Clima di fiducia in miglioramento ma pesa l’ombra dell’inflazione

Nonostante la corsa dei prezzi, il terziario ha ritoccato in misura ridotta i listini. Ma il timore è che i prossimi mesi siano ancora difficili 

Dopo il panico dello scorso anno, causato dall’esplosione dei costi dell’energia, il clima di fiducia delle imprese del terziario bergamasco mette a segno un deciso miglioramento, in linea con il dato nazionale. La fiducia nell’economia italiana sale a quota 43 recuperando ben 17 punti rispetto all’autunno 2022. La previsione per il prossimo autunno è di un suo assestamento a 42, un punto in meno dell’attuale. L’indice bergamasco è migliore di 4 punti rispetto a quello nazionale. È questa una delle principali evidenze emerse dall’Osservatorio congiunturale Ascom Confcommercio Bergamo commissionato a Format Research con focus sull’andamento delle imprese del terziario. Non mancano zone d’ombra e preoccupazioni per le imprese con l’inflazione che galoppa e rappresenta ormai una sorta di “tassa occulta” per gli imprenditori , con previsioni di ulteriori aumenti per il prossimo semestre.

Giovanni Zambonelli

“Le imprese vengono da tre anni estremamente difficili dal Covid all’emergenza energetica – commenta Giovanni Zambonelli presidente Ascom Confcommercio Bergamo-. La ripartenza è stata gravata dall’inflazione che non arresta la sua corsa e dall’aumento esponenziale del prezzo dell’energia. Se il clima è in generale miglioramento, anche per effetto di Bergamo Brescia capitale della cultura nel turismo, l’inflazione grava su consumatori e imprese. Gli imprenditori stanno assorbendo in buona parte i maggiori costi ma si rileva in generale una diminuzione della clientela e un timore per la tenuta per i prossimi mesi, visti gli aumenti previsti per il prossimo semestre”. Le imprese bergamasche del terziario stanno facendo ogni sforzo possibile per assorbire gli aumenti senza affossare i consumi: “Il 29,5% non ha nemmeno ritoccato i prezzi- commenta, presentando la ricerca, Pierluigi Ascani, presidente di Format Research-. Del 70% di chi si è visto costretto a rivedere i prezzi di vendita, quasi il 30% ha ritoccato i listini il minimo possibile, in misura inferiore o di gran lunga inferiore all’aumento dei costi. Si può dire che in questo il terziario abbia svolto quasi una funzione sociale. I dati Istat di fine 2022 evidenziano un aumento per le imprese dell’industria di 28 punti, mentre il settore dei servizi di mercato ha aumentato di soli 3 punti i prezzi”. Inflazione e liquidità, con un peggioramento rilevato nei tempi di pagamento, rappresentano le principali preoccupazioni del comparto: “Da un lato la riduzione del costo delle bollette e il momento felice che sta vivendo il turismo costituiscono i fattori che stanno riportando un po’ più di ottimismo negli imprenditori del terziario- commenta Oscar Fusini, direttore Ascom Confcommercio Bergamo-. Di contro, le imprese del terziario sono ancora fortemente indebitate e l’aumento dei tempi di pagamento è lo scricchiolio che segnala le difficoltà di molte imprese. L’inflazione  impatta sotto diversi punti di vista, in particolare su ricavi e marginalità. Nonostante gli sforzi fatti dal comparto di assorbire parte degli aumenti, l’incremento dei prezzi  rappresenta la sciagura del momento. Mette infatti un tetto inesorabile alla possibilità di spesa delle famiglie e dei consumatori e  il timore è che questo aspetto si farà presto sentire in maniera strutturale”.

I dati della ricerca

Sentiment

Il sentiment resta positivo sopra la media per il solo settore dei servizi e sopra i 10 addetti, in media per il commercio e per le imprese sopra i 2 addetti e nettamente sotto per il settore turismo e fino ad 1 addetto. Cresce anche la fiducia nell’andamento della propria impresa: l’indicatore sale a 48 (8 punti in più rispetto a ottobre 2022). Tuttavia la previsione in vista dei prossimi mesi è che l’indice si stabilizzerà a 47, un punto in meno dell’attuale. I bergamaschi sono più ottimisti della media degli imprenditori italiani che si attesta a 45. Di molto sopra la media è l’indice del settore dei servizi e quello delle imprese sopra i 10 addetti. Un po’ sopra la media anche l’indice del commercio. Sotto la media resta l’indice del settore turismo e quello delle imprese fino a 9 addetti.

Ricavi

L’indice dell’andamento dei ricavi è salito a 48 (+5 punti rispetto a quello dell’autunno). Le previsioni  da qui a sei mesi è che l’indicatore si assesterà a 47. Pur cresciuto, l’indice delle imprese del terziario orobico è più basso di quello nazionale, arrivato dallo stesso punto di partenza fino a 51. L’indice è sopra la media per i servizi e il commercio e quello delle imprese dai 10 addetti a salire. E’ sotto la media per il turismo e per imprese fino a 9 addetti.

Occupazione

L’indice dell’andamento occupazionale delle imprese del terziario orobico è migliorato rispetto a ottobre 2022 ed è passato da 47 a 51. L’assestamento per il prossimo autunno è peggiorativo con la perdita attesa di 4 punti. Il dato è più alto di quello nazionale che è 46 sebbene le previsioni a sei mesi dovrebbero portare l’indice nazionale a 49 e superare quello bergamasco. L’indice è sopra la media per il settore dei servizi e per il commercio e per le imprese dai 6 addetti. E’ nettamente sotto la media per il settore del turismo e per le imprese micro e fino a 5 addetti.

I tempi di pagamento

Le imprese del terziario bergamasco segnalano l’allungamento dei tempi di pagamento che è ulteriormente peggiorato per il 35% delle imprese. L’indice si è posizionato a 33 perdendo un punto rispetto all’autunno 2022, anche se la previsione dovrebbe riportarlo a 35 nel prossimo semestre.

La corsa dei prezzi e l’impatto dell’inflazione

I prezzi praticati dai fornitori dopo la corsa degli ultimi mesi registrano una leggera frenata. L’aumento è dichiarato dal 68,9% delle imprese contro l’82% rilevato nello scorso autunno. Negli ultimi sei mesi i prezzi rilevati all’acquisto dai propri fornitori sono aumentati  per il 68,9%; invariati per il 30,9%. Solo lo 0,1% li trova “diminuiti”. Le previsioni per il secondo semestre dell’anno è che i prezzi saranno ancora in crescita per il 72% degli imprenditori.

Impatto dell’inflazione sui prezzi

Nel corso del 2022, a seguito dell’aumento del costo dei fornitori la maggior parte delle imprese ha aumentato i prezzi di vendita, anche se i rialzi di listino riguardano quasi la metà meno degli aumenti subiti. Gli imprenditori hanno deciso in larga misura di assorbire questi costi per non affossare i consumi.  Nel dettaglio durante il 2022  il 29,5% delle imprese non ha aumentato i prezzi di vendita , contrariamente al 70,5% che si è vista costretta ad aumentare i prezzi di vendita.

Di queste il 39,8% ha rivisto i listini in proporzione all’aumento dei costi, mentre quasi il 30% ha ritoccato il minimo possibile i prezzi ( il 18,7% In misura inferiore all’aumento dei costi, il 12% in misura molto inferiore all’aumento dei costi).

Impatto dell’inflazione sui ricavi

Negli ultimi sei mesi un’ impresa su quattro ha registrato un contraccolpo dell’inflazione sui suoi ricavi, con una riduzione degli stessi. Nel dettaglio negli ultimi sei mesi se per il 53,1% delle imprese il livello dei ricavi è rimasto invariato, per il 46,9% l’impatto si è fatto sentire (sia in negativo che in positivo). Il 9,6% ha registrato una riduzione sia dei ricavi sia della clientela e il 16,6% ha registrato una riduzione dei ricavi ma non della clientela. Non manca però il risvolto positivo con un 20,7% che ha registrato un aumento dei ricavi.

Impatto dell’inflazione sugli investimenti

Del 21,8% delle imprese che avevano pianificato investimenti ( poco più di una su cinque) ben un terzo rinuncerà o rimanderà agli investimenti e un altro terzo li effettuerà solo in parte. Nel dettaglio: il 34% effettuerà regolarmente gli investimenti, mentre il 36% lo farà solo in parte. Il 21% rimanderà a tempi migliori gli investimenti previsti, mentre il 9% vi rinuncerà. Resta ancora elevata in generale la percentuale di chi non aveva pianificato alcun investimento.

Impatto dell’inflazione sulle imprese

Dalla perdita di margine fino alla riduzione del personale, la corsa dell’inflazione non risparmia le imprese. L’impatto previsto per la propria impresa: va dalla riduzione dei margini (29%) al peggioramento della liquidità (19%), dalla riduzione dei ricavi (19%) a quella di forniture in quantità (8%), da una riduzione della clientela (7%) alla variazione degli investimenti programmati fino a quella del personale (4%).

 

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