Benzinai, prosegue lo stop fino a giovedì 26. Aderisce anche Assopetroli

Serrata su rete ordinaria e autostradale, anche in modalità self service. Renato Mora: “L’ultima beffa? I nuovi aumenti delle compagnie petrolifere”

Renato Mora

Confermato lo sciopero dei benzinai sulla rete ordinaria dalle ore 19 di domani, martedì 24 gennaio, alle ore 19 di giovedì 26 gennaio,  e sulla rete autostradale dalle 22 di martedì alle 22 di giovedì, anche in modalità self-service, per protestare contro “la vergognosa campagna diffamatoria nei confronti della categoria”. La previsione è di un’adesione massiccia da parte dei gestori di distributori e carburanti, dato il malumore che serpeggia tra i benzinai. “Da quando è stato annunciato lo sciopero le compagnie petrolifere hanno ben pensato di aumentare di 3 centesimi al litro il prezzo dei carburanti in previsione delle scorte di noi gestori- commenta Renato Mora, presidente del Gruppo Gestori distributori di carburanti Ascom Confcommercio Bergamo- . Una scelta intollerabile, alla faccia di chi ci accusa di speculare con rincari”. Il punto cruciale è scongiurare il rischio che le responsabilità dei rincari vengano riversate su una categoria che in alcun modo può intervenire sui prezzi del carburante. “Il governo continua a chiederci trasparenza e noi la stiamo offrendo in tutti i modi, riportando in molti dei nostri distributori i prezzi dei carburanti in tutte le loro componenti,  a partire dalle accise- continua Mora-. Abbiamo tenuto molto a mostrare, con tanto di tabelle, come l’aumento dei prezzi alla pompa corrisponda quasi specularmente all’aumento dell’accisa e dell’Iva sull’accisa, senza spunti di natura speculativa da parte dei benzinai. Il decreto trasparenza, nonostante la sua revisione, ci sembra che continui ad offrire un’immagine ambigua del benzinaio, costretto comunque a nuovi obblighi e adempimenti con il rischio di sanzioni pesanti, fino a 3mila euro per non parlare della revoca della licenza. Da anni teniamo a sottolineare quanto i margini siano per i gestori di 3,5 centesimi al litro, qualunque sia il prezzo del carburante. Per non parlare del nostro potere di azione sui prezzi, completamente annullato tra scelte delle compagnie petrolifere, accise e fisco”. Questa sera, 23 gennaio, nel corso dell’assemblea provinciale dei Benzinai Ascom Confcommercio Bergamo, che avverrà in concomitanza di quella nazionale e di quelle organizzate dalle singole associazioni, si farà il punto sulla situazione. I benzinai sono determinati a confermare la serrata, nonostante l’apertura al confronto fino all’ultimo minuto utile dello sciopero. Anche Assopetroli ha confermato l’adesione allo sciopero. Resta infatti ferma la determinazione del Governo a non apporre alcuna modifica al decreto trasparenza. Assopetroli-Assoenergia è l’associazione che rappresenta le aziende proprietarie di oltre metà delle stazioni di servizio stradali in Italia, ed intende esprimere piena solidarietà ai sindacati dei benzinai (FIGISC-ANISA, FAIB, FEGICA) in sciopero contro le misure del Decreto Trasparenza. Dalle ore 19 di oggi martedì 24 gennaio alle ore 19 di giovedì 26 gennaio, sia sulla rete ordinaria che autostradale, il settore distributivo si mobilita contro l’ingiusta campagna di criminalizzazione delle imprese, accusate contro ogni evidenza numerica, di speculare sui prezzi della benzina a danno dei consumatori. Un’accusa dimostrata infondata, numeri alla mano, dalla lettura delle banche dati dei Ministeri competenti. Rilevazioni pubbliche, open data, che già da molti anni garantiscono piena conoscibilità e trasparenza al mercato. Le misure introdotte col Decreto Trasparenza sono quindi la soluzione finta a un problema che non esiste, se non nella schermaglia del dibattito politico. Alcune di esse non solo sono inutili e sproporzionate, ma perfino dannose. In particolare, sul fronte della trasparenza, obbligare ad installare un cartello aggiuntivo per esporre il prezzo medio regionale può generare solo ulteriore confusione ai consumatori. Le stesse informazioni, invero ben più dettagliate, sono facilmente accessibili da anni sul sito ministeriale Osservaprezzi Carburanti. Idem per il contenimento dei prezzi: l’esposizione del prezzo medio ha effetto negativo sulla concorrenza, favorendo il livellamento del prezzo verso l’alto a discapito dei consumatori. Stessa negatività ha sul lato dei costi. Potenziare la segnaletica prezzi sui 22.000 punti vendita italiani costerà circa 400 milioni di euro che finiranno per gravare sui prezzi al consumo della benzina. Per queste ragioni Assopetroli-Assoenergia sostiene lo sciopero organizzato dai sindacati nella speranza di riportare il provvedimento alla ragionevolezza.


Caro carburanti, le accise e nuovi oneri sulla gobba dei benzinai

I gestori additati ingiustamente come speculatori, vessati con 2800 multe e ora obbligati a indicare anche il prezzo medio nazionale

Insomma dopo il processo sommario e la caccia agli speculatori con l’invio della Guardia di Finanza nei piazzali dei benzinai adesso il Governo ha capito che i rincari carburanti, peraltro in linea con l’aumento delle accise come ha rilevato il Ministero competente, non è colpa degli “omini” infreddoliti con la tuta della compagnia perché loro né fissano il prezzo né ci guadagnano dall’aumento avendo un margine per litro fisso e irrisorio.
Intanto il danno è stato fatto e non solo di immagine. 2.800 sanzioni elevate per ragioni amministrative diverse dall’aumento dei prezzi del carburante (perché diciamolo che il sito del ministero con i prezzi non lo consulta nessuno) questi poveri martiri della ragione di Stato le dovranno pure pagare. Oltre al danno però arrivano anche le beffe. Trattati dai loro clienti come ladri e affamatori adesso si troveranno pure sulla gobba l’obbligo di esporre il prezzo medio del carburante. Ci siamo capiti bene. Il prezzo medio che confonderà solo i clienti senza alcun risparmio per nessuno.
Tutto per non ammettere l’errore clamoroso di non aver confermato il taglio delle accise.


Benzinai, proclamato stato di agitazione su tutta la rete il 25 e 26 gennaio

Presidio sotto Montecitorio e sciopero su tutta la rete contro “un imbroglio mediatico”

Il Governo aumenta il prezzo dei carburanti e scarica la responsabilità sui Gestori che diventano i destinatari di insulti ed improperi degli automobilisti esasperati.  I benzinai proclamano lo stato di agitazione per contrastare una campagna mediatica vergognosa avviata contro la categoria. Dichiarato lo stato di agitazione su tutta la rete e lo sciopero contro il comportamento del Governo. Si preannuncia presidio sotto Montecitorio. Per porre fine a questa “ondata di fango” contro una Categoria di onesti lavoratori e cercare di ristabilire la verità, le Associazioni dei Gestori, tra cui Figisc Confcommercio, unitariamente, hanno assunto la decisione di proclamare lo stato di agitazione su tutta la rete e di avviare una campagna di controinformazione sugli impianti e proclamare, per le giornate del 25 e 26 gennaio 2023, una prima azione di sciopero, con presidio sotto Montecitorio. L’impressione che la categoria ha tratto da questa vicenda – sottolineano in un comunicato stampa congiunto- è quella di un esecutivo a caccia di risorse per coprire le proprie responsabilità politiche, senza avere neppure il coraggio di mettere la faccia sulle scelte operate e ben sapendo che l’Agenzia delle Dogane, il Mimit, e l’Agenzia delle Entrate hanno, già oggi, la conoscenza e la disponibilità di dati sul movimento, sui prezzi dei carburanti e sull’affidabilità delle comunicazioni giornaliere rese dalla Categoria.
E’ un imbroglio mediatico al quale le Organizzazioni di Categoria intendono dare risposte con la mobilitazione dei Gestori.


Benzinai: “Aumenti fuori dal nostro controllo. Non siamo noi a speculare”

La categoria preoccupata dal nuovo decreto che obbliga le stazioni ad esporre il prezzo medio nazionale dei carburanti 

Le stazioni di servizio dovranno esporre il prezzo medio nazionale dei carburanti, che verrà elaborato ogni giorno dal Ministero dell’Ambiente, a fianco di quello proposto dal gestore. Previste sanzioni in caso di violazioni, mentre la recidività potrebbe portare fino alla sospensione dell’attività per un periodo da sette a novanta  giorni. È la novità principale del decreto approvato dal Consiglio dei ministri ieri,  10 gennaio. Sulla rete autostradale, inoltre, gli esercenti dovranno applicare prezzi di vendita non superiori a una percentuale del prezzo medio giornaliero che verrà determinata da una apposita norma. Mentre impazza la questione caro carburanti e verifica dei prezzi ai distributori, forte è la preoccupazione dei benzinai per l’entrata in vigore del decreto che riverserebbe sui gestori di pompe di benzina una nuova incombenza: pubblicare e aggiornare costantemente il prezzo medio rilevato a livello nazionale di ogni singola tipologia di carburante, inviata giornalmente dallo stesso Ministero.  “Un’informazione che non porta alcun vantaggio al consumatore e che di certo non va a risolvere il grave problema dei rincari con cui si scontrano ogni giorno gli automobilisti italiani- commenta Renato Mora, presidente provinciale del Gruppo Gestori distributori carburante Ascom Confcommercio Bergamo-. Innanzitutto le attuali polemiche attorno al caro carburanti sono dovute alla decisione del governo di togliere la riduzione delle accise decisa a marzo 2022, per un totale di 30,5 centesimi al litro e che gli utenti si sono ritrovati  dal primo gennaio. Il prezzo medio dei carburanti è passato da circa 1.60 euro al litro a circa 1,85 euro al litro”. La categoria risponde inoltre con fermezza alle ingiuste accuse di speculazione. “La caccia agli speculatori sta mettendo la nostra categoria sul banco degli imputati- continua Mora-. I gestori degli impianti di distribuzione carburanti sono obbligati per contratto ad applicare i prezzi indicati dalle compagnie petrolifere e il margine medio per il gestore è di circa 3,5 centesimi al litro qualsiasi sia il prezzo del carburante. Oltretutto abbiamo l’obbligo di comunicare al ministero dello sviluppo economico, tramite il portale “osservatorio prezzi carburanti” ogni variazione dei prezzi praticati. E  questo portale è l’unica fonte ufficiale alla quale l’utente può fare riferimento. La categoria ha operato, opera e opererà sempre con trasparenza e nel rispetto delle regole. Se in questo momento ci sono delle spinte speculative certamente non vengono dalla nostra categoria, che non ha alcun potere nel fissare il prezzo del carburante”.
I prezzi praticati dai gestori crescono infatti in misura minore rispetto alle imposte: “ Il Governo contraddice se stesso ritenendosi, da un lato, preoccupato per gli aumenti del carburante mentre, dall’altro, tramite il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, rileva che nella prima settimana dell’anno il prezzo al self-service è cresciuto in misura minore rispetto alle accise- commenta Oscar Fusini, direttore Ascom Confcommercio Bergamo –  Ci auguriamo che  si renda giustizia ad una categoria ingiustamente additata quale responsabile di inesistenti speculazioni, come mostrano i dati. È assurdo dare ai gestori nuove incombenze. Aggiungere il prezzo medio praticato a livello nazionale non fa che creare confusione nei consumatori. Si tratta inoltre di un adempimento gravoso per i gestori, chiamati ad aggiornare anche sabato e domenica, un prezzo che viene fornito dal Ministero per essere poi pubblicato di nuovo sul sito ministeriale.  I display luminosi non sono nemmeno predisposti per questa nuova voce e c’è molta apprensione di fronte all’eventualità di nuovi investimenti per il loro adeguamento”.

Quale speculazione? I dati forniti da Figisc Confcommercio

L’aumento dei prezzi alla pompa corrisponde quasi specularmente all’aumento dell’accisa e dell’Iva sull’accisa, senza spunti di natura speculativa alla distribuzione. È quanto mette in evidenza Figisc Confcommercio nella tabella dei prezzi rilevati dalla fine dell’anno al 5 gennaio 2023. Dal 30.12.2022 al 05.01.2023 (in base ai dati dei prezzi praticati dell’Osservatorio ministeriale):

• le accise sono aumentate di 0,150 €/litro, con IVA 0,183 €/litro;

• le quotazioni dei raffinati sono aumentate di 0,015 €/litro per la benzina e diminuite di 0,006 €/litro per il gasolio, in media col mix di consumo dei prodotti sono, pertanto, ferme;

• i prezzi alla pompa sono aumentati di 0,184 €/litro per la benzina in self e di 0,175 €/litro per la benzina in servito, ossia in media col mix dei due servizi di 0,182 €/litro;

• i prezzi alla pompa sono aumentati di 0,180 €/litro per il gasolio in self e di 0,172 €/litro per il gasolio in servito, ossia in media col mix dei due servizi di 0,178 €/litro.

Quanto al panorama comunitario, dai dati della Commissione Europea, Figisc Confcommercio rileva come il prezzo industriale (platt’s raffinati + ricavo industriale, o prezzo alla pompa senza imposte), tanto in sede di ultima rilevazione prezzi comunitaria dell’anno scorso, quanto in sede di prima di quest’anno (quest’ultima quindi ad accise aumentate), risulti in Italia inferiore alle medie comunitarie: benzina, -0,042 €/litro il 26.12.22 rispetto alla media di 27 Paesi e – 0,027 sulla media dei Paesi a valuta euro; -0,021 €/litro il 02.01.2023 rispetto alla media di 27 Paesi e – 0,020 sulla media dei Paesi a valuta euro; gasolio, -0,078 €/litro il 26.12.22 rispetto alla media di 27 Paesi e – 0,045 sulla media dei Paesi a valuta euro; -0,059 €/litro il 02.01.2023 rispetto alla media di 27 Paesi e – 0,048 sulla media dei Paesi a valuta euro.


Caro carburante, i benzinai spengono le luci per protesta. Da lunedì 14 self service al buio

La categoria chiede misure urgenti, dall’accisa mobile a revisione contratti compagnie petrolifere

In attesa che vengano intraprese dal Governo azioni atte ad arginare l’aumento vertiginoso dei costi del carburante, a margini invariati, a partire dalla serata di lunedì 14 marzo i distributori di benzina spegneranno le luci durante le ore notturne. Non ci sarà alcuna illuminazione degli impianti in modalità self-service e il rifornimento avverrà al buio. Un segnale forte lanciato dalla categoria- compatta nelle tre sigle rappresentative del comparto Figisc Confcommercio, Faib Confesercenti e Fegica Cisl- che ha scelto di affrontare con metodi non tradizionali una situazione non più sostenibile da un comparto già fortemente provato dai rincari energetici, sommati dai crescenti costi legati alla componente fiscale- Iva e accise- e ai margini sempre più risicati previsti dai contratti con le compagnie. L’adesione all’iniziativa sarà accompagnata dall’esposizione di una locandina, dal titolo “Ecco dove finiscono i tuoi 50 euro” che mostra ai consumatori l’incidenza dei costi della benzina, attraverso la visualizzazione della banconota, che vede all’ultimissimo angolo il ricavo lordo dei gestori.

“Il prezzo dei carburanti alle stelle ci sta mettendo in seria difficoltà- spiega Renato Mora, presidente dei Benzinai Ascom- . La stessa incidenza del crescente ricorso ai pagamenti elettronici sta diventando insostenibile: al crescere degli importi pagati dietro accettazione di carte di credito e bancomat crescono in proporzione le commissioni. A ciò si sommano aumenti per i rincari energetici insostenibili, che ci costringono a lasciare le nostre stazioni al buio”. La forte speculazione -a quantità di petrolio e gas pressoché invariate, spesso governate da contratti a lungo termine con prezzi fissati in altro periodo- e l’isteria che caratterizza questa fase del mercato hanno fatto schizzare i prezzi alle stelle. Bisogna tornare indietro di dieci anni per trovare, nel 2012, un prezzo della benzina a circa 1,90 euro al litro e quello del gasolio a circa 1,78 euro. E non c’era alcuna situazione di conflitto o sanzioni a gravare sul mercato. “Da sempre accisa ed Iva compongono la parte maggioritaria del prezzo, sfiorando il 60% di quello pagato dal consumatore e non si può far finta di ignorarlo- continua Renato Mora- . Ma, se questa situazione è insostenibile per i consumatori, lo è ancor meno per i gestori che -indipendentemente dall’andamento del prezzo- continuano a percepire 3,5 centesimi (lordi) su ogni litro di prodotto immesso nel serbatoio degli automobilisti, continuano ad assolvere un pubblico servizio essenziale pur in presenza di vendite in progressivo declino e a sopportare i relativi costi connessi”. Servono interventi urgenti per mitigare i costi del carburante: “Chiediamo con insistenza l’accisa mobile, meccanismo che consente di sterilizzare l’iva sugli aumenti, rinunciando al maggior gettito di imposta. Al Governo chiediamo di bloccare l’Iva sugli aumenti e alle compagnie di intervenire sui nostri margini, ridotti all’osso”. I Gestori, in attesa che si sciolgano i nodi dell’ammodernamento e del rilancio di un comparto che appare, oggi più che mai, essenziale al Paese e alla sua economia, chiedono che il Governo intervenga immediatamente dando applicazione a quanto previsto dalla L. 244/07, in tema di Accisa Mobile (o anticiclica) che consente , da una parte, di sterilizzare gli aumenti dell’Iva (già oggi maggiori di 7,00 centesimi a litro, rispetto solo a due mesi fa) e, dall’altra, di creare un minimo di stabilità per famiglie ed operatori economici.

La categoria valuta di intraprendere altre iniziative per salvaguardare il mantenimento dei livelli occupazionali degli oltre 22 mila distributori di carburanti, di un settore al servizio del Paese e dei cittadini che dà lavoro ad oltre 100 mila famiglie. Nella nostra provincia sono 218 le stazioni di servizio, di cui 40 in città (dati al IV trimestre 2021,elaborazione Ascom su dati camerali).

 

 

 


Allarme benzina nei distributori Eni. Mora: “Ci scusiamo per il disagio ma non dipende da noi”

Gli impianti Eni di Bergamo e provincia sono rimasti a corto di carburante da diverse settimane, tanto che alcuni hanno dovuto addirittura chiudere

È allarme benzina nei distributori Eni di Bergamo e provincia rimasti a corto di carburante da diverse settimane, tanto che alcuni impianti hanno dovuto addirittura chiudere. Il problema è legato alle mancate consegne che l’azienda di trasporti alla quale si appoggia Eni dall’inizio dell’anno non riesce a soddisfare le richieste dei benzinai, probabilmente a causa dell’organizzazione e della disponibilità dei mezzi. Un disagio per tutta la categoria ma anche e soprattutto per gli automobilisti.

“Escludendo i fermi legati all’autotrasporto in 30 anni non è mai capitato di rimanere completamente senza carburante – sottolinea Renato Mora, presidente del Gruppo Benzinai e distributori carburante Ascom Confcommercio Bergamo e consigliere nazionale Figisc -. È da metà maggio, infatti, che Eni non garantisce un regolare approvvigionamento di carburante alle proprie stazioni di servizio di diverse province lombarde a causa di difficoltà logistiche e diversi impianti sono stati costretti a chiudere per mancanza di carburante, nonostante avessero seguito le normali procedure di ordinazione come da protocollo contrattuale. In alcuni casi ci sono stati “tagli” sui quantitativi richiesti e in altri casi addirittura la cancellazione dell’intero ordine. Non vogliamo certo entrare nel merito delle strategie imprenditoriali ne quantomeno giudicare la validità del nuovo vettore di Eni ma al momento la situazione è molto critica e noi distributori ci troviamo senza benzina con tutti i disagi che ne derivano per noi e gli automobilisti”.

Una vera e propria Spada di Damocle pende quindi sulla categoria, “reduce” da un periodo di crisi economica dovuto alle restrizioni ai movimenti: “Ora che la tanto attesa ripartenza era cominciata dopo lunghi mesi di sofferenza, ci troviamo a far fronte ad un’altra emergenza dovuta però ad incapacità altrui e non possiamo fare nulla – conclude Mora -. I nostri margini di guadagno sono già molto bassi e senza un alto erogato non riusciamo a coprire i costi aziendali: in queste condizioni in un weekend la perdita stimata è di circa 15 mila litri, pari a 25 mila euro di fatturato. Ma il vero problema è un altro: il servizio puntuale che viene a mancare e per questo chiediamo scusa alla nostra clientela a cui chiediamo di portare pazienza”.


Benzinai, impianti chiusi fino a domani mattina: alta l’adesione in provincia

Braccia incrociate e impianti chiusi ancora fino alle ore 6 di venerdì 8 novembre per i gestori dei benzinai. Prosegue infatti lo sciopero nazionale indetto dai sindacati e a cui aderisce oltre il 60% dei benzinai aderenti ad Ascom, con punte dell’80% nelle zone a sud ovest della provincia.
Lo sciopero, che è iniziato mercoledì 6 novembre alle ore 6, è stato indetto “contro l’illegalità “figlia delle liberalizzazioni selvagge” e il mancato intervento di compagnie, organizzazioni e governo per riformare il settore – sottolinea Renato Mora, presidente del Gruppo Gestori Carburante di Ascom -. Secondo le stime il fenomeno dilagante dell’illegalità nella distribuzione dei carburanti vale numerosi miliardi di euro ogni anno, frutto di evasione di Iva e accise: una quota che si aggira intorno al 15% di prodotti “clandestini” sul totale dei 30 miliardi di litri erogati. È necessario, quindi, che il Governo attui una riforma complessiva che metta riparo ad oltre un decennio di deregolamentazione e che tuteli la categoria all’interno di un sistema oggi facilmente aggirabile. Inoltre, ci auspichiamo che il Governo convochi un tavolo con le compagnie petrolifere per discutere le condizioni economiche che hanno bloccato i margini di guadagno della categoria, fermi di fatto da più di 7 anni”.
Categoria che è alle prese anche con nuovi adempimenti fiscali come la fatturazione elettronica e l’obbligo, dal 1 gennaio 2020, dell’invio telematico dei corrispettivi per i prodotti non-oil, ovvero beni e servizi extra rifornimento come vendita di accessori, bar, autolavaggio.

Tornando allo sciopero qualche disagio non è mancato, così come le sorprese legate ad alcuni prezzi “gonfiati”. ” Chi sta scioperando – sottolinea però Mora – sicuramente rappresenta la parte sana della filiera e lo fa con grande fatica nell’interesse di tuta la categoria. Anche se ci troviamo a far fronte a queste spiacevoli  situazioni, teniamo presente che la legge impone l’esposizione del prezzo e chiediamo di fare sempre segnalazioni precise a riguardo per poter intervenire anche come associazione”.


Benzinai contro la manovra, gestori in sciopero il 6 e 7 novembre

Dalle 6 di mattina del 6 novembre fino alle 6 di mattina dell’8 novembre gli impianti stradali e autostradali di distribuzione carburanti saranno chiusi per sciopero nazionale. Lo sciopero è promosso dalle organizzazioni di categoria Figisc/Anisa Confcommercio, Faib Confesercenti e Fegica Cisl per protestare contro la politica fiscale del Governo e contro la negazione dei diritti a una categoria allo stremo.

I benzinai ne hanno parlato ieri, lunedì 28 ottobre, alla sede Ascom di via Borgo Palazzo nel corso di un’assemblea promossa dal Gruppo Gestori Carburante di Ascom Confcommercio Bergamo,a cui ha partecipato anche il segretario nazionale Figisc, Paolo Uniti.

Alla base dello sciopero ci sono le ultime misure fiscali che colpiscono una categoria con alle spalle già un periodo complesso per l’introduzione della fatturazione elettronica. A partire dall’invio telematico dei corrispettivi, in vigore per tutte le imprese il prossimo 1 gennaio, che obbligherà i piccoli gestori a dotarsi di un registratore di telematico e a ulteriori adempimenti – dice Oscar Fusini, direttore di Ascom Bergamo Confcommercio -. Ma lo stato di agitazione dipende anche da motivazioni economiche e contrattuali e da un sistema di relazioni con le compagnie fortemente danneggiato. Alla base dello stato di agitazione c’è un sentimento fortissimo di difficoltà e scontento verso un sistema in cui le compagnie petrolifere continuano a guadagnare sempre di più, lo Stato continua a guadagnare sempre di più con l’Iva e le accise e al contrario i benzinai, da sempre l’anello più debole della filiera, si trovano a fare i conti con margini di guadagno strettissimi e a dover improvvisare nuovi servizi per andare avanti”.

“I gestori incrocieranno le braccia “contro l’illegalità ‘figlia delle liberalizzazioni selvagge’ e il mancato intervento di compagnie, organizzazioni e governo per riformare il settore – spiega Renato Mora, presidente del Gruppo Gestori Carburante di Ascom -. Secondo le stime il fenomeno dilagante dell’illegalità nella distribuzione dei carburanti vale numerosi miliardi di euro ogni anno, frutto di evasione di Iva e accise: una quota che si aggira intorno al 15% di prodotti “clandestini” sul totale dei 30 miliardi di litri erogati. È necessario, quindi, che il Governo attui una riforma complessiva che metta riparo ad oltre un decennio di deregolamentazione e che tuteli la categoria all’interno di un sistema oggi facilmente aggirabile. Inoltre, ci auspichiamo che il Governo convochi un tavolo con le compagnie petrolifere per discutere le condizioni economiche che hanno bloccato i margini di guadagno della categoria, fermi di fatto da più di 7 anni”.

La protesta è rivolta innanzitutto nei confronti del Governo che sta gravando, con adempimenti inutili e cervellotici, un’intera categoria. L’accusa dei sindacati dei gestori riguarda misure come la fatturazione elettronica, i registratori di cassa telematici «anche per fatturati di 2mila l’anno» e la rimodulazione dell’Indice Sintetico di Affidabilità (Isa) «irraggiungibile per i gestori». Ma l’elenco comprende anche «l’introduzione di Documenti di Trasporto (Das) e modalità di Registrazione giornaliera in formato elettronico», e «l’invio dei corrispettivi giornalieri in formato elettronico fino al gravame fiscale e contributivo per i gestori che non ricevono da fornitori e Agenzia delle Entrate i documenti necessari per la loro contabilità».

Si tratta, spiegano i sindacati, di provvedimenti “che duplicano gli esistenti e che non hanno alcuna valenza sulla lotta all’illegalità o alla infedeltà fiscale: in sostanza si trasformano i Gestori in ‘controllori’ dell’intera filiera con responsabilità (anche penali) che non sono connesse con la loro attività”.

Il Governo si accinge a varare una miriade di provvedimenti senza aver ascoltato la Categoria che, come al solito ha dato la sua disponibilità -oggi ribadita- a lavorare su provvedimenti oggettivi, assunti nell’interesse della collettività e non contro i Gestori. La politica rinvia all’Agenzia delle Entrate (e delle Dogane); queste ultime rinviano alla Politica con un rimpallo di responsabilità costruito per dilatare i tempi ed impedire che siano introdotti correttivi ragionevoli.

I nuovi adempimenti previsti dall’Esecutivo Conte – spiega una nota delle associazioni di categoria – duplicano quelli esistenti «e non hanno alcuna valenza sulla lotta all’illegalità o all’infedeltà fiscale: si trasformano i gestori in controllori dell’intera filiera con responsabilità (anche penali) che non sono connesse con la loro attività».

La protesta, prosegue la nota, è rivolta anche contro «le compagnie petrolifere e alla miriade di soggetti diventati titolari di impianti», accusati di non rispettare i contratti in essere e di opporsi al rinnovo degli accordi economici scaduti da tempo, «negando persino il riconoscimento dei maggiori costi di gestione scaricati in capo ai gestori». Nel caso di Autostrade anche modificando a piacimento i contenuti del Decreto Interministeriale dell’Agosto 2015 e delle modalità di Affidamento, per far spazio ad interessi di parte.

Infine i Gestori -che hanno apprezzato il lavoro che la X Commissione della Camera sta svolgendo- spingono per avere una riforma del settore che sappia cogliere il nuovo ma che, nel contempo, sappia tutelare i diritti di una Categoria che non possono essere sacrificati sull’altare degli interessi di una sola parte: quella più forte che continua ad ignorare che in Italia vigono le regole dello Stato di Diritto. Uno Stato Diritto che in assenza di provvedimenti sanzionatori che colpiscano gli inadempienti è destinato, miseramente ad arrendersi. Il discrimine è salvaguardare la parte onesta di questo mercato (settore) contro la parte disonesta ed inadempiente: chi rispetta le Leggi ha diritto ad esserci, chi le viola sistematicamente deve essere espulso.

Nella foto al tavolo seduti da sinistra: Giuseppina Manzoni, responsabile dell’area fiscale di Ascom Confcommercio Bergamo, Oscar Fusini direttore Ascom Bergamo Confcommercio, Renato Mora presidente Gestori Carburanti Ascom, Ivano Casolo Figisc Milano, Paolo Uniti segretario nazionale Figisc


All’assemblea del Gruppo Gestori Carburanti anche il segretario nazionale Figisc, Paolo Uniti

Sarà un’assemblea dalla doppia valenza quella del Gruppo Gestori Carburante di Ascom Confcommercio Bergamo in programma lunedì 28 ottobre, alle ore 20,45, presso la sede in via Borgo Palazzo 137. A tenere banco è infatti lo stato di agitazione della categoria, con lo sciopero nazionale del 6 e 7 novembre indetto dai sindacati di categoria e che coinvolgerà anche i benzinai aderenti a Figisc/Anisa Confcommercio.

I gestori sono pronti a incrociare le braccia, quindi, “contro l’illegalità “figlia delle liberalizzazioni selvagge” e il mancato intervento di compagnie, organizzazioni e governo per riformare il settore – sottolinea Renato Mora, presidente del Gruppo Gestori Carburante di Ascom -. Secondo le stime il fenomeno dilagante dell’illegalità nella distribuzione dei carburanti vale numerosi miliardi di euro ogni anno, frutto di evasione di Iva e accise: una quota che si aggira intorno al 15% di prodotti “clandestini” sul totale dei 30 miliardi di litri erogati. È necessario, quindi, che il Governo attui una riforma complessiva che metta riparo ad oltre un decennio di deregolamentazione e che tuteli la categoria all’interno di un sistema oggi facilmente aggirabile. Inoltre, ci auspichiamo che il Governo convochi un tavolo con le compagnie petrolifere per discutere le condizioni economiche che hanno bloccato i margini di guadagno della categoria, fermi di fatto da più di 7 anni”.

 

Nuovi adempimenti fiscali in arrivo

Categoria che è alle prese anche con nuovi adempimenti fiscali come la fatturazione elettronica e l’obbligo, dal 1 gennaio 2020, dell’invio telematico dei corrispettivi per i prodotti non-oil, ovvero beni e servizi extra rifornimento come vendita di accessori, bar, autolavaggio: tema che sarà al centro dell’assemblea, aperta anche ai non associati, alla quale parteciperà anche il segretario nazionale Figisc-Confcommercio, Paolo Uniti, e il direttore di Ascom, Oscar Fusini.


Benzinai, Mora è il nuovo presidente. «Per andare avanti occorre aumentare i servizi»

1703 - benzinai - gruppo Ascom

Il nuovo presidente dei benzinai Ascom è Renato Mora, 50 anni, gestore di una stazione di servizio a Dalmine, già componente del Direttivo del Gruppo in passato. Riceve il testimone da Giuseppe Milazzo, che per due mandati ha guidato la categoria. Sono stati confermati Pierangelo Cassotti (Verdello) ed Ernesto Tironi (Mozzo), nominati vicepresidenti, Angelo Carlo Amissini (Bergamo) e Giorgio Coffetti (Osio Sopra). Quattro i nuovi ingressi, quelli di Michele Caputo (Ciserano), Giacinto Galbusera (Lallio), Alberto Poma (Stezzano) e Stefano Rossetti (Bergamo).

In Bergamasca gli impianti di distribuzione carburante sono 227, di cui 37 in città. Nel giro di cinque anni le attività sono calate del 4,2% (erano 237 nel 2012), del 9,7% nel solo capoluogo (erano 41). «Nell’ultimo anno – analizza Mora – i consumi sono leggermente risaliti, ma la crisi continua a pesare e servirà ancora molto tempo prima di tornare ai livelli precedenti. La categoria inoltre risente pesantemente della crescita delle pompe bianche (i distributori non legati al circuito delle compagnie petrolifere ndr.) e degli impianti aperti dalla Gdo. Questi ultimi, in particolare, offrono prezzi che per le nostre realtà sono irraggiungibili».

Nonostante la concorrenza agguerrita, l’avanzare degli impianti “ghost”, completamente automatizzati e, per contro, i bassi margini e l’incidenza delle spese di gestione di chi sulla pompa ci sta quotidianamente, la figura del benzinaio, secondo Mora, non è in via di estinzione. «Certo è cambiata e dovrà continuare a farlo – evidenzia -. Mio padre ha gestito per 50 anni la nostra pompa di benzina ed oggi, per come sono mutati tecnologie e sistemi, non sarebbe più in grado. L’evoluzione è anche un’altra, quella verso servizi complementari al rifornimento, come autolavaggio, officina, gommista, oppure il bar o uno shop. Per andare avanti è fondamentale ampliare l’offerta – rimarca -, il nostro servizio però non è messo in dubbio, anzi mi sento di dire che sarà sempre più apprezzato. Del resto, è anche una questione di sicurezza, sia perché si ha a che fare con prodotti pericolosi e la presenza di addetti esperti è una garanzia, ad esempio per la verifica della conformità degli impianti di alimentazione gpl e metano, sia, in senso più ampio, per il presidio del territorio, tema sempre più importante».

Ciò che servirebbe per traghettare le imprese verso questa nuova dimensione è una vera razionalizzazione della rete. «Se ne è parlato molto in passato – ricorda Mora – ma alla fine non c’è stata una riduzione degli impianti, perché accanto alle chiusure ci sono sta anche numerose nuove aperture, a cominciare da quelle nei centri commerciali. Occorrerebbe rimettere mano alla questione, facilitando con incentivi le chiusure delle pompe collocate in zone problematiche per ragioni di viabilità, il che si tradurrebbe nella possibilità per chi resta di contare su erogati medi più alti».

Quanto alle attività del Gruppo Ascom, «il primo passo sarà conoscerci meglio – dice il presidente -, visto che il Direttivo è per metà nuovo. Quello successivo è rafforzare la partecipazione di una categoria che storicamente è sempre stata molto unita».