Post Covid, la resilienza (e il gran cuore) degli imprenditori faranno la differenza

L’Italia non è più al primo posto per contagi e morti da Covid da molti mesi. Eppure resta nell’immaginario collettivo planetario il Paese Occidentale dove la pandemia post Cina è iniziata. Bergamo è inoltre il territorio italiano che, per primo e più di tutti, ha pagato a causa di questa emergenza sanitaria.
All’inizio di aprile del 2020, quando Format Research ci consegnò l’Osservatorio semestrale dell’andamento delle imprese, apparse subito chiaro che il contraccolpo economico della pandemia non aveva precedenti.La caduta verticale del clima di fiducia delle imprese era impressionante. La fiducia degli imprenditori nell’andamento della propria impresa calava del – 38,2%, toccando quota 11,6%, il 7,4% in meno del dato nazionale (19%). Mai si erano registrate perdite di questo rilievo in condizioni normali. Con la fiducia cadevano anche gli indicatori dei ricavi, del fabbisogno finanziario (capacità di farne fronte) e dell’occupazione. Dati da bollettino di guerra, più che da economia del tempo di pace.
Da un punto di vista sociale ed economico, dopo il dramma sanitario, Bergamo ad aprile era ancora capitale della pandemia rispetto alla Lombardia e al resto d’Italia e i dati raccolti potevano dipendere ed essere giustificati dalla condizione emotiva degli imprenditori, ancora sotto shock per quanto stavano vivendo a livello umano e familiare. La paura della gente paralizzava anche gli acquisti più necessari.

Sono passati sei mesi, la situazione è certamente migliorata, ma resta difficile. Un recupero economico c’è stato, ma per molti non è sufficiente per dare continuità alla propria impresa. L’incertezza prevale e forte è il disorientamento degli imprenditori. Non ci sono ancora punti fermi sui quali fissarsi per ripartire.
Come sta andando Bergamo rispetto al resto d’Italia? La discesa del PIL e dell’indice dei consumi, non misurati su scala provinciale nell’ Osservatorio di settembre, sono da considerare allineati a quelli nazionali, con il primo dato, quello della ricchezza prodotta, leggermente superiore per la robustezza dell’economia territoriale e il secondo, i consumi, inferiore per la propensione al risparmio che contraddistingue i bergamaschi.

Per il resto l’effetto della pandemia è ancora forte. Nella propensione nel fare impresa, in un territorio che per sua natura ha sempre registrato una forte natalità di impresa, si è registrato il – 59% di nuove attività nel secondo trimestre 2020, rispetto al -41% del dato nazionale, con la punta del – 80% per le imprese del turismo (contro il -59% nazionale).

Sono dati eloquenti e soprattutto non recuperabili nei prossimi mesi. Il nostro timore poi va sulle chiusure delle attività entro fine anno, con una coda che potrebbe amplificare un fenomeno che è già in atto da mesi.

Eppure a Bergamo dove le “macerie” economiche del Covid sono molte, stiamo reagendo. L’Osservatorio di Format Research registra a settembre la risalita del clima di fiducia nella propria impresa che va al 19%, con una proiezione che arriva fino al 28%, contro il 20% (+8%) del terziario italiano. Stiamo recuperando in fretta e corriamo più della media italiana. Il clima di fiducia non sarà forse un fondamentale economico ma è basilare per la tenuta del sistema delle imprese e per la propensione all’attività di investimento delle PMI.

I nostri piccoli imprenditori ci credono ancora. La resilienza e il gran cuore faranno anche stavolta la differenza.

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