La recensione /
“Confini e Conflitti”,
il riscatto identitario
degli italiani
che non si arresero

Confini e conflitti. Uomini, imperi e sovranità nazionale, di Marco Valle, edito da Eclettica è un libro che merita di essere letto. Questo, innanzitutto, perché l’autore, giornalista e saggista di valore, ha una storia che viene da lontano, da Trieste, figlio di un esule istriano di professione armatore e di una signora di Anversa, e approda a Milano, sua città d’adozione. Valle è, quindi, un uomo dell’alto Adriatico che ha ben presente l’idea del mare e del viaggio ad esso connesso. Ed egli proprio un viaggio offre al lettore per identificare, in primis, alcuni passaggi centrali del nostro passato prossimo. Non a caso, sono analizzate le ragioni della fragilità strutturale della Nazione italiana caratterizzata da un’identità debole e da un continuo oscillare fra velleità generose e subalternità imbarazzanti, fra spinte modernizzatrici e resistenze al cambiamento ancorate al passato. Rispetto a situazioni che evocano una tendenza italiana alla sovranità limitata, Marco Valle propone alcuni esempi di italiani di minoranza, in grado di esprimere forme di riscatto identitario, spesso, in assoluta controtendenza se rapportate ai comportamenti della maggior parte dei connazionali. Fra questi meritano di essere identificati il Verdi politico, del quale pochi sono informati, e gli esploratori italiani dell’Ottocento, considerati oltre la vulgata anticolonialista, fra i quali spicca il nobile friulano Pietro Brazzà, il conquistatore gentile che entrò nel cuore degli indigeni congolesi e dà il nome alla capitale Brazzaville. “Fra gli italiani che non si arresero, quei prigionieri nei campi di concentramento inglese che riuscirono a fuggire”, l’autore presenta Felice Benuzzi, l’alpinista che riuscì a sottrarsi alla prigionia inglese e conquistò la vetta più alta del Kenya dove issò il tricolore ricevendo l’onore delle armi. Marco Valle si dedica, quindi, alla valutazione, senza alcuna retorica, della memoria della Cortina di ferro, passando in analisi gli errori del comunismo reale, quello vero, quello che l’autore ha avuto occasione di conoscere, fin da bambino, nella sua Trieste a cinque chilometri dal confine con la Jugoslavia. Altro importante tema trattato da Valle è quello della decolonizzazione, ritenuta una fase fondamentale che l’Occidente non ha saputo governare e che, a suo parere, è all’origine dell’attuale disastro umanitario nel Mediterraneo. Il volume, a conferma di questo, propone l’analisi di tre casi che hanno un notevole valore paradigmatico: quello dell’Inghilterra con l’India e della Francia con l’Indocina e l’Algeria. La parte conclusiva di questo libro consiste in una bellissima galleria di ritratti fra i quali a chi scrive piace ricordare quello di Ottavio Missoni, lo stilista dalmata morto a 92 anni, nella sua casa di Sumirago, con negli occhi azzurri l’immagine del figlio disperso in mare. Torna, sempre, il mare nella narrazione del nostro autore: forse, perché anche Marco Valle guarda il mondo attraverso i suoi occhi azzurri.