Seriate, «non è col coprifuoco che si rilancia il centro»

Anche Seriate, per cercare di arginare il disturbo ai residenti nelle ore notturne che si verifica nel centro storico, ha scelto limitare gli orari di apertura delle attività commerciali ed artigianali. In piazza Bolognini, via Colombo, via Dei Tasca, via 4 Novembre, via Parietti e nella parte alta di via Decò e Canetta (dal civico 1 al 46) una modifica al regolamento di Polizia Urbana, approvata dal Consiglio comunale del primo febbraio, impone la cessazione alle 22 di «tutte le attività di somministrazione di alimenti e bevande, di esercizi di vicinato, di artigianato alimentare e non alimentare, e in generale di servizi vari alla persona», e stabilisce una sanzione di 500 euro per le infrazioni.

Nell’area – da tempo un nodo critico che la città vorrebbe risolvere e riscattare dal declino – coesistono alcune attività diurne, come il tappezziere, il parrucchiere, il negozio di abbigliamento, quello di articoli per animali e di abiti usati, con bar e kebab che lavorano anche la sera e sono gestite per lo più da stranieri. Hanno trovato sede qui anche alcune associazioni con l’obiettivo di far vivere un po’ di più la piazza, che è stata riqualificata, e aumentare il presidio.

«L’obbligo di chiusura alle 22 è stato colto con un certo favore dai negozi aperti di giorno – commenta il presidente dell’Associazione delle Botteghe di Seriate, Marino Esposito -, perché in effetti il problema della sicurezza è avvertito, ci sono state liti, vociare e schiamazzi da parte delle persone che si ritrovano in questi locali e la percezione è che sia sempre di più un luogo a rischio. È però solo un intervento tampone, non certo una soluzione. Non si può pensare di rilanciare una zona facendo chiudere in anticipo le attività. Il rischio è che arrivi ancor meno gente di prima, che diventi una  ancor più isolata, dove possono addirittura avere più buon gioco delinquenza e attività illegali».

L’aspetto sul quale intervenire è semmai quello della vigilanza. «Con più controlli di certo la zona potrebbe essere percepita come più sicura – prosegue Esposito –, ma probabilmente sono costi che l’Amministrazione non può sostenere e così ha deciso la via più breve. Capisco che ci siano delle ragioni oggettive e serie, in linea generale non si può però pensare di penalizzare le attività commerciali, che se sono in regola devono poter lavorare, anche perché poi chiudono e se ne vanno si siamo di nuovo daccapo con il problema dell’abbandono».

Difficile dire cosa si potrebbe fare per far rinascere il centro storico «è un problema complesso, bisognerebbe decidere innanzitutto cosa si vuole per questa zona e procedere ad una completa ricostruzione – afferma il presidente delle Botteghe -. Così com’è, dal punto di vista commerciale ha un’attrattività pari a zero. Non c’è passaggio, non ci sono parcheggi, non ci sono servizi o strutture, come la posta o una scuola, che in qualche modo portino la gente a frequentarlo, in pratica non c’è un motivo che spinga a passarci: è al centro della città ma per la gente è come se fosse lontano 10 chilometri. Ed è un peccato perché la piazza riqualificata è davvero bella».

A chiedere un piano che vada oltre l’emergenza è anche l’associazione Seriate Recuperare il Centro Storico. «Da anni – scrive in un comunicato sul proprio sito -, segnaliamo la presenza di esercenti di attività commerciali che non si preoccupano di rispettare le norme del vigente regolamento di polizia locale determinando una difficile convivenza civile con i residenti e determinando spesso condizioni di invivibilità e forte insicurezza. Ad oggi la situazione è decisamente degenerata. Ciò richiede un intervento immediato, anche se è vero che, come da anni la nostra l’associazione chiede, è necessario attuare un progetto di rigenerazione urbana capace di ricostituire condizioni sociali ed economiche indispensabile ad un recupero duraturo ed integrato con il sistema della città». «Ad oggi questo non si è visto – denuncia l’associazione -, abbiamo sempre osservato azioni strumentali a spot che, come dimostra la necessità di introdurre una variante al regolamento di Polizia urbana, non hanno determinato nessun miglioramento».

L’Associazione chiede ora una «strategia risolutiva questa volta però condivisa e concertata con tutte le parti interessate sedute al tavolo di lavoro». Una richiesta che avanzano anche le minoranze, che evidenziano anche una certa contradditorietà nelle azioni dell’Amministrazione. «All’indomani del Consiglio comunale che ha approvato la limitazione degli orari – scrivono Stefania Pellicano e Damiano Amaglio, rispettivamente capogruppo di Pd e Lista Civica Albarto – analizzando la bozza di bilancio preventivo 2016 in Commissione bilancio, abbiamo appreso che sono previsti incentivi per gli operatori del centro storico. Ora, con una mano si dà e con l’altra si toglie, ma qual è il criterio? Chiediamo al Sindaco di aprire un confronto vero e di coinvolgere anche le associazioni di categoria invitandole al prossimo tavolo istituzionale per il recupero del centro storico, affinché ci offrano il loro prezioso supporto nel tentativo di mettere ordine e delineare un progetto organico ed efficace». «Le questioni di ordine pubblico si affrontano con gli strumenti di ordine pubblico, non certo limitando la libertà di chi lavora ed è vittima dell’inciviltà e del degrado al pari di tutti gli altri», concludono.