«Imprese al femminile troppo fragili.
Servono sostegni mirati»

Non è tutto rosa e fiori per le  imprese al femminile. Anche se sono sempre più le donne a tenere in piedi il Paese –  un’impresa su 4 in Italia, sulla base dei dati più recenti forniti da Unioncamere, è gestita da una donna, dato in perfetta sintonia con quello bergamasco  elaborato dall’Ufficio Studi della Camera di Commercio – le imprese femminili appaiono sempre  più fragili. Tenacia e spirito imprenditoriale non bastano quando l’accesso al credito diventa un percorso ad ostacoli e conciliare lavoro, casa e  famiglia è una corsa contro il tempo. Se le donne sanno affrontare con straordinaria energia anche le difficoltà maggiori, spesso sono costrette ad arrendersi di fronte ad un mutuo non concesso.
Le imprese più deboli sono quelle più giovani, purtroppo contraddistinte da un’elevata mortalità: se sono tante ad inaugurar bottega, altrettante si trovano infatti purtroppo ad abbassare la saracinesca. L’Osservatorio del credito alle imprese femminili di Rete impresa  evidenzia nei primi tre mesi dell’anno come 8 imprese su 10 abbiano problemi di liquidità e cassa;  il 62 % delle imprenditrici segnala un peggioramento rispetto a tasso, durata, costo di istruttoria e garanzie richieste per l’ottenimento dei finanziamenti. Performance decisamente peggiori rispetto al quadro già drammatico della stretta al credito per le piccole e medie imprese. “Vogliamo iniziare ad affrontare subito temi molto concreti e scottanti: tra i vari sul tavolo, dalla conciliazione famiglia/lavoro alla necessità di formazione e aggiornamento, c’è  ovviamente anche quello del credito – sottolinea Claudia Marrone, presidente provinciale del gruppo Terziario Donna dell’Ascom, a bilancio del primo consiglio svoltosi la scorsa settimana -. La situazione che emerge dall’indagine di Rete Imprese Italia conferma la situazione di grande difficoltà e fragilità dell’imprenditoria femminile, realtà confermata anche dalla loro elevatissima mortalità. Urgono quindi azioni ad hoc di sostegno dell’imprenditoria in rosa”. La prima opportunità da cogliere riguarda il bando sul credito: “Nella newsletter che invieremo a giorni a tutte le nostre imprenditrici allegheremo il bando che consente di usufruire di una consulenza mirata sulla situazione finanziaria e bancaria della propria azienda. Il nostro primo passo di un lungo e – speriamo – fruttuoso cammino”. Diversi gli obiettivi cui si sta lavorando: “In primis si è deciso di allargare la base il più possibile, facendo conoscere la costituzione del gruppo a tutte le donne imprenditrici, invitandole ad una maggiore adesione e partecipazione. Per far conoscere il nostro gruppo stiamo lavorando all’organizzazione di un evento contestuale ad una delle serate del giovedì del distretto del commercio di Bergamo”.
"Senza donne non si cresce, senza donne non c'è futuro. Ma la presenza che noi desideriamo è qualitativa e non meramente quantitativa. Non è sufficiente portare le donne sul ponte di comando, occorre portarle ai comandi" sottolinea  Patrizia Di Dio la presidente nazionale di Terziario Donna, che rappresenta le imprese  femminili del commercio, del turismo e dei servizi aderenti a Confcommercio. "In un momento così drammatico di crisi economica, parlare di donne e governance può apparire quasi provocatorio, un atteggiamento elitario e sterile che non guarda ai reali problemi del Paese. Riteniamo, invece, che la classe imprenditoriale che rappresentiamo abbia la responsabilità di cercare soluzioni e indicare come uscire dalla crisi". Patrizia Di Dio sottolineato poi l’ "intenzione di  Terziario Donna di proseguire l’attività a sostegno di una maggiore presenza delle donne nei luoghi decisionali della politica e dell'economia" perché "l'affermazione di un vero principio di parità tra uomo e donna è un volano di crescita per il nostro sistema". "Da imprenditori – ha continuato la presidente – sosteniamo che senza crescita non c'è futuro. E siccome senza donne non si cresce, senza donne non c'è futuro". Quanto al sistema per instaurare questa parità, il presidente di Terziario Donna ha evidenziato che "l'approccio normativo ha avuto, e può ancora avere, un ruolo fondamentale, ma da solo, può non bastare. E' il cambiamento culturale da questo innescato a dover guidare i comportamenti virtuosi. E noi di Confcommercio vogliamo essere un catalizzatore, un elemento di propulsione di questa cultura". "I numeri contano, ma non solo. La presenza che noi desideriamo – ha concluso la Di Dio – è qualitativa e non meramente quantitativa. Non è sufficiente portare le donne sul ponte di comando, occorre portarle ai comandi per avere finalmente il doppio sguardo in termini di apporto e affermazione di una sostanziale democrazia paritaria, concreta e qualitativa e non meramente di facciata e quantitativa".