Fusini (Ascom): “No alla shadow economy. Sì a un equilibrio tra ricettività alberghiera ed extralberghiera”

“La ricerca di un equilibrio sostenibile tra ricettività alberghiera ed extralberghiera”. Un titolo, quello dell’intervento all’incontro promosso dall’Università di Bergamo sull’“Ospitalità in appartamento a Bergamo”, ma anche un auspicio. Per il direttore dell’Ascom, Oscar Fusini, “si può dire sì alla sharing, ma no alla shadow economy”. “I nostri obiettivi, del resto – afferma -, sono noti: vogliamo contribuire alla tutela degli ospiti, degli operatori extralberghieri, degli albergatori e dei lavoratori del settore e, inoltre, promuovere la salvaguardia della qualità ricettiva, dell’immagine turistica. Il tutto contrastando l’illegalità e l’abusivismo. Insomma, stesso mercato, stesse regole!”. Per Fusini è importante che sul mercato si possa competere ad armi pari semplificando le regole attuali (quando possibile), imponendone l’applicazione da parte di tutti (in ogni caso). “C’è, per esempio, – annota il direttore – ancora una forte differenza nella pressione fiscale e pressione normativa tra ricettività alberghiera e non alberghiera”.

convegno Appartamento FusiniLa ricerca dell’equilibrio

Spesso, le regole esistono ma non vengono applicate. Gli organi di vigilanza devono essere dotati di poteri e strumenti adeguati e tutti gli stakeholders possono giocare un ruolo attivo. “L’equilibrio di lungo termine nella convivenza tra ricettività alberghiera ed extralberghiera – sottolinea Fusini – è possibile, ma in un sistema di integrazione e di completamento di offerte differenziate, basate su servizi diversi proposti da operatori imprenditoriali e non imprenditoriali entrambi qualificati e che competono sui servizi (uniformi per qualità, affidabilità e trasparenza del rapporto) e sul prezzo e soggetti alle stesse regole e imposizioni fiscali. Questo scenario – aggiunge Fusini – non è utopia, ma un sistema obiettivo ricercato con la regolamentazione nazionale e regionale e promosso con autodisciplina e codici etici in modo che le violazioni della legalità siano riconoscibili, controllate e sanzionate come in qualsiasi ambito civile ed economico”. “Oggi l’equilibrio – ammette il direttore dell’Ascom – è ancora lontano dal realizzarsi perché alla crescita del turismo e al cambiamento delle preferenze dei consumatori ci si è approcciati senza regole certe. Accanto all’offerta qualitativa e rispettosa delle regole si è sviluppata anche una parte speculativa di ricettività extralberghiera. In alcuni paesi europei, per lo più dell’area mediterranea, alcuni fattori come la crisi economica e l’assenza di sbocchi occupazionali, la pressione fiscale eccessiva soprattutto sulla casa, la difficoltà del mercato immobiliare residenziale hanno contribuito ad aumentare in modo esponenziale l’offerta parallela di stanze e appartamenti per il turismo. Lo sviluppo è avvenuto senza una precisa regolamentazione tanto che in alcuni paesi, come l’Italia, l’ordinamento non è in grado nemmeno di censire in maniera certa la dimensione del fenomeno con gravi rischi in tema di evasione fiscale e sicurezza. In alcuni casi è passato molto velocemente il messaggio come in questo settore sia possibile pagare meno tasse e guadagnare di più rispetto agli altri settori economici. La risposta non si è fatta attendere. Se così è avvenuto fino ad oggi la coscienza della necessità dell’aggiustamento sta velocemente diffondendosi a livello territoriale, nazionale e europeo. C’è però bisogno dell’aiuto di tutti”.

L’azione locale

“Noi, come Associazione del commercio, da ormai un decennio abbiamo avvertito il problema. E in questo periodo – afferma Fusini – abbiamo fatto la nostra parte per sensibilizzare sul tema e arrivare a una soluzione. Tra dossier sull’abusivismo, interventi contro la pubblicità ingannevole sul portale booking.com, impegni a livello regionale con Confcommercio Lombardia, abbiamo cercato di dare una scossa. L’abbiamo fatto anche attraverso Federalberghi, in particolare ottenendo che il CCNL si applicasse anche a b&b, ostelli e affittacamere. La stessa Federalberghi e gli altri soci di Hotrec – conclude il direttore dell’Ascom – hanno indicato i dieci principi per un corretto svolgimento della sharing economy. Il decalogo europeo va adattato alla realtà istituzionale e normativa di ogni Paese. Si tratta di uno strumento operativo, in continua evoluzione da arricchire con il contributo di tutto il sistema organizzativo”.

Il decalogo per la sharing economy

– Definire le locazioni brevi di alloggi privati come attività turistico ricettive;
– Stabilire procedure di registrazione e autorizzazione;
– Misurare il flusso turistico negli alloggi privati;
– Tutelare la sicurezza;
– Rispettare le normative fiscali;
– Verificare l’identità dei visitatori come previsto nella convenzione di Schengen;
– Tutelare i diritti dei lavoratori;
– Tutelare la qualità della vita dei residenti;
– Differenziare la proprietà ad uso residenziale dalla proprietà ad uso produttivo;
– Controllare la diffusione di locazioni brevi di alloggi privati.


Ospitalità in appartamento, anche l’Ascom al confronto in Università

Uno dei temi più dibattuti negli ultimi anni nel mondo del turismo è la crescita dell’ospitalità alternativa in appartamento. Anche nella provincia di Bergamo sono diffusi sempre più gli appartamenti affittati a turisti e inseriti nei siti di intermediazione on line ma che non rientrano ufficialmente fra le strutture ricettive (quali B&B, affittacamere, …). La nuova legge regionale introduce novità importanti che danno chiarezza sulle disposizioni da attuare. Di tutto questo si parlerà martedì 8 marzo, dalle 14 alle 16, con l’incontro “L’ospitalità in appartamento a Bergamo” in programma nell’aula 3 della sede universitaria di via Salvecchio, in Città Alta. L’incontro è gratuito, aperto a tutti, e cercherà di rispondere due domande: quanto è effettivamente diffusa a Bergamo questa realtà? E quali novità si stanno attuando a livello normativo per regolamentare la locazione degli appartamenti?

TurismoDopo l’introduzione di Roberta Garibaldi, direttore CeSTIT – Centro Studi per il Turismo e l’Interpretazione del Territorio dell’Università degli studi di Bergamo, Gianluca Rossoni, dell’Università di Bergamo parlerà della “Nuova legge regionale sul turismo: disposizioni in merito all’ospitalità extra-alberghiera”. A seguire l’intervento della studentessa Elisa Bonacina sull’ “Ospitalità in appartamento nella città di Bergamo: una mappatura”. Infine, sul tema “La ricerca di un equilibrio sostenibile tra ricettività alberghiera ed extraalberghiera” si confronteranno Oscar Fusini, direttore dell’Ascom Confcommercio Bergamo, Giacomo Salvi, direttore di Confesercenti e Chiara Brembilla, presidente dell’Associazione B&B and co. Bergamo.


San Pellegrino, la Regione conferma i fondi anche con l’Accordo di programma modificato

Grand Hotel San pellegrinoOtto milioni per il recupero della funicolare Vetta e parco adiacente e per per il recupero dello storico Grand Hotel. Questo il contenuto del terzo atto integrativo all’accordo di programma su San Pellegrino sottoscritto oggi al termine della Giunta regionale lombarda, che si è tenuta nello palazzo storico dell’ex Casinò del Comune bergamasco. Soddisfatto il presidente della Regione Lombardia, Roberto Maroni, che ha sottolineato “la grande collaborazione fra istituzioni – Regione, Comune e Provincia – e soggetti privati. Una sinergia, che qui funziona e da buoni frutti”.  Questi territori e questi palazzi – ha sottolineato – sono posti splendidi, che meritano di essere ancora più valorizzati. Noi – ha affermato – abbiamo la possibilità di farlo. Dal prossimo 29 maggio – ha sottolineato – parte l’anno del turismo della Regione Lombardia. La nostra terra è famosa per la sua operosità e le sue tante industrie, ma è anche un posto bellissimo che noi vogliamo promuovere maggiormente, facendola conoscere meglio anche all’estero”. “In questo Anno del turismo – ha rilanciato il presidente, chiamando in causa l’assessore Mauro Parolini – dobbiamo dare il via a molte iniziative sul territorio, coinvolgendo le province. E San Pellegrino insieme a Clusone, potrebbero essere luoghi perfetti per essere teatro di eventi finalizzati proprio alla promozione internazionale della Lombardia”. “E’ un intervento importante per la Val Brembana, un impegno consistente da parte della Regione, non scontato: la scelta del presidente Maroni di confermare lo stanziamento di 8 milioni a fronte di una modifica sostanziale dell’Accordo di Programma testimonia l’attenzione della Giunta regionale a questo territorio”. Lo ha detto il sottosegretario di Regione Lombardia ai Rapporti con il Consiglio regionale e Politiche per la Montagna, Ugo Parolo, intervenendo alla cerimonia di sottoscrizione) del terzo atto integrativo dell’Accordo di Programma a San Pellegrino). Oltre al presidente Maroni e a numerosi assessori della giunta regionale, hanno partecipato all’incontro il sindaco di San Pellegrino Vittorio Milesi, Antonio Percassi (presidente
“Sviluppo San Pellegrino srl”), Gianluca Spinelli (amministratore unico “Resort srl”) e l’assessore alle Grandi opere, Infrastrutture e Viabilità  della Provincia di Bergamo Pasquale Gandolfi.
” Maroni ha voluto confermare le risorse  – ha aggiunto Parolo – e siamo sicuri che questi fondi consentiranno da un lato di far partire il recupero di un’infrastruttura fondamentale all’interno del progetto che è la funicolare Vetta e, dall’altra permetteranno, insieme a ulteriori stanziamenti di cui il Comune di San Pellegrino già dispone, di recuperare completamente il Grand Hotel”. “E’ una scommessa – ha detto ancora il sottosegretario Parolo – ma sono sicuro che si può vincere, anche perché la collaborazione tra pubblico e privato in questo caso si sta dimostrando la carta vincente in un momento di criticità economica”.


I Treks delle Orobie bergamasche approdano su Google

Cai Google sentieriLa Provincia e il Cai bergamasco hanno realizzato un progetto congiunto di promozione e valorizzazione della rete di sentieri e rifugi delle Orobie grazie alla prestigiosa collaborazione con Google Trekker View. L’iniziativa ha permesso di mappare con le speciali telecamere a 360° di Google i sentieri che portano dai paesi di fondovalle ai 17 rifugi alpinistici e escursionistici del Cai bergamasco. Dopo deserti a dorso di cammello, foreste equatoriali e creste dolomitiche patrimonio Unesco, il trekker, lo zaino tecnologico usato per mappare a piedi i luoghi più affascinanti della terra, approda sulle più belle vette delle montagne bergamasche. Le nostre valli e montagne saranno così navigabili passo dopo passo via internet, regalando agli appassionati e turisti di tutto il mondo panorami mozzafiato e scorci indimenticabili. Dotato di 15 fotocamere in grado di scattare immagini ad alta risoluzione, il Trekker è stato utilizzato negli scorsi mesi per rilevare i sentieri e le vette del comprensorio naturalistico orobico. In particolare sono più di trenta i sentieri “mappati” nei mesi di settembre/ottobre/novembre 2015 nel territorio di Ardesio, Branzi, Brumano, Carona, Castione della Presolana, Costa Volpino, Colere, Cusio, Mezzoldo, Oltressenda Alta, Ornica, Roncobello, SanPellegrino Terme, Taleggio, Valbondione, coprendo quindi da est a ovest la quasi totalità dell’arco prealpino bergamasco.

I sentieri sono disponibili da oggi sui portali della Provincia di Bergamo e del Cai, oltre che, naturalmente, su Google International.  “Un progetto di cui sono veramente orgoglioso, perché grazie alla collaborazione con il CAI e alla determinazione di tanti amanti della montagna siamo stati in grado di ottenere l’interesse di un soggetto così importante come Google e di portare alla ribalta mondiale i nostri bellissimi sentieri” spiega il presidente della Provincia Matteo Rossi”. Per Paolo Valoti, consigliere nazionale e presidente della Unione Bergamasca Sezioni e Sottosezioni del Club Alpino Italiano, “con questa vetrina virtuale mondiale vogliamo invitare tutti gli appassionati e amici del mondo a venire a camminare nelle montagne bergamasche per vivere dal vivo queste incomparabili bellezze e emozioni delle Orobie. Tutti insieme possiamo andare oltre le Orobie e promuovere le genti e territori di montagna, tra le eccellenze e tipicità dalle Alpi agli Appennini”.

Vai su Google Street View


Turisti del gusto in Val Brembana? Si può fare

Fare i turisti in casa propria? Si può. Basta mettere nella borsa da viaggio un po’ di tempo per concedersi di guardarsi attorno con calma, un briciolo di curiosità per uscire dalle rotte già percorse e la voglia di scambiare qualche parola con chi si incontra. Lo abbiamo sperimentato grazie al Distretto delle Attrattività Territoriali Vallinf@miglia, che aggrega, secondo l’input a fare rete dato dalla Regione Lombardia, 11 Comuni (Zogno, capofila del progetto, Sedrina, Ubiale Clanezzo, Valbrembilla, Taleggio, Vedeseta, Blello e, in provincia di Lecco, Pasturo, Cassina, Moggio e Cremeno) di quattro valli (Valbrembana, Valbrembilla, Valtaleggio e Valsassina) in un percorso di valorizzazione unitario che ha scelto di puntare sul paesaggio e sulla natura, ma anche sulle testimonianze del passato, i prodotti tipici e la buona tavola. Il tutto da gustare senza fretta né clamori, a misura di famiglia, come ricorda la denominazione, nonni compresi.

Occorre ammettere che il compito di dare appeal turistico a realtà storicamente più vocate alla manifattura e all’edilizia o di riportare interesse sulle seconde case non è facile, ma se è vero che oggi – come indicano gli studi – ciò che il visitatore vuole è vivere un’esperienza e avere un contatto autentico con il territorio, allora le possibilità ci sono tutte. Perché di cose da raccontare questi luoghi ne hanno e le persone che abbiamo conosciuto hanno deciso di credere nella propria terra e di fare del proprio meglio per metterne in risalto le peculiarità. A cominciare da Elena Riceputi e Marta Torriani, che con la loro giovane agenzia Emozioni Orobie hanno organizzato il tour che vi racconteremo, e da Barbara Pesenti Bolò, ex hostess sulle linee aeree, che ci ha accompagnato ritagliando tempo al suo duplice lavoro, la mattina nel suo negozio di alimentari di Gerosa con tanto di consegne a domicilio nelle frazioni, dal pomeriggio alla reception di un albergo a Bergamo.

Siete pronti? E allora partiamo. Naturalmente parleremo di cibo e del protagonista di queste valli, il formaggio.

Negozio e cucina, a Zogno il locale che esalta i prodotti tipici

Capofila del Dat è il Comune di Zogno. Ed un biglietto da visita delle specialità della Valle lo si trova alla Baita dei Saperi e dei Sapori Brembani, proprio sulla strada provinciale. Il locale, realizzato dalla Latteria di Branzi in collaborazione con la Comunità Montana, è aperto da quasi due anni ed è una sorta di brochure – ma molto più concreta – della gastronomia locale. Ci si trova infatti il bancone per la vendita dei formaggi, gli scaffali con i prodotti tipici, un laboratorio di cucina, una cantinetta a vista per la stagionatura, uno spazio degustazione che può diventare sala conferenze e video. Insomma un luogo in cui fermarsi per acquistare il souvenir gastronomico, la tappa per un aperitivo o per la cena, oppure per tutte e tre le cose insieme in una formula moderna per far parlare le tipicità. «Vendita e somministrazione sono state messe in dialogo – spiega in sala Hakim Jendauni, marocchino, il papà dipendente della Latteria di Branzi -. Le proposte di degustazione e quelle della cucina vogliono mostrare le caratteristiche e la gamma degli utilizzi dei nostri formaggi. Chi si ferma a mangiare può scegliere tra tre primi e tre secondi che variano seguendo le stagioni. Pasta fresca e risotti sono tra i protagonisti e si accompagnano, ad esempio, agli asparagi in primavera alle castagne e ai porcini in autunno. La cifra è la semplicità, come la tradizionale “polenta e ciareghì”, resa però più elegante». In cucina c’è Romeo Gervasoni, da Roncobello, con trascorsi in Germania, sul lago di Garda e a Foppolo, che ricorda tra anche gli “gnocchi di ricotta con erbe di monte essiccate e burro”, il “risotto allo zola di capra e frutti di bosco” o i “tagliolini freschi con carciofi e agrì”. Tutt’altro che banale pure il tagliere dell’aperitivo, un viaggio tra formaggi di diversa pasta, stagionatura, aromatizzazione, accompagnato da salumi selezionati, mostarda, giardiniera e persino un croccante di mandorle. Da non perdere le “bese”, i ritagli dopo la pressatura della cagliata del Branzi, fritti in una pastella di farina e birra artigianale.

Visto che siamo turisti, vediamo di organizzarci per scoprire anche qualcosa più del territorio. La visita del Museo della Valle nel centro di Zogno entusiasmerà i bambini con la sua sezione sui pesci fossili ritrovati nelle vicinanze, alcuni di rilevanza fondamentale nella paleontologia. Oppure si potrà fare una sosta a Ubiale Clanezzo per attraversare il Brembo sulla lunga passerella (vietato dondolarsi!) che ha preso il posto del traghetto o spostarsi di poco per ritrovarsi sul ponte di Attone, risalente al X secolo, che invece si trova sul torrente Imagna. Chi ama l’arte non può perdere nella parrocchiale di Sedrina, progettata dal Codussi, la pala d’altare di Lorenzo Lotto, “Madonna in Gloria e Santi” (1542).

Brembilla, l’antica Osteria è anche anch’essa un “monumento”

L’itinerario del Dat piega a sinistra ed è a Brembilla (che ora con Gerosa forma il Comune di Val Brembillla) che si trova quello che per gli amanti della gastronomia può essere considerato a tutti gli effetti un “monumento”. L’Antica Osteria il Forno, la cui attività è documentata dalla licenza del 1811, ha ricevuto il riconoscimento di “Locale storico” da parte della Regione ma ha saputo soprattutto conservare il suo passato e valorizzarlo. È stata forno, stallo per i cavalli, alloggio, trattoria, macelleria, negozio e pesa pubblica e le cinque sale da cui oggi è composta hanno tenuto traccia delle destinazioni di un tempo. Da notare, la sala del forno con volta a botte in tufo, il pavimento vecchio di 140 anni nella sala centrale e, in un’altra saletta, un affresco con un’annunciazione del 1500, che prima era all’esterno. Anche in cucina la parola d’ordine è stata salvaguardia. Nonostante gli ampi spazi, per circa 200 coperti, il locale non ha ceduto al richiamo della pizzeria o delle proposte che di volta in volta hanno fatto tendenza, ed ha avuto ragione, almeno a  giudicare dalle tavolate di giovani incontrate nelle nostra visita, ben felici di spaziare tra casoncelli e taragne. Zia Alessandra Offredi, ottant’anni, è orgogliosa di avere dato l’impronta con i piatti di famiglia, come i ravioli e la gallina, ed ora i nipoti Andrea e Marco Cornoldi, quinta generazione, proseguono sulla stessa linea o addirittura tornando indietro. «Ad esempio, abbiamo riscoperto i “nusecc” – dice Andrea –, gli involtini di verza con il ripieno dei casoncelli che facevano le nonne, e stiamo rivalutando un altro piatto di casa, “patate, fasöi e codeghì”, ossia patate, fagioli e cotechino, che proponiamo in una forma più elegante, in carta fata con i fagioli passati». I pezzi forti sono i ravioli di carne al burro versato, i risotti mantecati con i formaggi locali e per secondo farona ripiena, gallina lessa, polpa di cervo con l’immancabile polenta o la taragna. Per chi è a caccia di un emblema del territorio c’è anche “polenta e osèi” con gli uccelletti cucinati con panna e salsiccia, «come era tipico delle nostre zone – ricorda Andrea – dove anche il condimento doveva dare sostanza». Il Forno ha anche alcune camere, nel caso la vostra voglia di vacanza stia prendendo il sopravvento.

Per smaltire un pranzo come questo o prepararsi alla cena si può arrivare a Gerosa e con una piacevole e panoramica camminata sulla mulattiera raggiungere il santuario del Madonna della Foppa, luogo di devozione e pellegrinaggio per via di due apparizioni, nel 1558 e nel 1630.

Un museo diffuso racconta la cultura del Taleggio

In Valtaleggio, manco a dirlo, tutto vi parlerà del tipico formaggio. Gli enti locali, gli abitanti e le aziende hanno deciso di ribadire con forza che la forma oggi famosa e ricercata in tutto il mondo è nata lì e che solo tra quelle montagne la si può conoscere ed apprezzare al meglio. È così nato l’Ecomuseo, un museo grande tanto quanto il territorio, dove le opere da ammirare sono i pascoli, l’aria, le baite con i tipici tetti in piode, il caseificio, le aziende di stagionatura e dove a fare da guida sono i residenti stessi. Il progetto porta con sé una buona dose di originalità e innovazione. Per un soggiorno esclusivo, tutto tradizione e natura, senza dimenticare i comfort, sono state recuperate due baite ed è stata lanciata la formula baita&breakfast, dove le colazione è a base di prodotti tipici e c’è pure una zona relax con sauna, mentre per far conoscere da vicino la vita dei bergamini e l’arte del formaggio sono a disposizione tre installazioni, a Sottochiesa, Vedeseta e Peghera, che uniscono multimedialità ed esperienza diretta, si chiamano La VaCCanza, Tu Casaro e Stagiònàti. Un pacchetto davvero insolito ed intrigante che comprende anche cinque itinerari tematici e che però non ha ancora segnato, per ammissione dei promotori, una svolta nell’attrattività e andrebbe rilanciato.

La cooperativa e lo Strachitunt, una storia di resistenza

Chi vive e lavora qui, del resto, lo sa che rimanere comporta difficoltà. La cooperativa agricola Sant’Antonio a Vedeseta, in frazione Reggetto, è un esempio di resistenza. È l’unico caseificio della Valtaleggio e lavora esclusivamente il latte della zona, circa 25 quintali al giorno, di sei conferenti, offrendo agli allevatori di montagna un reddito equo e sostenibile e creando occupazione. Sono partite da qui riscoperta dell’ormai famoso Strachitunt, lo stracchino rotondo dalla caratteristica erborinatura che nasce dall’unione della cagliata della sera con quella del mattino, e l’iter che ha portato alla Dop, che ha delimitato il territorio di produzione ai soli comuni di Taleggio, Vedeseta, Gerosa e Blello, escludendo tutti gli altri, in primis la pianura che aveva già “adottato” la specialità. Per un errore nel disciplinare, relativo a misure e peso delle forme, lo scorso anno la vendita a marchio è stata sospesa. «Un’inesattezza puramente formale – spiega il presidente della cooperativa Flaminio Locatelli –. È bastato cambiare un numero e tutto è andato a posto. Le correzioni sono state inviate lo scorso 20 novembre e dalla primavera potremo con ogni probabilità tornare sul mercato con lo Strachitunt Dop. Fortunatamente i clienti hanno capito che il prodotto era lo stesso e continuato ad acquistarlo pur senza denominazione, ma ovviamente questa sospensione un po’ di problemi ce li ha creati». «Sinceramente avremmo fatto a meno della Dop – confessa -, perché significa burocrazia e spese per la certificazione, ma era l’unico modo per tutelare il prodotto e il nostro lavoro. Basti pensare che qui a Vedeseta siamo la realtà che impiega più persone, quattro: due casari, addetti anche alla raccolta del latte, e due donne part time».

Mauro Arnoldi - PegheraAnnesso al caseificio c’è lo spaccio dove, oltre allo Strachitunt, si possono acquistare le altre produzioni: il Taleggio, lo Stracchino di Vedeseta (un antenato del Taleggio), l’Alben (simile al Branzi), le formaggelle, la Magrera, tutti rigorosamente a latte crudo. Vengono realizzati in proprio anche gli yogurt e il burro.

Per trovare gli stagionatori occorre invece andare a Peghera, nel comune di Taleggio. Si tratta di realtà aziendali, CasArrigoni e Arnoldi Vataleggio, storiche e strutturate, che vendono ormai in tutto il mondo. «Se rimaniamo c’è un perché – afferma Mauro Arnoldi, dell’omonima società -. Perché ambiente e clima hanno alcune caratteristiche uniche, ma anche per come sono esposte e costruite le aziende, con locali quasi tutti sotto terra, e naturalmente per la conoscenza dei prodotti che qui si tramanda da generazioni». Taleggio, Quartirolo, Salva Cremasco e Strachitunt rappresentano il grosso delle specialità trattate ed essendo delle Dop ognuna richiede il rispetto di precise norme.

La sfida di Alida, da affineur a ristoratrice

Una bella conoscenza dei formaggi ce l’ha anche Alida Pesenti Bolò, che sempre a Peghera, dopo 15 anni da affineur, ha accettato la sfida di mettersi ai fornelli per proseguire l’attività del ristorante Liberty. «È nato come osteria e posto di ferma per i cavalli, ha più di cento anni – evidenzia – ed è sempre stato della famiglia di mio marito. Nel 2001 è venuto a mancare mio cognato, che lo gestiva, e a me dispiaceva chiuderlo e mettere fine ad una storia così lunga». Si è perciò messa in gioco frequentando i corsi della scuola alberghiera di San Pellegrino e scoprendo una passione per la cucina. La scelta è di utilizzare soprattutto ciò che offre la zona, ma per portare un po’ di novità agli habituée si fa anche il pesce. Il formaggio è spesso protagonista e la fantasia non manca. Tanto che Alida ha vinto il premio “Ecomuseo & Strachitunt, due risorse per la Valtaleggio” con le sue “madeline allo speck e salvia con salsa di Strachitunt e miele di acacia”. Tra gi altri piatti, gli “gnocchi di castagne e patate con fonduta di Taleggio e bresaola del salumificio Corticelli”, i casoncelli di magro secondo la ricetta del posto, i risotti, le tagliatelle alle ortiche, speck e funghi porcini, le “crespelle Valtaleggio” (con Taleggio, patate, rosmarino e pere) e per secondo le carni di cinghiale, cervo, la lepre in salmì. I dolci sono fatti in proprio, così come la giardiniera con le verdure dell’orto. Da esperta affinatrice, Alida seleziona inoltre le forme e ne cura l’ultimo tocco nella “moscarola” di casa. «Il ristorante non ha mai avuto la carta – precisa -, solo il menù del giorno. Le nostre proposte del resto sono conosciute e il massimo per me è quando mi dicono “fai tu”». Ad aiutarla c’è la figlia Gloria, ostetrica in cerca di lavoro, contagiata nel frattempo dalla passione per la ristorazione. «Ammetto che la decisione di portare avanti l’attività era un salto nel vuoto – dice Alida -, ma il posto è nostro e con bar, tabacchi e qualche stanza ce la facciamo».

Ai Piani di Artavaggio la famiglia bergamasca salita in quota

E perché, a questo punto del viaggio, non permettersi uno sguardo “oltreconfine”? Basta proseguire lungo la strada provinciale per raggiungere la Valsassina, che con quattro comuni partecipa al Dat Vallinf@miglia. Una sosta panoramica alla Culmine di San Pietro (1.258 metri) e poi giù fino a Moggio. Non perdete l’occasione di chiedere in paese dell’epica impresa della biblioteca parrocchiale prima di prendere la funivia per i piani di Artavaggio (tra 1.600 e 1.900 metri di quota) e scoprire con una facile passeggiata un’altra storia bergamasca e altre scelte coraggiose. Quelle dei fratelli Galizzi – Giacomo, Achille e Ruggero – che con papà Rocco e l’aiuto di Evelyn, moglie di Giacomo, hanno riportato in vita il rifugio Angelo Casari, intitolato al nonno, Alpino del Polo con la spedizione del dirigibile Italia, che lo ha costruito nel 1960 ed ha tirato su altri due rifugi da quelle parti. I nipoti, impegnati nell’azienda di famiglia di demolizioni e scavi a San Giovanni Bianco, di fronte alle difficoltà dell’edilizia hanno scelto di salire in quota e rispolverare quell’eredità. «Era il 2009 – ricorda Giacomo -, il rifugio era stato chiuso per 25 anni ed abbiamo cominciato a ristrutturarlo. Prima il tetto, poi il bar, il ristorante e infine le camere». Ora il “Casari” è aperto tutto l’anno ed è un punto di riferimento per gli escursionisti di ogni stagione, forma fisica ed età. Basti pensare che il mercoledì è diventato la “giornata del pensionato”, con menù a prezzo fisso (10 euro per primo o secondo, 15 per entrambi) che invita gli “over” a godersi la montagna in compagnia. Ai fornelli c’è papà Rocco, che in gioventù ha avuto esperienze in cucina, mentre le torte sono di Evelyn, che usa anche farine integrali e di farro. Pizzoccheri e cervo sono i piatti più richiesti, non mancano i formaggi (anche brembani, vista la provenienza dei gestori) e, in generale, la scelta è di utilizzare materie prime selezionate e di produzione artigianale. Si usano anche le erbe spontanee, come il paruch e l’aglio orsino. «La vita quassù? È cambiata del tutto – ammette Giacomo -. Bisogna fare i conti con l’acqua che gela, la motoslitta che si rompe, il telefono che non prende e internet che va sì e no. È un altro mondo, ma penso che siano ancor più i vantaggi degli svantaggi».


Agenzie viaggi, la crisi incalza. Ma non tutti

La richiesta è chiara: il riconoscimento da parte della Regione Lombardia dello stato di crisi delle agenzie di viaggio, per l’erogazione in tempi rapidi degli ammortizzatori sociali e l’attivazione di strumenti contrattuali e legislativi per ridurre l’attività all’effettivo fabbisogno di ore lavorative. Sono i contenuti dell’accordo tra Fiavet, la federazione delle agenzie di viaggio del sistema Confcommercio, e le sigle sindacali del settore per sostenere le imprese, le cui difficoltà si sono accentuate dopo gli attacchi terroristici.

«Che la situazione sia critica non c’è dubbio – conferma Bruno Colombo, direttore tecnico della Turisberg -. E la nostra agenzia ne è un esempio. Dopo quasi 50 anni (l’apertura è del 1967 ndr.), ci siamo trasferiti in uno spazio più piccolo. Da via Camozzi a via Taramelli, al numero 25/c, giusto una cinquantina di metri di distanza, ridimensionandoci per necessità anche nel personale e rinunciando a quattro persone». Il terrorismo ha rappresentato un duro colpo. «Oltre alla crisi economica che continua a farsi sentire e a limitare le possibilità di spesa – spiega Colombo – la paura di viaggiare per il rischio attentati ha bloccato anche quei clienti che avrebbero avuto la possibilità di farlo, penalizzando ulteriormente il settore. Sull’inverno le ripercussioni sono state notevoli ora sembra che ci siano segnali di ripresa, come emerso anche dalla Bit».

Ma non è solo la contrazione del mercato a pesare, l’eccessivo carico di adempimenti, costi, fiscalità si fa sempre meno sostenibile e la concorrenza sleale incalza, da qui la richiesta di qualche attenzione da parte delle istituzioni. «L’attività delle agenzie di viaggio – prosegue – non è mai stata presa in considerazione a nessun livello di governo, eppure siamo una componente importante dell’industria del turismo. Sino ad ora siamo soltanto stati gravati da obblighi e burocrazia, senza alcun riconoscimento o sostegno. Basti pensare che nella riforma della legge regionale sul turismo era assegnata alle Pro Loco la possibilità di organizzare viaggi e soggiorni. La norma è stata corretta proprio in questi giorni e riduce l’ambito di azione delle Pro Loco al territorio comunale, ma dà chiaramente l’idea di quanto poco sia stato considerato il ruolo delle agenzie viaggi». Ora la categoria chiede qualche segnale concreto di aiuto, altrimenti il rischio è di rimpiangere aziende e posti di lavoro. «Servirebbe qualche sostegno sul fronte della tassazione – dice Colombo – e sicuramente misure che facilitino la gestione del personale. Le nostre sono attività legate alla stagionalità, ma non si può ricorrere a personale avventizio perché servono capacità e professionalità, la possibilità di periodi di cassa in deroga o altri strumenti è importante».

Fiavet e sindacati chiedono anche alla Regione un tavolo nel quale  affrontare finalmente il problema dell’abusivismo, quel fenomeno per cui proliferano organizzatori più o meno improvvisati, dalle imprese di autoservizi che propongono tour e soggiorni ai vari “consulenti” che offrono pacchetti “fatti in casa” contattando direttamente i fornitori, senza avere i requisiti professionali e le coperture che sono invece obbligatori per le agenzie e, spesso, sfuggendo pure al fisco.

«Il problema esiste e ovviamente pesa di più in un momento in cui i consumi si sono ridotti e faticano a recuperare», commenta Alessandro Brignoli, responsabile della filiale bergamasca del gruppo Uvet Viaggi, nel quale è confluita, dal maggio del 2014, la sua agenzia, Lord Bry, su viale Papa Giovanni a Bergamo. «Negli ultimi due anni si sta però registrando un ritorno all’agenzia – rileva -. Chi ha partecipato a viaggi e vacanze “irregolari” si è probabilmente reso conto che quel risparmio che andava cercando non era poi così evidente e ha preferito tornare da chi garantisce affidabilità e consulenza». Dal suo punto di vista il panorama non è però troppo negativo. «Ho scelto di far parte di un grande gruppo perché si aprivano nuove prospettive professionali – precisa -, non perché le cose andassero così male, ovviamente relativamente al periodo al 2008 in poi». La sua svolta dà un po’ la misura dei nuovi orizzonti ai quali può aspirare un’agenzia viaggi. «Uvet è un gruppo storico che conta più di 1.400 punti vendita sul territorio nazionale – racconta – e si sta strutturando per agire da protagonista nell’offerta turistica. Ha acquisito, ad esempio, il maggior portale per la vendita dei voli del mercato scandinavo ed estenderà il sistema in Germania, Francia e nei paesi latini, ha strutture di accoglienza di proprietà e, a partire dall’Expo, ha cominciato a muoversi sull’incoming con una rete nazionale. Sono evoluzioni che richiedono grandi risorse e che non tutti possono affrontare. Realtà piccole e medie hanno ovviamente difficoltà a mettere in campo nuove iniziative e progetti di sviluppo, soprattutto ora che l’accesso al credito è praticamente impossibile».

Di crisi non si parla nemmeno alla Ovet di viale Papa Giovanni, al contrario. «Da noi l’occupazione è in crescita – afferma il responsabile Luca Prandini – negli ultimi tre anni sono state assunte tre persone e siamo saliti a 18 dipendenti. Il fatturato sale del 5% l’anno, su volumi già importanti». La ricetta sta nella struttura e nella proposta, costruita e consolidata a partire dal 1972, ma anche nella capacità di specializzarsi. «Abbiamo un settore pellegrinaggi, uno per i gruppi, un ufficio solo per i viaggi di nozze, il settore turistico e quello del business travel, tutti seguiti da addetti specializzati. Mi rendo conto però che altre aziende, soprattutto quelle più piccole e meno strutturate hanno dei problemi. Il fatto è che c’è una saturazione dell’offerta, oggi è superiore alla richiesta ed una selezione è inevitabile».

Sulla presenza dell’abusivismo concorda: «Il nostro è stato un settore sempre poco controllato e di persone che operano in maniera irregolare ce ne sono, anche alla luce del sole. Il fatto è che tutti pensano di essere in grado di organizzare un viaggio, un po’ come tutti pensano di essere fotografi, ma la professionalità è un’altra cosa e fortunatamente c’è chi se ne rende conto e sceglie l’agenzia».


L’indagine / Imprese, la carica delle reti. In Lombardia crescono del 25%

Crescono in Lombardia le reti d’impresa. Nel 2015 sono state circa 500 le imprese lombarde che hanno stipulato un contratto di rete portando a 2.435 il numero complessivo delle imprese lombarde in rete (sulle 13mila italiane: la Lombardia è la prima Regione per numero di imprese in rete, doppia quasi l’Emilia Romagna).

Dopo l’agricoltura (+35%) è il settore dei servizi (+24%) ad aver registrato la crescita più intensa dei contratti di rete, secondo i dati Unioncamere. Milano è l’area con il maggior numero di imprese coinvolte (835). E proprio nella sede milanese di Confcommercio si è tenuto l’evento “Insieme, protagonisti della ripresa. Storie di Reti del Terziario” organizzato da Confcommercio Lombardia con la presentazione dell’indagine TradeLab sulle aspettative e i risultati delle imprese che hanno intrapreso percorsi di aggregazione di rete.

Evento aperto da Carlo Sangalli, presidente di Confcommercio, e dal presidente della Regione Lombardia Roberto Maroni. Con gli interventi di Renato Borghi (vicepresidente vicario della Confcommercio lombarda) e Luca Zanderighi (professore ordinario di Economia e gestione delle imprese dell’Università degli Studi di Milano, che ha presentato i dati dell’indagine). Da tre imprenditori, poi, è arrivata una testimonianza diretta della propria esperienza di rete (Dario Bossi con la rete “Photop”; Luigino Poli con la rete degli albergatori “La Milano che conviene” e Diana Da Ros con “MB Circle” ed “MB Wedding”). L’incontro, moderato da Oscar Giannino, si è concluso con la consegna, da parte di Confcommercio Lombardia, di un riconoscimento alle 23 reti di impresa più attive di commercio, turismo e servizi. Tra queste anche l’Ascom di Bergamo per il progetto “GoinBergamo – I Distretti del Commercio in Rete”, che mette in rete i distretti dell’attrattività, le loro attività commerciali, i punti di interesse e le manifestazioni tramite l’ecosistema digitale E015 e la realizzazione del portale e della webapp www.goinbergamo.it.

L’indagine, invece, ha coinvolto imprenditrici e imprenditori del terziario che, nell’ultimo triennio, hanno costituito o sono entrati a far parte di una rete d’impresa: nel complesso 21 reti d’impresa.

Le aziende che fanno rete

Dall’indagine emerge come l’86% delle aziende inserite in una rete d’impresa operi in Lombardia: il 36% a Milano e area metropolitana, quasi il 30% a Monza Brianza. In prevalenza sono imprese che appartengono al settore del commercio (45%), seguite dai servizi (25%) e dal turismo (22%). E sono soprattutto pmi: il 56% ha meno di 5 addetti e il 19% occupa almeno 10 persone. Il fatturato dichiarato (dato 2014) è inferiore ai 500mila euro per il 51% delle imprese mentre il 28% dichiara un fatturato di oltre 1 milione di euro. Dal punto di vista della composizione giuridica, il 45% delle aziende nelle reti d’impresa è una società di capitali; il 33% una società di persone e il 22% è costituito da ditte individuali. La rete d’impresa coinvolge in maniera significativa le imprese più giovani: quasi il 40%, infatti, svolge la propria attività da meno di 15 anni e tra di esse il 14% ha iniziato ad operare dopo il Duemila. Nel 70% dei casi il titolare dell’azienda che fa parte di una rete d’impresa è uomo. Un quarto degli imprenditori ha meno di 50 anni e il 25% ha conseguito una laurea o un master: essenzialmente fra quelli più giovani. Ma che caratteristiche hanno le aziende che fanno parte di una rete d’impresa? Il 63% delle imprese è indipendente, il 37% partecipa o è partecipato finanziariamente da altre imprese. Chi opera in una rete d’impresa è in genere comunque già abituato ad avere legami con altre realtà del territorio: il 42% fa parte di un Distretto e il 16% di un consorzio.

Realtà giovani e “formalizzate”

Le reti d’impresa sono giovani: costituite per oltre il 90% tra il 2014 e il 2013 (l’adesione delle imprese a una rete ha di fatto coinciso con la costituzione della rete stessa). E sono “formali”: l’86% delle imprese ha infatti stipulato un contratto di rete (più del 62% di chi attualmente fa invece parte di reti “informali” non ritiene sia necessario stipulare nel prossimo futuro un contratto di rete). Poco più del 28% delle imprese fa parte di una rete d’impresa con un fondo patrimoniale comune e personalità giuridica; quasi il 22% a una rete con un fondo patrimoniale comune e il circa 36% a una rete “light” (senza fondo patrimoniale comune e personalità giuridica). Le imprese sono comunque più interessate a consolidare l’esperienza di rete con una maggiore condivisione di azioni e cultura manageriale piuttosto che a costituire un modello contrattuale più “hard” (con un fondo patrimoniale comune).

Le imprese che aderiscono al contratto di rete hanno un elevato grado di collaborazione: il 60% svolge attività in comune e il 31% ha comunque una frequente consultazione con le altre aziende. È ancora molto limitata la presenza di un manager di rete. Le reti d’impresa sono per lo più di piccole e medie dimensioni – il 47% con meno di 5 imprese e il 49% con più di 10 – e sono in particolare localizzate a Milano area metropolitana (quasi il 62%) e nelle altre zone della Lombardia (poco più del 27%).

Opportunità e difficoltà

Perché le imprese del terziario aderiscono a una rete d’impresa (risposte multiple nell’indagine)? Il 76% per politiche di marketing e di comunicazione in comune, il 54% per sviluppare nuovi prodotti/servizi. Molto importante anche la riduzione dei costi operativi (acquisti in comune, razionalizzazioni della struttura dei costi) sottolineata da circa un terzo delle imprese.

Le maggiori difficoltà che si incontrano nell’avvio della rete riguardano, da un lato, i diversi adempimenti amministrativi necessari (30%) e, contestualmente, reclutare e coinvolgere le imprese (28%). Un aspetto, quest’ultimo, sentito in particolare nel settore commerciale: bene, quindi (e importante, rileva Confcommercio Lombardia, può essere in questo senso il ruolo del sistema associativo) iniziative territoriali che favoriscano incontro e confronto fra potenziali partecipanti a una rete.

Il ruolo dell’associazione di rappresentanza e di categoria è importante, assieme alle imprese, anche nel predisporre un contratto di rete giudicato molto e/o abbastanza complesso da oltre l’80% delle imprese. Più del 56% degli imprenditori si rivolge alle associazioni per chiedere supporto nello start up della rete. Significativo anche il coinvolgimento di consulenti/figure professionali (più del 32%). Supporto in particolare per il contratto di rete (informazioni 40% e formalizzazione il 34%). Poi il matching tra imprese (19%) e la definizione degli obiettivi della rete (16%).

Funzionano le reti d’impresa?

Le reti d’impresa funzionano: oltre i due terzi degli imprenditori dichiara di aver ricevuto un beneficio effettivo con l’adesione alla rete. Il beneficio riguarda soprattutto l’aumento della gamma di prodotti/servizi offerti (42%) e la riduzione dei costi o la possibilità di accedere a nuovi segmenti di mercato (assieme il 28%). Per il 47% delle imprese l’adesione alla rete è stata in linea con le attese. Più del 23% ritiene di aver avuto effetti superiori alle aspettative mentre il 29% si attendeva di più. Con riguardo all’organizzazione aziendale interna e allo sviluppo di nuove opportunità di mercato, il giudizio positivo è di circa la metà delle imprese.

Il rapporto con le banche

È un punto ancora critico: solo 15% ritiene che l’adesione alla rete d’impresa abbia effettivamente migliorato il livello di solidità finanziaria e affidabilità nei rapporti con gli istituti di credito.

Gli sviluppi

Nelle azioni future emerge soprattutto l’esigenza di consolidare il livello di operatività delle imprese in rete (33%) ed è sentita l’esigenza di una maggiore visibilità esterna della rete stessa (quasi il 40%).

Il ruolo delle associazioni

Per Confcommercio Lombardia il giudizio sui dati emersi dall’indagine è complessivamente positivo: dopo una prima iniziale sperimentazione, gran parte delle imprese sembra pronta ad affrontare il consolidamento della rete d’impresa e del suo progetto strategico. Occorre, però, accrescere il livello di cultura manageriale e rafforzare la governance delle reti. E le associazioni d’impresa – conclude Confcommercio Lombardia – hanno, in questo processo, un ruolo decisivo.


Bergamo “capitale” europea della gastronomia, alla Bit la presentazione

L’intervento del sindaco di Bergamo, Giorgio Gori

La Lombardia Orientale sotto i riflettori alla Bit, la Borsa internazionale del turismo di Milano, per il titolo di Regione Europea della Gastronomia che sfoggerà nel 2017.

Il sistema che riunisce i territori di Bergamo, Brescia, Cremona e Mantova nella promozione del patrimonio enogastronomico e delle bellezze naturali, storiche e artistiche ha messo sul piatto le proprie carte nel corso di una conferenza stampa allo stand delle Regione Lombardia alla quale hanno partecipato il sindaco di Bergamo Giorgio Gori, di Brescia Emilio Del Bono, di Cremona Gianluca Galimberti, il vicesindaco di Mantova Giovanni Buvoli, insieme con Danilo Maiocchi, direttore generale della Direzione Commercio Turismo e Terziario della Regione, e Roberta Garibaldi dell’Università di Bergamo, direttrice scientifica del progetto

La proposta è di scoprire e gustare – lentamente, facendo esperienza – l’eccellenza del food and drink in un contesto che va dal lago di Garda al fiume Po, dalle Alpi alle colline, con città d’arte, di storia e di tradizione e sei siti patrimonio dell’Umanità.

conferenza stampa Bit regione europea gastronomiaIl “pacchetto”, che ora può contare anche sul sito dedicato www.eastlombardy.it, è forte di 22 ristoranti stellati (di cui due 3 stelle), 10 tra i migliori ristoranti nella guida Gambero Rosso, 22 ristoranti Identità Golose. E poi vini (con 2 Docg, 13 Doc e Igt), acque minerali, come la S. Pellegrino, 16 prodotti Dop, 9 Igp, 11 Presìdi Slow Food e tanti prodotti artigianali di qualità, valorizzati anche attraverso l’importante presenza delle 8 Strade del Vino e dei Sapori. Ci sono inoltre 753 agriturismi e 115 fattorie didattiche e, per quanto riguarda l’innovazione e la ricerca della qualità nella produzione, migliaia di aziende con coltivazioni o allevamenti Dop e Igp. Numeri e realtà che posizionano la Lombardia Orientale ai vertici delle classifiche relative alla gastronomia.

Completano l’offerta turistica oltre 143mila posti letto, una fitta rete di trasporti, due grandi aeroporti, l’alta velocità ferroviaria, una forte presenza di strutture ricettive complementari quali campeggi e B&B.

Con questo progetto la Lombardia Orientale valorizza il patrimonio enogastronomico, arricchendo in modo innovativo l’offerta turistica con l’integrazione delle filiere e, in particolare, di tre target tematici:

  • turista enogastronomico: un target prettamente attento al food&wine, quindi con un’offerta dedicata ai principali profili. I gourmet, appassionati e raffinati; i foodies, attivi sperimentatori; gli enogastroculturali, attenti alla dimensione culturale del cibo; i lifestyle enogastronomici, buon cibo se in un locale trendy; attenti alla cucina sana, ma anche responsabile; con bisogni speciali, ed in ultimo turisti enologici
  • turista culturale e leisure: potrà scoprire le città d’arte, il ricco patrimonio artistico e i numerosi siti Unesco, i paesaggi collinari del Garda, in connubio con una offerta culinaria di tutto rilievo
  • turista sportivo, attivo: legato alla montagna, alla tradizione alpina, al cicloturismo e agli sport di acqua dolce nei laghi o negli importanti fiumi, dove potrà godere nel 2017 di insoliti break fra salute e gusto.

L’offerta contempla percorsi del gusto inediti firmati da grandi cuochi e numerosi eventi enogastronomici, distribuiti durante il corso dell’anno: dalle piccole sagre alle grandi manifestazione internazionali, come il Festival del Franciacorta, Pianeta Gourmarte o la Festa del Torrone, incluso un grande evento di apertura e di chiusura del 2017, che offriranno opportunità ludiche e di degustazione dei numerosi prodotti tipici locali. Il 2016, che vedrà Mantova Capitale Italiana della Cultura, è considerato un importante momento di lancio per un 2017 dedicato al cibo e al saper fare cibo. Senza dimenticare il Monteverdi Festival, che nel 2017 celebra i 450 anni della nascita del compositore cremonese, o il conosciutissimo Festival della Letteratura di Mantova.

«Essere Regione Europea della Gastronomia  – hanno spiegato i promotori – è anche una strategia basata sulla collaborazione, per favorire lo sviluppo locale socio-economico, attraverso un approccio di rete a filiera corta, che includa in una rete di impresa i numerosi attori locali, affinché si promuovano attraverso azioni congiunte promozionali. Attività di sensibilizzazione per la cittadinanza, progetti ad hoc per le scuole, convegni, presentazioni pubbliche e workshop con l’obiettivo di informare e sensibilizzare alla sostenibilità, alla cultura del cibo, alla qualità, alla riscoperta delle tradizioni e all’innovazione. Nella certezza che la cultura passa anche da ciò che mangiamo».

Ben chiari gli obiettivi finali. Se oggi sono 11,5 milioni le presenze nella Lombardia Orientale, di cui il 62% stranieri, con una permanenza media di 3,1 giorni. La sfida raccolta dai territori è quella di ampliare, mettendosi insieme, la propria attrattività con una strategia che punta a creare un’offerta che sia maggiormente targetizzata, più vicina alle esigenze del visitatore, più esperienziale ed emozionale, in grado di toccare il cuore e la mente dell’ospite prendendolo per la gola, più sostenibile ed eticamente accettabile, più innovativa e più attrattiva con numerosi prodotti.

 

 


Guide turistiche, ecco l’identikit. A Bergamo sono 140

In Italia le guide turistiche abilitate sono 17.100. Di queste, 1.389 si trovano in Lombardia e 140 a Bergamo. A comporre la prima banca dati del settore è stata Confguide, sindacato nato nel 2013 in seno a Confcommercio con l’obiettivo di contrastare il fenomeno dell’abusivismo e garantire servizi di qualità, che in occasione della Bit ha presentato anche la prima indagine, commissionata a Isnart, per fotografare le caratteristiche professionali, i principali target di clientela e le sinergie tra stakeholder del comparto.

I numeri sono ricavati dagli elenchi ufficiali disponibili online presso i siti istituzionali delle Regioni e Province italiane. In ambito regionale, la maggior parte dei professionisti è iscritta in provincia di Milano (417). Bergamo si colloca al quarto posto, dopo il capoluogo, Brescia (166) e Mantova (153). Seguono Pavia (112) e Como (102). Il record di operatori è in provincia di Roma, con 2.797.

Dallo studio emerge che 9 guide su 10 esercitano effettivamente la professione e nel 50% circa dei casi si tratta dell’attività primaria, svolta in misura prevalente. Quattro guide su 10 hanno anche altre abilitazioni professionali: l’80% associa la qualifica di accompagnatore turistico, mentre l’11,8% è anche direttore tecnico di agenzia di viaggi e il 10,6% è guida ambientale o escursionistica.

L’identikit dice che la professione è esercitata in prevalenza da italiani (87,9%) e madre lingua straniera (12,1%), con una prevalenza, per questi ultimi, di provenienza dalla Russia, dalla Francia, dalla Germania e dal Giappone. Le guide hanno un’età media di 43 anni (il 38% ha tra i 31 ed i 40 anni, il 32,1% tra i 41 ed i 50 anni), sono laureate (83,5% delle guide turistiche abilitate) in conservazione e tutela dei beni culturali, in storia dell’arte o archeologia (38%) oppure in lingue straniere (27%).

I principali committenti sono le agenzie di viaggi (indicate dal 55,7% delle guide) ed i Tour Operator (39,7%), seguiti dalle associazioni culturali (27,7%) e dalle scuole (25,1%), mentre la richiesta arriva da clientela privata per il 24% delle guide turistiche abilitate e da enti pubblici per il 6,3%.

È iscritto ad associazioni, cooperative, sindacati o società di servizi il 44,3% delle guide turistiche abilitate, di cui il 73,7% fa riferimento ad associazioni di categoria ed il 17,3% a cooperative. Circa 6 guide turistiche abilitate su 10 sono iscritte al registro Iva, mentre il regime fiscale più adottato è la ricevuta di lavoro occasionale (29,2%) ed il regime dei minimi per le partite Iva (26,2%). Ad assicurarsi con una polizza Rc terzi è il 37,1% delle guide.

Si lavora tutta la settimana (circa il 50% delle guide dal lunedì al giovedì, il 63,7% soprattutto di venerdì e l’83% circa nel week end), soprattutto a primavera (83,3%) e in estate (64,2%), ma per circa la metà delle guide c’è lavoro anche in autunno mentre è stagione di visite guidate anche l’inverno solo per il 17,2%.

Circa il 55% delle visite guidate viene svolto in lingua: in prevalenza inglese (57,6%), seguito a distanza dal francese (15,5%), dal tedesco (10,1%), dallo spagnolo (6,6%), dal russo (5,1%) e dal giapponese (3,1%).

L’indagine ha anche analizzato i contatti tra le guide e gli altri operatori della filiera turistica attraverso le strutture alberghiere certificate Ospitalità Italiana. Il 77,8% di queste ha dichiarato di essere in contatto con associazioni e/o guide turistiche e il rapporto nasce principalmente da un’iniziativa delle guide stesse, che si presentano di persona (modalità di contatto segnalata dal 43,5% degli operatori alberghieri) oppure inviano un’email (22,6%), mentre si rivolge ad associazioni di categoria il 31,5% delle strutture e passa attraverso agenzie di viaggio e Tour Operator il 13,1%. Il 71% degli operatori alberghieri Ospitalità Italiana dichiara di avere ospiti interessati a svolgere visite guidate, con un’incidenza media del 20% circa sulla clientela complessiva della struttura. A rivolgersi agli albergatori per una visita guidata sono soprattutto gruppi di amici o familiari (target indicato dal 54,2% delle strutture), seguiti dalle famiglie (38,6%) e dalle coppie di vacanzieri (33,3%). Il 64,3% degli albergatori si rende disponibile a supportare la propria clientela nella ricerca di una visita guidata sul territorio e la richiesta avviene in prevalenza tramite una telefonata diretta svolta dall’operatore dell’hotel alla guida (indicata dal 60,2% delle strutture) o tramite e-mail (49,1%), mentre solo il 19,4% degli albergatori passa attraverso un’associazione di categoria e il 9,3% si rivolge ad agenzie di viaggio o Tour Operator per richiedere il servizio adatto alle esigenze della propria clientela. Si tratta di un servizio per il quale la clientela degli hotel esprime evidente soddisfazione: basandosi sui commenti e sulle informazioni raccolte presso gli ospiti che hanno richiesto una visita guidata sul territorio, gli operatori alberghieri esprimono un voto medio di 8,4 (su un massimo 10) per le attività delle guide turistiche sperimentate dalla propria clientela.


Un video per la promozione turistica della Lombardia. In palio 15mila euro

Si chiama “Gira #inLombardia” ed è il nuovo contest video per la promozione turistica del territorio regionale, attraverso la piattaforma online user-generated di Zooppa, lanciato lo scorso 23 dicembre da Explora Tourism (la Destination Marketing Organization di Regione Lombardia), Camera di Commercio di Milano e Unioncamere Lombardia.

Fino al 17 marzo, i videomaker e professionisti della comunicazione iscritti alla piattaforma di Zooppa (per partecipare occorre registrarsi sul sito Zooppa.com e caricare il proprio video seguendo le informazioni presenti alla pagina https://zooppa.com/it-it/contests/inlombardia) sono chiamati a sviluppare un’idea creativa tramite video di durata compresa fra i 30 e i 60 secondi, che promuovano il territorio regionale e che coinvolgano il pubblico nazionale e internazionale al punto da invogliarlo a scoprire la destinazione.

Al termine del contest, i 5 video giudicati migliori saranno premiati con compensi per l’importo complessivo di 15.000 euro e potranno essere utilizzati per fini promozionali sui canali online e offline del brand di promozione turistica “inLombardia”.

«Regione Lombardia ed Explora – ha spiegato l’assessore allo Sviluppo economico Mauro Parolini – sostengono modalità sempre più innovative e creative nell’ambito della promozione turistica. Il progetto “Gira #inLombardia” è uno strumento per la ricerca di contenuti, inediti e originali, che sappiano raccontare le bellezze e le eccellenze della nostra regione. La promozione del turismo oggi gioca gran parte della propria partita sull’efficacia della comunicazione e sulla capacità di sfruttare al meglio il grande potere del racconto».