giorni fa è morto un ragazzino minorenne a causa dell’assunzione di ecstasy, ha messo le discoteche al centro del mirino e ha fatto emergere la necessità di una disciplina più rigorosa.

Il Governo ha annunciato tolleranza zero sulle irregolarità e l’introduzione di nuove regole più restrittive, la prima è il divieto di ingresso per i minorenni, con sanzioni adeguate in caso di mancati controlli da parte dei gestori.

L’Associazione dei locali da ballo (Silb) è concorde ma chiede al Ministro dell’Interno una serie di iniziative e soluzioni che tutelino il settore.

In particolare, che i locali notturni vengano classificati in base a criteri come la musica proposta e l’età dei frequentatori, così da aumentare i controlli in quelli frequentati dai minorenni; che l’età per la somministrazione di superalcolici venga alzata a 18 anni; che vengano intensificati i controlli da parte delle forze dell’ordine e che al personale dei locali addetto alla sicurezza venga riconosciuto il diritto di perquisire e selezionare la clientela all’ingresso del locale.

Le discoteche chiedono inoltre  l’eliminazione del divieto di somministrare bevande alcoliche dopo le ore 3 nei locali che consentiranno l’ingresso ai soli maggiorenni e la creazione di una cabina di regia presso il Ministero per la supervisione e il controllo dei locali in relazione al consumo di alcool e droga.

«Prendiamo  le distanze da coloro che in qualche misura favoriscono un accesso incontrollato delle persone e possono favorire lo sballo – dice Oscar Fusini, direttore dell’Ascom di Bergamo -, ma non si può demonizzare tutto il sistema del divertimento, la maggior parte dei locali serali e da ballo sono gestiti con coscienza. Se il divertimento resta sano è un’industria importante. Se si colpisce tutti si consegna il divertimento all’abusivismo».

Sulla chiusura delle discoteche l’Ascom è scettica. «Non risolvono il problema a monte – dice Fusini -. Anche se si chiude un locale ce ne sarà sempre un altro dove andare».

«Il problema dello sballo non riguarda solo i locali notturni ma tutte le situazioni che vedono grandi aggregazioni di giovanissimi – segnala Paolo Visinoni, presidente del Gruppo Sale da ballo Ascom -. Il divieto di ingresso in discoteca per i minorenni è una misura positiva e condivisibile perché poi quando i ragazzini sono all’interno dei locali è molto difficile limitare le loro consumazioni. Certo per molti locali significherà una perdita di clienti. In contropartita ci auguriamo che venga definito un orario di chiusura nazionale (oggi ci sono differenze di orari da un comune all’altro ndr.) e che la possibilità di vendere alcolici sia innalzata per tutti alle 4 di mattina».