“Ritirata la querela per agevolare un percorso di redenzione”

se-questa-e-limmagine-per-i-turisti-ma-quanto-ci-costa-tutta-ques_5ce05d86-c7c8-11e3-9714-949aa4995798_displayIl direttore generale dell’Atalanta, Pierpaolo Marino respinge il sospetto che l’Atalanta abbia fatto un favore agli ultrà. L’aver ritirato a sorpresa la querela nei confronti dei tifosi che nel 2010 assaltarono, a Zingonia, il centro sportivo nerazzurro non rappresenta “un cedimento”. “Mi ribello con forza a questa idea” ha detto Marino. Gli ultrà – in base all’accordo raggiunto attraverso il presidente Antonio Percassi, che ha rimesso la querela presentata dalla gestione del suo predecessore Ruggeri – faranno i volontari alla Caritas. “Non abbiamo subito nessun tipo di pressione – ha puntualizzato Marino -, ma abbiamo solo aderito a un percorso di pentimento e redenzione”. I tifosi, in effetti, in una lettera accorata inviata all’Atalanta, scrivono: «Abbiamo sbagliato tutto. L’approccio, il comportamento, le azioni. Abbiamo mancato di rispetto all’Atalanta”. Un pentimento che ha portato frutti ai mittenti, ma che la città – stando ai commenti pubblicati sul web – non ha molto gradito. Questo è stato il colpo di scena di una giornata che ha visto la conclusione del maxi processo a carico di 143 ultrà (87 bergamaschi e 56 catanesi) chiamati a rispondere di numerosi episodi avvenuti tra il 2006 e il 2012 e che ha portato a condanne per 47 anni, 10 mesi e 10 giorni di reclusione e risarcimenti per quasi 90 mila euro. Il giudice Maria Luisa Mazzola ha assolto tutti i 40 gli imputati per l’assalto al quartier generale atalantino, il Centro Bortolotti di Zingonia, avvenuto nel maggio 2010, a prescindere dall’accordo con l’Atalanta dato che non c’è stata per il giudice alcuna violazione di domicilio. Ma tanti altri sono stati gli episodi per i quali sono state invece accolte le richieste del pm Carmen Pugliese, che aveva chiesto condanne per 166 anni di reclusione. Tra le pene, quella più alta è andata al leader della Curva Nord dell’Atalanta, Claudio Galimberti detto Bocia: per lui la condanna è di 3 anni per violenza e minacce a pubblico ufficiale (dopo Atalanta-Catania), oltraggio a pubblico ufficiale, danneggiamento, cinque violazioni del Daspo e l’aggressione al giornalista Stefano Serpellini.

Sempre per Atalanta-Catania, il giudice Mazzola ha stabilito delle multe per i disordini avvenuti dopo la partita del 23 settembre 2009: tre ultrà nerazzurri dovranno pagare 10 mila euro a testa, 41 catanesi 200 euro e 15 catanesi 300 euro. Gli ultrà del Catania sono stati invece assolti dalle accuse di danneggiamento degli autobus con i quali erano stati portati allo stadio. Segue come pena più alta Andrea Piconese, condannato a un anno e 6 mesi per rissa con i catanesi, violazione del daspo e per aver preso parte agli incidenti durante la Bèrghem Fest di Alzano dell’agosto 2010. In quell’occasione un nutrito gruppo di supporter atalantini incendiarono delle auto e lanciarono oggetti attorno alla festa della Lega Nord alla quale partecipava, tra gli altri, l’allora ministro dell’Interno Roberto Maroni, reo secondo gli ultrà di aver introdotto la tessera del tifoso. Per quei fatti il giudice ha condannato 38 ultrà per concorso in danni e lesioni a un poliziotto (tra cui il Bocia e Piconese), mentre 17 sono stati assolti. Complessivamente il giudice ha disposto risarcimenti per 89 mila euro: il risarcimento più corposo, 60 mila euro, è per il Comune di Alzano.

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