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La Rassegna

Nuovi negozi in città, niente Irap per i primi tre anni

La Regione azzera l'imposta per le piccole attività che aprono nei centri storici dei capoluoghi o dei Comuni al di sopra dei 50mila abitanti. «Una misura che integra le iniziative contro la desertificazione commerciale»

affittasi-negozio rit ritNiente Irap per i piccoli esercizi commerciali che apriranno nei prossimi tre anni nei centri storici dei capoluoghi lombardi e in quelli con una popolazione superiore ai 50mila abitanti. È la misura varata ieri dalla Giunta regionale nella manovra di assestamento del bilancio.

Per sostenere le attività di vicinato (con superficie totale che non supera i 250 mq) la Regione ha scelto di rinunciare all’Imposta sulle attività produttive, la cui aliquota ordinaria è del 3,9% sul valore della produzione netta. Il peso dell’operazione è stimato in  20 milioni di euro, ma si tratta di una mancato gettito puramente teorico, come ha evidenziato l’assessore al Bilancio Massimo Garavaglia, dal momento che attualmente il saldo tra aperture e chiusure è negativo, mentre l’intervento di sostegno potrebbe riportare in positivo le entrate fiscali.

«È un’iniziativa – ha commentato l’assessore allo Sviluppo economico Mauro Parolini – che si inserisce tra le diverse messe in campo contro la desertificazione e per lo sviluppo delle zone commerciali delle nostre città». Tra le misure a sostegno della rete commerciale urbana, Parolini ha ricordato il bando regionale STO@ 2020 che punta sull’innovazione per il rilancio delle attività del commercio e dell’artigianato di servizio in aree urbane attraverso il recupero di spazi sfitti.

«Le città restano vive anche dal punto di vista sociale se la rete dei negozi resta attiva e vivace – ha ricordato Parolini -. Mentre Sto@ favorisce l’organizzazione delle reti, l’intervento sull’Irap va a finanziare in modo integrato, facendo perno sulla leva fiscale, il singolo che decide di investire per aprire un negozio. Una misura strettamente conseguente e che è stata decisa tenendo conto del dialogo avuto con le associazioni di categoria».