Bottacini (Pneumax): «Il sistema illogico ha prodotto questa giungla fiscale»

Roberto Bottacini
Roberto Bottacini

Pneumax, l’azienda con base a Lurano specializzata nella componentistica e apparecchiature per l’automazione ad aria compressa e che fa capo alle famiglie Bottacini e Beretta, ha ospitato la scorsa settimana un dibattito su tasse e burocrazia, con relatori di fama nazionale, come Giulio Sapelli, professore ordinario di Economia Politica e Storia Economica dell’Università Statale di Milano. “Di tasse si può anche morire” sottolinea Roberto Bottacini – amministratore delegato della Pneumax Spa e presidente della Pneumax Holding – che invita però gli imprenditori a guardare a chi, nonostante i tempi non siano dei migliori, sa reinventarsi e rimettersi in gioco.

Tra novembre e dicembre, secondo la Cgia di Mestre, saranno 25 le scadenze fiscali da onorare, una ogni due giorni. Le tasse da pagare sono un centinaio tra addizionali, bolli, canoni, cedolare, concessioni, contributi, diritti, imposte, maggiorazioni, ritenute, sovraimposte, tasse e tributi. Le imprese stanno morendo di tasse?
«Sicuramente siamo tutti in seria difficoltà, soprattutto le piccole medio imprese. Siamo sommersi da una giungla fiscale che non ci consente di lavorare con serenità, tenuto conto che  le regole cambiano di giorno in giorno e spesso capita che gli effetti siano addirittura retroattivi, andando persino contro gli assunti costituzionali. Per non citare la costante proliferazione di norme che da un giorno all’altro possono sconvolgere anche gli obiettivi a medio termine che gli imprenditori cercano di anticipare (basti pensare al Ddl di Stabilità che leggiamo nella stampa odierna, il quale prevede un succedersi di incrementi delle aliquote Iva dal 22% al 25,5%…). Forse è troppo chiedere un sistema fiscale chiaro e sopportabile? Non so se un giorno potremmo dire che pagare le tasse è bellissimo, ma quantomeno ho la speranza che se ci si adoperasse in tal senso si potrebbe affrontare ogni adempimento con uno spirito più costruttivo».

Quali sono i problemi che ogni giorno vive da imprenditore tra imposte e burocrazia?
«L’incertezza nel programmare le attività dell’azienda, dovendo sottostare a norme che non sappiamo come evolveranno nel breve termine e quale “costo” determineranno».

Quanto pesano tasse e ritardi burocratici nell’ordinaria amministrazione aziendale?
«Moltissimo. Definire quanto pesano tasse e burocrazia nell’ordinaria amministrazione, significa quantificare quanto “pesano” gli oneri amministrativi che da essa ne derivano. E che si traducono in un aggravio di costi, dispendio di risorse a tale gestione dedicate che quotidianamente non possono permettersi di sottrarre tempo alla lettura della stampa specializzata cercando di “rallegrarsi” per i colpi inferti. Ulteriore problema è che non ci si ferma alla prolificazione quotidiana delle norme; si devono attendere le Risoluzioni e le Circolari che interpretano le norme. Tutti costi e tempi sottratti alla crescita e allo sviluppo. L’ordinaria amministrazione aziendale, propriamente definita, dovrebbe essere dedicata ad altro. Spesso ci vengono richiesti adempimenti che sono pura formalità, non hanno alcuna effettiva utilità pratica, e spesso si traducono in richieste di dati che già sono stati forniti».

Le è capitato di vivere episodi o situazioni assurde e kafkiane legate a imposte e altri cavilli?
«Sì, se pensiamo al “Il Castello” di Kafka ne potremmo trarre molti spunti. In un sistema governato da una burocrazia tanto illogica quanto lenta, credo che nessuno ne sia esentato».

A pesare sulle imprese sono sempre più le imposte locali tra maggiorazioni, aliquote e addizionali. Quali azioni crede vadano intraprese a salvaguardia della ricchezza del territorio che è composta dalle imprese e attività che vi operano?
«Noi non facciamo distinzione fra “Tasse dello Stato e Tasse locali”. Sempre tasse sono. Derivano dalla necessità che anche gli Enti Locali hanno di dare copertura al loro fabbisogno, dato che lo Stato ha sottratto loro risorse. L’unica via percorribile consiste nell’aumentare la ricchezza prodotta e nel contempo ridurre al limite del necessario le spese di Provincie e Comuni».

Esistono esempi virtuosi o buone prassi da prendere a modello?
«Sono tutti quegli imprenditori che, nonostante tutto, continuano a  mettersi  in gioco, cogliendo ogni giorno la forza e la determinazione di reinventarsi. Sono molti ed è su di loro che dobbiamo contare per mantenere viva la nostra economia. Sono aziende che innovano, creano opportunità di lavoro, internazionalizzano il loro business e … pagano le tasse».


Pmi e universitari, un’alleanza vincente

«Le idee non vanno soppresse, ma trasformate, perché dietro agli ostacoli potrebbero esserci grandi opportunità per futuri successi». È questo il motto che negli ultimi cinque anni ha spronato Camera di commercio, Bergamo Sviluppo e le organizzazioni di categoria a creare sinergie tra le aziende e i laureandi. Attraverso l’iniziativa “Sviluppo competitivo veloce nelle Pmi”, fra il 2008 e il 2013 sono state messe in relazione 106 imprese votate all’innovazione con altrettanti studenti pronti a portare freschezza, conoscenze e creatività nel mondo del lavoro attraverso tirocini di tre mesi. Il tutto coordinato dalla professionalità di 40 consulenti esperti. In un contesto economico sempre più globale, che richiede alle aziende di dotarsi di strumenti più efficaci per migliorare le loro prestazioni, la formula dello stage si è rivelata vincente. Da un lato gli imprenditori orobici hanno potuto concretizzare progetti di rinnovamento organizzativo o tecnologico; dall’altro i laureandi hanno cominciato a fare i conti con dinamiche aziendali che si discostano dalla teoria appresa sui libri. «Tra il 2008 e il 2009 hanno aderito all’iniziativa 50 imprese, 13 nel 2010, 10 nel 2011, 13 nel 2012 e 20 nel 2013 – ha illustrato il direttore di Bergamo sviluppo Cristiano Arrigoni –. Il progetto, finanziato interamente dalla Camera di commercio, è rientrato nelle buone pratiche insieme ad altri quattro a livello nazionale. Si tratta di un investimento durevole nel tempo dove il perfezionamento dell’innovazione introdotta nelle aziende prosegue anche dopo la conclusione del tirocinio, producendo benefici tecnologici, culturali e finanziari. Un elemento chiave è il binomio consulente-studente. Abbiamo quindi cercato universitari motivati e con un profilo adeguato per affrontare un’esperienza quotidiana in azienda, significativa per la loro crescita personale e professionale».
Quest’anno gli interventi di consulenza hanno riguardato soprattutto il settore del marketing strategico e della comunicazione. Circa il 50% dei progetti avanzati dalle aziende è stato infatti dedicato alla valorizzazione dell’immagine nel proprio mercato di riferimento e all’utilizzo del web come strumento di promozione e di vendita diretta alla clientela finale. Il 20% ha focalizzato la propria attenzione sulla creazione di metodologie più efficaci per la programmazione e il controllo della gestione (cost accounting, pianificazione finanziaria e gestione anticipata della tesoreria). Il 15% ha puntato su iniziative di ingresso in mercati esteri, mentre il 5% ha svolto interventi di sviluppo commerciale e di supporto alla vendita. «In quasi tutti i progetti è emersa una crescente sensibilità degli imprenditori verso la valorizzazione delle risorse umane – ha illustrato Sergio Panseri, consulente esperto coinvolto nell’ambito dei progetti –. Il ruolo dei tirocinanti, insieme ai consulenti, è stato fondamentale nel raggiungimento degli obiettivi, anche se la spinta dall’interno dell’imprenditore è stata quella determinante per il successo. Inoltre, il rallentamento delle attività dovuto alla crisi per alcune aziende ha forse ridato un ruolo maggiore alla strategia di medio-lungo termine».