Negli alberghi bergamaschi l’ospitalità e sicura

Dai cartelli informativi alle Faq sulla sicurezza: le iniziative di Federalberghi per garantire che le strutture ricettive sono un luogo sicuro

In vista dell’entrata in vigore del green pass il 15 ottobre anche negli ambiti lavorativi pubblici e privati, gli albergatori bergamaschi di Ascom sono pronti ad accogliere in sicurezza i loro ospiti. È questo quanto emerso nel corso dell’Assemblea del Gruppo Albergatori, svoltasi il 5 ottobre in Ascom, durante la quale è stato fatto il punto sugli obblighi posti a carico delle strutture turistico-ricettive in materia di green pass.
In particolare sono state presentate le iniziative di Federalberghi nate per promuovere l’immagine dell’Italia e delle strutture ricettive come luogo sicuro.
In quest’ottica, la Federazione ha realizzato alcuni strumenti per comunicare agli ospiti e agli intermediari che tutti i lavoratori-collaboratori delle strutture associate sono in possesso del green pass: cartelli in 6 lingue (italiano, inglese, francese, tedesco, spagnolo e russo) che possono essere affissi negli spazi comuni e visualizzati mediante gli schermi presenti nella struttura e le televisioni in camera; una “firma” digitale della campagna “Accoglienza sicura” che può essere apposta in calce alle e-mail, diffusa sui social media e sul sito web. In entrambi i casi l’obiettivo è chiaro: valorizzare le condizioni di sicurezza garantite da tutto il sistema locale di accoglienza.

“L’Italia è il primo Paese in Europa per numero di persone vaccinate e l’unico ad aver introdotto il Green Pass per accedere ai luoghi di lavoro – commenta il presidente Giovanni Zambonelli, alla guida di Ascom e del Gruppo Albergatori -. Più che una imposizione ritengo sia un elemento cruciale per uscire dall’emergenza sanitaria e, di fatto, un valore aggiunto per rilanciare il settore dell’ospitalità in particolare in città e hinterland, di fatto le aree che hanno pagato di più gli effetti della pandemia negli ultimi mesi. Il Green Pass può quindi essere un valore aggiunto in termini di sicurezza e fare da traino al comparto turistico italiano e straniero”.
L’Assemblea, oltre ad analizzare i risultati della stagione estiva appena conclusa, è stata un’importante occasione di confronto della categoria su temi cruciali per il settore ricettivo: dalle risorse messe a disposizione dalla Regione Lombardia a sostegno delle attività ubicate nei comprensori sciistici al nuovo decreto ministeriale che disciplina la nascita di una piattaforma per mappare le strutture ricettive e gli immobili destinati agli affitti brevi al fine di contrastare l’evasione nel settore turistico.

Il cartello di Federalberghi


Discoteche, il Cts da l’ok con capienza massima al 35%

Si alla riapertura in zona bianca. La capienza ridotta sale al 50% all’aperto. Silb: “Inaccettabile, non copriamo neanche i costi”

Il Comitato tecnico-scientifico ha dato il sospirato via libera alla riapertura delle discoteche in zona bianca, suggerendo però un limite di capienza severo: 35% al chiuso e 50% all’aperto. Un limite definito “inaccettabile” dal Silb, Sindacato italiano dei locali da ballo aderente a Fipe-Confcommercio, per il cui presidente Maurizio Pasca, “aprire è importante ma non possiamo mantenere quella capienza, i costi di gestione sono ingenti e certamente non  riusciremmo a coprirli”.

Ma andiamo con ordine: la nota firmata dal portavoce del Cts, Silvio Brusaferro, sottolinea che per le attività nelle sale da ballo e discoteche “si configurano tra quelle che presentano i rischi più elevati per la diffusione del virus”.  Tuttavia, “fermo restando che gli accessi a queste attività debbano avvenire esclusivamente attraverso un meccanismo di registrazione che consenta un eventuale tracciamento e solo in presenza di green pass valido, si ritiene che se ne possa considerare l’apertura con una progressiva gradualità anche tenendo conto della necessità di valutare l’impatto delle misure già adottate”.

Di conseguenza, il Cts “ritiene che queste attività possano essere consentite in zona bianca” con:

  • una presenza, compreso il personale dipendente, pari al 35% della capienza massima al chiuso e al 50% all’aperto;
  • la presenza di impianti di aereazione senza ricircolo d’aria e rispondenti ai requisiti qualitativi specificati nei documenti di indirizzo ISS;
  •  l’uso obbligatorio dei bicchieri monouso;
  • la garanzia della possibilità di frequente igienizzazione delle mani oltre che la pulizia e la sanificazione dei locali;
  • l’utilizzo della mascherina chirurgica nei vari momenti ad eccezione di quello del ballo, paragonabile alle attività fisiche al chiuso.

“Una discoteca che ha una capienza di 1000 persone ha almeno 50-60  persone che lavorano, allora significa che potrebbero entrare solo in  200. È ridicolo, solo il Cts poteva pensarlo. Ci dicano che vogliono  tenere le discoteche chiuse, sarebbe più onesto, e ci diano ristori  sostanziali”, è la chiosa del presidente del Silb.

 


In arrivo 50 milioni per le imprese colpite dalla crisi. Beltrami: “Ora i criteri per elargire le risorse in modo oculato”

Tra i beneficiari le attività commerciali e di ristorazione operanti nei centri storici, le imprese del wedding e parchi tematici

Nuovi fondi in arrivo per le imprese colpite dall’emergenza Covid-19. Con Dpcm 30 giugno 2021, di recente pubblicazione in Gazzetta Ufficiale, è stato infatti approvato il riparto tra le Regioni e le Province autonome del Fondo di 340 milioni di euro per il sostegno delle attività economiche particolarmente colpite dall’emergenza epidemiologica.

Oltre alle imprese del trasporto turistico di persone mediante autobus coperti, tra i beneficiari individuati dal Fondo ci sono anche le attività commerciali o di ristorazione operanti nei centri storici, le imprese operanti nel settore dei matrimoni e degli eventi privati e parchi tematici, geologici, acquari e giardini zoologici. La ripartizione delle risorse tra le differenti categorie di imprese spetterà alle Regioni e alle Province autonome di Trento e Bolzano.

“Sul piatto per la nostra Regione ci sono ben 50 milioni di euro da ripartire appunto tra le imprese dei settori coinvolti: “La palla passa ora alle amministrazioni regionali a cui spetta il compito di definire criteri e modalità per l’erogazione dei contributi – conferma Giorgio Beltrami, presidente del Gruppo Bar Caffè di Ascom Confcommercio Bergamo e vicepresidente regionale del coordinamento di Fipe Lombardia -. Sia chiaro: le risorse sono sempre ben accette ma forse questa volta non basteranno perché se consideriamo che in Lombardia ci sono oltre 50 mila bar e ristoranti possiamo stimare un contributo di 1000 euro ad ad attività. Briciole se consideriamo che non tutte le imprese hanno subito le stesse conseguenze dei vari lockdown. Per questo auspichiamo che la Regione individui i criteri necessari per elargire le risorse in modo oculato e, soprattutto, in favore di quelle attività che hanno avuto perdite di fatturato consistenti”.


Crisi di impresa, ci mancava il Covid a far slittare a fine 2023 una vera e propria presa in giro

Nella nuova legge sulla crisi di impresa di positivo c’è solo il rinvio a fine 2023. Il Covid, almeno per questo è servito a qualcosa.

Perché di pagare un secondo commercialista per dirmi che i miei conti non vanno bene e che rischio di chiudere è una bella presa in giro. Soprattutto perché lo Stato non mette a disposizione un aiuto concreto per sopravvivere a chi è in crisi.

Vogliamo sempre seguire l’Europa senza renderci conto che le imprese italiane sono diverse da quelle degli altri Paesi.

Ce ne renderemo conto quando non ci saranno più.

 

Dino l’acidino


Green Pass o obbligo vaccinale? Anche con Draghi siamo al solito paradosso italiano

Il solito paradosso italiano è servito. Per non usare altri termini. Non vogliamo mettere l’obbligo vaccinale, come del resto la maggior parte dei Paesi occidentali, ma ricorriamo a tutte le possibilità per imporre (e non incentivare) la vaccinazione, come la Francia che ha fatto da apripista.

Da venerdì 6 agosto 2021 il Green Pass sarà obbligatorio nei bar e ristoranti per il consumo al tavolo al chiuso, nelle palestre e nelle piscine e, tra pochi giorni, su treni, aerei e in altri luoghi. In alcuni casi, la contraddizione delle norme è totale. In fabbrica non sarà obbligatorio il Green Pass per lavorare, ma per andare in mensa. Al ristorante ci saranno seduti solo clienti immunizzati, ma potrebbero non esserlo i camerieri e il loro datore di lavoro nemmeno può saperlo prima ancora che imporlo.

Ma che Paesi siamo? L’orientamento del Governo resta ondivago. Obbligo per qualcuno o per fare qualcosa, ma libertà di scelta per tutti gli altri assottigliando sempre di più il numero dei non vaccinati fino a cosa non si capisce. In questa linea di azione che definiremmo di “galleggiamento” emerge sempre e comunque il pregiudizio che il ristorante e la palestra siano ambienti pericolosi e allo stesso tempo superflui nell’economia di questo Paese, mentre andare in 6 su un furgone o lavorare insieme per 8 ore sia meno pericoloso.

La stragrande maggioranza dei lavoratori autonomi e dei piccoli imprenditori si sta vaccinando. Quando devi “mangiare” con il tuo lavoro non puoi perderti con inutili e sterili elucubrazioni social sui vaccini e sui complotti internazionali. Un mix tra non ne so nulla o ne so più degli esperti. Qualcuno ha le sue convinzioni e le manterrà fino al punto di rottura, a spese sue e della sua attività.
Nel frattempo invece, resta ancora aperta la partita sul vaccino degli operatori sanitari e scolastici. Noi mandiamo i nostri malati negli ospedali dove esistono molti operatori non vaccinati e da settembre a scuola, dove molti insegnati ancora rifiuteranno il vaccino. Loro del resto non rischiano mai.

Però il Governo non sembra orientato a porre l’obbligo vaccinale per il personale della scuola e ancora non ha deciso come affrontare con fermezza il problema del personale della sanità non vaccinato. Il sindacato chiede di non licenziare persone che inadatte a svolgere il loro servizio dovrebbero essere ricollocate a spese dei contribuenti in un altro ruolo e, intanto, restano dove sono. Vorrebbe invece imporre l’obbligo sui settori economici coinvolti dall’obbligo di Green Pass per l’accesso, come il personale dei ristoranti e delle palestre. Come già detto: “Due pesi e due misure”. Così si capisce chi governa realmente in Italia.

A questo punto, caro Presidente Draghi, servono scelte coraggiose. Vuoi rispettare la scelta di tutti e non imporre un obbligo osteggiato da una minoranza? Allora agisci sul portafoglio con l’inasprimento fiscale per chi non ha Green Pass.

Tassa di scopo per i tecnici. Di civiltà per (quasi) tutti gli altri.

 


Green pass, ecco servita un’altra corrida all’italiana

Ci risiamo. Come sempre in Italia la questione è prima di tutto politica e non di principio. Per sconfiggere la pandemia occorre vaccinare e quindi sull’obbligo di vaccino parte la “corrida” tra chi sostiene l’obbligo e chi no. Come se si morisse di vaccino e non di Covid.

L’intesa non c’è e allora si gira intorno all’ostacolo. Nessun obbligo di vaccino, ma se vuoi andare allo stadio, prendere l’aereo o mangiare al ristorante devi vaccinarti. “Mezzucci” anche un po’ puerili. Già che ci siamo potremmo mettere il divieto dell’ascensore o del WC. Se l’obiettivo è vaccinare coloro che hanno più di 60 anni non sarà senz’altro il divieto di entrare al ristorante o peggio ancora il divieto in discoteca le soluzioni. Chiesa e farmacia avrebbero più senso.

Senza dimenticare che l’obbligo del green pass al ristorante spaccherebbe le famiglie tra chi è vaccinato e può mangiare fuori e chi non lo è – i figli e non per colpa loro – e dovrà ricorrere all’asporto. In periodo di ferie con i turisti che sono tornati in Italia la potremmo definire una “genialata”. Per di più con l’ennesima discriminazione verso quei servizi che creano socialità e vengono considerati superflui e pericolosi per il contagio, mentre tutti gli altri luoghi frequentati da chicchessia sono indispensabili e sicuri.

Se non ce la facciamo proprio ad obbligare al vaccino usiamo almeno una modalità più efficace e non i palliativi. Lasciamo libere le persone di andare dove vogliono ma escludiamo dal sostegno del Servizio Sanitario Nazionale le spese di cure per Covid, mettendole a carico del diretto interessato che non vuole vaccinarsi anziché degli altri contribuenti.

Qualcosa per me potrebbe succedere.

 

Dino l’acidino

 

 

 


Vending, calano le imprese e Bergamo è la provincia lombarda che paga più alto il prezzo della crisi

Nel primo trimestre 2021 il saldo è negativo. D’altrocanto, la crisi ha accelerato i processi di ricerca di nuove tecnologie per le vending machine

Tra lockdown e blocchi alla circolazione il Covid non dà tregua nemmeno al vending. Il settore della distribuzione automatica è infatti messo in ginocchio dall’emergenza sanitaria in corso e Bergamo è la provincia lombarda che paga più alto il prezzo della crisi. D’altrocanto, la crisi ha accelerato i processi di ricerca e sviluppo che si sono concretizzati nello sviluppo di nuove tecnologie, peraltro “made in Bergamo”, come app di pagamento touchless e lampade a raggi UV integrate nel vano bicchieri delle vending machine.

A Bergamo 54 imprese al primo trimestre 2021

Venendo ai dati, da un’elaborazione di Confida (l’Associazione Italiana della Distribuzione Automatica) dei dati del Registro delle Imprese al primo trimestre 2021 emerge che il numero di imprese attive in provincia di Bergamo nel settore della distribuzione automatica (che comprende sia i gestori della distribuzione automatica sia i cosiddetti negozi automatici h24 ma non i fabbricanti di vending machine) è pari a 54, registrando un calo del 15,6% rispetto al medesimo periodo del 2020. La provincia di Bergamo e quella di Lodi (che sigla un -7,7%) sono le due provincie lombarde più colpite dalla prima ondata dell’epidemia da Covid-19 e hanno registrato una diminuzione del numero di imprese del settore molto superiore al dato medio della Lombardia che si attesta sul -1,2%.
“Sono gli effetti a lungo termine della crisi cominciata più di un anno fa e che colpiscono il settore del vending al pari delle forme più tradizionali di vendita e somministrazione – sottolinea Oscar Fusini, direttore Ascom Bergamo Confcommercio -. Bergamo, di fatto, è stata la provincia più colpita dal covid e il calo delle imprese del settore è la conseguenza diretta dei vari lockdown dei mesi scorsi, nonché specchio del lento recupero delle abitudini pre-pandemia dei consumatori”.

In Italia il settore ha registrato un calo del 30% nel 2020

Se Bergamo soffre anche il resto dell’Italia non sorride. L’emergenza sanitaria, i decreti del Governo e le ordinanze dei governatori locali hanno infatti colpito il settore della distribuzione automatica e, secondo Confida, nel 2020 il calo del fatturato complessivo è stato del 30% rispetto al 2019. A pesare sulle condizioni del settore – che in Italia si compone di 3.000 aziende e circa 30.000 lavoratori (a cui si aggiunge un indotto di altri 12.000) – il forte calo delle consumazioni nei luoghi dove il vending è più forte: uffici, fabbriche, scuole e università dove smart working, cassaintegrazione e didattica a distanza hanno contratto i consumi. Nel 2020, secondo dati Confida elaborati da Ipsos, le consumazioni che nel 2019 superavano i 4,8 miliardi sono scese sotto i 3,5 miliardi.
Tutte le principali categorie di consumazione del vending hanno subito un forte calo: rispetto allo stesso periodo del 2019 sono stati venduti il 20,48% in meno di caffè e il 36,98% in meno di bottigliette d’acqua. Consumi quasi dimezzati (-43,38%) per gli snack salati (patatine, taralli, cracker e schiacciatine) – e netta diminuzione delle vendite (-34,18%) anche per quelli dolci come biscotti, brioches e merendine. “Il vending – spiega Massimo Trapletti, presidente Confida – ha registrato forti perdite di consumazioni durante le fasi più acute della pandemia a causa dei lockdown, cassa integrazione e smart working che hanno ridotto la popolazione all’interno di uffici, fabbriche, palestre, stazioni e aeroporti insomma in tutti i principali luoghi dove sono installati i distributori automatici. Tuttavia il settore, proprio in queste difficoltà, ha mostrato il valore sociale intrinseco nell’attività della distribuzione automatica: per medici ed infermieri, ad esempio, il distributore automatico ha rappresentato un momento di ristoro e di pausa dai turni massacranti dei reparti Covid. Per quanto riguarda i primi sei mesi del 2021, il settore ha registrato una sensibile ripresa anche se resta ancora al di sotto dei volumi d’affari pre-Covid”.

L’innovazione è targata “made in Bergamo”

In tempi di crisi, il rovescio della medaglia è nella ricerca e sviluppo di nuovi servizi e nuove tecnologie al servizio del vending: la provincia di Bergamo ha infatti un distretto molto importante con realtà che vantano un know how molto avanzato in questo settore come conferma Trapletti: “Si tratta di aziende che hanno vissuto un 2020 difficile con perdite di circa il 30% del volume d’affari. La crisi ha però dettato nuove esigenze stimolando anche lo sviluppo di nuove tecnologie: così sono nate, ad esempio, tecnologie come App di pagamento contactless che consentono l’acquisto senza contatti al distributore automatico o lampade a raggi UV integrate che sanificano il vano di prelievo dei bicchieri. Inoltre, molte di queste sono tecnologie ‘made in Bergamo’”.
A livello nazionale, infine, si ricorda che l’Italia ha la più ampia rete distributiva alimentare automatica d’Europa. Il nostro Paese è primo in Europa per del numero di vending machine installate (822 mila), seguito da Francia (600 mila), Germania (579 mila) e Gran Bretagna (412 mila). I consumatori in Italia del vending sono oltre 20 milioni.


Emergenza Covid, attestato di merito a 500 attività alimentari che non hanno mai chiuso

Ad alimentaristi, macellai, fruttivendoli e ambulanti alimentari una pergamena in riconoscenza dei sacrifici fatti durante i mesi di pandemia

Ascom Confcommercio Bergamo sta provvedendo a consegnare un attestato di ringraziamento alle attività alimentari associate che si sono distinte durante il lockdown e che non hanno mai chiuso. Oltre 500 soci tra alimentaristi, macellai, fruttivendoli e ambulanti alimentari riceveranno una pergamena in riconoscenza della passione, dell’impegno, del coraggio dimostrato e dei sacrifici fatti durante i mesi di pandemia. “Dovendo ancora prestare attenzione alle norme per il contenimento della pandemia – sottolinea Oscar Fusini, direttore Ascom Confcommercio Bergamo – non riusciamo a organizzare una cerimonia collettiva di consegna nella nostra sede cittadina e per questo stiamo invitando le attività coinvolte a ritirare l’attestato presso la sede in via Borgo Palazzo 137 o nelle delegazioni Ascom più vicine”.

Oltre all’attestato, gli associati riceveranno anche una locandina con le indicazioni per partecipare alla raccolta fondi a sostegno de “Il Bosco della Memoria”, il progetto promosso dall’Associazione dei Comuni virtuosi e dal Comune di Bergamo e in fase di realizzazione al Parco della Trucca. Il sostegno al progetto si concretizzerà tramite la Fondazione della Comunità Bergamasca Onlus e la campagna coinvolgerà tutti gli associati Ascom e Aspan che possono effettuare un bonifico sul conto corrente legato ai rispettivi fondi presso la Fondazione.

La targa commemorativa

Infine, in direzione Ascom si è tenuta nei giorni scorsi una cerimonia riservata per la consegna delle targhe commemorative alle famiglie del presidente di Ascom 50%Più (Franco Pulcini) e di due consulenti (Giuseppe Rosignoli e avv. Giancarlo Lodetti) scomparsi nel 2020.


Green pass: vademecum per essere in regola con il certificato digitale

Pubblicato il decreto che definisce le regole comuni per l’emissione, il rilascio e la verifica. Ancora dubbi su minori e bambini sotto i 6 anni

 

Green pass, ormai ci siamo. È stato pubblicato giovedì in Gazzetta ufficiale il DPCM del 17 giugno 2021 in materia di attuazione della piattaforma nazionale per l’emissione, il rilascio e la verifica delle certificazioni verdi Covid-19. Il decreto segue l’approvazione del Regolamento (UE) 2021/953 che istituisce il cosiddetto “certificato verde digitale” volto a uniformare le condizioni di sicurezza per la libera circolazione dei cittadini all’interno dell’UE. Sono già 13 oltre l’Italia, i Paesi europei che hanno attivato il rilascio del certificato(sul sito del Governo è possibile consultare gli allegati del Dpcm)

Chi dovrà verificare i certificati

Oltre ai pubblici ufficiali nell’esercizio delle relative funzioni, la legge stabilisce che tra i soggetti deputati allo svolgimento della attività di verifica ci siano anche il personale addetto ai servizi di controllo delle attività di intrattenimento e di spettacolo in luoghi aperti al pubblico o in pubblici esercizi, iscritto nell’apposito elenco prefettizio (art. 3, comma 8, L. n. 94/2009); i titolari delle strutture ricettive e dei pubblici esercizi per l’accesso ai quali è prescritto il possesso di una delle certificazioni verdi, nonché i loro delegati (i quali dovranno essere incaricati con atto formale recante le necessarie istruzioni sull’esercizio dell’attività di verifica); il proprietario o chi detiene legittimamente i luoghi o i locali in cui si svolgono eventi e attività per la partecipazione ai quali è prescritto il possesso del green pass, nonché i loro delegati (anche in questo caso, incaricati con atto formale).

“Il controllo andrà quindi fatto solo quando la legge renderà obbligatorio questo adempimento, cosa che non vale per gli ospiti dell’albergo, bar o ristorante – spiega Oscar Fusini, direttore di Ascom Confcommercio Bergamo -. L’obbligo vale per le feste conseguenti a cerimonie civili o religiose, in relazione alle quali l’art. 9, comma 2, del D.L. n. 65/2021 (“Riaperture-bis”) prevede che i partecipanti siano muniti di una delle certificazioni verdi. Pur non essendo ancora confermata, Ascom Confcommercio segnala come probabile che la procedura sarà applicabile anche per l’accesso a sale da ballo, discoteche e locali assimilati, nel momento in cui verrà stabilita una data per la loro riapertura. Riguardo alla gestione dei minori c’è il vuoto normativo, che ci auguriamo che sia presto colmato dal legislatore”.

In merito a questo tema, Fipe stabilisce – facendo riferimento all’articolo 6 comma 2 dell’Ordinanza del Ministero della Salute del 18 giugno 2021 – che i bambini sotto i sei anni siano esclusi dalla presentazione di qualsiasi documento che attesta tampone o guarigione da Covid-19. Il problema resta per i chi ha tra i 6 e i 18 anni. Il consiglio di Fipe, ove non ci siano certificati di vaccinazione o tampone, è che valga l’autocertificazione da parte del genitore.

Procedure di verifica

I soggetti tenuti ad effettuare tale attività di verifica devono scaricare l’App “VerificaC19” (già disponibile su AppStore e PlayStore), che consente di controllare la validità delle certificazioni senza la necessità di avere una connessione internet, e senza che vengano memorizzate sul dispositivo le informazioni personali. In particolare, l’interessato mostrerà il QR Code (in formato digitale oppure cartaceo), che sarà “letto” dal verificatore attraverso l’App in parola, che, a quel punto, mostrerà graficamente l’effettiva validità della certificazione, nonché il nome, il cognome e la data di nascita. Sul punto, è previsto che, su richiesta del verificatore, l’interessato debba dimostrare la propria identità personale mediante esibizione di un documento di identità.

Sanzioni e controlli

Le sanzioni nel caso di inadempimento restano confermate. II controllo relativo alla corretta esecuzione delle verifiche è svolto dalle forze di pubblica sicurezza individuate all’art. 4, comma 9 del D.L. n. 19/2020, convertito con modificazioni dalla L. n. 35/2020, quindi le Forze di polizia, il personale dei corpi di polizia municipale munito della qualifica di agente di pubblica sicurezza. La sanzione pecuniaria va dai 400 ai 1000 euro, sanzione accessoria della chiusura dell’esercizio o dell’attività da 5 a 30 giorni. Infine, permane l’astratta configurabilità di gravi ipotesi di reato, come delitti colposi contro la salute pubblica di cui all’art. 452 c.p.

Cosa fare nell’immediato

Nonostante la piattaforma sia già attiva, e le disposizioni del provvedimento siano già efficaci, ci sono problemi nell’emissione dei certificati (dal portale del Governo dedicato al tema in commento, emerge, ad esempio, che tutte le certificazioni associate alle vaccinazioni saranno rese disponibili entro il 28 giugno) e quindi anche della relativa procedura di verifica. La Fipe consiglia agli organizzatori/gestori dell’evento di utilizzare quantomeno la modulistica di autodichiarazione e tutela dei dati personali già trasmessa nei giorni scorsi.


Da lunedì 28 giugno via l’obbligo delle mascherine all’aperto

Rimane l’uso solo in situazioni di assembramento come mercati, fiere, code. E il Governo lancia l’idea di applicare il green pass anche alle discoteche

Via libera del Cts allo stop alle mascherine già dal prossimo 28 giugno. “Il Cts ritiene che nell’attuale scenario epidemiologico a partire dal 28 giugno con tutte le regioni in zona bianca ci siano le condizioni per superare l’obbligatorietà dell’uso delle mascherine all’aperto salvo i contesti in cui si creino le condizioni per un assembramento (es: mercati, fiere, code, ecc.…)”. Lo scrive in una nota il Comitato.

“Dal 28 giugno superiamo l’obbligo di indossare le mascherine all’aperto in zona bianca, ma sempre nel rispetto delle indicazioni precauzionali stabilite dal Cts”, scrive il ministro della Salute Roberto Speranza con un post su Facebook. Secondo gli esperti del Cts sarebbe opportuno comunque mantenere il distanziamento, se non si è congiunti, e la mascherina andrà comunque indossata nei luoghi a rischio assembramento all’aperto così come sui mezzi di trasporto ma non quando si è a tavola. Sulla decisione ha influito anche la percentuale di vaccini somministrati in Italia (al momento già oltre il 53% della popolazione ha almeno una dose e circa il 27% ha fatto completato il ciclo)

 

Il punto sulle riaperture

l Consiglio dei ministri, su proposta del Presidente Mario Draghi e del Ministro della salute Roberto Speranza, ha approvato un decreto-legge che introduce misure urgenti relative all’emergenza epidemiologica da COVID-19. In considerazione dell’andamento della curva epidemiologica e dello stato di attuazione del piano vaccinale, il testo modifica i parametri di ingresso nelle “zone colorate”, secondo criteri proposti dal Ministero della salute, in modo che assumano principale rilievo l’incidenza dei contagi rispetto alla popolazione complessiva nonche’ il tasso di occupazione dei posti letto in area medica e in terapia intensiva.

Dal 1 luglio potranno riaprire le piscine al chiuso, i centri natatori e i centri benessere, nel rispetto delle linee guide e dei protocolli; dal 1 giugno all’aperto e dal 1 luglio al chiuso, sarà consentita la presenza di pubblico, nei limiti già previsti (25 per cento della capienza massima, con il limite di 1.000 persone all’aperto e 500 al chiuso), per tutte le competizioni o eventi sportivi (non solo a quelli di interesse naziornale); dal 1 luglio sale giochi, sale scommesse, sale bingo e casinò potranno riaprire al pubblico; parchi tematici e di divertimento potranno riaprire al pubblico dal 15 giugno, anziché dal 1 luglio; tutte le attività di centri culturali, centri sociali e centri ricreativi saranno di nuovo possibili dal 1 luglio; dal 15 giugno sono possibili, anche al chiuso, le feste e i ricevimenti successivi a cerimonie civili o religiose, tramite uso della “certificazione verde”. Restano sospese le attività in sale da ballo, discoteche e simili, all’aperto o al chiuso; dal 1 luglio sarà nuovamente possibile tenere corsi di formazione pubblici e privati in presenza.

“Entro i primi dieci giorni di luglio le discoteche potranno aprire e penso che il criterio del green pass possa essere applicato anche alle discoteche” ha detto il sottosegretario alla Salute Andrea Costa,  aggiungendo che “questa settimana indicheremo una data, perché questo settore è ad oggi l’unico rimasto senza avere una prospettiva e credo sia dovere della politica dare una risposta anche a questo”.

l Senato ha dato il via libera definitivo al decreto legge sulle riaperture già approvato dalla Camera. Per quanto riguarda i principali contenuti, in ordine cronologico:

  • i centri commerciali sono tornati ad aprire dal fine settimana del 22 maggio;
  • le palestre dal 24 maggio;
  • i ristoranti hanno ripreso il servizio anche al chiuso dal primo giugno, a pranzo e cena;
  • i parchi tematici hanno riaperto il 15 giugno;
  • matrimoni e feste dal 15 giugno, ma solo con il “green pass”;
  • i congressi si potranno di nuovo organizzare dal primo luglio;
  • sale giochi e bingo dal primo luglio;
  • discoteche ancora chiuse.