Multe a Bergamo, nel 2015 un ricorso ogni 140 sanzioni

“I dati inerenti alle contravvenzioni elevate nell’anno 2015 confermano che la tanto paventata esplosione del loro numero rispetto all’anno precedente non vi è stata”: Il vicesindaco e assessore al Bilancio del Comune di Bergamo Sergio Gandi risponde così all’interpellanza del consigliere Stefano Benigni, che aveva paventato un incremento del 50% delle sanzioni elevate dalla Polizia Locale del Comune di Bergamo rispetto al 2014.  Gandi ripercorre i numeri del sistema sanzionatorio della Polizia Locale, numeri presentati alla stampa e all’attenzione dell’opinione pubblica nel gennaio scorso. Emergono alcuni dati interessanti: la violazione più diffusa risulta ovviamente – vista la natura stessa della Polizia Locale, deputata soprattutto a controlli riguardanti la viabilità cittadina – essere la sosta vietata (art. 7 e 158 C.d.S.), con un totale nell’anno 2015 di 80.000 sanzioni circa; i ricorsi sono circa un centoquarantesimo del totale delle sanzioni elevate complessivamente. Delle circa 140mila multe comminate per varie infrazioni nel 2015, poco più di mille sono stati i ricorsi presentati, dei quali 136 avanti al Giudice di Pace, 848 avanti alla Prefettura, 78 al Sindaco.

“I dati inerenti le contravvenzioni – prosegue il vicesindaco Gandi nella sua risposta – elevate nell’anno 2015 confermano che la tanto paventata esplosione del loro numero rispetto all’anno precedente non vi è stata. Nonostante le reiterate polemiche relative a controlli effettuati dalla Polizia Locale giudicati da alcuni “inopportuni”  o eccessivamente severi (…), si conferma, innanzi tutto, che i vigili agiscono, quanto alle contravvenzioni, limitandosi ad applicare il Codice della Strada, a pianificare i controlli in ogni area e quartiere della città e a dare seguito alle eventuali segnalazioni dei cittadini, senza attenersi a direttive specifiche che la “politica” abbia – del tutto inopportunamente – ad attribuirle. La politica può e deve, al più, segnalare le aree critiche da presidiare o controllare, nulla più. Si rammenta che invitare un pubblico ufficiale a non adottare un provvedimento dovuto ex lege, così come per un pubblico ufficiale non sanzionare un comportamento vietato, costituisce un fatto penalmente rilevante”.