La testimonianza / Crescono i bivacchi di immigrati tra via Paglia e via Bonomelli. E ora temo di diventare razzista

La testimonianza di un cittadino residente in centro città raccolta da Marco Bergamaschi

immigratiburtinaHo capito una cosa: sto diventando razzista e io razzista non solo non lo sono mai stato, ma proprio non voglio diventarlo. Anzi sono convinto che vivere nel mondo di oggi ed essere contro l’uguaglianza per motivi di razza, colore o abitudini sia come vivere in Alaska ed essere contro la neve. Ma è anche vero che ultimamente non è sempre così semplice.

In questi giorni mi capita di passare nella zona compresa tra via Bonomelli, il primo tratto di via Paglia e via Paleocapa e non ho potuto non notare il nuovo trend di certi stranieri, che abitano la nostra città: sistemati davanti all’entrata del condominio di turno, trascorrono le ore a chiacchierare ad alta voce, a mangiare e a bere birra, incuranti che lì ci abiti qualcuno e che forse ci sono delle regole di educazione civica, che andrebbero osservate. Così, complice una mancanza di un monitoraggio massivo da parte di chi invece i controlli dovrebbe farli (anche solo per la sicurezza del cittadino), sono nati una sorta di piccoli bivacchi, che rendono difficoltoso il passaggio a chi si trova a camminare di lì e che soprattutto imbarazzano e fanno arrabbiare molto coloro che in quei condomini ci abitano. Di sicuro se oggi pomeriggio o questa sera mi siedo per terra in una qualunque zona della città come se fosse il mio salotto e comincio a bere birra, abbandonando le bottiglie vuote sul marciapiede, nel giro di 10 minuti arrivano le forze dell’ordine e mi invitano in maniera solerte ad andare via e se non li ascolto, ci pensano loro a farmelo capire. La stessa cosa accade se vado in una città dell’est o dell’Africa e occupo un pezzo di suolo pubblico insieme ad amici e parenti, senza troppi “scusi” e “per favore”, mi viene ricordato che sono un ospite e che se voglio rimanere in quel paese, devo imparare a conoscere e a seguire usi e costumi locali. Ma come è giusto che sia. Ecco, quello che mi fa arrabbiare e che davvero non capisco è il perché nella mia città ciò non avvenga e ognuno è libero di fare quello che vuole senza censura, senza limiti e soprattutto senza il timore di infrangere delle buone prassi. E come me, sono in tanti a non comprenderlo.

Tra l’altro il trend “bivacco” si è incentivato moltissimo con la nascita di certi distributori automatici di cibo e bevande che, sistemati come dei piccoli negozi aperti 24 ore, sono diventati la terra di individui senza un lavoro fisso: e così in quello in via Bonomelli impera e comanda il mondo dell’est e il chiosco in via Paleocapa è divenuto territorio personale di marocchini, magrebini e africani in generale. Inutile aggiungere che nessun bergamasco si azzarderebbe mai ad acquistare nulla lì, perché la percezione di non essere il benvenuto la si respira già a qualche metro di distanza. Ma questo è pura follia.

Un collega che in via Paleocapa ci abita, mi ha pure confidato di aver messo in vendita il suo appartamento, non certo per sopraggiunte necessità personali, ma perché ha il terrore sacrosanto che la zona continui a svalutarsi e che tra qualche anno, oltre ad avere la percezione di abitare in un mercato, la sua proprietà varrà poco o nulla. Peccato che la casa appartiene alla sua famiglia da più di 40 anni, che lì ci è nato, ha vissuto la sua giovinezza e che rappresenti una fucina di ricordi che non vorrebbe perdere.

Io lo so che il problema è a monte (come lo sanno tutti), che in Italia entra chiunque si presenta alla porta, che la classe politica non si adopera per fare ciò che dovrebbe fare pagata dai cittadini e che tutto viene spiegato con la filosofia dell’ “accoglienza” e del “volemose bene” , ma considerato che amo la mia città, non posso che guardare in faccia alla realtà ed affermare che Bergamo sta cambiando, sta peggiorando in balia di un’assenza di controlli e norme efficaci, che regolino e cautelino la vita comune dei suoi cittadini e che li aiutino a relazionarsi con chi è diverso da loro. E’ vero che ogni essere umano è unico e rispettarne la diversità equivale a difendere la propria e l’altrui libertà di pensiero e azione, ma bisogna sempre farlo con la saggezza e il rispetto; se mancano, ci sarà solo intolleranza, odio e tanta in-sofferenza.

 

 

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