Auto, mercato ancora in crescita. Ma non per Gpl e metano

Cresce anche ad ottobre il mercato dell’auto, anche se a meno rispetto a settembre. Secondo quanto comunicato dal Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti le immatricolazioni sono state 132.929, l’8,6% in più rispetto alle 122.445 dello scorso anno, mentre a settembre l’incremento era stato del 17,73% rispetto a un anno prima. Nel conteggio complessivo dei primi 10 mesi, le vetture vendute in Italia hanno evidenziato una crescita del 14,7% con 1.330.005 unità rispetto a 1.154.883 del gennaio-ottobre 2014.

Sempre a ottobre sono stati registrati 433.280 trasferimenti di proprietà di auto usate, con una crescita dell’1,55% rispetto al 2014, quando ne furono registrati 426.651 (a settembre 2015 sono stati invece registrati 386.347 trasferimenti di proprietà, con una variazione positiva del 7,43% rispetto a settembre 2015). A ottobre il volume globale delle vendite (566.209 autovetture) ha dunque interessato per il 23,48% auto nuove e per il 76,52% auto usate. Nei primi dieci mesi dell’anno sono stati registrati 3.743.771 trasferimenti di proprietà, con un aumento del 7,08% rispetto a gennaio-ottobre 2014.

Nel nuovo, l’affarie Volkswagen non ha intaccato le vendite dei motori diesel, ma ha avuto impatto sul marchio, con il gruppo che registra un calo dell’11,15% per il brand Seat, del 6,85% per Volkswagen e dello 0,23% per Skoda, mentre Audi cresce del 18,06%.

I dati sono letti positivamente dalle case automobilistiche e dai concessionari. «Vale la pena sfruttare quest’opportunità – ha detto Massimo Nordio, presidente dell’Unrae, l’Associazione della Case automobilistiche estere in Italia – per dare sostanza a queste indicazioni di ripresa e un primo importante e apprezzato segnale è giunto in questi giorni dal Disegno di Legge di Stabilità 2016 varato dal Governo, che ha finalmente posto attenzione al settore automotive, prevedendo misure di sia pure parziale alleggerimento della pressione fiscale che grava, in particolare, sulle imprese. Resta sempre da valutare come accelerare lo smaltimento del parco anziano, tra i più vecchi d’Europa, con oltre 9,5 milioni di vetture ante Euro 3 e più di 14 anni di vita, con ovvi impatti sulla sicurezza e sull’ambiente».

«Come avevamo anticipato il mercato italiano delle automobili continua a crescere – ha rilevato Filippo Pavan Bernacchi, presidente di Federauto, la Federazione dei concessionari -. Questo dato è molto importante perché, nel nostro Paese, l’affaire Volkswagen non ha intaccato né la richiesta delle motorizzazioni diesel né la richiesta dei prodotti del gruppo tedesco. Questo rappresenta una importante iniezione di ottimismo infusa dal sistema dagli stessi consumatori».

Tornando all’analisi del mercato di ottobre, accelera la dinamica della raccolta contratti che in ottobre registra una crescita superiore al 18% con più di 148.000 unità. Nei primi 10 mesi i contratti raccolti superano 1.340.000 unità, con un incremento del 16%.

Continua la crescita a doppia cifra degli acquisti dei privati, che in ottobre hanno segnato un +13,6% con una crescita di oltre 3 punti in quota, raggiungendo il 68,4% del totale. Nei 10 mesi l’incremento in volume è più alto e pari al 17,1%, con una rappresentatività del 63,3%. Tornano, invece, a flettere le immatricolazioni a noleggio (-4,4% nel mese), dato dovuto però alla dinamica del breve termine, che scende di un drastico 45,7% in volume, a fronte di una performance positiva del lungo termine (+10,9%). Le vendite a società restano stabili rispetto all’ottobre 2014 con una crescita del 4% nei 10 mesi.

Mentre le motorizzazioni diesel e benzina continuano in ottobre a crescere a doppia cifra, incrementando la propria quota di mercato, rispettivamente al 55,6% e al 32% del totale, continua il calo delle vetture a Gpl (-30% in volume) e a metano (-33,3%). Le prime, però, riescono ancora a mantenersi in territorio positivo nel cumulato gennaio-ottobre, il metano invece flette nei 10 mesi dell’8,8%. Nel cumulato la quota di mercato di entrambe scende di un punto, con il Gpl che si ferma al 7,9% ed il metano al 4,1% del totale mercato.

Tutti in positivo i segmenti del mercato, con le city car e le vetture del segmento D che crescono con una dinamica inferiore a quella del mercato complessivo, perdendo quota di mercato. Sempre ottima la crescita a doppia cifra delle vetture premium.

Il mercato italiano delle auto per marca – ottobre 2015


Information technology, il mercato torna a crescere. Ma non nel Pubblico

Il mercato dell’information technology nel 2015 è, finalmente, tornato a crescere del +1,7%. Il tema ormai maturo è la customer experience, che diventa il punto di riferimento per ogni politica di investimento sull’innovazione. A riprova di ciò, per oltre il 45% dei 500 direttori IT e CIO della domanda intervistati per l’Assintel Report (la ricerca annuale sul mercato del software e servizi IT in Italia effettuata da Nextvalue per conto dell’associazione nazionale delle imprese ICT di Confcommercio) essa è il driver principale per i nuovi progetti attivati quest’anno.

I budget IT delle aziende sono aumentati per il 31% di loro e aumenteranno per il 36% nel 2016. Parallelamente, nel 2016 scenderanno al 22% le imprese che dichiarano di dover diminuire il budget in Information Technology.

Cresce però solo il budget legato ai nuovi progetti di innovazione: «Questo è un segnale importante per gli operatori IT – spiega il rapporto -, che dice quanto sia strategico concentrarsi sul nuovo piuttosto che cercare rendite di posizione». E nella classifica del “nuovo” per il 2016 spicca fra le priorità di investimento la Business Intelligence, con tutto quanto è utile per monitorare la Customer Experience, dal CRM al Digital Marketing agli Analytics ai Big Data, e il Cloud Computing, ormai adottato dal 64% delle imprese top e in crescita del 20%.

A livello di settori verticali, sono in crescita i big spender, che sono tendenzialmente medio grandi imprese e che da sole coprono i 2/3 del valore del mercato. In particolare le banche (+3,7), le assicurazioni (+3,4%), le utility (+4,3%), le tlc (+3,5%). Riprende finalmente anche la crescita dell’industria (+2%), mentre restano stagnanti le aziende del commercio e servizi, tendenzialmente micro e piccole (-0,7%), seppur con alcuni segmenti positivi come quello del retail.

Il segmento “consumer” conferma la discesa già vista lo scorso anno con un -1,1%. Ma le vere note dolenti arrivano soprattutto dall’ambito pubblico: sanità -2,6%, Pa -2,5%, Enti locali -2%.

Il mercato IT nel 2015 vale 24.701 milioni di euro, trainato dalla robusta crescita del software (+2,7%). Recuperano dallo scorso anno ma restano negativi i servizi IT (-1%), minati dal calo delle tariffe professionali, e l’hardware (–0,8%), compresso fra una crescita dei device mobili accompagnata da un’erosione dei prezzi da un lato, e dalla costante discesa di pc e infrastrutture che fa da contrappunto alla crescita del Cloud in tutti i suoi ambiti.

 


Commercio e servizi, a Bergamo imprese ancora in crescita

È senza sostanziali variazioni, su base annua, il saldo delle imprese registrate in provincia di Bergamo al terzo trimestre 2015. Secondo i dati forniti dal servizio studi della Camera di Commercio, lo stock delle imprese attive (85.769) è in lieve flessione (-144 posizioni pari al -0,2% su base annua), come già nel precedente trimestre e con un’attenuazione della dinamica negativa che era stata molto intensa tra il 2012 e il 2014.

Nel terzo trimestre dell’anno si sono avute 1.112 nuove iscrizioni (+1,5% su base annua) e 940 cessazioni (+6,3%) con un saldo positivo di 172 unità (212 nel corrispondente periodo del 2014).

Le imprese registrate aumentano su base tendenziale tra le società di capitale (+1,3%) e le altre forme giuridiche (+0,5%), in prevalenza cooperative. Calano le società di persona (-1,5%) e le imprese individuali (-0,3%) Il settore artigiano, con 31.751 imprese a fine settembre 2015, registra una riduzione del -1,4% delle unità registrate su base annua. Lo stock delle posizioni  attive si riduce di 435 unità. Il numero delle iscrizioni (374) è inferiore a quello delle cessazioni (426). Nel confronto con il terzo trimestre di un anno fa diminuiscono le iscrizioni (-2,1%) e crescono le cessazioni (+3,9%).

Tra i settori produttivi, la contrazione delle imprese attive, rispetto ad un anno, fa colpisce in particolare l’edilizia (-457, in larghissima parte artigiane, pari al -2,4%), le attività immobiliari (-48 pari al -0,8%), il trasporto e magazzinaggio (-33 pari al – 1,4%, con saldo negativo ancor più marcato nell’artigianato), le imprese agricole (-52 pari al -1%), le imprese di fornitura di energia elettrica e gas (-18, pari al -9,1%) e la manifattura (-60 pari al -0,5%, con riduzione concentrata nell’artigianato).

Nell’intero comparto del commercio, all’ingrosso e al dettaglio, il saldo è positivo (+137 imprese pari al +0,7%).

Aumentano le imprese attive nei comparti dei servizi: +173 (+7,6%) nei servizi di supporto alle imprese, +60 (+2,8%) nelle attività finanziarie e assicurative, +24 (+1,3%) nei servizi di informazione e comunicazione, +37 (+1,1%) nelle attività professionali, scientifiche e tecniche, +36 (+0,6%) nei servizi di alloggio e ristorazione, +22 (+2,3%) nei servizi di intrattenimento e +26 (+0,6%) nelle altre attività dei servizi alle persone.

Lo spaccato per genere, età e nazionalità delle posizioni attive, mette in evidenza la forte crescita su base annua delle imprese straniere (+5,8%), l’aumento delle imprese femminili (+1,1%) e la flessione (-3,3%) delle imprese giovanili.

In diminuzione le procedure concorsuali di fallimento, scioglimento e messa in liquidazione: 301 nel terzo trimestre del 2015, in confronto alle 396 del corrispondente trimestre del 2014.


Fusini (Ascom): «Ma resta una duplice preoccupazione»

commessa abbigliamento

Il commercio bergamasco è in crescita sia, e soprattutto in città, dove le imprese del terziario sono aumentate del 4,53% rispetto al terzo trimestre del 2014, sia in provincia con +3,64% e 810 imprese in più. In città le attività registrate sono 4mila, in provincia più di 23mila, numeri che non si registravano da prima del 2008. A trainare il comparto sono le imprese di servizi, aumentate del 5,8% : mediatori immobiliari, agenti e procacciatori di affari, assicuratori, broker, e le attività di servizi alle imprese in genere, un ‘mondo’ che oggi conta 1.903 attività in città e 8.434 in provincia, per un totale di 10.337 imprese, di cui 569 nate tra il 2014 e il 2015. Ma crescono anche ristoranti, bar, locali serali (+5,6% rispetto al 2014) anche se in misura minore rispetto agli ultimi 5 anni con lo sprint portato dalla liberalizzazione delle licenze. Riprende anche il commercio alimentare spinto, soprattutto in città, dai consumi sul posto che hanno favorito la nascita di negozi che lavorano soprattutto nella pausa pranzo.

In aumento, di poco, il commercio non alimentare, vivacizzato dall’apertura di negozi etnici. Segno positivo, infine, anche per i servizi, intermediari e agenti di commercio e per il settore degli ambulanti (+7,3%), che riprendono dopo anni di forte contrazione.

Secondo il direttore dell’Ascom Oscar Fusini la crescita del terziario è dovuta ad un’aumentata fiducia nella ripresa del mercato ma anche a quello che definisce effetto occupazionale: “La crisi che ha colpito le aziende ha portato a una emorragia di professionalità che si sono disperse sul territorio: per molti l’apertura di un’attività commerciale ha rappresentato la possibilità di un nuovo sbocco occupazionale”. “Rimane una comune e duplice preoccupazione – dice Fusini – quella di sopravvivere in un mercato sempre di più globale e competitivo e di capire se le aspettative positive nell’ aumento dei consumi sono ben riposte. Il mercato è ancora in affanno, i consumi rimangono deboli perché il reddito disponibile e quindi la capacità di spesa per molte famiglie sono ancora limitati. I dati rappresentano una conferma che qualcosa di positivo sta per riprendersi anche nella nostra provincia ma certo si tratta di numeri ancora lontani e che forse non raggiungeranno più quelli precedenti alla crisi: se si pensa che nel 2003, 12 anni fa, gli esercizi in provincia erano 25.763 circa 2.500 in più del numero attuale e in città 5.054, mille in più di oggi, ben si capisce il pesante contraccolpo subito dalle imprese”.

 


L’indagine: solo il 20% dei mezzi viaggia a pieno carico

carico-scaricoCon l’obiettivo di calcolare l’impatto inquinante del trasporto merci in città, nel corso della Settimana della Mobilità 2014 è stata presentata l’indagine “Logistica del trasporto merci a Bergamo”, coordinata all’Atb e realizzata in partnership con Pragma Research sempre nell’ambito del progetto “Traporto merci città vivibile”.

L’indagine ha rilevato che l’80% dei veicoli appartiene ad aziende con sede nella provincia di Bergamo e il restante 20% proviene da fuori provincia (11% Milano e 9% altri comuni). Un terzo delle merci è costituito da prodotti alimentari (34%). I veicoli viaggiano mediamente utilizzando il 64% della propria capacità di carico: il 36% ha infatti un indice di riempimento inferiore al 50% e solo il 20% viaggia a pieno carico.

I mezzi transitano dal centro città con frequenza prevalentemente giornaliera (79% del totale), a fronte del 21% di trasporti di natura occasionale e il tempo dedicato al cliente è mediamente 1 ora. Il numero di clienti serviti in media al giorno in Città Alta è di circa 5 mentre in città bassa è di 10.


Veicoli commerciali, a Bergamo immatricolazioni su del 10,3%

I veicoli commerciali hanno appena trascorso una calda estate. Secondo i dati comunicati dall’Unrae, l’unione dei rappresentanti delle case automobilistiche estere, le vendite di autocarri con peso totale a terra fino a 3,5t in luglio hanno raggiunto le 12.003 unità, in crescita del 7,4% rispetto alle 11.172 del luglio 2014 e ad agosto i veicoli venduti sono stati 5.563, incrementando di oltre un quarto i propri volumi (+25,3%), rispetto alle 4.439 unità dello stesso periodo dello scorso anno. Nei primi 8 mesi le 81.491 immatricolazioni fanno segnare una crescita dell’8,6%nei confronti delle 75.027 del gennaio-agosto 2014.

«Il risultato dei mesi estivi ed in particolare di agosto – afferma Massimo Nordio, Presidente dell’Unrae – è stato ottenuto soprattutto per le forti azioni commerciali messe in campo da case e concessionari per stimolare le vendite dei veicoli Euro 5 prima dell’entrata in vigore, dal 1° settembre, della normativa sulle emissioni inquinanti Euro 6, applicabile anche a questa categoria di veicoli».

«Tuttavia – prosegue Nordio – il recupero delle vendite rispetto a quanto perso negli anni di crisi, a parte i fenomeni contingenti appena descritti, rimane ancora molto lento e legato al lieve miglioramento dello scenario economico e al contributo della Legge Sabatini. Pertanto, l’Unrae continua a ribadire il bisogno che il Decisore Pubblico intervenga già con la prossima Legge di Stabilità per alleggerire la pressione fiscale sulle aziende ed ottenere così un ritorno benefico soprattutto sul rinnovo di quel 40% di parco circolante che è ancora ante Euro 3», rimarca il presidente.

A Bergamo non è proprio andata allo stesso modo. Se luglio ha fatto registrare una performance superiore al dato nazionale, con 259 immatricolazioni contro le 239 del 2014, per un incremento dell’8,4%, ad agosto il segno è stato opposto. Nel 2014 si erano venduti infatti 104 mezzi, mentre quest’anno 86, pari ad un -17,4%. Resta positivo l’andamento nell’arco dei primi otto mesi dell’anno. Nella nostra provincia sono stati immatricolati al 31 agosto 1.878 veicoli contro i 1.702 dello stesso periodo dello scorso anno, un saldo di 176 unità pari ad un + 10,3%.

Ecco gli andamenti per ogni marca

veicoli commerciali immatricolazioni Bergamo - agosto 2015

 

 

 


Lavoro, trimestre positivo. E calano gli scoraggiati

cerco_lavoro.jpgMigliorano, nel secondo trimestre 2015, tutti gli indicatori sul mercato del lavoro. È quanto emerge dal nuovo comunicato trimestrale che l’Istat rilascia a partire da oggi.

Grazie a una crescita dell’output leggermente più sostenuta, anche la produttività oraria del lavoro ha segnato un modesto recupero su base congiunturale (+0,1%).

L’occupazione stimata dall’indagine sulle forze di lavoro al netto degli effetti stagionali è pari a 22 milioni 446 mila persone, lo 0,5% in più del trimestre precedente (+103 mila), corrispondente a un tasso di occupazione tra i 15 e i 64 anni pari al 56,2%, in aumento di 0,3 punti percentuali.

La crescita congiunturale degli occupati nel trimestre ha interessato entrambi i generi e, tra le diverse tipologie, soltanto i lavoratori dipendenti (+0,8%, pari a 137 mila lavoratori in più equamente ripartiti tra l’occupazione a carattere permanente e temporaneo), mentre sono calati gli indipendenti (35mila unità, -0,6%).

Il tasso di disoccupazione è salito lievemente al 12,4%, nella media del trimestre, diminuendo però fino al 12% a luglio. Questi risultati sono stati influenzati dall’andamento degli inattivi, in diminuzione congiunturale nel secondo trimestre dell’anno e nuovamente in aumento nel mese di luglio.

Nel secondo trimestre è da notare che, in base ai dati non destagionalizzati, tra gli inattivi è diminuito il numero degli scoraggiati e delle persone ritirate dal lavoro, mentre sono aumentati sia gli studenti sia gli individui in attesa di risposta ad azioni attive di ricerca.

Le posizioni lavorative dipendenti nelle imprese industriali e dei servizi sono aumentate dello 0,4% su base congiunturale e dello 0,8% su base annua, mentre il monte ore lavorate è cresciuto dello 0,9% e del 2,0%, rispettivamente; congiuntamente, le ore lavorate pro capite sono salite dello 0,6% in termini congiunturali e dell’1,4% su base tendenziale, in parte per la significativa discesa delle ore di cassa integrazione (Cig) (da 30,3 a 18,8 per mille ore lavorate).

Sono infine nettamente aumentate le posizioni in somministrazione (+4,1% in termini congiunturali e +18,7% su base annua).

Il tasso di posti vacanti nelle imprese con almeno 10 dipendenti rimane invariato sul trimestre precedente mentre aumenta di 0,1 punti percentuali rispetto al secondo del 2014.

L’indice destagionalizzato del costo del lavoro per Unità di lavoro dipendente segna una crescita congiunturale dello 0,1%, sintesi di un incremento delle retribuzioni (+0,2%) e di una riduzione degli oneri (-0,3%). Il costo del lavoro registra una variazione positiva anche su base annua, pari a+ 0,9% (+1,3% per le retribuzioni e -0,2% per gli oneri). I diversi andamenti degli oneri e delle retribuzioni sono da attribuire anche agli esoneri contributivi previsti dalla legge di stabilità 2015, finalizzati ad incentivare le assunzioni a tempo indeterminato.

Dal punto di vista settoriale, nel secondo trimestre sono stati significativi sia il recupero congiunturale dell’occupazione nei comparti dei servizi più legati alla dinamica del la domanda interna, sia i segnali positivi anche nelle costruzioni. Nell’insieme dell’economia l’aumento dell’occupazione ha riguardato prevalentemente i lavoratori dipendenti, a tempo sia indeterminato sia determinato, e interessa con particolare intensità anche il Mezzogiorno, particolarmente colpito dalla crisi in questi anni.

 


Moda, acquisti su. In Lombardia balzo dell’8%

abbigliamento uomoMentre si è ormai chiusa ufficialmente la stagione dei saldi invernali (possibili secondo le norme regionali fino allo scorso 3 marzo), arrivano i dati del monitoraggio realizzato dall’Osservatorio Acquisti CartaSi per Federazione Moda Italia sulle spese effettuate dagli italiani a gennaio 2015 con carta di credito nei settori in abbigliamento, calzature, accessori, pellicce, pelletterie e valigerie ed articoli sportivi. E i numeri sono positivi. Sul piano nazionale gli acquisti sono infatti cresciuti del 6,9% rispetto a gennaio 2014 e in Lombardia l’aumento è stato ancora superiore, pari all’8%. Il dato del comparto moda riguarda una spesa di quasi 1 miliardo e 47 milioni di euro (per l’esattezza, 1.047.186.846 euro), pari al 15,3% delle spese complessivamente effettuate a gennaio dagli italiani. In particolare, hanno registrato le migliori performance gli accessori moda con un +30,6%, gli articoli sportivi (+9,8%), l’abbigliamento (+7,1%) e le calzature (+2,8%). Segno meno, invece, per la pelletteria e valigeria (-7,4%). Molto netto, invece, il calo della pellicceria (-20,1%). Quanto alle evidenze regionali, se in tutta Italia domina il segno positivo, Toscana (+9,8%), Veneto (+9,6%), Friuli Venezia Giulia (+9,5%), Umbria (+8%), Lombardia (+8%), Sicilia (+7,5%) e Marche (+7,1%) si attestano sopra la media. L’Emilia Romagna è nella media (6,6%), seguita da Puglia (+6,2%), Piemonte (+5,4%) e Liguria (+5,2%). Più giù Lazio (+4,9%), Campania (+4,8%), Basilicata e Calabria (+3,1%), Sardegna (+2,9%), Abruzzo e Molise (+2,6%) e Trentino Alto Adige (+1,7%).