Nuovo Imaie, l’ennesima assurdità all’italiana

Ci mancava proprio. Dopo anni di stasi che erano serviti a far digerire, tra l’altro in un periodo di crisi, il compenso a SCF ecco arrivare l’ennesimo tributo o diritto connesso. Novità che andrà di traverso a tutti!

Il Tribunale di Roma ha stabilito che il Nuovo Imaie (Nuovo Istituto Mutualistico per la tutela dei diritti degli Artisti Interpreti ed Esecutori) – ironia della sorte, il precedente Imaie è in liquidazione – ha il diritto al pagamento dell’equo compenso per gli artisti interpreti ed esecutori di opere cinematografiche ed assimilate. E, sempre secondo il Tribunale di Roma, gli alberghi effettuano una utilizzazione “ulteriore e diversa” dell’opera cinematografica rispetto a quella effettuata dalle emittenti televisive, e pertanto devono versare un equo compenso . Attenzione! Nell’attuale ginepraio voglio sottolineare che questo riguarda solo il compenso degli artisti e interpreti delle opere cinematografiche, perché i compensi dovuti agli artisti, interpreti ed esecutori delle opere musicali sono già versati dalle strutture ricettive a SCF.

tv albergo 5Insomma, ci sarebbe da ridere se raccontassimo ad un cittadino straniero quanto avvenuto in Italia negli anni con SIAE e SCF! Senza pensare che il diritto al tributo è basato sulla legge del diritto d’autore del 1941 (legge del 22/04/1941 n. 633) emanata quando esisteva un’altra Italia e quando i televisori ancora non esistevano. Da queste parti, tra i nostri associati, dove i diritti e le tasse alla fine si pagano sempre, l’indignazione è forte. E’ infatti su queste cose che il nostro Paese frana, Expo e non Expo. E a pagare sono sempre i soliti noti. In questo caso gli alberghi. Che senso ha creare un nuovo consorzio, un nuovo tributo, una nuova scadenza amministrativa, far lavorare i Tribunali, i collegi arbitrali, le associazioni, le imprese quando sarebbe sufficiente fissare per legge un unico compenso ad un unico ente esattore? Questo peraltro a fronte di un unico servizio dell’imprenditore: la messa a disposizione del televisore agli ospiti di un albergo, per il quale il povero albergatore deve già pagare il canone RAI, la SIAE per il diritto d’autore e SCF Consorzio fonografici per i diritti degli artisti e produttori discografici. E poi si trova ad arricchire la proposta, integrando l’offerta con i canali satellitari, stante l’assenza di appeal delle televisioni in chiaro. Certamente fa comodo a tutti far valere il proprio diritto in modo autonomo rispetto a quello degli altri con lo scopo di ottenere di più. Questa storia, tutta all’italiana, racconta che il diritto connesso, riscosso autonomamente dal diritto principale (che è quello d’Autore) rende molto di più. Salvo per chi lo paga…., per il quale costituisce lacrime e sangue.

La nostra Federazione, Federalberghi, dopo aver giustamente frenato per anni, non ha potuto che fare la sua parte e sedersi al tavolo arbitrale stabilito dal Tribunale di Roma e definire il compenso. Ha fatto presente l’eccessiva onerosità del diritto e la difficoltà del momento e ha contenuto l’esborso peraltro mitigato dalla convenzione associati. Ma il punto non sta in questo e la colpa non è di qualcuno. E’ il sistema che è sbagliato, perché è costruito attorno ai palazzi e all’esattore di turno, chiamato a far rispettare tutti i diritti sanciti dalla legge e dai Tribunali, calando le sue giuste pretese a discapito di tutti e tutto.

Noi contestiamo l’importo, perché chiedere un ulteriore balzello che va da 28 euro a 161 euro all’anno sembrerà poco per una struttura alberghiera. Ma non dobbiamo dimenticarci che si aggiungono alle migliaia di euro pagate a SIAE e alle ulteriori centinaia per SCF per lo stesso servizio (riprodurre musica e immagini negli alberghi) e ad altre ancora. Le nostre strutture alberghiere, soprattutto quelle delle valli e del lago, già in grave difficoltà, fanno fatica a pagare gli stipendi, figuriamoci di nuovi diritti che nemmeno comprendono. Contestiamo anche il metodo, perché la legge italiana dovrebbe finalmente sancire una volta per tutte – in omaggio al diritto del contribuente che vale quanto quello del beneficiario – che ci sia un unico versamento ed un’unica scadenza ed un importo sostenibile. Non vogliamo negare il diritto al compenso del proprietario intellettuale (stabilendo le giuste pretese), ma certamente abbiamo il diritto che il suo prelievo avvenga in maniera coerente e sostenibile. Perché quanto sta avvenendo porterà alla morte le imprese. Chi pagherà i diritti di questi interpreti ed esecutori delle opere cinematografici? Forse i titolari e dipendenti che perderanno i posti di lavoro. Speriamo di no.

 

* direttore dell’Ascom Bergamo

 

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