Discoteche e locali da ballo ancora in stand by: il settore alza la voce e chiede una data certa per riaprire

Le sigle di rappresentanza del settore dell’intrattenimento chiedono al governo un provvedimento di riapertura e risarcimenti a copertura dei 18 mesi di chiusura forzata

Non si ferma la “battaglia” dei rappresentanti del settore delle discoteche e dei locali da ballo che continuano a chiedere al governo un provvedimento di riapertura dei locali e risarcimenti per il danno subito a copertura dei 18 mesi di chiusura forzata delle aziende. Tutte le sigle più rappresentative del mondo dell’intrattenimento hanno messo a punto un documento con una serie di richieste per il presidente del Consiglio Mario Draghi al termine di un incontro straordinario al quale hanno partecipato Silb-Fipe-Confcommercio, Assointrattenimento-Confindustria, Fiepet-Confesercenti-Settore Intrattenimento oltre che la maggioranza delle sigle dell’indotto tra le quali Aiss-Sicurezza Sussidiaria, Sils e A.dj.

“Il 25 giugno – si legge nella nota comune – il Comitato Tecnico Scientifico ha dettato la linea per riaprire le discoteche e locali da ballo. Sono passati 20 giorni e ancora tutto tace. Nel frattempo in ogni città d’Italia milioni di ragazzi ballano e festeggiano nelle piazze e in luoghi abusivi, senza controlli, né protocolli di sicurezza sanitaria. Le discoteche e i locali da ballo, contrariamente, possono essere dei presidi di sicurezza garantendo l’accesso con il green pass. Tutto questo è inaccettabile: abbiamo bisogno di una data certa per ripartire con la nostra attività e ne abbiamo bisogno subito”.

“Un tavolo – spiegano Maurizio Pasca, Luciano Zanchi, Filippo Grassi, Franco Cecconi – presidenti delle rispettive associazioni di categoria – che rimarrà in seduta permanente fino a quando il governo non ci darà le risposte che attendiamo ormai da mesi. In questi mesi di pandemia, pur essendo costretti per legge a rimanere chiusi, non abbiamo visto un sostegno adeguato da parte del governo e questo è molto grave. Alla luce di questo quadro abbiamo preparato alcune richieste che intendiamo sottoporre al presidente del Consiglio, Mario Draghi”.

Le priorità per il settore

Cinque le priorità per il settore, oltre alla data certa di riapertura delle attività: l’adozione immediata di un provvedimento di riapertura dei locali, sulla base delle indicazioni fornite il 25 giugno scorso dal Comitato Tecnico Scientifico; il risarcimento per il danno subito a copertura dei 18 mesi di chiusura forzata delle nostre aziende, che non possono certamente essere considerate alla stregua di altre attività commerciali; il contrasto serio e puntuale da parte delle forze dell’ordine e degli organi di controllo a ogni forma di abusivismo e al proliferare di feste e spettacoli organizzati in completa assenza di autorizzazioni amministrative, Inoltre la riduzione al 4% dell’iva applicata ai locali da ballo; l’abolizione dell’imposta sugli intrattenimenti (Isi) già giudicata contraria alle direttive europee da più tribunali amministrativi.

”Non chiediamo la luna – concludono i presidenti – queste sono richieste di puro buonsenso, che derivano dalla disperazione di migliaia di imprenditori e decine di migliaia di lavoratori ormai allo stremo. In ogni caso dal prossimo sabato le discoteche riapriranno, in piena sicurezza, come Live-Club, Lounge-Bar e Ristoranti così come previsto dall’Art. 5 del D.L. 52 del 22 aprile 2021. Inoltre, le Associazioni di categoria consapevoli del loro ruolo sociale, si rendono disponibili a promuovere una campagna di sensibilizzazione vaccinale rivolta ai giovani e alla popolazione”.

 


Cashback addio: niente operazione per il secondo semestre dell’anno

L’iniziativa sospesa da oggi. Per Confcommercio è un’occasione per riflettere sulle criticità e per puntare sull’abbattimento di costi e commissioni sugli strumenti di moneta elettronica

 

Cashback addio. Dopo aver “spaccato” la maggioranza (nell’aprile scorso su una mozione presentata da Fratelli d’Italia in Senato che ne chiedeva la sospensione Forza Italia, Lega e Iv si erano astenuti), il cashback (vedi l’approfondimento realizzato da Confcommercio) continua ad agitare le acque del governo Draghi. Nonostante la forte opposizione del M5S, l’operazione sarà infatti sospesa il 30 giugno, con il pagamento delle somme accumulate con i pagamenti delle carte di debito e credito e con il ‘superpremio’ da 1.500 euro ai maggiori utilizzatori. Verrà quindi cancellata l’operazione prevista per il secondo semestre dell’anno.

Per Confcommercio si tratta di un’occasione per riflettere sulle criticità e per puntare sull’abbattimento di costi e commissioni sugli strumenti di moneta elettronica: “Adesso occorre che si apra una riflessione approfondita sulle criticità fin qui segnalate, a partire dalle considerazioni della Banca centrale europea sulla necessità di un approccio neutrale nei confronti dei vari mezzi di pagamento disponibili fino alle considerazioni circa i possibili effetti sperequativi tra i redditi e l’effettivo impulso ai consumi” commenta di Confcommercio che ribadisce che “l’impulso alla diffusione della moneta elettronica andrebbe anzitutto perseguito abbattendo costi e commissioni a carico di consumatori ed esercenti, in particolare per la fascia dei micropagamenti”.


Saldi estivi al via dal 3 luglio in quasi tutta Italia. La spesa media sarà di 171 euro a famiglia

La durata massima è di 60 giorni. In Lombardia blocco delle vendite promozionali un mese prima dell’inizio dei saldi

 

Al via sabato 3 luglio i saldi estivi 2021 in quasi tutta Italia, Lombardia compresa. Da sabato pronti, quindi, ad approfittare di sconti interessanti nei negozi di abbigliamento. I saldi termineranno il 31 agosto. Secondo le stime dell’Ufficio Studi di Confcommercio, quest’anno per l’acquisto di capi scontati ogni famiglia spenderà in media 171 euro– pari a 74 euro pro capite – per un valore complessivo di 2,6 miliardi di euro. Sempre secondo l’Ufficio Studi saranno più di 15 milioni le famiglie che acquisteranno in saldo.
Per i negozianti però c’è una novità: rispetto all’anno precedente non sarà più possibile effettuare le vendite promozionali (30 giorni prima dell’inizio dei saldi): la Regione Lombardia ha deliberato il divieto, sulla base dell’articolo 116, comma 2 della l.r. n. 6/2010 (“Testo unico delle leggi in materia di commercio e fiere”). A partire, dunque, da giovedì 3 giugno 2021 non saranno consentite le vendite promozionali (per maggiori informazioni “Date e regole dei saldi” della Regione Lombardia).

“Dopo un lungo periodo di restrizioni, i saldi rappresentano un’occasione importante per la nostra categoria che soffre di riflesso la crisi di tutta l’industria tessile – sottolinea Diego Pedrali, presidente del Gruppo Abbigliamento, calzature e articoli sportivi Ascom Confcommercio Bergamo e vicepresidente di Federazione Moda Italia-Confcommercio -. Ci aspettiamo consumi in crescita rispetto allo scorso anno ma, soprattutto, una conferma del trend degli acquisti nei negozi di prossimità dopo il forzato ricorso agli acquisti sul web. Per chi cerca un prodotto di media-alta qualità, infatti, il negozio rappresenta la scelta più affidabile e sicura dove poter provare il capo, osservare con attenzione il colore senza il filtro di uno schermo e ovviamente toccare con mano il tessuto. Per questo oggi è ancora più necessaria l’introduzione di un’imposta minima globale sui ricavi dei colossi del web nei Paesi in cui operano: tassazione che, di fatto, rappresenterebbe la chiave di volta per il rilancio del nostro comparto. D’altro canto riteniamo indispensabile anche un intervento governativo per sostenere la filiera della moda, dalla produzione alla distribuzione, sul tema delle eccedenze di magazzino, a cominciare dal contributo sotto forma di credito d’imposta del 30% delle rimanenze. Solo così potremo affrontare il presente con il giusto coraggio e la predisposizione e propensione agli acquisti della prossima collezione”.

Saldi chiari e sicuri

Come per lo scorso anno, nel rispetto delle linee guida per le attività economiche e produttive, sono confermate le modalità di svolgimento delle vendite di fine stagione, che dovranno avvenire secondo una serie di regole sintetizzate nel decalogo dei “saldi chiari e sicuri”.
In vista del periodo estivo dedicato ai saldi, Federazione Moda Italia e Confcommercio forniscono, in un decalogo aggiornato, una serie di indicazioni fondamentali, sia per gli esercenti che per i clienti, per effettuare gli acquisti in saldo seguendo norme di sicurezza e trasparenza. Prima fra tutte il rispetto del distanziamento sociale, l’obbligo di mantenere la mascherina nel negozio e la disinfezione delle mani, includendo informazioni utili per cambiare i capi danneggiati o favorire i pagamenti digitali.

Saldi, liquidazione e vendite promozionali: qual è la differenza

Infine, è opportuno ricordare che c’è differenza tra vendite di fine stagione (i cosiddetti saldi), vendite promozionali e vendite di liquidazione. Queste ultime si differenziano dalle prime due perché possono essere effettuate solamente se sussistono determinate condizioni, quali la cessione dell’azienda; la chiusura dell’attività commerciale; la ristrutturazione o rinnovo dei locali; il trasferimento dell’azienda in altro locale. Occorre, inoltre, informare il Comune di competenza prima di svolgere una vendita di liquidazione. È il Comune stesso, infatti, che dovrà verificare se l’attività che ha avanzato richiesta di liquidazione si trova nelle condizioni sopra elencate per poter procedere alla vendita correttamente.

Le vendite promozionali, invece, a differenza dei saldi che hanno carattere stagionale e riguardano i prodotti invenduti, non sono vincolate a particolari mesi dell’anno, seppur il loro svolgimento deve avvenire per un periodo di tempo limitato. Le direttive che riguardano le vendite promozionali sono dettate dalle Regioni, che ne disciplinano lo svolgimento con lo scopo di distinguerle dai saldi. Sono le Regioni, infatti che, in accordo con le organizzazioni locali delle imprese del commercio e dei consumatori, possono eventualmente porre il divieto di effettuare le vendite promozionali tra i 15 e i 40 giorni prima dei saldi.
Per ulteriori informazioni consulta la pagina dedicata “Guida ai saldi”.

Il calendario completo dei saldi

Abruzzo: da sabato 3 luglio a martedì 31 agosto
Basilicata: da venerdì 2 luglio a giovedì 2 settembre
Calabria: da sabato 3 luglio a mercoledì 1 settembre
Campania: da definire
Emilia Romagna: da sabato 3 luglio a martedì 31 agosto
Friuli Venezia Giulia: da sabato 3 luglio a martedì 31 agosto
Lazio: da sabato 3 luglio a venerdì 13 agosto
Liguria: da sabato 3 luglio a lunedì 16 agosto
Lombardia: da sabato 3 luglio a martedì 31 agosto
Marche: da sabato 3 luglio a mercoledì 1 settembre
Molise: da sabato 3 luglio a martedì 31 agosto
Piemonte: da sabato 3 luglio a sabato 28 agosto
Puglia: da sabato 3 luglio a mercoledì 15 settembre
Sardegna: da sabato 3 luglio a venerdì 3 settembre
Sicilia: da giovedì 1 luglio a mercoledì 15 settembre
Toscana: da sabato 3 luglio a martedì 31 agosto
Trentino Alto Adige: a Trento e provincia i commercianti determinano liberamente i 60 giorni di saldi, nella maggior parte dei comuni dell’Alto Adige i saldi estivi iniziano venerdì 13 agosto e terminano venerdì 10 settembre
Umbria: da sabato 3 luglio a martedì 31 agosto
Valle d’Aosta: da sabato 3 luglio a giovedì 30 settembre


Dalla crisi alla ripartenza: Ascom Confcommercio Bergamo rilancia il ruolo del digitale

«Connettersi al cambiamento per affrontare la sfida della ripartenza» il tema dell’assemblea. All’ordine del giorno l’approvazione del bilancio e le modifiche allo statuto

La ripresa è solo agli inizi e il terziario soffre ancora i colpi di coda della crisi economica post pandemia. Ma occorre buttare il cuore oltre l’ostacolo e «Connettersi al cambiamento per affrontare la sfida della ripartenza» proprio come il tema dell’assemblea generale di Ascom Confcommercio Bergamo che si è tenuta ieri, alle ore 15, presso la sala Conferenze della sede in via Borgo Palazzo 137.

L’approvazione del bilancio e le modifiche allo Statuto

All’ordine del giorno l’approvazione del bilancio consuntivo 2020 che si è chiuso con un sostanziale pareggio grazie a una politica di rigore sui costi e alla tenuta del sistema dei soci. “Con la pandemia avevamo previsto il peggio, partendo da una perdita presunta di 400 mila euro – sotto­linea il direttore di Ascom Confcommercio Bergamo,  Oscar Fusiniperciò questo risultato di eserci­zio è una grande soddisfazione” Anche per il conto economico 2021 Ascom ha preferito fare valutazioni prudenziali preve­dendo una perdita di 60 mila euro sul pagamento dei contributi associativi. “L’auspicio è, anche in questo caso, di riuscire a chiudere il bilancio in pareggio – continua Fusini – ma questi sono anni difficili per i nostri settori, che hanno pagato molto in termini di ammortizzatori sociali”.

L’assem­blea dei soci Ascom è stata l’occasione anche per approvare alcune modifiche allo statuto. La prima novità va in direzione di un maggior coinvol­gimento del territorio attraverso il rafforzamento delle delegazioni periferiche: viene infatti istituita la figura dell’imprenditore dele­gato di zona per ogni delegazione. Allo stesso tempo il consiglio direttivo scende da 13 a 10 com­ponenti. L’ultima novità riguarda i revisori dei conti: per statuto saranno tre, obbligatoriamente professionisti iscritti all’albo.

L’omaggio a Mauro Dolci

L‘assemblea di ieri è stata molto partecipata e ha visto la presenza, nel rispetto delle normative sanitarie, di tante autorità e rappresentanti del mondo politico, economico e istituzionale di Bergamo, in segno di vicinanza e rispetto a uno dei comparti più colpiti dalla crisi come ha ricordato Giovanni Zambonelli, presidente Ascom Confcommercio Bergamo, che in apertura della sua relazione (qui nella versione integrale) ha voluto rendere omaggio a Mauro Dolci, presidente Fiva Bergamo, presidente Fiva Lombardia e vicepresidente vicario Fiva nazionale, scomparso in un incidente stradale lo scorso 9 maggio: “Il nostro Paese riparte ma non deve dimenticare che il terziario è ancora in emergenza. Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza non è solo questione di investimenti, ma riguarda il destino ed i valori civili del Paese. È la sfida che ci attende: cogliere questa straordinaria opportunità per ricostruire il Paese dopo l’impatto drammatico della pandemia”.

Il commercio verso l’omnicanalità

Sfida che il terziario dovrà affrontare seguendo le strade giuste come ha illustrato Roberto Ravazzoni, Ordinario di Marketing Distributivo all’Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia che ha presentato una ricerca molto interessante e ricca di spunti per il settore : “Il digitale è una sfida che non può essere trascurata. La pandemia ha generato una drastica riduzione dei consumi e l’aumento della propensione al risparmio, ma soprattutto ha accelerato l’ascesa del digitale. Sono cambiati i consumatori: i blocchi per decreto e i timori personali hanno vinto la resistenza delle persone nei confronti dell’on line. orientarsi in questo scenario non vuol dire cambiare pelle ma integrare il proprio modello di offerta tradizionale con un’anima digitale. Che non vuol dire solo investire nell’e-commerce ma cercare di ingaggiare il consumatore di oggi che è sempre più esigente e consapevole”.

Questo non vuol dire che il commercio tradizionale sia finito: “Si assiste alla transizione dalla multicanalità all’omnicanalità: per il consumatore contemporaneo on line e off line sono un tutt’uno», ha evidenziato Ravazzoni. In pratica, si inverte quello che spesso si crede un consumo in rete penalizzante per il negozio: spesso il consumatore naviga sul web come se guardasse una vetrina, ma non necessariamente usa l’e-commerce, spesso invece va in negozio per un’esperienza d’acquisto più coinvolgente.
“Fondamentali sono e saranno le competenze – ha sottolineato il direttore di Ascom Oscar Fusini -. L’innova­zione tecnologica nei nostri settori è ancora dominio di pochi, invece deve diventare comune denominatore. Il tempo è la variabile decisiva: non possiamo aspettare che termini un ciclo generazionale e ne cominci un altro”.

 

Sangalli: “Servono misure ade­guate, tempestive ed efficaci”

All’assemblea è intervenuto anche Carlo Sangalli, presidente Confcommercio: “Questa assemblea emoziona perché dopo tanti mesi finalmente ci vede qui tutti in presenza in una delle province più colpite dal coronavirus. Proprio un anno fa, a fine giugno. il presidente della Repubblica Sergio Mattarella parlò di sfida per la ripartenza. Una strada stretta e in salita da percorrere con coraggio, determinazione, sacrificio: tutte doti di questa terra che oggi parlano a tutta Italia per dire che possiamo guardare con fiducia al nostro futuro. Futuro che da oggi può sorridere: quest’assemblea cade nel giorno in cui la Lombardia torna in zona bianca. Ma è una ripresa lenta per i nostri settori considerando che il terziario nel 2020 ha subito una perdita di 107 miliardi di euro di consumi. Il ritor­no ai livelli 2019 ci sarà solo a ini­zio 2023: servono misure ade­guate, tempestive ed efficaci. Con il Decreto sostegni bis si sono fatti passi avanti ma la sfida della ripartenza è una strada con tante tappe. E i sostegni alle imprese sono solo la prima. Per arrivare in cima servono infatti politiche, progetti e investimenti. Su tutte: l’esigenza di una riforma fiscale. Per i progetti penso al green pass, fondamentale per rimettere in moto l’economia a partire da turismo e accoglienza”.

Il turismo pronto a tornare protagonista

E proprio il turismo è stato al centro dell’intervento di Lara Magoni, assessore regionale al Turismo, Marketing territoriale e Moda: “Occorre potenziare l’offerta, migliorare il sistema dell’accoglienza, puntando sull’innovazione e la digitalizzazione. A tal proposito, nei prossimi giorni usciranno gli esiti del bando ‘Sostegno alla competitività delle strutture ricettive alberghiere e delle strutture ricettive non alberghiere all’aria aperta’, con una dotazione finanziaria di 25 milioni. Sono arrivate davvero tantissime domande e finanzieremo numerosi progetti per realizzare e riqualificare alberghi e strutture ricettive in tutta la Lombardia. Un sostegno concreto a quegli imprenditori coraggiosi che hanno deciso di investire sul loro futuro e sulla qualità dell’offerta ricettiva”.

Qualità dell’offerta turistica che deve andare di pari passo con investimenti sul territorio a cominciare dalle infrastrutture come ha spiegato il presidente della Provincia di Bergamo Gianfranco Gafforelli: “Stiamo investendo sul rilancio del territorio, dalle infrastrutture alla cultura, dal turismo alle attività sportive. La tenuta occupazionale è una sfida da non perdere. Lavoro, servizi e qualità della vita sono tutti fattori per cui il commercio è fondamentale e Ascom continuerà a essere punto riferimento fondamentale in questo percorso”.

“È già attivo un sistema di monitoraggio delle presenze turistiche che ci consente di fare campagne informative mirate per aumentare gli afflussi turistici stranieri – ha aggiunto il sindaco di Bergamo, Giorgio Gori -. E per il cambiamento stiamo lavorando per sviluppare un markeplace cittadino che sarà un buon veicolo di emancipazione della rete commerciale verso il digitale. Ascom per noi è un interlocutore importante e stiamo lavorando insieme per il nuovo Pgt dove non mancano investimenti per la rigenerazione urbana”.

Infine, Carlo Mazzoleni, presidente della Camera di Commercio di Bergamo, ha accennato alla strada in salita per il terziario: In questo primo trimestre la ripresa ha iniziato a interessare l’industria e il commercio estero con investimenti record. Il terziario soffre ancora ma siamo fiduciosi. La ristorazione sarà la prima a risollevarsi e molto dipenderà dai consumi delle famiglie”

 


Ripartiamo ma c’è poco da festeggiare. Ridiamo dignità al lavoro di tutti

Ripartiamo. Sperando che questa sia la volta buona per non tornare più indietro. Non ce la faremmo.

Siamo contenti dell’ulteriore eliminazione delle restrizioni ma non cantiamo vittoria perché c’è poco da festeggiare. Ci sono imprenditori che, di fatto, hanno la loro attività ferma da ottobre, sette interminabili mesi. Altri che hanno potuto lavorare anche prima, ma solo in condizioni che hanno messo a dura prova la dignità del proprio lavoro.

Per qualcuno il comunicato del Governo di lunedì sera è suonato come una beffa. Annunciare ora la ripartenza delle attività economiche quando per loro la riapertura sarà tra un mese o addirittura di più – penso a chi gestisce una piscina – o a chi non sa ancora quando potrà riprendere a lavorare – come i gestori delle discoteche – non è che un ulteriore schiaffo alle residue speranze di sopravvivenza. Toni meno trionfalistici di quelli visti in questi giorni sarebbero stati più graditi dopo quello che la pandemia è costata agli imprenditori e ai loro familiari e dipendenti. L’epilogo, sperando che questo si tratti, del contrasto al Covid-19 ci lascia infatti una grande amarezza. La questione del coprifuoco è diventata una partita a scacchi tra i membri del Governo, Salvini con la Lega e la Meloni con Fratelli d’Italia.

Alla fine tutti annunciano di aver vinto la partita che, in realtà, hanno perso bellamente. Il coprifuoco ha infatti costituito il casus belli politico di una battaglia politica quando, invece, era senza senso scontrarsi su quello che è un falso problema rispetto al tema della riapertura del servizio al tavolo all’interno dei locali.  L’amarezza nasce, soprattutto, perché la sofferenza economica di qualcuno non sembra essere percepita dagli altri. Si chiedeva di riaprire non per negazionismo o superficialità, ma perché si stava consumando un dramma. E cioè quello di non poter lavorare, la peggiore frustrazione per una persona. Chi ha un bar, un ristorante o altre attività costrette a chiudere, ha vissuto le preoccupazione e le tragedie familiari di tutti, oltre all’ansia del dissesto finanziario.

È stata vita quella di queste persone in questi lunghi 15 mesi? In tanto tempo non si è fatto nulla per cercare una strada alternativa alla chiusura incondizionata delle attività; sarebbe stato meglio evitare di fare di “tutta un’erba un fascio” facendo pagare ad un nutrito gruppo di imprenditori un prezzo ancora più alto nella lotta alla pandemia. Lavandosi, peraltro, spesso la bocca e promettendo ristori irrisori.

Il contrasto alla pandemia ha significato anche questo. Le responsabilità di chi si è fatto paladino della salute di tutti con i soldi degli altri. Perché rinunciare ad un caffè al bar è rinunciare solo ad un caffè. Dipende da quale parte del banco stai.

 

 

 

 

 


Covid, coprifuoco alle ore 23 e riaperture anticipate. Come cambia l’Italia alle porte dell’estate

Il Cdm ha approvato il nuovo decreto: da domani coprifuoco alle 23, i ristoranti potranno lavorare anche al chiuso dal primo giugno, negozi dei centri commerciali aperti già dal prossimo weekend

Gli italiani diranno addio al coprifuoco con il solstizio d’estate, il 21 giugno; ma già dalle prossime ore potranno cenare fuori o circolare liberamente fino alle 23 e dal 7 giugno rientrare a casa entro mezzanotte o anche più tardi, se la regione in cui vivono o sono in vacanza avrà dati da zona bianca. Da lunedì potremo anche andare di nuovo in palestra e dalla metà di giugno le coppie potranno tornare a festeggiare i matrimoni. Ma di tornare a ballare, per il momento, non se ne parla: le discoteche rimarranno chiuse, unico settore che non ha una data per ripartire.

Ieri a Palazzo Chigi si è tenuta a tanto attesa riunione della cabina di regia chiamata a prendere, dati alla mano, attese e importanti decisioni sulle riaperture rispetto alla situazione attualmente in vigore. La conclusione, messa nero su bianco in un decreto approvato dal Consiglio dei ministri è che da domani il coprifuoco verrà spostato alle 23, per poi farlo slittare alle 24 dal 7 giugno e abolirlo del tutto dal 21 giugno. L’altra decisione importante riguarda il cambio dei parametri del monitoraggio con il quale vengono stabiliti i colori delle Regioni. L’Rt, l’indice di diffusione del contagio, non sarà più determinante: conteranno il tasso di occupazione di terapie intensive e reparti ordinari e l’incidenza dei casi. Con meno di 50 casi per 3 settimane consecutive e un rischio basso si va in zona bianca, in cui le uniche misure in vigore sono il distanziamento e l’uso della mascherina.

Dal 7 giugno coprifuoco a mezzanotte

uIl Consiglio dei ministri, su proposta del Presidente Mario Draghi e del Ministro della salute Roberto Speranza, ha approvato un decreto-legge che introduce misure urgenti relative all’emergenza epidemiologica da Covid-19. In considerazione dell’andamento della curva epidemiologica e dello stato di attuazione del piano vaccinale, il testo modifica i parametri di ingresso nelle “zone colorate”, secondo criteri proposti dal Ministero della Salute, in modo che assumano principale rilievo l’incidenza dei contagi rispetto alla popolazione complessiva nonchè il tasso di occupazione dei posti letto in area medica e in terapia intensiva. Inoltre, nelle “zone gialle” si prevedono rilevanti, ancorché graduali, modifiche.
Di seguito le principali: dall’entrata in vigore del decreto, il divieto di spostamenti dovuti a motivi diversi da quelli di lavoro, necessità o salute, attualmente previsto dalle ore 22.00 alle 5.00, sarà ridotto di un’ora, rimanendo quindi valido dalle 23.00 alle 5.00. A partire dal 7 giugno 2021, sarà valido dalle ore 24.00 alle 5.00. Dal 21 giugno 2021 sarà completamente abolito.

La road map delle riaperture

Dal 1 giugno sarà possibile consumare cibi e bevande all’interno dei locali anche oltre le 18.00, fino all’orario di chiusura previsto dalle norme sugli spostamenti; dal 22 maggio, tutti gli esercizi presenti nei mercati, centri commerciali, gallerie e parchi commerciali potranno restare aperti anche nei giorni festivi e prefestivi; anticipata al 24 maggio, rispetto al 1 giugno, la riapertura delle palestre; dal 1 luglio potranno riaprire le piscine al chiuso, i centri natatori e i centri benessere, nel rispetto delle linee guide e dei protocolli; dal 1 giugno all’aperto e dal 1 luglio al chiuso, sarà consentita la presenza di pubblico, nei limiti già previsti (25 per cento della capienza massima, con il limite di 1.000 persone all’aperto e 500 al chiuso), per tutte le competizioni o eventi sportivi (non solo a quelli di interesse nazionale); dal 22 maggio sarà possibile riaprire gli impianti di risalita in montagna, nel rispetto delle linee guida di settore; dal 1 luglio sale giochi, sale scommesse, sale bingo e casinò potranno riaprire al pubblico; parchi tematici e di divertimento potranno riaprire al pubblico dal 15 giugno, anziché dal 1 luglio; tutte le attività di centri culturali, centri sociali e centri ricreativi saranno di nuovo possibili dal 1 luglio; dal 15 giugno saranno possibili, anche al chiuso, le feste e i ricevimenti successivi a cerimonie civili o religiose, tramite uso della “certificazione verde”. Dal 1 luglio sarà nuovamente possibile tenere corsi di formazione pubblici e privati in presenza.

Silb: “Il Governo si è completamente dimenticato di noi”

Restano sospese le attività in sale da ballo, discoteche e simili, all’aperto o al chiuso e per Maurizio Pasca, presidente del Silb/Fipe, l’Associazione italiana di imprese di intrattenimento di ballo e spettacolo “siamo rimasti ancora invisibili: sono ormai quindici mesi che il Governo si è completamente dimenticato di noi, dalle attenzioni del Governo sono escluse solo le attività dei locali e dell’intrattenimento”. Pasca ha quindi ribadito che questa settimana verrà sottoposto un protocollo ad hoc al Cts: “Miauguro che sia data la giusta attenzione e che siano portati avanti i due test in Puglia e a Milano, altrimenti un intero settore è a rischio fallimento”.

 


“Abbiamo perso un presidente, abbiamo perso un amico”: Fiva e Ascom in lutto per Mauro Dolci

Morto ieri in un incidente stradale il presidente degli ambulanti. “Ci lascia in eredità un esempio di grande determinazione, sempre disponibile all’interlocuzione e alla mediazione” 

“Abbiamo perso un presidente, abbiamo perso un amico: una persona da ammirare e un valido dirigente che metteva anima e corpo nella difesa della propria categoria”. Sono parole di profondo cordoglio quelle espresse dalla dirigenza di Ascom Confcommercio Bergamo per la scomparsa di Mauro Dolci, presidente della Fiva Bergamo, che ieri ha perso la vita in un tragico incidente a San Giovanni Bianco.
Lo scontro contro un’auto in via Carlo Ceresa è avvenuto poco dopo mezzogiorno: Dolci stava viaggiando in sella alla sua Bmw K1600 Gt sulla ex 470. Appena fuori dell’abitato di San Giovanni Bianco, verso Piazza Brembana, ha perso il controllo del mezzo e ha impattato contro un’Alfa Romeo che arrivava dall’altro senso. Lo scontro è stato talmente violento che Dolci è volato a 20 metri di distanza: l’impatto è stato fatale ed è stato subito trasportato in condizioni critiche in ospedale a San Giovanni Bianco dove è morto verso le 14.30.

Una vita per la sua categoria
Dolci, 65 anni e residente a Zogno, era presidente della Fiva di Bergamo dal 2008. Nel 2009 era entrato a fare parte del Consiglio di Fogalco, la Cooperativa di garanzia di Ascom Confcommercio Bergamo, e nel consiglio direttivo di Ascom Confcommercio Bergamo. Nel 2013 era stato nominato presidente vicario di Fiva nazionale e nel 2014 coordinatore di Fiva Lombardia. La sua attività di ambulante ha una storia lunga più di 50 anni, quando cominciò a mettere piede sulle piazze bergamasche a 15 anni appena terminate le scuole dell’obbligo.
Anche se era da poco andato in pensione non era raro incontrarlo nei principali mercati della Bergamasca insieme al figlio Paolo, dietro ad un bancone colmo di formaggi e salumi, una preziosa eredità tramandata dal nonno. Un uomo sincero, onesto e deciso, dedito al proprio lavoro e alla professione. Ma anche una figura importante per il commercio ambulante bergamasco, sempre in prima linea nel tutelare la categoria degli ambulanti bergamaschi, in difficoltà per la pandemia. 

Il ricordo dei colleghi e della dirigenza Fiva e Ascom

Lunedì i colleghi di Mauro Dolci hanno ricordato il loro presidente e, come tradizione quando viene a mancare uno degli associati, la postazione è stata lasciata vuota. In mattinata è stata deposta una corona di fiori per commemorare la sua scomparsa. Alla cerimonia, che ha previsto un breve momento di raccoglimento, erano presenti numerosi ambulanti, insieme al vice presidente di Fiva Confcommercio Bergamo, Diego Pesenti, al vicepresidente di Anva Confesercenti Bergamo, Flavio Steibel, e al direttore di Ascom, Oscar Fusini.

“Siamo provati per quanto accaduto. Mauro era una persona disponibile e con a cuore l’associazione. Sarà dal punto di vita umano e associativo una grandissima perdita per noi – affermano il presidente e il direttore di Ascom Confcommercio Bergamo, Giovanni Zambonelli e Oscar Fusini-. Dal punto di vista associativa è sempre stato un punto di riferimento per tutti gli ambulanti bergamaschi negli ultimi decenni. Sempre presente e a disposizione di tutti. Sempre in contatto con le diverse amministrazioni per le problematiche del settore. Ci mancherà tantissimo, perché era parte della famiglia Ascom”.

“La notizia della tragica scomparsa del Presidente Dolci ha lasciato senza parole tutta la federazione. Mauro si è sempre speso in maniera disinteressata a favore della categoria degli ambulanti, sempre in prima linea per risolvere piccoli e grandi problemi sui nostri mercati e sulle nostre fiere. Anche nell’ultimo anno, Dolci si è molto impegnato a tutelare le attività degli ambulanti e i loro mercati, ma senza negare ne sottovalutare il rischio di contagio da Coronavirus. Ci lascia in eredità un esempio di grande determinazione, sempre disponibile all’interlocuzione e alla mediazione” dice il vicepresidente di Fiva Bergamo, Diego Pesenti.

In tanti, all’indomani della tragica fatalità, piangono e ricordano Dolci, che era un appassionato di moto ed era solito fare lunghi viaggi. Dalla famiglia, la moglie Ivonne e il figlio Paolo (a breve Dolci sarebbe diventato nonno), fino ai colleghi e alle Amministrazioni comunali, con le quali aveva stretto forti rapporti di reciproca collaborazione, soprattutto in questi ultimi mesi dove si era prodigato nella tutela della categoria degli ambulanti bergamaschi in difficoltà per la pandemia.

Per un ultimo saluto a Mauro Dolci, la Camera ardente è stata allestita nella chiesa di Foppa a Zogno. I funerali si svolgeranno nella chiesa parrocchiale di Zogno giovedì 13 maggio alle ore 17.00.

La lettera di saluto del direttore Ascom

Pur costandomi grande fatica, ritengo che tributare l’ultimo saluto della nostra Ascom a Mauro Dolci sia per me un grande onore, perché chi l’ha conosciuto ha apprezzato il suo valore e riconosciuto in lui una grande persona. Nato praticamente sui banchi del mercato, è cresciuto professionalmente fino a diventare un eccellente piccolo imprenditore. Godersi questa soddisfazione non gli bastava. Ha maturato fin da piccolo la sua missione. Ha investito tutto sé stesso nella partecipazione alla vita associativa e si è preparato per diventare un punto di riferimento sindacale.

Abbinava il pensiero politico della rappresentanza alle competenze tecnico pratiche tipiche dell’operatore. Per la sua stoffa, la sua competenza e il suo modo di agire oltre che presidente provinciale Mauro negli ultimi anni ha assunto anche la carica di presidente regionale e vicepresidente vicario nazionale di Fiva Confcommercio. Conosceva ogni balzello normativo e regolamentare dell’ambulantato ed era un interlocutore riconosciuto da ogni amministrazione e un supporto prezioso per i funzionari interni dell’Ascom.

Era onesto e schietto. Non era per forza morbido nella sua funzione, perché chi rappresenta gli interessi non può assecondare tutti. Dietro la corazza dura c’era, però, una forte sensibilità e rispetto per gli altri. Per Mauro fare associazione era soprattutto fare il bene degli altri, della categoria ma anche del territorio, perché capiva quando gli interessi di parte dovevano lasciare spazio al bene di tutti. Ha sempre sminuito i suoi meriti e alle insoddisfazioni e alle critiche ha sempre risposto con grande impegno.

Mauro resta un patrimonio per la sua famiglia, a cui ci stringiamo e che ringraziamo per averlo assecondato nel suo sogno associativo. Anche in noi resterà forte il legame con lui. Lo terremo sempre nel cuore. Quello che invece ha fatto per la sua categoria, gli ambulanti bergamaschi, resterà per sempre nella storia della nostra Associazione.

Grazie Mauro a nome di tutti gli associati Ascom.


Dal 26 aprile tornano le zone gialle: via libera ai dehors anche a cena. Ecco la roadmap delle riaperture

Pranzo e cena solo nei locali che hanno tavoli all’aperto e dal primo giugno anche al chiuso ma solo a pranzo. Piscine aperte dal 15 maggio, palestre dal 1 giugno. E dal 15 giugno ripartono le fiere

Tornano le zone gialle dal 26 aprile, dove i dati lo consentono, ma a riaprire saranno solo le attività all’aperto. Gli esercizi di ristorazione, quindi, potranno lavorare sia a pranzo che a cena, a patto di avere uno spazio esterno. Il Consiglio dei ministri ha varato mercoledì 21 aprile il nuovo decreto anti coronavirus le cui bozza era stata licenziata venerdì scorso. Nessuna novità di rilievo, a parte l’astensione politicamente pesante della Lega, che contesta la conferma del coprifuoco alle 22.

Il calendario delle riaperture (Scarica il Decreto Riaperture).

Da lunedì 26, dunque, si comincia a riaprire e tra i primi ci saranno i ristoratori: in zona gialla, fino a tutto il mese di maggio, sarà possibile pranzare o cenare solo nei locali che hanno tavoli all’aperto, mentre dal primo giugno si potrà mangiare anche al chiuso, ma solo a pranzo. Sempre in area gialla riapriranno con specifici protocolli teatri, cinema, spettacoli e musei. Dal 15 maggio sarà consentita l’attività nelle piscine scoperte e dal primo giugno nelle palestre al chiuso, data in cui saranno aperti al pubblico anche manifestazioni ed eventi sportivi di interesse nazionale.
Il 15 giugno ripartono le fiere e dal primo luglio sarà la volta di congressi e parchi tematici. Per quanto riguarda gli spostamenti tra le Regioni resta necessaria l’autocertificazione, dove è già prevista, ma da subito si potrà girare più liberamente con in tasca il “certificato verde”, che attesti la vaccinazione, l’esecuzione di un tampone negativo o l’avvenuta guarigione dal Covid. Chi avrà il pass potrà anche accedere a determinati eventi, culturali e sportivi.

“Le aperture per le sole attività all’aperto rischiano di penalizzare almeno la metà delle imprese che non possono usufruire di questa possibilità. Per i pubblici esercizi della montagna, poi, è una doppia penalizzazione considerate le condizioni climatiche -a ricordato il presidente di Confcommercio, Carlo Sangalli, nel suo intervento alla giornata “Legalità, ci piace!”  Chiediamo due ulteriori accorgimenti: favorire una sensibilizzazione nei confronti delle amministrazioni locali nel permettere di utilizzare nuovi spazi pubblici, così da  maggiore vivibilità delle nostre città e territori; anticipare prima possibile le aperture anche all’interno, con distanziamento e protocolli di sicurezza”.

Zambonelli, presidente Ascom: “Così non va: ci sono ancora troppi nodi da sciogliere e regole da definire con più chiarezza”

Avere una data per poter ripartire sono segnali che vanno nella giusta direzione ma “ci aspettavamo maggiore coraggio e soprattutto maggiore chiarezza – sottolinea Giovanni Zambonelli, presidente di Ascom Confcommercio Bergamo, in merito al Decreto Riaperture approvato ieri sera dal Consiglio dei Ministri -. C’è infatti di fondo un errore di metodo. Il calendario delle riaperture è sulla bocca di tutti e sulle pagine dei giornali ma non basta presentare delle slide in pdf. Per chi lavora, in primis le associazioni di categoria, servono provvedimenti veri e non comunicati stampa. I nostri associati sono confusi e ci stanno contattando per capire come gestire i clienti e le prenotazioni in vista di eventi e cerimonie all’aperto, considerando anche l’incognita del maltempo. A oggi, infatti, non c’è nessun decreto messo nero su bianco che definisce regole precise e tutti questi bei proclami cadono nel vuoto se poi mancano protocolli di sicurezza e un metodo comune a tutti da seguire”.

Niente passi falsi, dunque, anche perché l’obiettivo comune al mondo del commercio e del turismo è quello di tornare a lavorare a pieno ritmo: “La data del 26 aprile da sola non basta – prosegue Zambonelli -. Dobbiamo dare una prospettiva a tutti gli imprenditori e bisogna lavorare da subito a un protocollo di sicurezza sanitaria stringente che consenta la riapertura anche dei locali al chiuso: finché la ristorazione non potrà ripartire in toto, infatti, anche tutta la filiera connessa continuerà a subire danni economici gravissimi”.

C’è poi il nodo delle date scelte: “Per alcuni settori non si tratta di una ripartenza vera e propria – conclude Zambonelli -. Penso in primis ad alberghi e ristoranti ma anche alle piscine, chiamate a riaprire troppo presto, così come è assurdo invece pensare di aspettare luglio per i parchi tematici. E poi ci sono i centri commerciali che sarebbero dovuti ripartire prima: la chiusura nel weekend, operativa da più di sei mesi, ha tagliato il giro d’affari del 40% rispetto al 2019 e il fatturato annuo di 56 miliardi di euro. Sono numeri che mettono a repentaglio la tenuta delle aziende, con il rischio di forti ricadute occupazionali”.

Fipe: “Un primo passo, ma serviva più coraggio”

Anche per la Fip-Confcommercio “si tratta solo di un primo punto di partenza, perché troppe imprese restano tagliate fuori dalla limitazione del servizio ai soli spazi esterni, subendo così una discriminazione. Per queste realtà il lockdown non finirà il 26 aprile. È fondamentale avere già nei prossimi giorni una road map molto precisa che indichi come e quando le riaperture potranno coinvolgere, nel pieno rispetto dei protocolli di sicurezza, anche tutti quei locali che hanno a disposizione solo spazi interni. Parallelamente sarà importante invitare i Comuni a fare tutto quanto in loro potere per favorire la concessione di suolo pubblico agli operatori sfavoriti da questa riapertura parziale”. Fipe sottolinea infine che “sarà essenziale che tutti quanti, imprenditori e avventori, dimostrino il massimo senso di responsabilità, rispettando pedissequamente le norme di sicurezza sanitaria stabilite dal Comitato tecnico scientifico. Non possiamo permetterci passi falsi. L’obiettivo comune deve essere quello di tornare a lavorare, e dunque a vivere, a pieno ritmo”.

Sono 116mila i locali senza spazio esterno

Fipe fai inoltre notare che riaprire solo le attività che hanno i tavolini all’esterno “significa prolungare il lockdown per oltre 116mila pubblici esercizi”. Il 46,6% dei bar e dei ristoranti italiani non ha infatti spazi all’aperto, una percentuale peraltro che nei centri storici, soggetti  a regole molto più stringenti, aumenta considerevolmente. “Se questo è il momento del coraggio dice Fipe – che lo sia davvero. I sindaci mettano a disposizione spazi extra per le attività economiche che devono poter apparecchiare in strada ed evitare così di subire, oltre al danno del lockdown, la beffa di vedere i clienti seduti nei locali vicini”. Per la federazione la data del 26 aprile da sola “non basta. Dobbiamo dare una prospettiva a tutti gli imprenditori. Bisogna lavorare da subito a un protocollo di sicurezza sanitaria stringente, che consenta la riapertura anche dei locali al chiuso e bisogna darci un cronoprogramma preciso, a partire dal 26 aprile. Non c’è più tempo da perdere. Nelle prossime ore chiederemo all’Associazione nazionale dei Comuni italiani di collaborare con noi per spingere i sindaci a concedere il maggior numero di spazi esterni extra, in via del tutto eccezionale e provvisoria, agli esercizi che in questo momento ne sono sprovvisti. Sarebbe un bel segnale di unità e di voglia di uscire dal pantano tutti insieme”.

 

Federalberghi: “Le terme sono già aperte e potranno offrire maggiori servizi”

Bene gli indirizzi formulati dalle Regioni, che “confermano gli alti standard di sicurezza garantiti dalle aziende termali”, ma non è chiaro “a quali ipotesi di termalismo si faccia riferimento quando si parla di riaperture al primo luglio. Ci auguriamo solo che eventuali profili di limitazioni alle attività termali presenti ad oggi nei testi normativi vengano aboliti al più presto”. Lo sottolinea Emanuele Boaretto, presidente di Federalberghi Terme, per il quale comunque “un ulteriore segnale positivo verrà dalle decisioni che il Governo si appresterebbe ad assumere e che consentirebbero di riprendere a breve i flussi turistici e sanitari idonei a far ripartire il settore dopo un anno di grosse difficoltà”. In ogni caso, conclude la Federazione, è bene ricordare che “gli stabilimenti termali italiani sono aperti già oggi per le prestazioni incluse nei livelli essenziali di assistenza (fangobalneoterapia e inalazioni, ad esempio) e per attività riabilitative e terapeutiche”.

 

Vacanze, gli stabilimenti balneari sono pronti ad accogliere i turisti stranieri dal 15 maggio

Gli stabilimenti balneari “sono pronti ad accogliere i turisti anche stranieri, in particolare i tedeschi, che con la Pentecoste dal 13 maggio hanno un periodo di vacanze di 15 giorni. La nostra richiesta è stata accolta, siamo soddisfatti: l’apertura a giugno ci avrebbe penalizzato rispetto ad altri mercati concorrenti come la Grecia e la Spagna. L’importante è che l’Italia c’è, è pronta”.  Così Antonio Capacchione, presidente del Sib Fipe- Confcommercio, soddisfatto per l’accoglimento della richiesta fatta nei giorni scorsi al ministro del Turismo, Massimo Garavaglia. I balneari hanno iniziato già da qualche settimana a fare lavori di manutenzione sulle spiagge perché “non è che alziamo una saracinesca e apriamo – spiega Capacchione – alle volte c’è bisogno di un mese, di due mesi, dipende dalle dimensioni degli stabilimenti e quindi confido che dal 15 maggio si possa iniziare davvero a lavorare”


I rischi dell’usura ai tempi del Covid al centro dell’8ª Giornata della legalità di Confcommercio

Presentata l’analisi sul fenomeno e gli effetti per il terziario: oltre 40 mila le imprese a rischio di un reato che fatica ad essere denunciato

Anche Ascom Confcommercio Bergamo aderisce alla Giornata nazionale di Confcommercio “Legalità, ci piace!” in programma oggi – martedì 20 aprile – e promossa in sinergia con le associazioni territoriali per promuovere e rafforzare la cultura della legalità come prerequisito fondamentale per la crescita e lo sviluppo delle imprese. Giunta all’ottava edizione, la Giornata nazionale della legalità sarà l’occasione per presentare in diretta streaming (ore 11 sul sito di Confcommercio) un’analisi sull’usura al tempo del Covid e sugli effetti per le imprese, a cui seguiranno gli interventi del presidente di Confcommercio, Carlo Sangalli, e del ministro dell’Interno, Luciana Lamorgese.
Quello dell’usura è infatti un tema molto attuale: perdita di fatturato e mancanza di liquidità incombono sugli imprenditori e secondo l’ultima analisi dell’Ufficio Studi Confcommercio di ottobre sono circa 40mila le imprese minacciate dall’usura, fenomeno in crescita soprattutto nel Mezzogiorno e nel comparto turistico-ricettivo.

“I fatti accaduti rendono ancora più attuale la manifestazione promossa da Confcommercio a livello nazionale e posta, quest’anno, ad aprile – afferma Oscar Fusini, direttore di Ascom Confcommercio Bergamo -.  Il nostro sistema non è mai stato interessato così tanto da questi fenomeni come in questo periodo di difficoltà e porre l’attenzione sul tema è di grande importanza per il benessere delle singole aziende”.

Quarantamila imprese a rischio usura

Nella prima parte dell’evento, il direttore dell’Ufficio Studi Confcommercio, Mariano Bella, ha presentato un’analisi sugli effetti dell’usura al tempo del Covid per le imprese e la percezione che le stesse imprese hanno del fenomeno. “Rispetto al 2019 – ha detto Bella – è più che raddoppiata la quota di imprenditori che ritiene aumentato il problema (27% contro il 12,7%), e sono a immediato e grave rischio usura circa quarantamila imprese del commercio, della ristorazione e dell’alloggio”. Secondo Bella poi, ci sono le “solite” differenze territoriali: “Il Mezzogiorno purtroppo- ha osservato il direttore dell’Ufficio Studi – paga un prezzo più alto e il rischio di chiusura definitiva per le imprese è maggiore. Per fare un esempio, tra nove grandi città italiane colpite dall’usura, Napoli, Bari e Palermo sono tra quelle più a rischio”.

“Per diverse ragioni – ha detto Bella – le imprese del Nord hanno patito di più la pandemia, eppure sia per una condizione strutturale di esposizione alla criminalità sia per una maggiore fragilità intrinseca dell’impresa, è il tessuto produttivo del Sud ad apparire più soggetto a shock negativi”. Bella ha poi osservato che “l’usura rimane una tipologia di reato che fatica ad essere denunciato. A frenare la propensione a denunciare – ha precisato – non è tanto la speranza di poter restituire il prestito, quanto piuttosto la paura di subire ritorsioni, la percezione di essere soli, la poca fiducia nella giustizia e la vergogna che caratterizza coloro che, in ultima istanza, si vedono costretti a rivolgersi agli usurai”. Bella ha concluso la sua presentazione ricordando che le ricette essenziali per debellare la piaga dell’usura restano quelle già suggerite da tempo: “Senza misure di contrasto più incisive e una cultura della legalità più diffusa sarà davvero complicato estirpare il fenomeno dell’usura”.

La paura di denunciare e la fiducia verso le Forze dell’Ordine e le associazioni

Dall’indagine, inoltre, emerge che l’usura rimane una tipologia di reato che fatica ad essere denunciato. A frenare la propensione a denunciare non è tanto la speranza di poter restituire il prestito, quanto piuttosto – per citare le principali motivazioni – la paura di subire ritorsioni, la percezione di essere soli, la poca fiducia nella giustizia e la vergogna che caratterizza coloro che, in ultima istanza, si vedono costretti a rivolgersi agli usurai.

Sui livelli di fiducia le forze dell’ordine sono al primo posto, migliora un po’ negli ultimi sei mesi il senso di sfiducia e solitudine anche se, comunque, un quarto delle imprese è totalmente e preventivamente sfiduciato. E questo rimane un fattore di criticità, con implicazioni rilevanti anche in termini di più generale diffidenza rispetto al funzionamento delle istituzioni e sul senso della partecipazione politica. Infine migliora un po’ anche il ruolo delle organizzazioni anti-usura e quello delle organizzazioni di categoria. Nel complesso, quello che emerge è che ci sia ancora molto da fare a sostegno delle imprese più colpite dai fenomeni criminali. Per questo Confcommercio chiede di contrastare con più forza la criminalità e lavorare insieme alle istituzioni e alle forze dell’ordine per una maggiore promozione e diffusione della cultura della legalità

Nel suo intervento, il presidente di Confcommercio, Carlo Sangalli, ha ribadito che “nel 2020, le imprese del commercio, alloggio e ristorazione hanno subito una drammatica riduzione del volume di affari e oltre un terzo si è trovato stretto in un combinato disposto pericolosissimo, cioè la mancanza di liquidità combinata con una difficoltà sostanziale di accesso al credito. Ed è per questo che, senza sosta, in questi mesi abbiamo chiesto non solo indennizzi adeguati e tempestivi, ma anche moratorie fiscali e creditizie ampie ed inclusive, la sospensione e la rateizzazione degli impegni fiscali e possibilità più ampie di accesso al credito”. “Senza fatturato, senza liquidità, senza credito, e con i costi da pagare – ha osservato Sangalli – è facile capire quanti imprenditori rischiano, infatti, di essere facili prede per la criminalità organizzata e le pratiche di usura. Come emerge dai nostri dati, infatti, dal 2019 ad oggi la quota degli imprenditori che ritiene aggravato il fenomeno è aumentata di 14 punti percentuali. E sono ad immediato e grave rischio di usura circa 40mila imprese del commercio, della ristorazione e dell’alloggio”.

Nel suo intervento alla giornata della legalità di Confcommercio, il ministro dell’Interno, Luciana Lamorgese, ha ringraziato il presidente Sangalli per l’impegno a favore della diffusione della cultura della legalità ricordando anche la sinergia con Confcommercio nella lottà alla criminalità. “Questa – ha detto Lamorgese – è un occasione importante di riflessione su temi essenziali per rilanciare il tessuto produttivo. E anche le aperture dei prossimi giorni possono rappresentare un volano per il rilancio delle imprese”. Lamorgese ha confermato che il coronavirus ha inciso sulla crescita di fenomeni come l’usura. “E’ necessario da parte di tutti – ha detto il ministro – impegnarsi per combattere questo fenomeno. La denuncia è un elemento molto importante”.

 

 


“L’e-commerce per vendere all’estero”: nuovo ciclo di incontri promosso da Edi-Confcommercio

Formazione webinair insieme agli esperti del Digital Innovation Hub. Si comincia il 14 aprile con gli strumenti di web marketing e le migliori strategie digitali per vendere oltre confine

Con il primo webinar “L’e-commerce per vendere all’estero” il 14 aprile prende il via il nuovo ciclo di incontri di Edi, il Digital Innovation Hub di Confcommercio Imprese per l’Italia, dedicato al mondo del commercio online. Nel corso dei lavori (inizio ore 14.30) verranno illustrati gli strumenti di web marketing e le migliori strategie digitali di e-commerce per vendere all’estero, con un focus sull’utilizzo dello strumento Shopify.
L’e-commerce è infatti un’opportunità per tutte le imprese che vogliono estendere il proprio business oltre i confini nazionali. Il punto di partenza è la progettazione efficace di e-commerce abbinata ad una piattaforma di vendita on line efficiente e ad una strategia di web marketing internazionale possono essere gli strumenti vincenti per farsi trovare e vendere on line.

Durante il  webinar gratuito saranno trattati temi quali l’e-commerce per vendere all’estero; gli strumenti di web marketing più utili al proprio scopo, la definizione della miglior strategia digitale e l’utilizzo dello strumento Shopify per cominciare da subito a vendere all’estero.

Informazioni in dettaglio: link

Iscrizione al webinar: link

 

Il calendario dei corsi in programma

Il Food Delivery: un’opportunità nel post Covid – 12 maggio 

Smart working: minacce ed opportunità per il settore dei pubblici esercizi – 25 maggio

Strumenti e strategie di e-commerce per le imprese – 16 giugno

Google Ads e Analytics – 7 luglio

Linkedln per le Pmi – 21 luglio

Smart working: il futuro del lavoro – 29 settembre

Whatsapp for business – 13 ottobre

Facebook e Instagram Ads – 27 ottobre

I dati come fattore competitivo – 24 novembre