A Clusone weekend a tutto street food

La grande cucina in piazza Manzù a Clusone ha acceso i fornelli. Fino a domenica sera sono stati protagonisti gli stand di Fiva Street Food & Shows, la manifestazione promossa da Fiva Ascom Confcommercio Bergamo in collaborazione con l’Associazione dei Commercianti di Clusone Centro e il Distretto del Commercio Alta Valle Seriana che permette di gustare le specialità regionali e internazionali in versione da passeggio.

Grigliata argentina, paella valenciana, lampredotto, agnolotti alla zucca, fish & chips, moules frites, arrosticini, gnocco fritto, macarons, birre artigianali, vini toscani ed emiliani sono alcune delle specialità che si possono trovare passeggiando tra le 22 postazioni e incontrando gli ambulanti che arrivano da Argentina, Brasile, Francia, Italia, Spagna e Messico oltre che dall’Italia, con tutte le sue tradizioni gastronomiche.

L’appuntamento, alla sua prima edizione bergamasca, nasce nell’ambito delle politiche dei distretti del commercio ed ha l’obiettivo di vivacizzare la cittadina seriana, facendone conoscere i negozi e le bellezze al grande pubblico. In perfetto stile urbano anglosassone si affida al crescente interesse per il cibo da strada.

Oscar Fusini Fiva-street-food-clusone-9-settembre-2016-11
Oscar Fusini

«Fiva Street Food & Shows – spiega il direttore dell’Ascom Oscar Fusini – rappresenta il primo tentativo di creare un format nuovo, leggero e replicabile per attrarre pubblico e incentivare il commercio. La proposta recepisce quel cambiamento che è avvenuto nel terziario e che riguarda il rapporto tra commercio fisso e ambulante». «Fino a vent’anni fa – evidenzia -, la contrapposizione era decisa e il commercio fisso sentiva la concorrenza dei mercati. Negli ultimi anni, complici la crisi e la desertificazione dei centri storici, i mercati nelle aree urbane hanno portato gente ed affari a beneficio di tutti. Ma non basta. Da qui in avanti, i commercianti in sede fissa dovranno collaborare con i commercianti su aree pubbliche per lo sviluppo di eventi che, accanto allo spettacolo, sappiano integrare un’offerta commerciale allargata, capace di creare interesse commerciale ed essere attrattivi».

 


Tavolini all’aperto, «nei centri storici no ai loghi»

Caffè seduti in piazza? Sì, ma con arredo rigorosamente “no logo”. Fipe, Federazione italiana pubblici esercizi, che rappresenta oltre 300.000 tra bar, ristoranti, gelaterie e pasticcerie, prende posizione contro bar e tavolini sponsorizzati (riportanti i loghi pubblicitari di fornitori dei principali prodotti utilizzati) nei centri storici italiani. Una scelta che si pone in linea con una delle raccomandazioni che l’Unesco ha recentemente rivolto all’Italia riguardo il decoro e l’uniformità degli arredi urbani al fine di una maggiore valorizzazione dei centri storici.

Nel concreto Fipe sollecita il Ministero dei Beni e Attività Culturali e del Turismo a definire, d’accordo con Anci – Associazione Nazionale Comuni Italiani, alcune norme alle quali dovranno attenersi tutti i pubblici esercizi, le attività commerciali e di servizi che operano nei centri storici: in primis le linee guida dovranno prevedere da parte dei locali l’uso di arredi coerenti con il valore e l’identità delle aree, impedendo di fatto l’installazione di arredi esterni a marchio del fornitore.

«La scelta della Fipe – dichiara Lino Enrico Stoppani, presidente della Fipe – dimostra quanto la Federazione concentri il proprio impegno a salvaguardia del turismo nazionale, per il suo ruolo fondamentale nel rilancio economico e sociale del Paese, soprattutto nelle aree del Mezzogiorno. La funzione dei pubblici esercizi è determinante per l’attrattività dei luoghi e per la soddisfazione dei turisti: stiamo purtroppo assistendo ad una progressiva dequalificazione dei servizi turistici nei centri storici delle città, dovuta anche alla proliferazione di attività commerciali e servizi che snaturano l’identità dei luoghi. Come Fipe vogliamo porre un freno a questa deriva, in linea con i numerosi provvedimenti amministrativi e legislativi che le istituzioni nazionali e locali stanno assumendo per salvaguardia dei centri storici. La tutela della valenza storica e culturale del Paese passa necessariamente attraverso un’armonizzazione rispettosa dell’arredo urbano nei luoghi di particolare pregio turistico e richiede anche responsabilità da parte degli imprenditori per una corretta e ordinata gestione degli spazi in concessione, anche al fine di evitare il rischio di una revoca della stessa per questioni di incuria o degrado. Solo con una sinergia tra tutte le parti in gioco sarà possibile valorizzare appieno le nostre bellezze».


Clusone, il rilancio del centro passa anche da WhatsApp

Dopo l’esperienza di successo di Treviglio e Bergamo, anche i commercianti di Clusone puntano su WhatsApp e su Facebook per condividere informazioni, lanciare proposte, insomma, fare gruppo.

La pagina è già attiva all’indirizzo Clusone Centro-associazione, mentre il gruppo whathsapp, riservato ai soli commercianti del paese, sarà attivato nei prossimi giorni.

sala riunione clusoneL’iniziativa è dell’associazione “Clusone Centro” ed è stata illustrata ieri sera alla sala Legrenzi del Museo Mat durante un incontro pubblico di fronte a una  platea gremita di cittadini, molti dei quali commercianti. La serata è stata anche l’occasione per affrontare la questione del centro storico, un tema caldo per la cittadina seriana e i suoi commercianti.

«Il centro storico deve tornare ad essere il punto focale della nostra cittadina. Oggi non c’è nessun motivo per visitarlo» ha denunciato il presidente dell’associazione Gino Percassi. Percassi ha illustrato alcune proposte per  far rinascere il centro storico. Prima tra tutte, la revisione della Ztl: l’idea è di ridurre la zona a traffico limitato nei periodi di bassa stagione, quando la gente è poca, per favorire l’ingresso delle auto e portare così un maggiore afflusso e ritorno economico, e di estenderla nei mesi estivi negli orari serali e con l’introduzione il sabato di un’isola pedonale. Un’altra proposta avanzata è di rendere omogenei gli orari di apertura dei negozi e di garantire l’apertura estiva la domenica mattina e tutti i mercoledì. L’idea ha ottenuto un largo consenso e sarà al centro di un nuovo incontro a breve che dovrebbe portare prima dell’estate a presentare i nuovi orari in Comune.

Tra i temi indicati come strategici per il centro storico da Clusone Centro non potevano mancare i parcheggi. «Servono altri parcheggi soprattutto di tipo terminale a uso di chi sosta tutto il giorno – ha detto Percassi – il Parco ex Giovannelli/ex tribunale acquisito dal Comune sono aree fondamentali per poter garantire l’accessibilità al centro senza entrarci con l’auto».

L’assemblea si è conclusa con l’invito ai presenti di inviare le proprie proposte e riflessioni all’indirizzo mail commercianti.clusone@gmail.com o attraverso le pagine Facebook di “Clusone Centro”.

riunione commercianti clusone«Le proposte sono state lanciate, ora bisogna trovare il consenso – ha commentato Roberto Ghidotti, funzionario dell’Ascom al termine dell’incontro -. Mi auguro che la presenza folta dei commercianti all’incontro sia il segno dell’unità che è mancata in questi anni. Auspico che sia il primo passo per una nuova modalità di lavoro dei commercianti. È importante che facciano squadra, massa critica, che partecipino alle riunioni, che indichino delle soluzioni. Questo permetterà di andare al confronto con l’Amministrazione e a colloquio la Proloco per far ritornare Clusone un centro vitale per la Valle Seriana. La creazione di una pagina Facebook e di un gruppo WhatsApp è un passo fondamentale in questo senso. Le esperienze di Treviglio e di Bergamo dicono che è una mossa vincente».


Grumello, niente funerale per i negozi. Il nuovo centro piace anche ai commercianti

grumello del monte nuova viabilità centro - via roma rit

Non ci saranno funerali per i negozi di Grumello del Monte. I disagi per il cantiere che ha bloccato la strada centrale del paese per quattro mesi e la recente introduzione del senso unico non hanno fermato gli affari del commercio cittadino.

Rientrate le preoccupazioni e le polemiche – che avevano portato ad una serrata con vetrine listate a lutto nel maggio scorso -, qualche esercente si lascia addirittura sfuggire parole buone per il nuovo centro. «Le conseguenze sono state meno pesanti di quanto temevamo – dice Pierina Agnelli del negozio calzature Rebussi in piazza Camozzi -. Per i quattro mesi della chiusura della strada, da agosto a ottobre, abbiamo avuto un calo di vendite. Sono stati i mesi più negativi dell’anno. Soprattutto ottobre, che per noi è sempre stato invece un mese molto buono perché le persone fanno il cambio stagione. Con l’apertura della strada a un senso ora va meglio». «Abbiamo perso i clienti di passaggio – spiega Agnelli – per fortuna, abbiamo clienti affezionati che vengono da altri paesi. All’inizio erano confusi e disorientati, ora si stanno abituando. I nuovi parcheggi davanti alla piazza che permettono una sosta massima di 30 minuti vanno benissimo. Certo ora il paese è più bello non c’è niente da dire, ma si sa le persone cercano sempre la comodità. I centri commerciali vivono per questo».

Anche per il Bar Cristal il bilancio è tutto sommato positivo: «Abbiamo avuto un leggero calo per i pranzi di lavoro ma meno di quanto ci aspettavamo». E per la titolare dell’edicola in piazza «è ancora tutto uguale, non cambia niente».

«I quattro mesi di cantiere hanno provocato disagi ma gli affari sono andati abbastanza bene comunque – conferma Roberto Berardi del comitato Vivi Grumello che raggruppa più di 50 commercianti -. La striscia di nuovi parcheggi realizzati sulla strada dà un servizio importante e l’allestimento durante le feste di una pista di pattinaggio in piazza ha portato molte persone. È presto però per fare un bilancio. Stiamo a vedere come andranno i prossimi mesi. Speriamo che l’Amministrazione organizzi altre iniziative per vivacizzare il centro».

grumello del monte nuova viabilità centro - via roma rit 2


Insieme sul Serio, i comuni del distretto si sfidano ai giochi senza frontiere

Un po’ giochi senza frontiere, un po’ palio dei rioni. Anche nel distretto del commercio “Insieme sul Serio” – che riunisce i comuni di Albino, Pradalunga, Nembro, Alzano e Ranica – soffia il vento dei ricordi, di quando la tecnologia non aveva monopolizzato il divertimento e il bello era ritrovarsi in cortile o in piazza e cimentarsi in allegre sfide a squadre.

L’iniziativa si chiama “Distretto senza frontiere” e si sposta da un comune all’altro portando una forte dose di energia e animazione. Il debutto è avvenuto lo scorso 13 giugno ad Alzano, con giochi ispirati al Far West in un’ambientazione che ha ricreato accampamenti indiani e saloon.

Il prossimo appuntamento sarà ad Albino sabato 27 giugno ed il tema saranno i pirati, per proseguire il 25 luglio a Nembro con i cowboy e il 20 agosto a Pradalunga per il gran finale.

distretto senza frontiere - Alzano (2)In ogni appuntamento si sfidano le squadre in rappresentanza di ogni paese, composte da dieci persone, cinque ragazzi tra i 10 e i 14 anni e altri cinque partecipanti da 15 anni in su.

Oltre ad animare l’estate e a stimolare aggregazione e sano tifo, la manifestazione porta le persone nei diversi comuni e diventa occasione per far conoscere i centri storici e la loro offerta commerciale. Un concetto che si rafforza negli appuntamenti di Nembro e Pradalunga, dove i giochi si inseriscono in eventi più ampi, come notti bianche con i negozi aperti, dove le botteghe diventano ancora più protagoniste.

Per quanto riguarda la tappa più vicina, quella di Albino, l’appuntamento è dalle ore 17.30 in Piazza della Libertà, davanti al Municipio, con giochi ogni mezz’ora fino alle 21 circa. Ci saranno il trasloco sul ponte tibetano, ossia il trasferimento di oggetti su travi posizionate sopra a delle piscine; la sfida a creare la fune più lunga con i propri indumenti; la battaglia navale con navi “di fortuna” costruite dai giocatori nel minor tempo possibile e un percorso a tempo minato dal lancio di palle di cannone acquatiche; la pesca di tonni con canne da pesca e pesci di poliuretano; e la spesa del Re, recuperando enormi formaggi e salumi su strampalate portantine.

L’organizzazione è affidata ad un’agenzia specializzata, che assicura anche scenografie d’effetto.

Non resta che vestirsi da pirati e vedere cosa succede.


Le cartoline di Bergamo? Nascono alla cartoleria Cittadini, dal 1936

La Cartoleria Cittadini e Breviario è una presenza storica in via Pignolo, sin dal lontano 1936. Fu inaugurata dal nonno Antonio Cittadini e dalla nonna Elisabetta: qui sono nate alcune tra le prime cartoline di Bergamo, che il negozio stampa e fornisce ancora a tutta la città, in particolare alle tabaccherie di Città Alta. E qui sono stati acquistati tanti biglietti e lettere pronti a fare il giro del mondo e a raggiungere, durante la guerra, con mille difficoltà, tutti i fronti.

Ereditata in gestione da papà Pietro nel secondo dopoguerra, la cartoleria prosegue la gestione con Maria Cittadini e con il figlio Piermarco Breviario, attualmente alla guida del negozio. «Le nuove tecnologie hanno spazzato via la tradizione di biglietti di auguri scritti a mano e le stesse feste sono sempre meno sentite – spiega Maria Cittadini -. Non è facile stare sul mercato, ma fortunatamente contiamo sulla nostra clientela, ancora pronta ad attraversare la città per venire a servirsi da noi». «Negli anni il Borgo è cambiato enormemente: un tempo vissuto ed animato, oggi ha sempre meno famiglie residenti giovani e i bambini si contano sulle dita di una mano. Da quando non passa il bus ed è in vigore la ztl non ci sono grandi attrattive, anche se la gelateria e il negozio dei Lego portano un bel passaggio. Fortunatamente ha riaperto il Pam, sennò la via, un tempo completamente autosufficiente per la spesa di tutti i giorni, dalla macelleria al panificio al fruttivendolo, non avrebbe più potuto contare su una rivendita di generi alimentari».

Molto si potrebbe fare per rivitalizzare l’area, a partire dall’arredo urbano: «Basta qualche tavolino per attrarre visitatori ed invogliare la gente a fermarsi nel Borgo. Il bar con i tavolini affacciati sulla piazza sta portando la via ad essere più frequentata. Quanto all’arredo urbano, speriamo che l’amministrazione possa fare uno sforzo in più. Due panchine senza nemmeno un cestino non cambiano certo la piazza, che continua ad essere presa di mira per la sosta di auto. Da quando c’è la ztl è invasa dalle auto, in compenso per noi commercianti non c’è alcuna tolleranza sugli orari di consegna e scarico merce».


Sarnico, al via un piano “salva Contrada”

Risollevare la Contrada e farla tornare a risplendere come un tempo. Sarnico ha fatto fronte comune rispetto a un obiettivo che vede finalmente impegnati un po’ tutti: Amministrazione da una parte e commercianti, artigiani, residenti e padroni di case dall’altra. Questi ultimi, prima di Natale, hanno dato vita a un Comitato di salvaguardia del centro s1010torico.

Dopo diversi incontri molto partecipati che sono serviti a mettere sul tavolo idee, opinioni e possibili soluzioni, il Comitato ha stilato una lista di richieste e l’Amministrazione è già al lavoro per studiarne la possibile realizzazione.

Tante le proposte avanzate: una segnaletica che valorizzi le offerte della zona interna del paese, un sistema di telecamere, il mantenimento dell’impianto di filodiffusione in modo continuativo per divulgare le manifestazioni, l’arredo di cortiletti e rientranze, la riparazione della pavimentazione (in particolare della piazzettta Freti) anche del Lungolago che attualmente «non rappresenta un biglietto da visita adeguato per la stagione turistica in arrivo». E ancora, agevolazioni per le ristrutturazioni, uno  studio urbanistico del centro storico improntato a continuità e buon gusto, la vigilanza serale con un servizio di controllo che copra le ore serali fino all’una.

Dice Marco Buelli, presidente del Comitato: «Abbiamo chiesto piccole cose, che possono essere realizzate. L’intento è di tenere il Centro Storico più vivo, sollecitare chi ci lavora e ci abita a fare qualcosa per valorizzarlo, ad esempio ritinteggiando gli edifici per renderli più belli».

Intanto come prima misura “salva Borgo” l’Amministrazione ha defiscalizzato al 50% gli oneri di urbanizzazione. E a brevissimo nelle vie del Centro Storico saranno posate una sessantina di nuove fioriere che avranno la funzione non solo di abbellire i vicoli e le piazzette ma anche di creare un percorso per fare conoscere e vedere angoli poco conosciuti.

«L’obiettivo più importante è di caratterizzare la Contrada – spiega Buelli -. La prima cosa è tenere tutto bello e ordinato, ma i luoghi che rimangono in mente sono quelli particolari. Pensiamo alla colorazione degli edifici. La scelta non può essere affidata al gusto personale di un tecnico piuttosto che un altro e non deve essere casuale ma pensata. In questo senso caratterizzare un luogo significa ad esempio colorare tutti gli stabili di bianco o usare colori forti magari alternandoli con il bianco, oppure prevedere che ogni edificio abbia una decorazione».

Un’altra questione ritenuta strategica per salvare il Centro Storico è la realizzazione di una segnaletica ben illuminata già sul Lungolago attraverso un percorso fotografico che porti la gente in Contrada e segnali le sue attrattive.

L’attenzione del Comitato è centrata sul commercio:  «Le aperture dei locali pubblici nel centro storico sono penalizzate dalle metrature minime richieste sia per i locali stessi che per i servizi igienici inerenti – segnala Buelli – Abbiamo chiesto all’Amministrazione norme più elastiche, anche per quanto riguarda gli orari e la responsabilità del gestore nei casi di disturbo alla quiete pubblica».

«Soprattutto in questo momento in cui la crisi è feroce – evidenzia il presidente del Comitato di salvaguardia del Centro Storico – tutte queste misure hanno il fine di  sostenere il commercio. Non si tratta di favorire un esercente piuttosto che un altro ma di salvaguardare una zona in difficoltà e con essa tutto il paese». «Non commettiamo l’errore di pensare che questo paese, grazie al solo fatto che si affaccia sul lago, dal punto di vista turistico, possa avere vita facile. Il degrado urbano e le difficoltà commerciali attuali devono servire da monito. Un ulteriore impoverimento significherebbe la chiusura di servizi innanzitutto essenziali per gli abitanti di tutta Sarnico e sicuramente anche una minore considerazione da parte dei turisti e frequentatori del nostro paese».


I commercianti, «in via Quarenghi tempi maturi per coinvolgere gli stranieri»

È una via Quarenghi che cambia e in meglio: ne sono convinti anche i commercianti storici. I problemi non mancano, ma negli ultimi anni la situazione è andata migliorando.

Mario Betelli, dal 1969 è l’hair stylist della via, al civico 23/a, professione di cui ha trasmesso la passione al figlio Michele, che lo affianca in negozio. «Gli anni peggiori sono stati quelli dell’eroina, dello spaccio ad ogni ora, alla fine degli anni Ottanta, quando la vicinanza al Sert creò più di un problema- spiega Mario Betelli, che dall’inaugurazione del suo negozio ha messo nero su bianco in un diario la storia della via -. Poi hanno iniziato ad aprire gli stranieri: al posto del pescivendolo Dossi arrivò il primo bazar africano, di lì a qualche anno aprì il China Store e con la liberalizzazione abbiamo visto fiorire le attività etniche, con un’apertura dopo l’altra. I veri problemi li hanno sempre creati i bar e i locali, che negli anni hanno portato un bel caos e diversi disordini. Negli ultimi anni abbiamo assistito ad un sensibile miglioramento dell’area, anche se si può ancora migliorare e molto. Tanti negozi sono sfitti e le attività etniche che resistono hanno più o meno gli stessi articoli. Ci vorrebbe un bel mix commerciale per incentivare il passaggio. Ho perso qualche cliente quando nella via gli stranieri vivevano tutto il giorno sui marciapiedi, ma fortunatamente ne sono arrivati di nuovi». Nessun timore  per la concorrenza straniera a colpi di forbici e rasoio: «Il problema dei parrucchieri stranieri, in particolare cinesi, esiste è inutile negarlo, ma interessa soprattutto chi si occupa di acconciature femminili. Noi non ne abbiamo finora risentito» conclude Betelli.

 

cristina redondiDa oltre vent’anni “La Giacca”, negozio specializzato nella vendita di abiti da lavoro,  ha trasferito la propria attività da via Zambonate a via Quarenghi, al 19. « Siamo più che soddisfatti della scelta fatta- racconta Cristina Redondi– . La nostra è un’attività di nicchia per cui l’ubicazione è importante, ma non così fondamentale. Ad ogni modo il passaggio non manca e, ormai da anni, siamo i primi a fornire abiti da lavoro a stranieri in ogni campo, dal settore alberghiero a quello dell’industria, dai grembiuli alle tute da lavoro. La nostra clientela spazia dalla signora che sceglie le divise per il personale di servizio al medico che rinnova il camice, dall’operaio al lavapiatti. E spesso per lavori di riparazione indirizziamo i nostri clienti dalla sarta cinese qui a fianco, perché di questi tempi per sistemare gli abiti di lavoro tutti cercano di risparmiare sempre qualcosina». I tempi sembrano maturi per coinvolgere le attività etniche e migliorare ulteriormente la via: «Nei giorni scorsi con altri commercianti abbiamo incontrato i rappresentanti del distretto del commercio per un primo confronto sulla via- continua Redondi-. L’obiettivo è cercare di coinvolgere anche i commercianti stranieri. Certo non sarà un’impresa facile, perché fino ad ora non si è riusciti nell’intento, ma cercheremo di fare il possibile. Serve la collaborazione di tutti, perché a questo primo incontro abbiamo partecipato in pochi». I problemi restano: «L’arredo urbano non esiste ed è fondamentale per incentivare a fare due passi nella via, unitamente a pulizia e sicurezza. Con la chiusura dell’edicola all’incrocio con via Palazzolo si è perso anche quel via vai che ogni mattina portava un po’ di gente. Di contro le nuove attività che hanno aperto sia all’inizio della via che in questo tratto stanno senza dubbio contribuendo a riqualificare l’area», rilevala titolare de “La Giacca”.

Anche al Punto Macrobiotico, nel cortile interno al 36, che si raggiunge da un tratto nella via desolatamente circondato da negozi sfitti, la scelta della sede sembra continuare a premiare: «Il nostro è un circolo privato aperto da oltre vent’anni, nel 1994, che i nostri associati raggiungono da ogni angolo della provincia per la nostra scelta alimentare, sia per pranzare e cenare nel nostro ristorante che per acquistare prodotti con etichetta trasparente pianesiana- spiegano al circolo-. Non abbiamo mai avuto alcun problema, anzi abbiamo raggiunto quota 3.500 soci, e d’estate teniamo tranquillamente i nostri tavolini all’aperto, nel cortile. L’unico cruccio resta quello del parcheggio, visto che è sempre più difficile conquistare un posteggio. Per il resto non possiamo che essere contenti di lavorare in una via diversa e colorata».

Giulia Martinelli, presidente del Comitato di via Quarenghi, da anni si impegna per il rilancio, coinvolgendo residenti e commercianti per scrollarsi di dosso a suon di iniziative e progetti l’immagine  stereotipata che i bergamaschi hanno della via. «Non possiamo che salutare con favore le nuove aperture: sono tutti negozi e botteghe curate e particolari, che senza dubbio contribuiscono a riqualificare la via. Purtroppo negli ultimi mesi si sono spente luci e abbassate saracinesche anche in via Quarenghi.  Tra le chiusure eccellenti recenti c’è quella dello storico colorificio Leclerc, all’inizio della via,  che ha abbandonato il mercato a dicembre. Gli affitti restano elevati e la gestione con temporary store può vivacizzare la via, ma quando le attività iniziano a funzionare arriva il momento di chiudere. Da anni mi batto perché la proprietà immobiliare investa nella ristrutturazione dei locali commerciali. Urge una riqualificazione dei negozi per incentivare aperture di qualità. Non è un caso che le aperture recenti interessino locali nuovi, come la libreria e la microtorrefazione, o ristrutturati come all’inizio della via». I problemi da affrontare non mancano: «Quando chiudono i negozi, la sera e la notte, i locali etnici , dal bar alla pasticceria boliviani che restano aperti tutta notte, creano disordine tra eccessi d’alcol e liti con altri gruppi. La situazione è senz’altro migliorata rispetto ad un tempo, quando c’erano dei veri e propri assembramenti sui marciapiedi e i problemi di sicurezza erano all’ordine del giorno. Per non parlare dei purtroppo vani tentativi di migliorare l’arredo urbano: le fioriere che punteggiavano la via vennero tolte perché venivano utilizzate per nascondere, sotto le piantine estirpate, diverse dosi di droga, con tanto di suddivisione dello spaccio di aiuola in aiuola. Fortunatamente quegli anni sembrano essere ormai lontani».

Ora la via aspetta di veder inaugurare il polo culturale al civico 33 e di essere maggiormente coinvolta dal distretto del commercio: «È positivo che sin dal primo incontro, cui ho invitato a prendere parte tutti i commercianti della via ma cui ha partecipato solo un piccolo gruppo, si sia invocato un maggior coinvolgimento di tutti. Ho cercato più volte di sensibilizzare i commercianti stranieri senza ahimè esiti positivi. La speranza è che i tempi siano maturi se non per una vera e propria integrazione per un confronto, il cui punto di partenza deve essere però la condivisione di regole comuni e il loro rispetto». Serve un intervento anche per il primo tratto della via: «Il parcheggio è selvaggio e non basta un’aiuola con le rose a fare arredo se i marciapiedi sono invasi da motorini – continua la presidente del Comitato -. L’impressione è desolante arrivando qui da via XX Settembre. Guardando attraverso le vetrine vuote della Galleria Mazzoleni e affacciandosi da vicolo Macellerie sembra di vedere solo caos. Ma via Zambonate e via Quarenghi non sono il “retro o il pollaio della villa” di via Venti» .

 

 

 


Le Botteghe di Albino: «Dopo la ztl dura ricostruire la clientela»

Emanuela Poli«In giro c’è poca gente, i soldi scarseggiano, qualche zona si sente un po’ trascurata e mancano i parcheggi». A dirlo è Emanuela Poli, la presidente uscente dell’associazione “Le Botteghe di Albino”. In questi due anni di mandato è diventata il punto di riferimento di ogni negoziante, che accorre da lei ogniqualvolta si affacci un problema. Titolare della Caffetteria Mazzini, situata nel centro storico di Albino, quando porta cappuccini, brioche e toast ai tavoli dei suoi clienti, ha sempre il volto disteso e sorridente. Persino nelle ore di punta, quando il ritmo si fa più frenetico, trova il tempo di ascoltare i problemi e le preoccupazioni di chi le chiede un consiglio: «Sono diventata la valvola di sfogo di tutti – spiega divertita –, mi faccio portavoce dei disagi dei cittadini e, per fortuna, ho sempre trovato ascolto nell’amministrazione comunale che non mi ha mai messo i bastoni fra le ruote».

Fino a qualche tempo fa la chiusura del centro storico alle auto aveva penalizzato i commercianti. Con la nuova amministrazione le cose sono cambiate?

«La vecchia amministrazione aveva reso pedonale la via centrale di Albino nelle ore pomeridiane. Anziché agevolare il passaggio dei cittadini, questa iniziativa ci aveva penalizzato perché quasi nessuno parcheggiava l’automobile in periferia per venire a piedi a far la spesa nelle botteghe del centro. La gente preferiva riversarsi nelle grandi catene di distribuzione e così il paese si stava svuotando. Per non parlare delle multe che sono state comminate in quel periodo agli automobilisti distratti che non sapevano della chiusura. Oggi tutti vogliono la comodità e noi, per lavorare, abbiamo bisogno del passaggio di auto. Per fortuna, la nuova amministrazione comunale ha tolto la pedonalizzazione e piano piano stiamo ricostruendo la nostra clientela. Ma è dura».

Servirebbero più parcheggi?

«Certo. Molti lasciano l’auto in divieto per pochi minuti per ritirare i panni alla lavasecco, altri invece la parcheggiano in doppia fila per mezz’ora per andare a bere il caffè. Questo è un problema fastidioso. La nuova amministrazione, per mancanza di fondi, ha rinviato il restyling della via ma in primavera dovrebbero iniziare i lavori di riqualificazione con l’introduzione di nuovi posti auto».

Albino aderisce alle aperture domenicali?

«Solo quattro o cinque commercianti aprono abitualmente la domenica. Io sono contraria, abbiamo vissuto bene per anni senza le aperture domenicali. Serve un giorno di riposo, sia per i negozianti che per le famiglie. Anziché rinchiudersi nei centri commerciali sarebbe più salutare passeggiare all’aria aperta, in mezzo alla natura, e riscoprire le bellezze del nostro territorio».

C’è coesione tra i commercianti?

«I commercianti associati alla Botteghe di Albino sono 75, però quando organizziamo qualche evento partecipano in un centinaio. Ogni negoziante, nel suo piccolo, deve fare del suo meglio, deve mettersi in gioco, proporre iniziative, creare eventi. Il problema di Albino è che ha un territorio molto vasto attorno a cui ruotano altre frazioni: Albino Alta, Desenzano, Comenduno e l’Oltreserio. In centro cerchiamo di rimanere tutti uniti per far riscoprire ai cittadini la bellezza del luogo in cui vivono. Ma abbattere la concorrenza dei centri commerciali non è facile: hanno un’offerta troppo vasta per poter competere».

Il problema, secondo lei, è che la gente è ancora troppo attirata dalle grandi catene di distribuzione?

«Quando fa caldo si va nei centri commerciali perché c’è l’aria condizionata, quando fa freddo o è brutto tempo si va ancora lì perché all’aria aperta non si può stare e questo si ripercuote in maniera negativa sulle botteghe storiche. Qui intorno abbiamo l’Esselunga, il Gigante, il Carrefour, il discount. Comunque in generale noto che alla gente piace ritrovarsi ancora nel cuore di Albino e riscoprire le proprie tradizioni. Però i clienti vengono se hanno un motivo: una manifestazione, un evento che crei attrattiva. Per questo non dobbiamo mai smettere di rendere bello il luogo in cui viviamo e lavoriamo».

Progetti futuri?

«“Albino un fiore di città”, una mostra dedicata a piante e fiori che a fine aprile ravviva il centro storico; “Albino on the beach” a metà luglio e “Albino Christmas village” da fine novembre a fine dicembre. Altro non riusciamo a organizzare, purtroppo, per carenza di fondi».


Albino, «il centro preda di sporcizia e maleducazione»

albino orizzFabio Gualandris – Fantagrafia

Fabio Gualandris«Nel 2000 sono state rifatte le strade del centro storico di Albino tranne via Sant’Anna dove si aspettava l’inizio dei lavori all’ex convento. Quindici anni dopo qui la situazione è peggiorata: buche dovute al cedimento delle vecchie condotte, perdite maleodoranti e tetti pericolanti». A segnalare il disagio è Fabio Gualandris, che in paese è un personaggio molto conosciuto e attivo. Oltre a fare il grafico per “Fantagrafia pubblicità” è custode della chiesa di Sant’Anna, presidente dell’associazione culturale Lo Scoiattolo e amministratore del gruppo Facebook “Sei di Albino se …”. E nel corso della recente assemblea in Consiglio comunale sul tema della zone 30 non ha perso occasione per portare all’attenzione dell’amministrazione tutte le sue idee per migliorare l’area in cui vive. «Anni fa, con l’apertura della galleria del Misma, avevo percepito un notevole miglioramento della qualità dell’aria che mi sembra venuto meno ultimamente a causa del traffico e dei parcheggi selvaggi – si sfoga Gualandris –. Non voglio criticare la decisione di aprire alle auto, bensì la mancata applicazione di regole che ha creato, in alcuni orari, caos. È aumentata anche la sporcizia nelle strade, ma quella è dovuta alla maleducazione». Gualandris suggerisce quindi al sindaco di risistemare la piazzetta davanti alla chiesa di Sant’Anna con acciottolato e arredo urbano, magari vietando la posa di stand, gazebi e biciclette legate con catene ai cancelli della chiesa. E ne ha anche per la parrocchiale: «Purtroppo di sera i porticati si riempiono di persone che bevono, abusano di sostanze, fanno i loro bisogni, sporcano e danneggiano tutto. E così ogni mattina sacrista e volontari devono pulire queste schifezze. Bisognerebbe chiudere nelle ore notturne, con una bella cancellata, il sagrato e il passaggio al parcheggio». In via Mazzini, invece, Gualandris sottolinea come  i marciapiedi a livello strada invitino gli automobilisti a parcheggiare quasi contro il muro, ostacolando mamme con passeggino e disabili in carrozzina: «Si potrebbe introdurre una Ztl notturna, dalle 22 alle 6, per ridurre i furti e rendere la via più tranquilla. Per quanto riguarda i parcheggi, nelle grandi città i residenti e i lavoratori hanno spazi gialli gratuiti riservati. Sarebbe bello se anche gli abitanti di Albino, muniti di cartellino rilasciato dalla polizia municipale, venissero esonerati dal pagamento».

Paolo Ghilardi

Paolo GhilardiNei 15 giorni che hanno preceduto l’assemblea sulle zone 30 Paolo Ghilardi, dipendente della Persico Spa di Nembro e residente nella centralissima via Mazzini, ha deciso di fare un esperimento: «Ho percorso la mia via in auto sotto i 30 chilometri orari e devo dire che è una bellissima velocità per transitare in centro mantenendo la padronanza al volante. Se esce improvvisamente qualcuno da un negozio o da un portone, ci si può fermare in tempo, evitando incidenti». Resta però il problema della sporcizia legata in particolare alle deiezioni canine: «Io ci abito in via Mazzini – continua – e non capisco perché altri albinesi si permettano il lusso di portare i loro cani in centro per la passeggiatina serale e consentano ai loro animali di sporcare le case altrui. I cartelli che molti residenti e negozianti hanno appeso sulla strada non sono per i cani ma per i loro padroni che quantomeno dovrebbero sempre utilizzare sacchettino o paletta. Prima ci vorrebbe una corposa fase di informazione e sensibilizzazione verso la cittadinanza. Poi una forte volontà di reprimere questo fenomeno con multe e tutti gli strumenti che la legge mette a disposizione. Guai se facessimo solo la zona 30, l’arredo urbano, le zone riservate ai pedoni, le fioriere, lasciando come biglietto da visita una città sporca».

Antonella Bessi – profumeria Vanity

Antonella BessiAntonella Bessi di “Vanity”, profumeria centro estetico di via Mazzini, lamenta invece poca coesione tra i negozianti. E a farne le spese è il commercio che, a suo dire, ha bisogno di vivacità per attirare la clientela: «Tutto è lasciato al singolo, non c’è ancora un lavoro di squadra – spiega Antonella –. Noi commercianti aderenti all’associazione Botteghe di Albino, presieduta da Emanuela Poli, abbiamo creato eventi ben riusciti che hanno risvegliato il paese, colorandolo di visi vecchi e nuovi. Personalmente ho percepito entusiasmo tra gli albinesi. Purtroppo, però, le energie da mettere in campo sono molte e portano via tempo alla famiglia e al lavoro. Mi piacerebbe che il rilancio di Albino coinvolgesse l’apertura dei negozi ma che l’organizzazione e la logistica degli eventi non ricadesse tutta sulle nostre spalle. Per far vivere un paese servono eventi che attirino gente e creino un nuovo momento di incontro tra i cittadini che escono a passaggio e i turisti incuriositi. Il paese prende vita solo se c’è festa. E Albino si presta bene alle feste per la sua posizione a metà valle, per la solarità del posto e dei cittadini e per le numerose opere d’arte di cui dispone. Le idee ci sono, ma spesso mancano le forze per attuarle».

Paola Carrara – “Lo stile di Paola”

Paola CarraraC’è poi chi lavora in periferia e si sente isolato rispetto ai commercianti che hanno una bottega in centro. È il caso di Paola Carrara, titolare del negozio di abbigliamento “Lo stile di Paola” di via Provinciale: «Quando vengono organizzate delle iniziative ad Albino io sono sempre tagliata fuori – dice –. Il mio negozio è decentrato rispetto a via Mazzini e capisco che non si possa arrivare ovunque, però dovrebbero far passare le manifestazioni anche qui, altrimenti se tutto viene concentrato nel borgo, noi perdiamo clienti. E con la crisi che c’è, tra tasse e affitto da pagare, sopravvivere è dura».

Michela Faiella – Cogal Caffè

Più ottimista è infine Michela Faiella del Cogal Caffè: «Questo locale è gestito da mia madre Viliana e fa parte del complesso Cogal Home, uno store che offre tante idee per l’arredamento della casa. Noi siamo state chiamate per la gestione e per il rifornimento di prodotti di pasticceria che produciamo nel nostro storico bar di Gandino dove i clienti, per ora, non mancano. Io personalmente lavoro bene, però in generale l’economia qui in valle non gira come una volta. Di conseguenza la gente spende meno. In più c’è anche il problema della concorrenza cinese nell’ambito di bar e ristorazione».