La Lombardia entra in zona bianca. Il ritorno alla normalità si avvicina

Abolito il coprifuoco e via libere a fiere, convegni, congressi, centri termali e parchi tematici di divertimento. Ancora in stand by invece le discoteche e le sale da ballo

Anche la Lombardia entra in zona bianca: da oggi, lunedì 14 giugno, la nostra regione (insieme a Lazio, Piemonte, Emilia Romagna, Puglia e provincia autonoma di Trento) cambia di colore ed entra nella fascia più bassa di rischio covid, con regole meno rigide e niente coprifuoco. Rimane comunque l’obbligo della mascherina sia all’aperto sia al chiuso e il divieto di assembramento. Regole meno vincolanti per i ristoranti: nessun limite alle presenze al tavolo all’aperto, 6 commensali al tavolo se il locale è al chiuso. I locali pubblici potranno osservare orari liberi.

Per chi si trova in fascia bianca il coprifuoco viene abolito immediatamente. Ciò vuol dire che non è più necessario rientrare a casa entro una certa ora: ci si può insomma spostare senza limiti di orario. In questa zona i bar, i ristoranti e le altre attività di ristorazione sono aperti ed è possibile consumare cibi e bevande al loro interno, senza limiti orari.
Sono consentite senza restrizioni anche la vendita con asporto di cibi e bevande e la consegna a domicilio, che deve comunque avvenire nel rispetto delle norme sul confezionamento e sulla consegna dei prodotti. Le nuove regole prevedono che in zona bianca all’aperto non ci siano limiti di persone ai tavoli (tra i quali deve esserci comunque il distanziamento di un metro), mentre nei bar e nei ristoranti al chiuso potranno sedere allo stesso tavolo massimo sei persone salvo che siano tutti conviventi. Resta invece il divieto di assembramento e l’obbligo di mascherina, sia all’aperto sia al chiuso.

In zona bianca sono consentite, anche al chiuso, le feste e i ricevimenti successivi a cerimonie civili o religiose, rispetto alle quali permane l’obbligo per i partecipanti di possedere una delle certificazioni verdi Covid-19, come chiarito dal Ministero della salute e della Conferenza delle Regioni e delle Province autonome.
Sono, inoltre, consentite le attività di sale giochi, sale scommesse, sale bingo e casinò, anche se svolte all’interno dei locali adibiti ad attività differenti e lo svolgimento in presenza di fiere e congressi. Restano sospese le attività che abbiano luogo in sale da ballo, discoteche e locali assimilati, all’aperto o al chiuso.

 


Da oggi coprifuoco spostato alle 24. E in zona bianca scatta il limite di 6 persone al tavolo al chiuso

Limite ai commensali salvo che siano tutti conviventi. Fusini, direttore di Ascom Bergamo: “Una misura di precauzione un po’ eccessiva rispetto alla situazione epidemiologica in continuo miglioramento”

Si attenua la stretta sul coprifuoco e viene posto un nuovo limite sui commensali a tavola. In base a un decreto approvato dal Consiglio dei ministri, da oggi – 7 giugno – il coprifuoco è stato spostato alle 24 e verrà abolito del tutto dal 21 giugno. Inoltre, da oggi e fino al 21 giugno 2021, in zona bianca il consumo al tavolo negli spazi al chiuso è consentito per le attività dei servizi di ristorazione per un massimo di sei persone per tavolo, salvo che siano tutti conviventi.

Per quanto riguarda gli altri contenuti, in ordine cronologico i centri commerciali sono tornati ad aprire dal fine settimana del 22 maggio; le palestre dal 24 maggio; i ristoranti hanno ripreso il servizio anche al chiuso dal primo giugno, a pranzo e cena; i parchi tematici riapriranno il 15 giugno; matrimoni e feste dal 15 giugno, ma solo con il “green pass”; i congressi si potranno di nuovo organizzare dal primo luglio; sale giochi e bingo dal primo luglio; discoteche ancora chiuse.

L’altra decisione importante riguarda il cambio dei parametri del monitoraggio con il quale vengono stabiliti i colori delle Regioni. L’Rt, l’indice di diffusione del contagio, non sarà più determinante: conteranno il tasso di occupazione di terapie intensive e reparti ordinari e l’incidenza dei casi. Con meno di 50 casi per 3 settimane consecutive e un rischio basso si va in zona bianca, in cui le uniche misure in vigore sono il distanziamento e l’uso della mascherina. Nei primi 15 giorni di giugno, se il calo dei contagi si confermerà, potrebbero andarci 6 regioni: Friuli Venezia Giulia, Molise e Sardegna (dal 7), Abruzzo, Veneto e Liguria (dal 14).

In zona bianca al massimo 6 persone al tavolo (al chiuso)

Con Ordinanza del 4 giugno pubblicata in Gazzetta Ufficiale ed efficace a partire dal 6 giugno, il Ministero della Salute prova a fare finalmente chiarezza con riferimento al tema del numero massimo consentito di commensali seduti al medesimo tavolo in zona bianca. L’art. 1 della predetta Ordinanza prevede testualmente che “fino al 21 giugno 2021, in zona bianca il consumo al tavolo negli spazi al chiuso è consentito per le attività dei servizi di ristorazione per un massimo di sei persone per tavolo, salvo che siano tutti conviventi”. Da tale dettato normativo è possibile evincere che: in zona bianca, all’interno dei locali degli esercizi di ristorazione, fino al 21 giugno 2021, il numero massimo di commensali che potranno sedere contemporaneamente allo stesso tavolo è pari 6. Laddove le persone siano tutte conviventi, il numero potrà essere più ampio; a partire dal 22 giugno, il predetto limite non troverà più applicazione; sempre in zona bianca, negli spazi all’aperto, già da ora, non è applicabile alcun limite massimo di capienza dei tavoli.

In zona gialla, rimane confermato il limite di 4 persone per tavolo (anche in questo caso derogabile solo laddove le persone siano tutte conviventi), stabilito dall’art. 27, comma 1, secondo periodo, del DPCM dello scorso 2 marzo, disposizione espressamente richiamata nel preambolo dell’Ordinanza in commento.

“A onore del vero da noi la questione è relativa, perché la Lombardia dovrà affrontare un’altra settimana in zona gialla, l’ultima prima del passaggio in fascia bianca previsto per il prossimo 14 giugno – sottolinea Oscar Fusini, direttore di Ascom Confcommercio Imprese Bergamo -. Detto questo, l’ordinanza può essere considerata come una misura di precauzione un po’ eccessiva rispetto alla situazione epidemiologica in continuo miglioramento. Una restrizione che forse è più frutto della paura che non altro. Insomma, si poteva soprassedere sul limite dei posti a sedere al chiuso: l’anno scorso, infatti, quando ancora la campagna vaccinale era un miraggio, con il termine delle restrizioni non ci furono limitazioni nei ristoranti e, di fatto, durante l’estate non si verificò un rialzo dei contagi. Ridurre quindi adesso a 6 i posti all’interno ci pare un po’ eccessivo anche perché i ristoranti dovranno adeguarsi ancora per gestire le prenotazioni e, soprattutto, i clienti dell’ultimo minuto.

Riapertura discoteche, Silb: “Pronti a collaborare per riaprire”

Il Commissario per l’emergenza, Francesco Figliuolo, ha inviato al Comitato tecnico scientifico e alla Conferenza delle Regioni il protocollo messo a punto dal Silb-Confcommercio chiedendo di valutare una possibile riapertura in sicurezza sulla base delle indicazioni contenute nel documento e di considerare l’ipotesi di far vaccinare i più giovani proprio all’interno dei locali. Quest’ultima è una proposta avanzata proprio dal Sindacato, che aveva dato la disponibilità ad organizzare degli open day.

“Siamo pronti a collaborare per riaprire discoteche e locali da ballo in piena sicurezza”. Lo ha affermato, Maurizio Pasca, presidente del Silb, il Sindacato italiano locali da ballo aderente a Fipe-Confcommercio, commentando le indiscrezioni su un incontro con il ministero della Salute che si dovrebbe tenere martedì proprio per discutere della riapertura delle discoteche. “Una riapertura nei tempi e nei modi dovuti – ha spiegato Pasca – naturalmente in totale sicurezza per le persone. Chiederemo la riapertura con il green pass, cioè potranno entrare in discoteca coloro che sono vaccinati, che hanno contratto e sono guariti dal virus o che hanno tamponi negativi nelle 36 ore precedenti. Insomma siamo pronti a creare delle ‘bolle di sicurezza’ nei locali da ballo”. “Credo sarebbe giusto incontrarsi e aprire un tavolo di lavoro anche perché noi non siamo pulsanti o interruttori che accendi e spegni, abbiamo bisogno di programmazione e per questo non vogliamo aprire domani, ma il 21 giugno verrà abolito il coprifuoco su tutto il territorio nazionale e programmare una riapertura i primi luglio darebbe la possibilità di poter salvare almeno la stagione estiva. Riaprire in sicurezza per dare divertimento sano e sicuro. Anche perché altrimenti tre milioni di ragazzi, nel fine settimana specialmente, con le discoteche chiuse andranno ad affollare, andranno ad assembrarsi nelle piazze o in luoghi non controllati: meglio le discoteche dove invece il controllo c’è”ha concluso il presidente del Silb.


Bar e ristoranti, da oggi si torna a mangiare al chiuso. Ma attenzione al limite delle 4 persone al tavolo

Coinvolte 4350 attività in Bergamasca. Oscar Fusini, direttore di Ascom Confcommercio Bergamo: “Le restrizioni cambieranno con l’entrata della Lombardia in zona bianca prevista per il 14 giugno”

Eccola, la sospirata ripartenza a tutto tondo del mondo della ristorazione: da oggi primo giugno, infatti, è possibile di nuovo prendere il caffè al bancone e riaprono anche le 160mila attività che non avendo degli spazi all’aperto non hanno potuto approfittare della “finestra” aperta il 26 aprile scorso. Parliamo di una bella fetta delle imprese della ristorazione, il 46% circa, che hanno visto il loro lockdown prolungato di un mese e mezzo. Ovviamente non saranno tutte rose e fiori: i problemi che queste imprese devono affrontare sono ancora molteplici e tra questi la mancanza di personale. Anche a Bergamo la riapertura del servizio di somministrazione al chiuso è una boccata d’ossigeno per tutto il comparto. Le attività coinvolte, infatti, sono circa 4350 (compresi gli alberghi con ristorante).

La riapertura in tutto il Paese dei ristoranti al chiuso a pranzo e cena comporta l’obbligo di mascherina ogni volta che ci si alza dal tavolo. Resta anche il limite di massimo di 4 persone al tavolo come afferma Oscar Fusini, direttore Ascom Confcommercio Bergamo: “Le nuove linee guida approvate dal Ministero della Salute con l’ultima revisione del 20 maggio non introducono delle sostanziali novità nell’impianto delle disposizione che regolano il distanziamento e che sono state adottate per rallentare l’epidemia: per esempio resta l’obbligo delle 4 persone al tavolo e il distanziamento da 1 a 2 metri a seconda dell’evolversi dell’epidemia. Le restrizioni cambieranno o con l’entrata della Lombardia in zona bianca, prevista per il 14 giugno, quando decadono tutte le limitazioni; oppure con l’entrata in vigore, il 15 giugno, dell’articolo 9 comma del 2 del DL del 18 maggio che prevede la possibilità di fare feste dopo le cerimonie, nel rispetto delle linee guida. Da domani, comunque, la possibilità di lavorare sarà svincolata dalle condizioni meteorologiche e dello spazio esterno. Per molti, inoltre, aumenteranno gli spazi a disposizione dei consumatori così da arrivare ad un livello di consumi sostenibile”.

Le linee guida della Conferenza delle Regioni

I tecnici delle Regioni con il Comitato tecnico scientifico ribadiscono una serie di restrizioni e indicazioni di carattere generale e il 28 maggio sono state pubblicate le “O.M. 29.5.2021 e Linee guida per la ripresa delle attività economiche e sociali” della Conferenza delle Regioni e delle Province Autonome che tengono conto delle disposizioni del decreto-legge n. 52 del 22 aprile 2021, del decreto-legge n. 65 del 18 maggio 2021 e sono adottate ai sensi dell’articolo 1, comma 14, del decreto-legge n. 33 del 16 maggio 2020. Le linee guida riguardano diversi settori: ristorazione e cerimonie, attività turistiche e ricettive, cinema e spettacoli dal vivo, piscine termali e centri benessere, servizi alla persona, commercio, musei, archivi, biblioteche e luoghi della cultura, parchi tematici e di divertimento, circoli culturali e ricreativi, congressi e grandi eventi fieristici, sale giochi, sale scommesse, sale bingo e casinò, sagre e fiere locali, corsi di formazione.

Differenze tra zona bianca e gialla: le risposte della Fipe

Zona bianca, esiste il limite di 4 persone al tavolo?

La disciplina si rinviene nell’art. 7, comma 1 del DPCM del 2 marzo u.s., ove viene stabilito che, ferma restando l’applicabilità dei Protocolli e delle Linee guida concernenti il settore di riferimento, nelle c.d. “zone bianche”, cessano di applicarsi le misure di cui al Capo III relative alla sospensione o al divieto di esercizio delle attività ivi stabilite. Dunque, è ragionevole ritenere che vengano meno le limitazioni previste per le attività dei servizi di ristorazione di cui all’art. 27, ivi incluso il limite di 4 persone al tavolo.

Il mio locale si trova in zona gialla, dal 1° giugno i clienti possono consumare al bancone?

Ai sensi dell’art. 2 del D.L. “Riaperture-bis”, a partire dal 1° giugno 2021, in zona gialla, le attività dei servizi di ristorazione, svolte da qualsiasi esercizio, sono consentite anche al chiuso, nel rispetto dei limiti orari agli spostamenti. Rispetto alla disciplina previgente – dettata dall’art. 4, comma 2, del D.L. “Riaperture”, di fatto abrogata – la norma non fa più riferimento al necessario consumo al tavolo, ragion per cui si ritiene che dal 1° giugno sarà consentito anche il consumo al banco all’interno dei locali. Tale ricostruzione è stata anche confermata dal Ministero dell’Interno, con circolare dello scorso 19 maggio.

Esiste ancora l’obbligo di esporre il cartello con l’indicazione massima di capienza? Ed è riferito solo agli spazi interni o anche a quelli esterni?

Sì, permane in vigore la disciplina dell’art. 11, comma 2 del DPCM dello scorso 2 marzo, secondo cui, fino al prossimo 31 luglio, in zona gialla, è obbligatorio per tutti gli esercizi commerciali e tutti i locali pubblici e aperti al pubblico, esporre all’ingresso degli stessi un cartello che riporti il numero massimo di persone ammesse contemporaneamente nel locale medesimo, sulla base dei Protocolli e delle Linee guida vigenti. Stando al tenore letterale della disposizione, sembra ragionevole ritenere che nel cartello vada inserito il riferimento della capienza massima relativa agli spazi interni e non anche a quella dell’esterno. Inoltre, è possibile mantenere il cartello anche nelle zone c.d. “bianche” in quanto in grado di agevolare gli eventuali controlli, considerato altresì che le Linee guida della Conferenza delle Regioni e delle Province autonome, approvate con Ordinanza del Ministero della Salute dello scorso 29 maggio, hanno previsto che il numero massimo di presenze contemporanee debba essere calcolato in relazione ai volumi di spazio e ai ricambi d’aria e alla possibilità di creare aggregazioni in tutto il percorso di entrata, presenza e uscita.

Ho un ristorante che si trova in zona gialla, che distanza devo mantenere tra i tavoli?

La nuova versione delle Linee guida della Conferenza delle Regioni e delle Province autonome, approvate con Ordinanza del Ministero della Salute dello scorso 29 maggio, confermano la previgente disposizione secondo cui i tavoli devono essere disposti in modo da assicurare il mantenimento di almeno 1 metro di separazione tra i clienti di tavoli diversi negli ambienti al chiuso (estendibile ad almeno 2 metri in base allo scenario epidemiologico di rischio) e di almeno 1 metro di separazione negli ambienti all’aperto (giardini, terrazze, plateatici, dehors), con eccezione delle persone che in base alle disposizioni vigenti non siano soggette al distanziamento interpersonale (tale aspetto afferisce alla responsabilità individuale dei clienti). Tali distanze possono essere ridotte solo con barriere fisiche di separazione, per saperne di più scarica la check list Fipe.

Ho un bar, quali sono i limiti di orario che dovrò applicare a partire dal 1° giugno?

In zona bianca,ai sensi dell’art. 1, comma 5 del D.L. “Riaperture –bis” e delle “indicazioni della Conferenza delle Regioni e delle Province autonome sulle zone bianche” dello scorso 26 maggio, espressamente recepite dal Ministero della Salute con Ordinanza del 28 maggio viene meno ogni limitazione oraria alla circolazione e alle attività. Pertanto, anche i bar, e in generale tutte le attività dei servizi di ristorazione, possono esser svolte senza alcuna restrizione oraria.
Invece, in zona gialla, ai sensi dell’art. 2 del D.L. “Riaperture-bis”, le attività dei servizi di ristorazione, svolte da qualsiasi esercizio, sono consentite anche al chiuso, nel rispetto dei limiti orari agli spostamenti. In sintesi: dal 1° al 6 giugno il servizio sarà possibile dalle 5.00 alle 23.00; dal 7 al 20 giugno dalle 5.00 alle 24.00; dal 21 giugno non vi saranno limitazioni orarie.


Imprese & Territorio: firmata la convenzione per le vaccinazioni anti-Covid delle Pmi bergamasche

Alla Fiera di Bergamo 4 specifiche linee dedicate alle imprese. La conclusione delle somministrazioni, prima dose ed eventuale richiamo, è prevista per il 31 luglio

È stata siglata il 20 maggio tra l’ASST Papa Giovanni XXIII, le organizzazioni datoriali e sindacali delle Pmi bergamasche e i relativi enti Bilaterali, la “Convenzione per la messa a disposizione di linee vaccinali presso il centro vaccinale presidio Fiera di Bergamo” che consentirà di vaccinare al più presto contro il Covid-19 gli imprenditori titolari delle Pmi bergamasche e i loro dipendenti.
I firmatari della convenzione, insieme all’ASST Papa Giovanni XXIII, sono le 9 organizzazioni aderenti a Imprese & Territorio (Confartigianato Imprese Bergamo, Ascom Bergamo- Confcommercio Imprese per l’Italia, Confimi Apindustria Bergamo, Federazione Provinciale Coldiretti Bergamo, Confcooperative Bergamo, Unione Autonoma Esercenti – Confesercenti, CNA Federazione Artigiani Bergamo, FAI Federazione Autotrasportatori Italiani, L.I.A. Liberi Imprenditori Associati), l’Associazione Compagnia delle Opere di Bergamo, i sindacati bergamaschi (CGIL, CISL e UIL) e gli enti bilaterali (Eba – Ente Bilaterale Artigiano di Bergamo, Edilcassa Artigiani di Bergamo e CPTA).
La firma porta all’operatività il percorso iniziato lo scorso 5 maggio, quando era stato sottoscritto tra ATS Bergamo e le Parti Sociali un “Protocollo d’intesa provinciale per l’estensione della campagna vaccinale anti Covid-19 alle aziende bergamasche” nel rispetto dei principi contenuti nel “Protocollo nazionale” del 6 aprile 2021.

La convenzione

La convenzione prevede la messa a disposizione da parte di ATS Bergamo delle dosi di vaccino e da parte dell’ASST Papa Giovanni XXIII, degli spazi dell’hub della Fiera di Bergamo per la realizzazione di 4 specifiche linee vaccinali dedicate alle imprese. L’intero percorso vaccinale (prenotazione, accettazione sul portale dedicato, raccolta anamnesi, informazione e acquisizione del consenso, somministrazione, registrazione, osservazione post-somministrazione) verrà coordinato da un Ente Sanitario incaricato dalle organizzazioni firmatarie e partirà nei prossimi giorni con le prenotazioni che, nelle prossime settimane, saranno seguite dalle somministrazioni in base alla disponibilità dei vaccini.
La conclusione delle somministrazioni, con la prima dose e l’eventuale richiamo, è prevista per il 31 luglio, data di scadenza della concessione della Fiera di Bergamo: “Dopo la lunga emergenza imposta dalla pandemia, ritengo importante restituire al sistema delle piccole e medie imprese del territorio il pieno diritto di adeguare la forza lavoro alle proprie necessità e strategie – sottolinea Maria Beatrice Stasi, Direttore Generale ASST Papa Giovanni XXIII -. Con l’auspicato ritorno alla normalità negli scambi di merci e servizi sul territorio locale, italiano e anche estero è fondamentale, attraverso il vaccino, impedire efficacemente la diffusione dei contagi. Sottoscrivere l’accordo è stato un percorso naturale avviato sin dall’inizio della pandemia con interlocutori solidi e concreti con cui, al Presidio in Fiera, abbiamo trovato soluzioni per poter attivare le cure che, di mese in mese, la pandemia rendeva urgenti, superando qualsiasi ostacolo. Una sinergia che oggi registra un nuovo tassello, non solo nella condivisione degli spazi. Sarà infatti il personale del Papa Giovanni a fornire il necessario tutoraggio alle equipe che, non appena arriveranno i vaccini, potranno procedere con la somministrazione nelle linee dedicate”.

“Si tratta di un passo importante per il sistema associativo bergamasco delle Pmi – conferma il presidente di Imprese & Territorio Alberto Brivio -. Fin dall’inizio le nostre Organizzazioni si sono poste come obiettivo prioritario quello della vaccinazione dei titolari e dei lavoratori delle piccole imprese del territorio provinciale, con l’obiettivo di tutelare la loro salute e rendere più sicura la prosecuzione delle attività commerciali e produttive contro il rischio di interruzioni dovute ai contagi Covid e, allo stesso tempo, con il proposito di facilitare l’accelerazione della campagna vaccinale nella nostra provincia”.
Nei prossimi giorni verrà comunicato a tutte le aziende, che nelle scorse settimane hanno aderito alla campagna vaccinale mediante l’Organizzazione di riferimento, un link attraverso il quale titolari e dipendenti potranno confermare la prenotazione presso la struttura sanitaria incaricata.


Credito, nell’anno del Covid l’offerta cresce del 9% con una media di circa 25 mila euro a impresa

Il rapporto di ricerca Format Research sulle imprese conferma come la liquidità continua ad essere la reale criticità per il terziario

L’offerta di credito erogata dalle banche alle imprese del terziario in provincia di Bergamo è cresciuta del 9% da quando è scoppiata la pandemia, con 607 milioni di euro erogati e una media di 25 mila euro ad azienda, a fronte di uno stock di credito di circa 7 miliardi di euro. I prestiti erogati da parte delle banche alle imprese del terziario di Bergamo, circa 24 mila in tutta la provincia, sono stati necessari per sostenere i costi fissi e non per gli investimenti. È quanto emerge dal nuovo Rapporto di ricerca (Osservatorio sulle imprese del terziario) realizzato da Format Research per conto di Ascom Confcommercio Bergamo sulle imprese del terziario.  Il rapporto conferma il trend in atto da ormai più di un anno e cioè che la liquidità continua ad essere la reale criticità per il terziario.
L’indicatore, rispetto al semestre precedente, è migliorato di 3 punti (da 30 a 33) e in prospettiva salirà a 37 a fine anno secondo il giudizio degli imprenditori. Il livello, inoltre, sale di 10 punti rispetto al dato nazionale dove la situazione è ancora più pesante. L’indice a 33 è però ancora troppo basso (-44,1%) rispetto ai livelli pre Covid del secondo semestre 2019 quando si attestava a 59 punti. Il dato è fortemente condizionato dai numeri drammatici del settore turismo (17), mentre il commercio (38) ha già in parte recuperato e i servizi (43) stanno tornando ai livelli pre pandemia. A soffrire sono soprattutto le micro e le piccole imprese fino a 5 addetti.

Domanda di credito

È in leggera diminuzione la percentuale di imprese che ha chiesto un finanziamento negli ultimi 6 mesi: sono il 35% contro il 37,0% di settembre 2020 (-5,4%). Di queste il 52% ha vista accolta la domanda, il 35% ha dovuto accontentarsi di un ammontare inferiore, l’8% non ha avuto la domanda accolta e il 5% è in attesa.
Rispetto al semestre precedente, è aumentato da 50,7 a 52 la percentuale delle pratiche accolte, mentre si è ridotta drasticamente quella inerente il numero delle pratiche in sospeso che da 24,8% è scesa al 5%: un segnale che le relazioni tra banca impresa si stanno nuovamente normalizzando dopo la pandemia. In quest’ottica sono salite (dal 18% al 35%) anche quelle accolte con importo inferiore, mentre le pratiche respinte da 6,6% salgono all’8%. Al netto di chi è stato respinto e che, quindi, rifarà domanda nel trimestre successivo, il 10,5% delle imprese non ha ottenuto una risposta positiva dal sistema bancario.

Costo del finanziamento

Riguardo al costo del finanziamento, gli imprenditori del terziario bergamasco fanno segnare un peggioramento del sentiment che da 50 a scende a 48 (-4%). Il peggioramento è in atto da inizio pandemia e nelle aspettative degli imprenditori il problema sta peggiorando. Il dato bergamasca è nettamente peggiore di quello nazionale che si attesta a 53: ben 5 punti percentuali in meno sono specchio di una maggior consapevolezza degli imprenditori orobici oppure di un effettivo e peggiore trattamento economico.

Costo dell’istruttoria

Anche il costo dell’istruttoria viene giudicato in leggero peggioramento rispetto al semestre precedente. L’indice è peggiorato di due punti, scendendo a 37 (-5,1%) rispetto al secondo semestre 2020. L’indice è leggermente migliore di quello nazionale che si attesta a 35.

Durata dei prestiti

Anche per quanto riguarda la durata temporale del credito la situazione sta peggiorando e l’indice da 43 è sceso a 41 (-4,7%). Si registra proprio nella minore durata dei finanziamenti il crollo più alto dell’indice da inizio pandemia, mentre la situazione bergamasca resta nettamente migliore di quella nazionale, il cui indice è a 27 con 14 punti percentuali più bassi rispetto al dato orobico.

Garanzie richieste

In leggero peggioramento (42 punti) anche il giudizio delle imprese bergamasche rispetto alle garanzie richieste che scende quindi di due punti rispetto al II semestre 2020 (-4,5%). Il confronto con il dato nazionale che si attesta a 36, è comunque positivo. L’indice, inoltre, sta tornando verso la normalità dei tempi pre-Covid, dopo che nel 2020 era nettamente cresciuto a seguito dell’estensione della garanzia del Fondo Centrale di garanzia con il decreto Legge liquidità (Legge 5/06/2020 n. 40).

Costo dei servizi bancari

In leggero peggioramento anche l’indice relativo al costo dei servizi bancari registrato presso le imprese di Bergamo che da 48 scende a 46 rispetto al semestre precedente (-4,2%). L’indice è nettamente migliore di quello nazionale che si attesta a 37.

“Le moratorie previste dal decreto liquidità scadono il 30 giugno 2021 – conclude Riccardo Martinelli, presidente Fogalco cooperativa di garanzia di Ascom Confcommercio Bergamo -. Oggi la maggior parte delle imprese del turismo e del commercio non alimentare non riuscirebbe a far fronte agli impegni finanziari stante una situazione di crisi di mercato e di limitazione dell’esercizio dell’attività. Per questo siamo soddisfatti che il Decreto Sostegni bis abbia allungato i termini fino al 31 dicembre, data entro cui confidiamo saranno cessate le restrizioni e sarà ripartito il mercato”.

Per Oscar Fusini, direttore di Ascom Confcommercio Bergamo “Il giudizio degli imprenditori bergamaschi del terziario sui servizi bancari è in peggioramento e la liquidità resta un problema grave per le imprese del terziario tant’è che ogni semestre, da un anno e mezzo a questa parte, più di un imprenditore ogni tre è stato costretto a ricorrere a un nuovo prestito. Di fatto la pandemia è stata un “bagno di sangue” per la liquidità delle micro e piccole imprese del terziario. L’indebitamento è andato crescendo e questo graverà sulle spalle delle imprese non appena le moratorie si interromperanno. E proprio in questa drammatica fase le condizioni di prestito stanno peggiorando anche se, dopo il trauma del primo semestre 2020, i rapporti tra banca e impresa si stanno normalizzando sia nel numero di pratiche accolte sia nella riduzione di quelle in attesa, tornate ai livelli pre-pandemia”.

Massima priorità alla liquidità, quindi, alla luce del fatto che “il Decreto Sostegni bis – conclude Martinelli – prevede la possibilità di allungare i prestiti, a fronte però di una riduzione della copertura statale delle garanzie a seguito del negoziato, in via di definizione, tra l’Italia e l’Europa che, di fatto, apre la strada a una riduzione delle garanzie statali nell’ambito dell’accesso al credito. In quest’ottica, noi di Fogalco-Asconfidi Lombardia siamo pronti ad accompagnare gli imprenditori e a sostituire le minor garanzie presso le banche per poter far ripartire le imprese e aiutarle a ritrovare quella liquidità necessaria per portare avanti l’attività”


Covid, coprifuoco alle ore 23 e riaperture anticipate. Come cambia l’Italia alle porte dell’estate

Il Cdm ha approvato il nuovo decreto: da domani coprifuoco alle 23, i ristoranti potranno lavorare anche al chiuso dal primo giugno, negozi dei centri commerciali aperti già dal prossimo weekend

Gli italiani diranno addio al coprifuoco con il solstizio d’estate, il 21 giugno; ma già dalle prossime ore potranno cenare fuori o circolare liberamente fino alle 23 e dal 7 giugno rientrare a casa entro mezzanotte o anche più tardi, se la regione in cui vivono o sono in vacanza avrà dati da zona bianca. Da lunedì potremo anche andare di nuovo in palestra e dalla metà di giugno le coppie potranno tornare a festeggiare i matrimoni. Ma di tornare a ballare, per il momento, non se ne parla: le discoteche rimarranno chiuse, unico settore che non ha una data per ripartire.

Ieri a Palazzo Chigi si è tenuta a tanto attesa riunione della cabina di regia chiamata a prendere, dati alla mano, attese e importanti decisioni sulle riaperture rispetto alla situazione attualmente in vigore. La conclusione, messa nero su bianco in un decreto approvato dal Consiglio dei ministri è che da domani il coprifuoco verrà spostato alle 23, per poi farlo slittare alle 24 dal 7 giugno e abolirlo del tutto dal 21 giugno. L’altra decisione importante riguarda il cambio dei parametri del monitoraggio con il quale vengono stabiliti i colori delle Regioni. L’Rt, l’indice di diffusione del contagio, non sarà più determinante: conteranno il tasso di occupazione di terapie intensive e reparti ordinari e l’incidenza dei casi. Con meno di 50 casi per 3 settimane consecutive e un rischio basso si va in zona bianca, in cui le uniche misure in vigore sono il distanziamento e l’uso della mascherina.

Dal 7 giugno coprifuoco a mezzanotte

uIl Consiglio dei ministri, su proposta del Presidente Mario Draghi e del Ministro della salute Roberto Speranza, ha approvato un decreto-legge che introduce misure urgenti relative all’emergenza epidemiologica da Covid-19. In considerazione dell’andamento della curva epidemiologica e dello stato di attuazione del piano vaccinale, il testo modifica i parametri di ingresso nelle “zone colorate”, secondo criteri proposti dal Ministero della Salute, in modo che assumano principale rilievo l’incidenza dei contagi rispetto alla popolazione complessiva nonchè il tasso di occupazione dei posti letto in area medica e in terapia intensiva. Inoltre, nelle “zone gialle” si prevedono rilevanti, ancorché graduali, modifiche.
Di seguito le principali: dall’entrata in vigore del decreto, il divieto di spostamenti dovuti a motivi diversi da quelli di lavoro, necessità o salute, attualmente previsto dalle ore 22.00 alle 5.00, sarà ridotto di un’ora, rimanendo quindi valido dalle 23.00 alle 5.00. A partire dal 7 giugno 2021, sarà valido dalle ore 24.00 alle 5.00. Dal 21 giugno 2021 sarà completamente abolito.

La road map delle riaperture

Dal 1 giugno sarà possibile consumare cibi e bevande all’interno dei locali anche oltre le 18.00, fino all’orario di chiusura previsto dalle norme sugli spostamenti; dal 22 maggio, tutti gli esercizi presenti nei mercati, centri commerciali, gallerie e parchi commerciali potranno restare aperti anche nei giorni festivi e prefestivi; anticipata al 24 maggio, rispetto al 1 giugno, la riapertura delle palestre; dal 1 luglio potranno riaprire le piscine al chiuso, i centri natatori e i centri benessere, nel rispetto delle linee guide e dei protocolli; dal 1 giugno all’aperto e dal 1 luglio al chiuso, sarà consentita la presenza di pubblico, nei limiti già previsti (25 per cento della capienza massima, con il limite di 1.000 persone all’aperto e 500 al chiuso), per tutte le competizioni o eventi sportivi (non solo a quelli di interesse nazionale); dal 22 maggio sarà possibile riaprire gli impianti di risalita in montagna, nel rispetto delle linee guida di settore; dal 1 luglio sale giochi, sale scommesse, sale bingo e casinò potranno riaprire al pubblico; parchi tematici e di divertimento potranno riaprire al pubblico dal 15 giugno, anziché dal 1 luglio; tutte le attività di centri culturali, centri sociali e centri ricreativi saranno di nuovo possibili dal 1 luglio; dal 15 giugno saranno possibili, anche al chiuso, le feste e i ricevimenti successivi a cerimonie civili o religiose, tramite uso della “certificazione verde”. Dal 1 luglio sarà nuovamente possibile tenere corsi di formazione pubblici e privati in presenza.

Silb: “Il Governo si è completamente dimenticato di noi”

Restano sospese le attività in sale da ballo, discoteche e simili, all’aperto o al chiuso e per Maurizio Pasca, presidente del Silb/Fipe, l’Associazione italiana di imprese di intrattenimento di ballo e spettacolo “siamo rimasti ancora invisibili: sono ormai quindici mesi che il Governo si è completamente dimenticato di noi, dalle attenzioni del Governo sono escluse solo le attività dei locali e dell’intrattenimento”. Pasca ha quindi ribadito che questa settimana verrà sottoposto un protocollo ad hoc al Cts: “Miauguro che sia data la giusta attenzione e che siano portati avanti i due test in Puglia e a Milano, altrimenti un intero settore è a rischio fallimento”.

 


Green Pass, sicuri che la privacy è l’unico problema?

Ma quale privacy? Il problema del “Green Pass” non sarà la gestione dei dati personali (salvo che, come sempre, in Italia non ci si voglia far male da soli). Abbiamo, a colpi di decreto, limitato – forse distrutto – la libertà delle persone e il diritto d’impresa e pensiamo ora di avere dei problemi a toglierci il “falso” problema della riservatezza. Con un decreto in più dei duecento emanati finora. Di quale tutela di riservatezza avremmo necessità? Di far sapere di essere vaccinati, come lo sarà il 95% delle persone, di essere guariti dal Covid come milioni di italiani o di avere fatto un tampone dall’esito negativo? Insomma di far conoscere agli altri che non si è malati di Covid? Che peraltro in periodo di pandemia è un dovere civico, prima ancora che legislativo.

Diciamocelo. Il problema non è la privacy ma è sempre lo stesso in Italia, chiunque governi. Annunciamo la novità e la castriamo subito dopo. Complichiamo le cose semplici con la burocrazia e alla fine cadiamo sempre sulle stesse cose, indipendentemente dal colore politico. Giusto per essere bipartizan: penso all’appalto del sistema informatico, come la piattaforma cashback nazionale o la piattaforma regionale per la prenotazione dei vaccini, e sulla incapacità di muovere la macchina pubblica per un pezzo in più di lavoro.

Partendo da queste ipotesi, forse dovremmo essere più semplici e attendere il pass europeo senza complicazioni. Per richiamare il turismo straniero sarebbe forse sufficiente togliere questi benedetti colori alle regioni che frenano gli stranieri che nemmeno li capiscono, oltre ad eliminare il coprifuoco, che è l’aberrazione del contrasto alla pandemia, salvo che qualcuno ci spieghi perché a mezzanotte il virus si propaga più che a mezzogiorno. Questo sì che sarebbe il miglior passepartout per aprire i ristoranti definitivamente.

Concludendo, quello che serve e che hanno capito tutti è il sacrosanto controllo del rispetto delle regole, sistemi informativi e “olio di gomito”….guarda caso l’atavico e citato problema italiano.

 

Dino l’acidino


Campagna vaccinale nelle aziende Sottoscritto il protocollo tra Ats Bergamo e le parti sociali

Anche Ascom Confcommercio Bergamo tra le associazioni firmatarie. Il Generale Figliuolo definirà modalità e tempistiche delle somministrazioni 

È stato sottoscritto il protocollo d’intesa provinciale tra l’Agenzia di Tutela della Salute di Bergamo e le Parti sociali per l’estensione della campagna vaccinale anti­ Covid19 alle aziende bergamasche. Al momento hanno aderito Ance Bergamo, Ascom Confcommercio Bergamo, C.G.I.L. Bergamo, C.G.I.L. Valcamonica Sebino, C.I.S.L. Bergamo, C.N.A., Cassa Edile Bergamo, Coldiretti Bergamo, Compagnia delle Opere Bergamo, Confagricoltura Bergamo, Confai Bergamo, Confartigianato Imprese Bergamo, Confesercenti Bergamo, Confimi Apindustria Bergamo, Confindustria Bergamo, EA CPTA, Confcoperative Bergamo, E.BI.TE.N. Lombardia, EA Edilcassa Bergamo, F.A.I. Bergamo Autotrasporti, Ferderfarma Bergamo, Legacoop Lombardia, L.I.A. (Liberi Imprenditori Associati), Scuola edile Bergamo, UIL Bergamo, Unione Artigiani Confindustria Bergamo, Uniscom. Altre associazioni sono in corso di adesione.

Le aziende, nella loro responsabilità sociale e d’impresa, hanno manifestato grande disponibilità ad aderire alla campagna vaccinale diventando soggetti attivi nel contrasto alla diffusione del virus SARS-CoV-2 – commenta Massimo Giupponi, direttore generale di ATS Bergamo – La sottoscrizione del protocollo dimostra come tutti abbiano a cuore questo tema e vogliano partecipare attivamente alla campagna massiva. La vaccinazione sul luogo di lavoro è un’iniziativa di tutela della salute pubblica e si configura come un’opportunità ulteriore, che integra l’offerta vaccinale del Sistema Sanitario Regionale, nel pieno rispetto del Piano strategico nazionale”.

ATS Bergamo, vista la numerosità delle richieste pervenute, ha ritenuto di definire opportuni criteri dimensionali e i necessari requisiti tecnici volti ad efficientare e garantire il buon esito della campagna vaccinale, prescrivendo quale criterio imprescindibile per l’individuazione delle aziende il potenziale maggiore impatto per numero di lavoratori da vaccinare. La vaccinazione prevista dal protocollo è destinata ai lavoratori e lavoratrici che ne abbiano fatto volontariamente richiesta, nonché ai datori di lavoro o loro titolari e, come precisato dal Piano nazionale, può procedere indipendentemente dall’età dei lavoratori. D’altra parte, proprio perché si inserisce nel Piano strategico nazionale delle vaccinazioni, l’avvio delle somministrazioni presso le aziende è subordinato alle tempistiche che verranno definite dal Generale Figliuolo e, naturalmente, alla disponibilità di vaccini.

ATS Bergamo fornirà ai medici competenti e al personale sanitario individuato dalle aziende la documentazione inerente i vaccini forniti, comprensiva delle linee guida per la raccolta del consenso informato da parte dei lavoratori e di tutto quanto necessario a rendere edotti gli operatori sanitari circa le modalità corrette con le quali operare (istruzioni per la conservazione, manipolazione, trattamento e somministrazione del vaccino, anamnesi del soggetto da vaccinare, controindicazioni…) – entra nel dettaglio il direttore sanitario di ATS Bergamo, Carlo Alberto Tersalvi -. Inoltre, Ats garantirà ai medici competenti e al personale sanitario individuato, nonché agli ulteriori eventuali operatori, l’accreditamento alla piattaforma individuata da Regionale Lombardia per la registrazione dell’anamnesi pre-vaccinale e dei dati vaccinali, fornendo le istruzioni necessarie”.


La crisi pesa sulle famiglie. In Bergamasca persi 1,3 miliardi con ripercussioni per 1 lavoratore su 4

Fusini, direttore di Ascom: “Coloro che stanno pagando lo fanno a caro prezzo rispetto a chi non ha avuto ripercussioni economiche legate alla pandemia”

A più di un anno dall’inizio della crisi legata al Covid-19 e in piena campagna vaccinale è tempo di bilanci per il mondo del terziario e delle attività che hanno subito – e che stanno ancora subendo per il protrarsi della pandemia – un danno economico significativo. Secondo la stima di Ascom Confcommercio Bergamo, infatti, la perdita nei quattro macro settori particolarmente colpiti dalla crisi (commercio non alimentare; servizi alla persone e imprese; ricreazione, sport, spettacoli e cultura; alberghi e pubblici esercizi) è stata di 1,380 miliardi, di cui 900 milioni per bar e ristoranti e 480 milioni per gli altri settori.
Nei quattro settori sono coinvolti oltre 123 mila lavoratori tra dipendenti, titolari, soci amministrativi e coadiuvanti: circa 87.000 riguardano il comparto del commercio, turismo e servizi, i più colpiti dalla situazione, mentre 36.000 gli altri settori produttivi. Di questi, Ascom stima che circa 59.000 siano indipendenti e 64.000 siano invece dipendenti.

“Considerando che gli occupati in Bergamasca sono 482.000 (dati Istat) questi numeri sono specchio delle terribili conseguenze del Covid sul terziario e su settori preponderanti per l’economia del territorio – sottolinea Oscar Fusini, direttore di Ascom Confcommercio Bergamo -. Il quadro che emerge, infatti, è che nella nostra provincia 1 lavoratore su 4 sta subendo le ripercussioni economiche dovute alle restrizioni a seguito della pandemia”.

Conseguenze che vanno oltre l’ambito lavorativo e che colpiscono anche il reddito delle famiglie: per Ascom su 465 mila famiglie (dati Istat) sono circa 90.000 i nuclei familiari bergamaschi colpiti dalla crisi, pari al 19,35% del totale, ovvero uno su cinque. “Se grave è la situazione dei dipendenti che hanno goduto degli ammortizzatori sociali con una perdita di una fetta del loro stipendio, è ancora più drammatica la situazione dei lavoratori indipendenti e di titolari, soci, amministratori di società, coadiuvanti familiari che finora hanno percepito indennizzi irrisori – prosegue Fusini -. La gravità di questa crisi non è solo nella sua dimensione, con numeri senza precedenti dal Dopoguerra per i bergamaschi, ma per la sua selettività. Coloro che stanno pagando lo fanno a caro prezzo rispetto a chi non ha avuto ripercussioni economiche legate alla pandemia. Questa è la differenza tra chi è ‘garantito’ e chi non lo è, a dimostrazione della disperazione e della rabbia accumulata da molti in questi mesi. Per questo, il nostro Paese è chiamato a pensare a reali misure di indennizzo più specifiche per chi ha realmente patito la crisi, oltre a strutturare politiche adeguate di sostegno a lungo termine”.


I centri commerciali non ci stanno Saracinesche abbassate l’11 maggio La protesta in tutta Italia

Le associazioni del commercio chiedono risposte certe e tempestive e la riapertura immediata nei weekend così come previsto nella bozza del Decreto Riaperture 

Saracinesche abbassate per alcuni minuti per protestare contro le misure restrittive che da oltre sei mesi impongono la chiusura nei giorni festivi e pre-festivi. Succederà martedì 11 maggio, alle 11, in 30mila negozi e supermercati di tutti i centri commerciali d’Italia per iniziativa di Ancd-Conad, Confcommercio, Confesercenti, Confimprese, Cncc–Consiglio Nazionale dei Centri Commerciali e Federdistribuzione. Le Associazioni del commercio vogliono così dare voce ai 780mila lavoratori delle 1.300 strutture commerciali integrate presenti su tutto il territorio nazionale, costretti da oltre un anno a vivere in un clima di forte incertezza, aggravato da misure che impediscono appunto a migliaia di attività commerciali di lavorare nei giorni più importanti della settimana in termini di ricavi e fatturato.

La manifestazione servirà anche a ribadire che in centri, parchi e gallerie commerciali la sicurezza è massima: non a caso, nessun focolaio si è mai registrato da inizio pandemia grazie ai rigorosi protocolli rigorosi adottati. L’impegno del settore si è visto anche nella messa a disposizione volontaria e gratuita di 160 strutture per la creazione di hub vaccinali. Da inizio emergenza il settore si è impegnato in un dialogo costruttivo con il Governo. Le Associazioni del commercio coinvolte auspicano ora di “poter avere dalle istituzioni risposte certe e tempestive, per rimettere in moto un comparto tra i più danneggiati dalla crisi, che continua ad operare solo parzialmente e senza una chiara prospettiva di ripresa”.

“Stiamo assistendo a un paradosso sotto diversi punti di vista. In primis perché la riapertura dei centri commerciali nel weekend, di fatto i giorni più importanti della settimana in termini di ricavi e fatturato, era prevista nella bozza del Decreto Riaperture che disponeva la riapertura il sabato e la domenica dei centri commerciali nelle zone gialle  – sottolinea Oscar Fusini, direttore di Ascom Confcommercio Bergamo -. È dunque assurdo che siano rimaste invariate le misure restrittive eccezionali per queste strutture, senza indicazioni sulla riapertura definitiva. Non devono esistere due pesi e due misure perché siamo tutti sulla stessa barca: i negozi dei centri commerciali sono imprese come le altre ed è assolutamente necessario fornire risposte chiare a migliaia di lavoratori coinvolti per rimettere in moto un comparto tra i più danneggiati dalla crisi, che continua ad operare solo parzialmente e senza una chiara prospettiva di ripresa”.

“È infatti del tutto incomprensibile come gli stessi protocolli di sicurezza che consentono ai centri commerciali di restare aperti da lunedì a venerdì non risultino adeguati nel fine settimana, consentendo la stessa sicurezza nella gestione degli accessi e degli afflussi – prosegue Fusini -. E lo è ancora di più alla luce del fatto che sin dall’inizio dell’emergenza, centri, parchi e gallerie commerciali hanno adottato misure di sicurezza ancora più stringenti rispetto a quanto richiesto a livello governativo e dalle singole Regioni, ribadendo la totale disponibilità a rafforzarle qualora necessario e assicurando tutte le garanzie necessarie a tutelare al meglio consumatori, dipendenti e fornitori dal rischio di contagio”.