Capodanno, a Bergamo lavoro per 858 imprese

Con 858 imprese e 2.372 occupati Bergamo raggruppa il 10,4% delle imprese lombarde che ci occupano di attività legate al Capodanno, tra cui alimentari, attività ricreative e vendita di materiali vari.

Tra i principali settori legati ai festeggiamenti della notte di San Silvestro, al primo posto ci sono le attività di ristorazione senza somministrazione con preparazione di cibi da asporto, con oltre 36.000 esercizi commerciali nel Paese. Secondo un’elaborazione della Camera di commercio di Milano Monza Brianza, ci sono 4.615 negozi al dettaglio in cui acquistare giocatoti e 154 aziende di produzione di vino spumante altri vini speciali.


Natale 2018. Si spenderanno 171 euro a testa in linea con lo scorso anno

Per i regali di Natale quest’anno si spenderanno 171 euro a testa e 1.400 euro a famiglia.

È quanto emerge dalla consueta analisi dell’Ufficio Studi di Confcommercio Imprese per l’Italia. La previsione è in linea con lo scorso anno. Negli ultimi 10 anni – dal 2009 al 2018 – la spesa pro capite è scesa del 29,6% , passando da 243 a 171 euro. Dicembre risulta essere il più importante mese dell’anno per quanto riguarda le vendite: vale oltre il 10% del totale.

«Si prospetta un Natale in linea con lo scorso anno. La spesa media dei bergamaschi si aggirerà attorno ai 170 euro, qualche euro in più rispetto al 2017. Dalla ricerca di Confcommercio risulta un dato positivo: sono meno coloro che prevedono un Natale dimesso. Nonostante questo però il clima che si respira non è effervescente. Le contenute prospettive di crescita continuato a determinare una situazione di difficoltà sul versante dei consumi delle famiglie – afferma Giovanni Zambonelli, presidente di Ascom Confcommercio Bergamo -. Detto questo, rimane che l’intero mese di dicembre “vale” il 10% delle vendite dell’anno. Anche se è in forte aumento il mese di novembre grazie a iniziative come il “black friday” o il “cyber Monday e che quest’anno da noi hanno portato ad un giro d’affari che si è aggirato sui 50 milioni di euro. Dai dati analizzati emerge che le famiglie, pur disponendo di maggior reddito, saranno molto prudenti a causa delle incertezze delle prospettive economiche. Non sarà un Natale austero, ma lascerà spazio anche al risparmio».

Tra i prodotti più venduti a dicembre, l’elettronica di consumo, prodotti per l’informatica, giocattoli e articoli per il tempo libero (intorno al 13%); abbigliamento e calzature, si attestano ad un 11%. In riduzione, dal 2000 ad oggi, gli acquisti per orologeria, gioielli ed altro, dal 15% a poco più dell’11%. Sull’anticipo degli acquisti cresce l’incidenza di novembre: + 1% per elettronica di consumo e informatica (da 8% a 9,5%) e 0,5% per abbigliamento e calzature a discapito di dicembre.

Sempre secondo le stime di Confcommercio, la spesa è resa possibile in gran parte da un ammontare di tredicesime pari a 27 miliardi, ai quali se ne aggiungeranno altri 5 dei lavoratori autonomi (il totale delle tredicesime viene stimato in 42 miliardi, 7 dei quali se ne andranno via in tasse e in 8 in risparmio). Inoltre a fare regali sarà l’86,3% degli italiani (86,1% nel 2017) come nel 2012 ma restiamo lontani dal 91% del 2009. Infine, cala la quota di quanti prevedono un Natale dimesso (70% contro il 71,2 del 2017), l’apice era stato raggiunto nel 2015 con un 72,9%. In calo la percentuale di coloro che ritengono i regali una spesa piacevole (44,8% contro 46,7 del 2017.).

 

 

 


L’economia rallenta. Confcommercio “È arrivato il momento delle scelte”

“Dopo il dato sulla produzione industriale stimiamo un ulteriore rallentamento del Pil”. Lo ha detto il responsabile dell’Ufficio studi di Confcommercio Mariano Bella presentando un’analisi a trecentosessanta gradi della situazione economica e della crescita di lungo periodo, dell’andamento dei consumi e dell’impatto che l’aumento dell’Iva avrebbe sulle tasche delle famiglie italiane in vista della Legge di Bilancio. Le ultime stime di Confcommercio di marzo scorso prevedono una crescita dell’1,2% nel 2018 e dell’1,1% nel 2019. “Il dato di luglio è particolarmente brutto – spiega Bella – perchè riguarda i beni di consumo e strumentali, e luglio fa parte del terzo trimestre”. La revisione al ribasso riguardera’ soprattutto il 2019, ma probabilmente anche l’anno in corso. “Negli ultimi 30 anni – ha detto Bella – abbiamo smesso di crescere – e siamo diventati un paese piccolo ijn un mondo grande. La causa principale è probabilmente da attribuirsi alla scarsa capacità d’innovazione della classe dirigente e quindi solo in parte da attribuire a fattori esterni”. Secondo Bella, “il nostro Paese dovrebbe tornare ad applicare quella fastidiosa espressione del fare i compiti a casa che significa intervenire sui deficit strutturali che ci trasciniamo dietro da sempre: logistica, rispetto delle regole, carico fiscale e burocrazia”. “I mercati ha proseguito Bella guardano alla sostenibilità del debito che è data dalla possibilità di crescere che ha un Paese”. Bella ha poi osservato che “se si accetta l’idea che i conti pubblici non sono una variabile indipendente, ma il risultato dell’operare ordinato o meno di tutta l’economia, allora vale la pena concentrarsi su pochi obiettivi ragionevoli con un approccio selettivo: disinnesco dell’iva, estensione del Rei e taglio agli sprechi pubblici”. “Senza l’aumento dell’Iva previsto dalla clausola di salvaguardia – ha concluso Bella – il Pil nel 2019 aumenterà dell’1,1%, se invece l’Iva dovesse aumentare la crescita del Pil si fermerà tra lo 0,8 e lo 0,7 per cento”.

Guarda il video: https://urly.it/3j6r


Regali di Santa Lucia, i libri surclassano i giocattoli

Sono i libri il regalo di Santa Lucia più regalato per la magica notte di Santa Lucia. Le librerie registrano un aumento degli acquisti del 10%, per i giocattoli invece il dato rispetto al 2016 è negativo: – 5%  circa in media, con picchi che in alcuni casi arrivano a -30%. Stabile invece il comparto dolci le cui vendite sono in linea con lo scorso anno.  La tendenza ha visto quest’anno una caccia ai regali al photofinish con gli acquisti concentrati nelle ultime ore. E in generale la ricorrenza di Santa Lucia appare meno sentita rispetto agli anni scorsi con molte famiglie che hanno spostato il più dei regali a Natale.

Più felice il trend per i librai. “Piacciono sempre i racconti di Geronimo Stilton e del Diario di una schiappa, diventati negli anni dei cult per i ragazzini, ma anche i classici vanno bene e nel mondo degli albi illustrati le famiglie si sono potute sbizzarrire tra tantissime proposte anche per i più piccoli” dice Cristian Botti, presidente del Gruppo Librai e Cartolibrai Ascom.
Tra i titoli scelti, sono in crescita i fantasy e i libri gioco che permettono di stimolare la fantasia e la creatività.

Per quanto riguarda i giocattoli “Le famiglie hanno aspettato gli ultimi giorni, ma le vendite sono comunque calate” dice Pierluigi Cervati della Città del mattoncino di via Pignolo a Bergamo.
I Lego rimangono un regalo molto apprezzato, in particolare quelli dei supereroi del momento Hulk, Wonder Woman, Batman, Superman, Iron Man e sui set di Star Wars, un acquisto quest’ultimo ‘spinto’ dall’uscita del nuovo film di Guerre Stellari proprio il 13 dicembre e del kolossal Marvel Avengers – Infinity War che sarà al cinema ad aprile 2018. Molti bambini al loro risveglio questa mattina hanno  trovato anche i prodotti della PlayMobil (dalla nuova serie Ghostbusters ai più classici set del mondo medievale o quelli dedicati alle forze dell’ordine e ai pompieri), i classici giochi in scatola, pupazzi e bambole per le femmine e automobiline, troll, orchi giganti e draghi per i maschi.

Per quasi tutti, la scelta dei regali si è ispirata ai cartoni animati. Un trend che si ritrova anche nella scelte dei classici dolci di Santa Lucia “Le vendite sono in linea con lo scorso anno – dice Marino Lazzarini del Gruppo Grossisti Alimentari Ascom – ma i tradizionali alberelli e palline di cioccolato da appendere all’albero sono stati sostituti da caramelle, ovetti e monete di cioccolato legati ai cartoni animati più amati, Pigiamini, Ladybug, My little pony e i supereroi di Avengers”.

La corsa ai regali per i più piccoli entrerà nel vivo nei prossimi giorni, in vista del Natale.
Nel 2016 il 15% del totale di un anno di vendite di giocattoli è stato realizzato nell’ultima settimana, e quest’anno la percentuale sarà ancora più alta –  dice Roberto Galati vicepresidente dell’ingrosso Figli di Pietro Rodeschini  I negozi di giocattoli non possono sostenere gli sconti praticati dalla grande distribuzione e dai canali on line perché i margini di ricavo sono molto bassi. Per questo con alcuni negozianti nostri clienti ci stiamo spostando su prodotti ‘no marca’  che non sono distribuiti dalla grande distribuzione, ma non è una proposta facile. I bambini sono esposti alle pubblicità durante i cartoni animanti e vogliono i giocattoli reclamizzati. In altri Paesi, ad esempio la Germania, questo non avviene, i bambini non vedono le pubblicità e la scelta del giocattolo è meno condizionata”.

 


Agosto, prezzi in salita trainati da viaggi e trasporti

viaggio aereo vacanzaNel mese di agosto, l’indice dei prezzi al consumo per l’intera collettività (NIC), a Bergamo, risulta in aumento dello 0,3% rispetto al mese precedente. Il tasso tendenziale (la variazione percentuale rispetto allo stesso mese dell’anno precedente) si attesta a +1,1%, stabile rispetto al mese scorso.

Si registra un forte aumento per il settore “Trasporti” con una variazione di +2,1% causa, anche questo mese, principalmente dal trasporto aereo passeggeri e dal trasporto marittimo e per vie d’acqua interne: contrariamente al mese scorso è positivo l’indice anche per carburanti e lubrificanti per mezzi di trasporto privati (+0,7%).

Si rileva un aumento più moderato per i settori “Prodotti alimentari e bevande analcoliche”, “Bevande alcoliche e tabacchi”, “Comunicazioni” e “Ricreazione, spettacoli e cultura”.

Il calo più importante si ha per la divisione “Servizi ricettivi e di ristorazione” dovuto alla diminuzione dei servizi di alloggio. È sempre negativa la variazione per “Abbigliamento e calzature”, “Abitazione, acqua, energia elettrica, gas e combustibili”, “Servizi sanitari e spese per la salute”

Restano invariate le divisioni “Mobili, articoli e servizi per la casa”, “Istruzione” e “Altri beni e servizi”.

tabella indice prezzi consumo Bergamo - agosto 2017


Vacanze, la rivincita di settembre

turismo - vacanzieri - turisti

Più di 9 milioni di connazionali, pari al 14,9% della popolazione, effettuerà almeno un giorno di vacanza nel corso del mese di settembre 2017. Il dato è in crescita del 7,2% rispetto al 2016, quando andò in vacanza a settembre il 13,9% della popolazione. Per 7,5 milioni (12,4% degli italiani, contro il 9,2% del 2016) si tratterà della vacanza principale dell’estate (quella più lunga o più economicamente rilevante), mentre gli altri 1,5 milioni si concederanno un supplemento di relax durante i week end.

Anche se le giornate si accorciano e le temperature calano, c’è, quindi, ancora spazio per le ferie, secondo l’indagine sulle vacanze degli italiani, realizzata da Federalberghi con il supporto tecnico dell’Istituto ACS Marketing Solutions, condotta intervistando direttamente i consumatori e relativamente a tutti i tipi di vacanza, non solo quella in albergo.

Le previsioni per il mese di settembre portano così gli operatori a guardare con ottimismo alla chiusura della stagione estiva, «che è stata sin qui contrassegnata da un andamento medio più che positivo», commenta il presidente di Federalberghi, Bernabò Bocca. «La vacanza a settembre – sottolinea – offre al turista grandi vantaggi: su tutti, la possibilità di godere della bellezza dei posti senza affollamento e senza code e di usufruire di prezzi più competitivi. Il vantaggio è evidente anche per le destinazioni e le comunità locali, che sempre più spesso devono misurarsi con la ricerca di un giusto equilibrio tra tutela dell’ambiente e sviluppo economico, libertà di circolazione dei turisti e benessere dei residenti».

Secondo Bocca, «per sfruttare al meglio questo filone occorrono adeguate politiche di destagionalizzazione. Gli alberghi fanno da sempre la propria parte, adottando durante la bassa stagione politiche di prezzi flessibili, ma occorre l’impegno di tutta la filiera (negozi, servizi, trasporti, attrazioni, etc.) affinché le località restino “aperte” più a lungo, offrendo condizioni attrattive ed il sostegno delle istituzioni, per incentivare il turismo in bassa stagione e per alleviare il peso degli oneri fiscali e contributivi a carico delle imprese».

Il presidente degli albergatori cita due esempi: la politica di prezzi annunciata recentemente dagli Uffizi (20 euro da marzo ad ottobre, 12 euro da novembre a febbraio) e la settimana dello sport che la regione Piemonte ha realizzato per avvicinare i giovani e le famiglie agli sport invernali e al turismo sulla neve. «Nel mese di settembre – dice- , le imprese del turismo danno lavoro a circa un milione e 200mila lavoratori, che scendono a 830mila a novembre. Se si riuscisse a prolungare la stagione di due mesi, si produrrebbe un aumento immediato dell’occupazione, con effetti concreti per più di 300mila persone, in massima parte di giovane età: quasi il 70% ha meno di quarant’anni e il 44% meno di trenta. Ci auguriamo quindi che la prossima legge di bilancio tenga in adeguata considerazione il grande contributo che il settore turismo può dare al mercato del lavoro».

Elaborando i dati Istat sugli arrivi negli esercizi ricettivi ufficiali, Federalberghi evidenzia inoltre come l’appeal della vacanza a settembre sia in costante crescita. Negli ultimi sei anni gli arrivi sono aumentati di oltre il 21% (+30,5% per gli stranieri e +10,6% per gli italiani) e nel 2016 le strutture hanno accolto più di 12 milioni di turisti, tra cui 5,1 milioni di italiani (42,6%) e 7 milioni di stranieri (57,4%).

La Germania è di gran lunga il principale mercato, con 1,6 milioni di arrivi a settembre, seguita da Stati Uniti (625mila arrivi), Francia (460mila), Regno Unito (450mila), Svizzera (360mila).


Spese obbligate in calo dopo vent’anni. E per beni e servizi ogni italiano spenderà 10mila euro

Dopo un ventennio di crescita (+5,3 punti percentuali tra il 1995 e il 2014), la quota di spese obbligate – quelle per le quali si ha poca, o nessuna, libertà di scelta – è diminuita di un punto percentuale (passando dal 41,8% del 2014 al 40,9% del 2017). È quanto emerge dall’analisi dell’Ufficio Studi di Confcommercio condotta sul periodo 1995 – 2017, che individua come causa principale del cambio di rotta la decisa riduzione dei prezzi degli energetici e dei servizi finanziari.

Sull’aumento della quota destinata ai beni ha inciso, per contro, la dinamica dei mezzi di trasporto, la cui domanda è risultata in decisa espansione dopo un lungo periodo di crisi. Per il 2017 lo studio ipotizza che le spese obbligate per ogni italiano ammontino a 7.070 euro, dai quali quasi 4.100 euro (poco meno del 60%) vengono assorbiti dai costi relativi all’abitazione (affitti effettivi e imputati, manutenzione ordinaria dell’abitazione, energia, acqua, smaltimento rifiuti, ecc.).

L’ammontare dei consumi commercializzabili, quelli cioè determinati dalle scelte di spesa individuali, è invece stimato in oltre 10.200 euro pro capite, con i servizi che hanno assunto un ruolo sempre più significativo, anche se il 64% è assorbito dai beni. Continua il calo della quota destinata agli alimentari, ma questa voce aumenta nei valori pro capite (2.608 euro nel 2017).

La flessione delle spese obbligate non pare però destinata a proseguire. L’analisi prevede infatti un’inversione di marcia già nell’anno in corso con incrementi dei prezzi più sostenuti per questa parte dei consumi delle famiglie rispetto al dato generale.


Auto, il mercato rallenta. I concessionari: «Preoccupa il segno meno nelle vendite ai privati»

utn_auto.jpgIn crescita da 44 mesi (ad eccezione di maggio 2014 e aprile 2017) il mercato dell’auto registra un rallentamento a luglio. I dati diffusi dal Ministero delle Infrastrutture e Trasporti dicono di un aumento del 5,9% per le immatricolazioni di auto nuove, che sono state 145.363, circa 8.000 unità in più dello stesso mese dello scorso anno quando se ne immatricolarono 137.226. A luglio si riduce, dunque, il tasso di crescita rispetto al cumulato dei primi sette mesi del 2017 che archiviano un incremento dell’8,6% grazie a 1.282.353 immatricolazioni contro 1.180.615 dei primi sette mesi dello scorso anno.

Sempre a luglio sono stati registrati 378.884 trasferimenti di proprietà di auto usate, con una variazione di -0,99% rispetto a luglio 2016, durante il quale ne furono registrati 382.689 (nel mese di giugno la variazione è stata del -1,02% rispetto a giugno 2016). Nei primi sette mesi dell’anno i trasferimenti totali sono stati 2.768.661 con una variazione del -2,48% rispetto a gennaio-luglio 2016.

Se, nel nuovo, il panorama continua ad essere positivo, c’è anche chi suona un campanello d’allarme. «Abbiamo chiuso un mese difficile, partito a rilento e condizionato da un importante stock di kilometrizero accumulatosi nei mesi pregressi – commenta Filippo Pavan Bernacchi, presidente di Federauto, l’associazione che rappresenta i concessionari di tutti i brand commercializzati in Italia -. Un ricorso alle autoimmatricolazioni che si è confermato anche in luglio. È per questo che possiamo affermare che il dato finale si scrive +5,9% ma si legge -1,9%, che corrisponde invece al mercato privati, ossia alla vendita alle famiglie. E questo dato negativo è una spia lampeggiante nel quadro strumenti del mercato auto. Gli altri canali infatti, noleggio e società, sono alterati da forzature, tra le quali le cosiddette, e per qualcuno famigerate, kilometrizero».

«L’Osservatorio Federauto, che monitora anche l’andamento delle immatricolazioni – prosegue -, registra che negli ultimi tre giorni del mese scorso sono state prodotte più di 64.000 immatricolazioni, pari ad oltre il 44% delle 145.363 rese note dal Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti. Al livello di canali restano fiacche le vendite a privati con -1,9%, mentre cresce del 7,7% il noleggio. A sostenere le immatricolazioni le società, che registrano un +27,8%».

«Il mercato sembra aver risentito dello sforzo immatricolativo dei mesi scorsi – dichiara Michele Crisci, presidente dell’Unrae, l’Associazione che in Italia rappresenta le Case Automobilistiche Estere – denunciato dal calo delle vendite nel canale privati. Questo calo potrebbe trovare due giustificazioni: una per l’uscita delle vetture chilometri zero dai concessionari al cliente finale, l’altra, nel maggiore utilizzo del canale noleggio a privati».

Per quanto riguarda le stime sull’anno, «con il risultato di luglio – evidenzia l’Unrae – le vendite nel 2017, seppure in moderato rallentamento rispetto a quanto stimato tre mesi fa, sono confermate in crescita, a 1.950.000 immatricolazioni con un incremento del 6,8% rispetto all’anno scorso con quasi 125.000 unità in più. Dopo due anni consecutivi di incrementi a doppia cifra, quindi, con un +6,8%, il mercato dell’auto 2017 in Italia tornerebbe a tassi di crescita più contenuti e si attesterebbe sui livelli del 2010».

Anche il 2018, in considerazione di una congiuntura più favorevole e nonostante un quadro politico incerto per la mancanza di una legge elettorale che garantisca governabilità, è comunque previsto in aumento, con una crescita che, di fatto, assorbe le anomalie del 2017 per consolidare un valore inferiore ai due milioni di vetture: 1.960.000 unità, lo 0,5% in più rispetto al 2017.

 


Amazon, un modello perfetto. Ma è proprio quello che vogliamo?

di Oscar Fusini*

Dove stiamo andando? Ci soddisfa questo modo di “fare commercio”? Fino a quando sarà sostenibile? Sono le domande sorte dopo la visita al centro Logistico di Amazon a Castel San Giovanni, in provincia di Piacenza, proposta dal Gruppo Giovani Imprenditori di Confcommercio Milano, alla quale abbiamo partecipato con una rappresentanza dei nostri Giovani Imprenditori.

Si tratta di un centro logistico moderno e integrato, diverso da come lo si potrebbe immaginare. La più grande internet company del mondo riserva agli ospiti un’accoglienza impeccabile, una visita guidata nel cuore della propria portentosa logistica – durata circa un’ora e un quarto – in perfetto stile americano: guida con microfonino, cuffie collegate di colori diversi a seconda del canale di frequenza, spostamenti precisi, nessuna pausa né fronzoli. Visita perfetta. Guida bravissima. Si è potuto assistere a tutte le fasi che si svolgono all’interno del grande centro, dall’arrivo della merce allo stoccaggio nel magazzino, al prelievo, all’imballaggio fino alla spedizione.

Non ci sono dubbi, ci si trova al cospetto di un meccanismo ben ordinato, con procedure standardizzate, in cui vengono valorizzate le idee e le proposte dei singoli dipendenti. Ma è proprio l’aver visto da vicino gli ingranaggi del colosso che sta rivoluzionando il modo di fare acquisti in tutto il mondo a far nascere alcune riflessioni – serene e lontane da una visione puramente conservatrice -, sulla moderna e modernissima distribuzione.

Ciò che ha colpito immediatamente è stata la differenza tra percezione e realtà. Un conto è infatti interfacciare una maschera internet di un’organizzazione leader, che vende milioni di articoli, che ha il più grande assortimento al mondo, che è uno dei più grandi magazzini commerciali e che gestisce ogni giorno decine di migliaia di spedizioni. Un altro è vedere all’opera questa realtà: percepire la velocità delle macchine, dei rulli e delle persone che si muovono all’unisono, in un sistema teso a ridurre i costi e i tempi. Questo è certamente il nuovo che avanza. Moderno, efficace, efficiente sempre più robotizzato e innovativo.

Ma a chi conviene questo progresso?

Certamente, in primis, ai consumatori che desiderano visionare l’assortimento massimo di ciascuna referenza e trovare il prodotto che cercano al prezzo più basso. L’idea che paga psicologicamente è di fare, o pensare di fare, un affare paga. Però è un’idea non è una certezza.

Il consumatore vuole poi una consegna rapida ed efficiente e Amazon la offre. Ma fino a quando questo sistema sarà sostenibile nel lungo termine? Perché corrieri diversi che arrivano alla stessa casa per portare pacchi diversi a più famiglie o alla stessa famiglia non è detto che sia, almeno da un punto di vista ambientale ed economico, sostenibile.

Il cliente però non si accorge che sta perdendo qualcosa: l’aspetto emozionale del fare l’acquisto, il sistema di relazione con le persone, l’empatia che unisce chi vende a chi compra, la consulenza preziosa di un venditore esperto. Perde, infine, la luce dei negozi sotto casa, che chiudono a favore di un maxicapannone agli imbocchi dell’autostrada, dove si lavora 7 giorni su 7 per 365 giorni all’anno.

Amazon “conviene” poi ai produttori, che trovano nel breve termine un partner commerciale efficiente e che per volumi è oggi un canale in fortissima crescita. Ma fino a che punto è opportuno per un produttore di marca avere uno o pochi clienti di questa dimensione con un potere contrattuale maggiore rispetto al proprio?

E poi, naturalmente, ci sono i posti di lavoro, fintanto che, nel nome di una maggiore efficienza, gli addetti non saranno sostituiti quasi interamente da macchine e robot. Quanto al tipo di lavoro – personalmente – fa pensare ad una catena di montaggio fordista, che lascia poco spazio a movimenti diversi da quelli stabiliti, secondo tempi ben regolati, sette giorni su sette, per tre turni (almeno nei giorni feriali) e che offre uno stipendio sicuro a molti e vera ricchezza a pochi.

La verità è che il modello di Amazon è vincente, ma completamente diverso da quello al quale siamo abituati e da quello che vorremmo. È un modello molto “americano”, così lontano da quello di sviluppo economico e sociale delle piccole e medie imprese, delle famiglie, dei collaboratori familiari, che ha creato la ricchezza diffusa e lo sviluppo economico del nostro territorio e che ha dato vita alle nostre città e ai nostri borghi.

Chi rappresenta questo mondo non può fare a meno di volere che anche i propri figli possano continuare a condividerne i valori e i vantaggi. Valori e vantaggi che, invece, stiamo rottamando a colpi di liberalizzazione selvaggia, deregolamentazione, recepimento di direttive europee “farlocche”. Pensiamo bene dove vogliamo arrivare o sarà troppo tardi.

È su queste riflessioni che come associazione intendiamo aprire un confronto serio e costruttivo per gettare le basi delle nostre azioni future.

* direttore Ascom Bergamo Confcommercio


Illuminazione, con l’Ascom locali e negozi più belli e risparmiosi

ristorante - luci - comotti

“Rendi la tua attività più bella e risparmia oltre il 50 cento”. È questo lo slogan del nuovo servizio creato da Ascom Confcommercio Bergamo che studia l’illuminazione nei locali e nei negozi e fa risparmiare soldi nella bolletta elettrica.

«L’illuminazione è uno dei fattori meno considerati, invece, è fra i più impattanti nel definire l’esperienza dei clienti – spiega Andrea Comotti, responsabile dell’Area Gestionale -. La luce è in grado di influire sulle sensazioni delle persone e riveste un ruolo fondamentale nell’esperienza di acquisto e di scelta qualunque sia il settore merceologico o il tipo di attività: bar, ristorante, boutique, alimentari e grande negozio».

«Il cliente, quando fa un’esperienza d’acquisto compie un vero e proprio percorso: dall’entrata, durante l’orientamento verso la scelta del prodotto o del menù, fino all’uscita con acquisto e sensazione di appagamento – sottolinea Comotti -. Tutti questi passaggi, se non ben collegati tra loro, portano alla perdita d’interesse verso il bisogno del prodotto. Gli studi illuminotecnici permettono di costruire un appeal del prodotto, o di un ambiente, attraverso l’utilizzo specifico della luce abbinato al suo contesto: che si tratti di una vetrina, di un bancone, di un espositore, di un locale o di una grande facciata, con lo studio illuminotecnico si focalizza e si migliora l’esposizione dei prodotti e la percezione di un ambiente. E grazie alla moderna tecnologia Led, si possono avere preziosi vantaggi non solo dal punto di vista illuminativo, ma anche economico perché si può risparmiare in modo importante».

Il nuovo servizio Ascom permette di avere un sopralluogo del tutto gratuito in azienda da parte di un tecnico specializzato che analizzerà il numero e la potenza delle lampade, i consumi e le necessità di illuminazione degli ambienti e dei prodotti. Raccolta tutta la documentazione, insieme allo staff Ascom, verrà costruito uno studio personalizzato che sarà presentato all’imprenditore insieme al business plan dell’intervento.

Lo studio Ascom mostrerà in anteprima come sarebbe l’attività con la nuova illuminazione e indicherà il costo dell’installazione, il risparmio sulla bolletta della luce – che può raggiungere anche il 70 per cento – e il tempo in cui si ripaga l’investimento. «Il restyling illuminotecnico si rivelerà in ogni caso conveniente – spiega Comotti -. E questi per tre motivi: prima di tutto perché fa risparmiare molto e poi perché rende il negozio e il locale più belli e tutela l’ambiente in quanto riduce l’emissione di CO2. Si stima, infatti, che con la sostituzione di una sola lampada con quella a Led si salvano sette alberi».

Per le imprese c’è un’altra grande opportunità: la possibilità di non fare investimenti. «Grazie a un accordo con un’azienda specializzata – continua -, le imprese che desiderano realizzare il progetto illuminotecnico senza versare anticipi potranno scegliere il noleggio operativo che permette di avere le nuove illuminazioni pagando un canone mensile per 36 o 48 mesi e, dopo questo termine, volendo, di riscattare le illuminazioni con una cifra minima».

Anche in questo caso – assicura Ascom Confcommercio Bergamo – la scelta risulterà vantaggiosa perché la spesa del canone del noleggio e l’importo della nuova bolletta sommati saranno inferiori al valore della bolletta.

Per informazioni

Sistemi Gestionali Ascom

tel. 035 4120181- 129
fax 035 4120186
gestionale@ascombg.it