Val Cavallina, nel bioparco si prepara il nocino di San Giovanni

nocino2017Alla notte di San Giovanni è legata la tradizione del nocino, l’antico liquore che nasce dall’infusione dei malli in alcol. Per chi vuole preparalo secondo il “rito”, il bioparco della Val Cavallina, la Valle delle Sorgenti, a Gaverina Terme, organizza un’iniziativa speciale, in due momenti.

Sabato 24 giugno ci si ritrova per la raccolta delle noci, preceduta da una cena, solo su prenotazione, a base di carni e verdure del bioparco. L’appuntamento è alle 19.30 alla Cà del Valù e il menù – che comprende anche dolce, acqua, vino e caffè – costa 25 euro (ma si può anche mangiare alla carta). Dalle 21 si passerà alla raccolta delle noci e alla prima fase di preparazione del liquore. La ricetta è quella della zia Gina, che vuole che le noci siano raccolte arrampicandosi sull’albero e staccando i frutti bagnati di rugiada e che il loro numero sia sempre dispari, 33 per ogni persona, per la precisione.

Le noci, fatte risposare per qualche giorno in un barattolo, verranno poi coperte con la grappa ed l’infuso sarà esposto al sole per 45 giorni, mescolato di tanto in tanto. Si arriva così al secondo appuntamento: sabato 12 agosto, quando si terranno le operazioni di filtrazione e imbottigliamento, sempre precedute dalla cena alla Cà del Valù alle 19.30.

www.valledellesorgenti.it 


La Donizetti Night è anche golosa: 25 stand del gusto curati dai locali bergamaschi

La Donizetti Night, il grande evento che vuole risvegliare l’orgoglio cittadino nei confronti del compositore, offrirà anche tante opportunità per il palato. Sabato 17 giugno, infatti, il centro di Bergamo non solo sarà invaso da un numero strabiliante di concerti, spettacoli e performance (ben 23 palcoscenici per 92 appuntamenti fra musica, parole e danza realizzati da 690 artisti) ma anche da un serpentone di sapori.

In previsione del grande afflusso di pubblico, per integrare e potenziare l’offerta dei pubblici esercizi in sede fissa, sarà infatti allestito il percorso “Isola del Gusto”: 25 postazioni con immagine coordinata disposte lungo l’asse da piazza Pontida a piazzetta Santo Spirito e messe a disposizione di ristoranti e locali di città e provincia per la somministrazione. Il progetto è promosso dalla Fondazione Donizetti e vede la collaborazione anche del Distretto urbano del commercio e dell’Ascom.

L’idea è di una proposta “leggera”, con piatti e bevande facili da consumare muovendosi tra i tanti eventi in programma nell’area della festa, che sarà chiusa al traffico. Non sono permesse griglie con fumi, mentre è gradito tutto quanto può legarsi alla serata e al musicista. Donizetti, del resto, ha già ispirato, tra gli altri, la nascita di un aperitivo, il Donizetti Spriss, di una linea di cioccolatini e di un liquore.

«Finalmente Bergamo sta capendo il potenziale di attrazione del grande compositore – afferma Pietro Bresciani, referente del progetto per l’Ascom -. È molto importante che la città e i commercianti facciano squadra per realizzare un vero e proprio brand, un’identità forte, capace di generare attrattività ed effetti positivi sul piano turistico e commerciale. L’Isola del Gusto nell’ambito della Donizetti Night è un ulteriore momento di collaborazione tra Ascom e Fondazione Donizetti in questa direzione, un percorso che punta al coinvolgimento delle attività economiche nelle iniziative legate al maestro e nella loro promozione. Ricordiamo, per esempio, la speciale lezione sul maestro tenuta ai commercianti dal direttore artistico Francesco Micheli nel novembre scorso e le vetrine a tema per il Festival Donizetti Opera».

Per gli operatori interessati a prendere parte all’Isola del Gusto, ci sono ancora alcuni spazi a disposizione. Il costo di partecipazione è di 380 euro per due giorni e per un modulo completo. La rassegna avrà infatti un’anteprima venerdì 16 giugno con l’happy hour “aspettando la Night”, lungo il Sentierone e nei locali del centro che aderiscono all’iniziativa. Ci saranno musica e Donizetti Spriss secondo la ricetta di Tony Foini de Le Iris fino alle 22 con il bitter 24 Elisir d’Amore delle Distillerie di Sarnico, uno dei nuovi prodotti “Ambasciatori di Donizetti”.

Per aderire o saperne di più occorre contattare l’organizzatore Andrea Compagnucci (333 9435979 – night@donizetti.org)

>> Il programma completo della Donizetti Night


Pirlo, il drink bresciano fa tendenza a New York

pirlo drink

Il “Pirlo”, l’amato aperitivo bresciano servito in bicchierini da osteria, ha conquistato anche il New York Times Magazine. Nei giorni scorsi la giornalista Rosie Schaap l’ha segnalato come il drink del momento perché – scrive – ha una ricetta semplice (1 parte di Campari + 2/3 parti vino bianco frizzante secco, no prosecco) ed è un drink social: non è troppo alcolico da far deragliare la conversazione e non è troppo lungo per non ordinarne un altro. Subito sono scoppiate le polemiche: chi asserisce sia un plagio dello spritz veneto, chi un’invenzione austriaca chiamata “vino spruzzato”. Anche sulla sua preparazione non c’è accordo. Voi che ne pensate? Qual è il vostro cocktail preferito?

Ecco qui il testo pubblicato.
Rosa Schaap
CookingNytimes.com

Like Andrea Pirlo, the celebrated Italian midfielder with whom it shares its name, the drink called Pirlo comes from Brescia, in northern Italy. But I can’t think of an aperitivo hour anywhere where it would not be perfectly at home. My friend Damiano Abeni, also a Brescian, introduced me to the Pirlo in Rome. It’s the easiest thing ever to make: Stripped to its essentials, the drink simply combines Campari with sparkling white Italian wine. But Damiano specifically uses Pignoletto frizzante (“NO PROSECCO allowed,” he wrote to me by email, caps his), and prefers to garnish with half a slice of Sicilian blood orange of the Tarocco variety. He favors 2-3 parts of wine to one part Campari, allowing that one “can play with the proportions,” and that in warm weather, ice may be added — but for Damiano, the addition of ice usually means “more Campari.” Unsurprisingly, he forgoes the club soda — but you may wish to add some if you like extra fizz (and lower alcohol).


Alla Campionaria arriva il festival della birra artigianale

La Fiera Campionaria di Bergamo apre le porte a uno dei fenomeni del beverage più vivaci degli ultimi tempi, quello delle birre artigianali. In Lombardia le aziende si sono triplicate negli ultimi cinque anni e Bergamo è tra le province più attive, tanto che anche l’happening più popolare del polo espositivo cittadino – in programma dal 28 ottobre al primo novembre per la 38esima edizione – ha scelto di dare spazio al settore.

FIERAmente BIRRA è una nuova area nel padiglione C dedicata a 14 microbirrifici artigianali, bergamaschi e non solo, che oltre a presentare i propri prodotti (per un totale di circa 70 etichette) allestiranno corsi e degustazioni. L’evento è promosso in collaborazione con La Compagnia del Luppolo, associazione con sede a San Giovanni Bianco che promuove il consumo intelligente di birre speciali e birre artigianali di alta qualità.

Il padiglione C, del resto, è da sempre il regno del gusto, con gli stand delle specialità regionali e il grande spazio di “Bergamo, Città dei Mille… Sapori”, il marchio della Camera di Commercio per la promozione e la valorizzazione dei prodotti agro-alimentari del territorio. Altra protagonista è l’area-laboratorio dell’Aspan, l’associazione dei panificatori bergamaschi, pronti a sfornare in diretta quintali di panini fragranti, pizzette e focaccine per il piacere del pubblico e per informare sulle iniziative della categoria. L’ingresso alla Campionaria è gratuito (3 euro il parcheggio).

www.campionaria-bergamo.it

I birrifici presenti 

  • Birrificio Adda (Brembate – Bg)
  • Birra Collesi (Pesaro)
  • Birra Muttnik (Milano)
  • Birrificio indipendente Elav (Comun Nuovo – Bg)
  • Birrificio Porta Bruciata (Rodengo Saiano – Bs)
  • Birrificio Valcavallina (Endine Gaiano – Bg)
  • Birrificio Via Priula (San Pellegrino Terme – Bg)
  • Brew Farmer (Collebeato – Bs)
  • Double Bear (Stezzano – Bg)
  • Birrificio Lemine (Almenno San Salvatore – Bg)
  • Tri Bagai (Assago – Mi)
  • La Curtense (Passirano – Bs)
  • Monangi brew pub (Dalmine – Bg)
  • Terre d’Acquaviva (Fontanelle di Atri – Te)

>>Le degustazioni, gli esperti e le iniziative


Bergamo e l’aperitivo, ecco i must dell’estate

Il cliente abituale preferisce stare al bancone per spiluccare qualche tartina, sorseggiare un buon drink e fare quattro chiacchiere con il gestore. Le coppie scelgono un luogo appartato, magari il dehors, per un cocktail a due immersi in un’atmosfera magica con musica soft di sottofondo. Poi ci sono i giovani che si incontrano per una festa o un’apericena a buffet, riempiono i loro piatti scegliendo tra i molteplici sfizi che stipano il bancone del bar e li condividono con gli amici al ritmo di un dj set.

Insomma, con l’arrivo della bella stagione l’happy hour si rivela un prezioso momento di aggregazione dalle molteplici sfaccettature, adatto a tutte le fasce d’età. Una versione ultramoderna degli antichi caffè letterari dove tra un piatto di pasta fredda e qualche salume si stacca la spina dopo il lavoro, si scambiano idee, si risolvono problemi, si divulgano consigli. Il tutto accompagnato da gin tonic, Moscow mule oppure da uno Hugo a base di Prosecco, sciroppo fiori di sambuco, selz e foglie di menta. Sono questi infatti i drink più gettonati dell’estate 2016. Tra i cibi invece spopola la moda vegan-salutista, con assaggi che vanno dalla quinoa al farro, dalle verdure in pinzimonio fino a croissant e macedonie che chiudono in dolcezza un aperitivo che ha ormai assunto le sembianze di una cena low cost. E in una Bergamo sempre più multietnica non mancano finger food esotici come tapas, mini burger, ma anche cous cous, sushi e nachos messicani. Il tutto a un prezzo fisso che va dai 5 ai 10 euro.

CAPITOLO DRINK

  • I più gettonati dell’estate

Il successo dello spritz è pari a quello del gin and tonic che in epoche recenti è stato rispolverato anche dai più giovani. A detta dei principali barman di Bergamo, quest’estate andrà per la maggiore lo Hugo, un cocktail più leggero del classico spritz che prevede cubetti di ghiaccio, sciroppo di sambuco, vino frizzante, seltz o acqua minerale e qualche fogliolina di menta. C’è poi chi si sta scervellando per trovare combinazioni inedite. È il caso del Tassino Cafè che ha deciso di lanciare una nuova versione dello spritz con frullato di giuggiole sotto spirito, sciroppo di sambuco e Spumante Fior d’arancio Docg.

  • Largo alle spezie

Spezie e cibi d’oriente sono il trend del momento. Non a caso il Moscow Mule, drink ghiacciato a base di zenzero fresco, vodka, succo di lime e ginger beer, servito con fette di cetriolo e menta fresca sta riscuotendo ampi consensi: «Lo zenzero del Moscow mule ha un sapore predominante – spiega Alessandro Salamina, titolare del Tassino Cafè di largo Rezzara –. È una spezia diuretica e salutista, inizialmente utilizzata nelle tisane e oggi approdata nei cocktail. Le spezie contenute nei drink ben si accostato ai cibi orientali ed esotici che spesso compaiono sui banconi dell’aperitivo, come la quinoa, il cous cous, sushi di pesce, nachos».

  • Il vintage

Succo di mezzo lime, due cucchiaini di zucchero di canna raffinato, foglie di menta cubana, rum, ghiaccio e acqua gassata. È questa la formula del Mojito, cocktail dal gusto un po’ retrò che in quest’estate 2016 sta tornando alla ribalta. Amato dagli attori e scrittori che nel periodo del proibizionismo americano erano soliti andare a La Habana per bere alcolici e fare vita mondana, il mojito è una bevanda fresca e dissetante, ideale per le serate più torride. Tra le versioni più originali che hanno rivoluzionato la ricetta base spiccano il Virgin mojito senza rum, il black mojito con un liquore alla liquirizia e il mojito fidel che prevede birra al posto dell’acqua frizzante. C’è un grande ritorno anche ai cocktail storici preparati con prodotti di qualità e spiriti premium come l’Americano, il Negroni e il Cosmopolitan.

  • L’analcolico alternativo

Fresco, salutare e senz’alcol. Sarà questo il motto di quest’estate per astemi, vegani e salutisti che stanno cavalcando l’onda dei centrifugati a base di frutta e verdura. Ma è anche la rincorsa alla temuta prova costume a incentivare un consumo di cocktail meno calorici e più sani. Un’idea per un aperitivo rinfrescante da sorseggiare in estate è il ginger fruit cocktail, caratterizzato dalle note leggermente piccanti dello zenzero. Di recente anche alcuni studenti bergamaschi di istituti superiori e centri di formazione professionale si sono messi in gioco in una gara di cocktail per dire no all’abuso di alcol. Nell’ambito dell’iniziativa Giovani Spiriti hanno creato drink originali e colorati, dallo Yellow Drink (a base di sciroppo di fiori di sambuco, succo di limone, pompelmo e ananas con buccia di limone e mirtilli per decorazione) al Bitter Sweet (con bitter analcolico, succo di cranberry e soda water). Insomma, un piacere contro il caldo estivo che salvaguarda la linea ma anche i punti sulla patente. Tuttavia, pare che siano ancora parecchi i giovani che continuano ad associare il divertimento all’alcol, come conferma William Locatelli, titolare insieme alla moglie Sabrina Franchini del Glamour Cafè di via Don Luigi Palazzolo: «Sappiamo tutti che chi guida non dovrebbe bere. Purtroppo però non c’è ancora una cultura radicata in questo senso. I ragazzi se ne fregano dei punti sulla patente. Chi esce per festeggiare non si limita alle bibite, ama brindare con qualcosa di più strutturato. Durante il pranzo, invece, non beve quasi più nessuno, solo acqua. Il vino o l’aperitivo alcolico si consumano prevalentemente la sera dopo il lavoro». Un trend confermato anche dal titolare del Tassino Alessandro Salamina: «Lo spettro del controllo alcolemico non preoccupa una clientela matura che vive il suo svago in orari limitati, dalle 19 alle 23, e accompagna sempre il bere con qualcosa da stuzzicare. In generale c’è voglia di azzerare i pensieri nel momento dell’aperitivo. L’esperienza aiuta comunque a moderare gli eccessi. Magari ci si muove in moto o a piedi per frequentare più comodamente i locali del centro città».

CAPITOLO CIBO

  • I finger food classici

La moda dell’apericena resiste. Complice la crisi, sono ancora tanti coloro che praticamente cenano con pochi euro sorseggiando un drink. Gli stuzzichini anni 70 e 80 a base di patatine, olive, noccioline e salatini hanno ceduto il passo da tempo a sontuosi buffet che appagano l’occhio e il palato. Sul bancone si propongono tanti classici della cucina italiana e locale come riso, pasta fredda, baguette imbottite, insalatone, tartine, salumi, insomma ogni ben di Dio. Via libera anche a torte salate, polentine, salumi, formaggi, spiedini di mozzarella, ciotoline di casoncelli, polpette. «In generale il cibo servito dev’essere di qualità, meglio se artigianale come le pizzette, le focacce, i lecca lecca di grana e le frittate fatte in casa – dice Diego Belotti, titolare dello Zerotrecinque di piazza Matteotti –. Ciò che alla gente piacerà sempre (a noi gestori un po’ meno) è il fatto che questi aperitivi sono a volontà. Per chiudere in dolcezza, sul bancone si mettono persino bicchierini di macedonia oppure la brioche del giorno tagliata a fette con crema di cioccolato. Insomma, con soli 8 euro praticamente si cena».

  • L’etnico

Oggi tra i classici italiani come mozzarelline, pizza e olive ascolane si trovano persino stuzzichini multietnici a base di cous cous, sushi e nachos messicani. Molto in voga sono inoltre i finger food americani e spagnoli, come conferma Giovanni Carminati dell’Underground Cafè di Seriate: «Le tapas, piccole fette di pane con farciture di vari sapori e colori, sono molto ricercate. Queste tartine tipicamente spagnole possono essere servite fredde con salsine varie, pomodoro o prosciutto, oppure calde con pesce o formaggio. È una tradizione iberica che ultimamente sta spopolando anche da noi. Gettonato è anche lo stile americano: si va dai piccoli panini con hamburger ai club sandwich. Il buffet a volontà è un continuo via vai: il 99% preferisce star comodo e bere l’aperitivo al tavolo, alzandosi solo di tanto in tanto a riempire i piattini». L’etnico spopola anche nei cocktail che vengono miscelati con spezie di vario tipo per ottenere un gusto che solletica il palato e ben si accosta coi finger food esotici.

L’AMBIENTE

  • Dal bancone al risto-bar

«Sei già dentro l’happy hour, vivere costa la metà», cantava Ligabue in una delle sue celebri canzoni. Goloso ed economico, l’aperitivo è infatti un modo furbo per saziarsi con pochi euro in locali alla moda senza ricorrere a costosissime cene. La tendenza crescente è quella di puntare sui risto-bar dove è possibile sorseggiare un drink comodamente seduti al tavolo e magari tirare l’ora di cena ordinando piatti via via più elaborati: «Sempre più persone, sia bergamaschi che turisti, amano far tappa in un locale a 360 gradi con una cucina aperta fino a tarda sera – spiega Veronica Angiolini, responsabile del Vox di Bergamo, in viale Papa Giovanni XXIII –. I risto-bar sono perfetti per stuzzicare qualcosa insieme in modo informale perché non sono così impegnativi come un ristorante. L’aperitivo è lo spunto iniziale per poi ordinare qualcosa di sfizioso come una pizza e dividerla a metà. È una tendenza già consolidata all’estero e che sta prendendo piede negli ultimi tempi anche da noi. Immersi in un’atmosfera rilassante con musica jazz o bossanova, si inizia bevendo un mojito e poi magari lo si accompagna con un antipastino di salumi bergamaschi o si passa a una cena amichevole. In generale ho notato che l’aperitivo è un fenomeno più locale, gli stranieri invece conoscono poco il nostro rito del buffet, sono più propensi al consumo di alcolici al tavolo anche senza cibo di contorno. Quando poi però capiscono il meccanismo apprezzano». Cresce anche il numero di giovani bergamaschi che preferiscono l’atmosfera più informale di un risto-bar per festeggiare un compleanno o la loro laurea. Con una spesa contenuta, infatti, è possibile offrire una degna alternativa a una costosa cena al ristorante solleticando il palato degli invitati con sfiziosi finger food a buffet.

  • Musica ed eventi

Molti locali amano trasformare il momento dell’happy hour in un party dove, oltre a sorseggiare un drink e sgranocchiare qualche golosità, si ascolta musica, si balla, si organizzano persino sfilate o eventi mondani. È il caso del Tassino che tutti i venerdì dalle 19 alle 22 ospita Vinilisti in Vetrina: in quest’occasione la vetrina del gelato si trasforma in consolle dove giradischi con vinili di funk, soul e lounge creano il sottofondo giusto per la serata. E ancora il giovedì per chi ama del buon vino c’è Wine T’Aim, una serata dedicata interamente al vino per presentare nuove aziende e mettere a confronto vitigni o annate differenti dello stesso prodotto. Al Bobino di piazza della Libertà o al Cubo Cafè di Seriate bazzicano spesso famosi dj per animare le serate mentre A.I. Giardini di piazza della Repubblica i titolari puntano su un’atmosfera newyorkese con musica lounge e un dehors raffinato che non ha bisogno di altri effetti speciali per attirare la clientela.

IL FUTURO DELL’HAPPY HOUR

  • Il tramonto del buffet

La prima grande trasformazione dell’originale aperitivo all’italiana in un happy hour pantagruelico si è verificata negli anni Novanta. Da allora i bergamaschi non hanno più abbandonato questo appuntamento mondano. Eppure la moda del buffet potrebbe avere i mesi contati. Chi bazzica nella Milano da bere si è accorto che, da qualche tempo, sono sempre di più coloro che preferiscono farsi servire l’aperitivo comodamente seduti al tavolo. Già, perché se è vero che da un lato i buffet al bancone danno la possibilità di gustare una innumerevole sequenza di leccornie, è altrettanto vero che i più attenti alla salute e alle norme igieniche storcono un po’ il naso di fronte a cibi deperibili alla portata di tutti e che restano in esposizione per ore perdendo di conseguenza la loro freschezza. «A Milano, città di tendenza che lancia le mode, l’aperitivo a buffet sta perdendo quota – spiega Diego Belotti, titolare dello Zerotrecinque di piazza Matteotti –. Faccio un esempio: quando ci si deve servire con salsine di vario tipo da spalmare o da mettere nel proprio piattino, ci si impiastra col cucchiaino, è poco igienico. Oppure nelle ciotole di patatine o salatini tutti toccano tutto. Questa è la ragione per cui in futuro sempre più locali, soprattutto quelli più sofisticati, opteranno gradualmente per un servizio al tavolo a scapito del buffet».

I PIÙ BEVUTI A BERGAMO

1. Spritz
2. Gin and tonic
3. Hugo
4. Moscow Mule
5. Mojito
6. Cocktail classici (Americano, Negroni, Cosmopolitan)
7. Prosecco
8. Analcolici della casa alla frutta, centrifughe
9. Birra artigianale
10. Crodino, San Bitter


Songavazzo, debutta la festa dei birrifici artigianali

baitella - birre artigianaliGli amanti della birra artigianale (ma anche quelli delle sagre e del cibo all’aria aperta) hanno 21 motivi per partecipare alla prima Festa della Birra artigianale organizzata dal ristorante La Baitella di Songavazzo.

Tante infatti sono le birre, alla spina e in bottiglia, che propone la manifestazione, in abbinamento a cucina e musica dal vivo con gruppi diversi ad alternarsi sul palco.

Le date quelle dell’ultimo fine settimana di luglio: venerdì 24 (con apertura di spine e cucina dalle 19), sabato 25 (dalle 18) e domenica 26 (dalle ore 10). Il luogo la tensostruttura denominata “Baitenda”, allestita di fianco al locale, sulla strada per Onore.

Le birre presenti

  • BIRRIFICIO CAROBBIOLO – WEISS AL FARRO
  • BIRRIFICIO CAROBBIOLO – ESTIVA – BIRRA CHIARA
  • BIRRIFICIO S.PAOLO – PECAN
  • BIRRIFICIO S.PAOLO – LAGHE PACIFIC ALE
  • BIRRIFICIO BALANDERS – PITOTA
  • BIRRIFICIO BALANDERS – HAPA
  • BIRRIFICIO VALCAVALLINA – SUN FLOWER – GOLDEN ALE
  • BIRRIFICIO VALCAVALLINA – POLLY JEAN – LIGHT IPA
  • BIRRIFICIO VALCAVALLINA – CALYPSO – AMERICAN PALE ALE
  • BIRRIFICIO MAGA – IPA
  • BIRRIFICIO MAGA – ESB – STRONG BITTER
  • BIRRIFICIO MAGA – PORTER
  • BIRRIFICIO MAGA – STOUT
  • BIRRIFICIO DOM BYRON – ICARUS – GOLDEN ALE
  • BIRRIFICIO DEL BORGO – MALEDETTA
  • BIRRIFICIO DEL BORGO – CORTIGIANA
  • BIRRIFICIO DEL BORGO – MY ANTONIA
  • BIRRIFICIO DEL BORGO – STELLE & STRISCE
  • BIRRIFICIO OYSTER – OYSTER STOUT
  • BIRRIFICIO MAXLRAINER – LEO WEISSE
  • BIRRIFICIO MAXLRAINER – AIBLINGER SCHWARZBIER

E i piatti da abbinare

I FRESCHI
  • Crudo Il Botto di Ardesio e melone
  • Rost beef marinato alla birra cotto nel sale nero
  • Salumi e formaggella az. agricola Bellini Giacomo
I FRITTI
  • Sciatt della Valtellina
  • Verdurine in pastella
  • Patate fritte
I FORTI
  • Kebab de Berghem (pane e strinù)
  • Wurstel e crauti
  • Manzo marinato alla birra

 


Birra, vino e bevande: i fusti nati a Bergamo alla conquista del mondo

Ha inventato un prodotto e il modo per realizzarlo. Ed ora sta bruciando le tappe per produrlo in tutto il mondo. L’ascesa è quella di PolyKeg, società con sede a Grassobbio che fa parte di un gruppo con esperienza ventennale nel settore dei contenitori in Pet. Ha portato l’innovazione nei fusti per spillatura, riuscendo a realizzarli in materiale plastico, monouso, completamente riciclabile e compatibile con i sistemi di riempimento e spillatura già esistenti. Cosa significa? Un’alternativa ai pesanti fusti in acciaio utilizzati per mescere birra, bibite e vino alla spina, con vantaggi importanti sul piano della logistica. «I fusti in acciaio – spiega Sergio Sonzogni – sono pesanti, il che significa difficili da movimentare ma anche che su ogni trasporto incide fortemente la tara. Inoltre sono forniti dietro cauzione e vanno restituiti, richiedono perciò un viaggio di ritorno, senza contare che per essere riempiti di nuovo devono essere trattati. Questo rende in pratica impossibile spedire lontano ciò che si imbottiglia. I nostri fusti riducono quasi a zero questi svantaggi essendo a perdere e completamente riciclabili».

L’azienda ha messo a punto una famiglia di fusti con quattro diverse capacità ma anche attacchi in grado di adattarsi ai cinque sistemi più diffusi del mondo, riciclabili anch’essi. I prodotti hanno incontrato il favore di produttori di bevande e birra, da Pepsi Italia ai birrifici Paulaner, Chimay, Pedavena, Menabrea, solo per citarne alcuni. «Vendiamo già in tutto il mondo – evidenzia Sonzogni – ma abbiamo l’esigenza essere più vicini ai clienti, per questo entro l’anno contiamo di aprire stabilimenti in Belgio, Nord America e Australia».

Lo sviluppo dell’azienda e le nuove prospettive sono state possibili grazie all’ingresso di 035 Investimenti, società costituita di imprenditori bergamaschi che effettua investimenti in aumento di capitale in piccole e promettenti realtà del territorio. Motivo per cui l’esperienza è stata raccontata nel corso di un incontro in Camera di Commercio sui canali innovativi di finanziamento per le imprese.

«Abbiamo capito che il prodotto era valido – ricorda Sonzogni – ma anche che occorreva fare presto per portarsi più vicino ai clienti e per questo ci serviva un sostegno finanziario adeguato. La banca non ha probabilmente capito la portata del progetto, ma è comunque grazie ad essa che abbiamo conosciuto 035 Investimenti. Il fondo non ci ha chiesto gli ultimi tre anni di bilancio, ci siamo intesi parlando di macchine e l’accordo si è concluso in alcuni mesi». L’ingresso in società è del 2013 e ora l’azienda dà lavoro direttamente e indirettamente a una quarantina di persone. «035 Investimenti – spiega il responsabile operativo Luca Ungarelli – è costituita da imprenditori bergamaschi e investe diventando socio di minoranza su Bergamo e la Lombardia in settori industriali e su realtà che siano proprietarie di tecnologia. La crescita è l’obiettivo comune a noi e alle aziende».

All’estero PolyKeg approderà con nuovi stabilimenti in punti strategici da cui distribuire i fusti a più clienti o con impianti realizzati direttamente nella sede del cliente vendendo le eccedenze sul mercato dell’area. La produzione di tutti i componenti, dalle preforme alle valvole, rimane invece a Bergamo. «Belgio, Nord America e Australia sono le prime mete – conclude Sonzogni -, ma nei progetti ci sono anche Romania, Regno Unito e Sudafrica».


San Pellegrino, la birra artigianale bergamasca “fa 13”

Cinque giorni per degustare oltre 40 birre alla spina o in bottiglia. Sono i numeri della quinta edizione di BeerGhèm, la rassegna dedicata alla birra artigianale prodotta in Bergamasca organizzata dal birrificio Via Priula di San Pellegrino in collaborazione con La Compagnia del Luppolo.

L’appuntamento è nel centro di San Pellegrino per un lungo ponte brassicolo – dal 29 maggio al 2 giugno – che permetterà di conoscere un mondo sempre in fermento, dove si affacciano nuove birre e nuove realtà produttive. I birrifici partecipanti sono 13: Via Priula di San Pellegrino Terme, Valcavallina di Endine Gaiano, Endorama di Grassobbio, Del Lago di Sarnico, Kaos di Grumello del Monte, Della Ghironda di Brusaporto, Hop Skin di Curno, Birra Orobia di Gorle, Otus di Seriate, Dom Byron di Clusone, AR Brewing di Nembro, Elav di Comun Nuovo e il più giovane Lemine di Almenno San Salvatore.

La formula prevede l’acquisto del bicchiere (3 euro) e di gettoni per gli assaggi (2 euro). Sarà anche allestito un beershop per l’acquisto delle birre in bottiglia dei birrifici presenti da portarsi a casa. C’è anche la cucina, a cura di Pier Milesi del ristorante Bigio e dalla Birreria Via Priula . Venerdì 29 maggio la rassegna è aperta dalle 18 alle 24, da sabato al martedì dalle 11 alle 24.

Tra gli eventi collaterali, sono in programma quattro serate di musica dal vivo: si inizia venerdì 29, giorno di apertura ufficiale, con i Trio of a Kind mentre sabato 30 si potrà assistere alla performance del gruppo S.O.S. Save Our Soul, con la collaborazione di NDS Music di Treviglio. Domenica 31 saranno di scena gli Atomic Clock Radio, cover band 70’s e lunedì primo giugno spazio alla musica di Diego Deadman Potron.

Per gli aggiornamenti c’è la pagina Facebook BeerGhèm


Grappa e distillati d’uva con Slow Food

grappaDopo il whisky è dedicato ai distillati di vinaccia e d’uva l’incontro promosso dalla Condotta Slow Food Valli Orobiche nell’ambito di un ciclo di sei serate su distillati e liquori celebri.

L’appuntamento è martedì 10 marzo a Bergamo, da DeGusto Birra e Cucina (via del Lazzaretto 2). A condurre sarà Mirco Rigoni uno dei più grandi esperti e Docente Master of Food di Slow Food.

L’attenzione sarà puntata, in particolare, sulla grappa, distillato d’uva monovitigno: prodotto italiano, fabbricato in casa per secoli perché riciclo utile della vinaccia residua della vendemmia, che attorno agli anni Ottanta, per la cura applicata a produzioni in quantità limitata e di alta qualità delle regioni Veneto e Piemonte, ha iniziato la propria riscossa arrivando alla Denominazione d’origine protetta.

Costo: Soci Slow Food e U31 20 euro; non ancora Soci 35 euro compreso tessera Slow Food

Posti disponibili: min. 15, max 30

Info e prenotazioni: condotta@slowfoodvalliorobiche.it – 335 336 334