Terziario, migliora il saldo tra imprese nate e cessate. In un clima incerto, sentiment positivo

Quadro congiunturale in chiaroscuro per il primo trimestre del 2025: rispetto allo stesso periodo del 2024, si sono registrate un aumento delle nuove iscrizioni di imprese del terziario e una diminuzione delle cessazioni. Migliora così significativamente il saldo tra imprese nuove nate e imprese cessate.  Gli imprenditori del settore terziario di Bergamo mostrano un leggero calo della fiducia rispetto all’andamento dell’economia italiana (l’indicatore è sceso da 36 a 33). Parallelamente si registra un lieve peggioramento nella fiducia nell’andamento della propria attività economica, con una previsione però in miglioramento nei prossimi mesi. Il sentiment per il prossimo semestre mostra un valore analogo- sempre a quota 33- indicando stabilità. In lieve calo anche il dato relativo all’occupazione, con una previsione di stabilità nel prossimo semestre. Si rileva qualche peggioramento anche relativamente all’andamento dei ricavi.   Sono queste alcune delle principali evidenze messe in luce dall’ultimo Osservatorio Confcommercio Bergamo-Format Research, relativo al primo trimestre 2025.

 

La ricerca

Iscrizioni e cessazioni

Le imprese del terziario (commercio, turismo, servizi) nella provincia di Bergamo sono quasi 44 mila (43.927, di cui 21.067 servizi ,17.327 commercio, 5.533 turismo) e costituiscono il 62,2% dell’intero tessuto imprenditoriale extra-agricolo del territorio. Nel primo trimestre del 2025 si è registrato un aumento delle nuove iscrizioni (754, contro le 703 dello stesso periodo del 2024) e una diminuzione delle cessazioni di imprese (1.022, contro le 1.183 nel 2024). Migliora così con decisione il saldo tra iscrizioni e cessazioni in tutti i settori: globalmente si passa da un negativo di -480 all’attuale -268. Il maggior recupero va al commercio (da-263 a -160, con un balzo di 103; segue il turismo (da-95 a -37, con un miglioramento di 58) e i servizi (da -122 a-71, con 51 di recupero).

Clima di fiducia

Gli imprenditori del terziario mostrano un leggero calo della fiducia rispetto all’andamento dell’economia italiana (l’indicatore scende da 36 a 33, dato nettamente inferiore a quello nazionale che si attesta a 40 attualmente e con una previsione di miglioramento a 42 nei prossimi mesi). Parallelamente si registra un leggero peggioramento della fiducia nell’andamento della propria attività economica. La previsione per il secondo semestre 2025 si mantiene sostanzialmente stabile, suggerendo aspettative di continuità (il dato, in questo caso, è abbastanza allineato a quello nazionale, con un indice attuale nel territorio a 43 e in previsione in lieve discesa a 42, a livello nazionale a 44 e 44 anche per i prossimi mesi).

Ricavi

L’indicatore relativo ai ricavi diminuisce rispetto a sei mesi fa, evidenziando una situazione con qualche segnale di peggioramento (si passa da 48 dello scorso semestre ai 44 attuali). La previsione per il secondo semestre, con un indicatore pari a 45, indica un leggero miglioramento (a livello nazionale l’indice è a 49)

Occupazione

L’occupazione delle imprese del terziario di Bergamo negli ultimi sei mesi è calata leggermente, passando da un indice di 50 all’attuale 48. La previsione suggerisce stabilità – sempre 48- nel prossimo semestre. Il dato è inferiore alla media nazionale che prevede dall’indice attuale a 51 un ulteriore miglioramento a 53.




Le festività pasquali nei locali valgono oltre 16 milioni di euro, trend positivo anche per il turismo

    Petronilla Frosio

I ristoranti stanno per chiudere le prenotazioni per il classico pranzo di Pasqua e si confida in un buon numero di coperti anche a Pasquetta, per cui le prenotazioni continuano ad essere last second, fortemente condizionate dal meteo (e le previsioni per lunedì non sono ahimè buone). Nonostante il periodo economico non sia dei migliori, i bergamaschi hanno già prenotato il ristorante per le feste di Pasqua e i posti disponibili sono quasi ultimati. Confcommercio Bergamo ha stimato nei due giorni di Pasqua e Pasquetta un fatturato complessivo di 16 milioni e 55mila euro, generati per oltre 13 milioni di euro dai ristoranti tradizionali e la restante parte da bar e da ristorazione senza somministrazione (asporto).
In particolare saranno in oltre 240 mila a festeggiare ai tavoli dei ristoranti a Pasqua e Pasquetta, quasi uno su quattro (riferendosi ai bergamaschi), con un incremento di presenze pari al + 1,8% rispetto all’anno record 2024. Tra ristoranti e bar per le festività pasquali (Pasqua e Pasquetta) si stimano più di 550mila clienti.
Molti ristoranti, oltre alle località più turistiche, da Città Alta al lago, propongono il menù a la carte, per dare la massima libertà di scelta, per un pranzo più agile. Il menù resiste comunque e  per molti resta la formula preferita, anche per avere certezza dei costi, specialmente se sono incluse le bevande.
Quanto alla proposta, a tavola vince la tradizione, senza rinunciare a tecniche di cottura innovative. La spesa va in media dai  60 ai 100 euro, con punte oltre i 120 euro per i locali più blasonati, oltre a menù a 50 euro in trattoria. L’incertezza sul tempo che ha spinto le prenotazioni potrebbe addirittura portare ad una saturazione complessiva dei coperti nei locali che oggi tra tutte le tipologie di ristorazione con somministrazione supera il 90% arrivando al “sold out” del settore. Prosegue quindi  la striscia positiva che premia la scelta del “fuori casa” per le festività dei bergamaschi, sebbene si avverta in generale da mesi qualche rallentamento. Le previsioni delle presenze nelle festività rappresentano il termometro della tenuta del settore, che vede nel solo segmento della ristorazione tradizionale la coda di una lunga e straordinaria fase. La speranza è che la qualità del servizio e il buon rapporto offerta prezzo dei nostri locali, unitamente alle possibilità di spesa di una buona parte dei bergamaschi, aiutino il settore nella sua tenuta complessiva e crescita economica. Ma i problemi non mancano, tra inflazione, rincari energetici da inizio anno e ulteriori aumenti delle materie prime, oltre al calo dei consumi di vino al ristorante e alcolici nei pubblici esercizi.  “Dopo anni di ripresa e grande lavoro post pandemia, dall’ inizio di quest’anno registriamo un calo commenta Petronilla Frosio, presidente del gruppo Ristoratori Confcommercio Bergamo-.Il clima d’incertezza e il crescente costo della vita impongono tagli alle famiglie. E anche chi ha maggiore disponibilità  rinuncia a qualche uscita. Pasqua e l’ultima settimana di aprile con i ponti per chi resta e per i turisti che arrivano, saranno comunque positivi e la voglia di festeggiare fuori non tramonta. Ma, se alle feste non si rinuncia, credo che ci aspettino mesi non semplici”. Per Pasquetta la partita è ancora aperta: le prenotazioni tendono sempre ad arrivare all’ultimo minuto e fare previsioni diventa più difficile. Eccezion fatta comunque per i locali in alta montagna più difficili da raggiungere in caso di condizioni meteo avverse, i ristoranti hanno buone prenotazioni e alla classica gita fuori porta non si rinuncia.  Non mancano  le insegne che hanno deciso di tenere aperto sia a pranzo che a cena, sia a Pasqua che a Pasquetta. Quanto alla proposta gastronomica, se la tradizione ha la meglio, prevale lo sforzo di accontentare tutti: largo quindi a menù di pesce, ai piatti vegetariani e ad alternative alle carni ovine, affiancate quindi da arrosti, conigli e altre specialità. Agnelli e capretti vengono esaltati con tecniche di cottura innovative, dalla bassa temperatura al fieno. Non si rinuncia alla classica colomba, rigorosamente artigianale,  per accompagna i brindisi augurali o il caffè. Il dolce simbolo pasquale viene rivisitato, proposto in semifreddi con crema di zabaione o mascarpone, o servito in dessert creativi. Uova, asparagi, germogli ed erbe spontanee ispirano ricette d’autore e grandi piatti.

Il turismo dei Ponti: aprile di grande lavoro per gli hotel bergamaschi

Il trend positivo vissuto dalla ristorazione segue l’andamento soddisfacente del turismo, che viene da una settimana intensa di lavoro per il Salone del Mobile, che continua a rappresentare un

Alessandro Capozzi

momento clou per l’ospitalità, specialmente in città. Pasqua continua a confermarsi  un momento interessante per il turismo primaverile e ci sono buoni segnali anche per il mese di aprile, con i ponti del 25 aprile e fino maggio, con crescenti richieste fino al 10 maggio. Buone le presenze straniere, in particolare dalla Polonia, oltre a Germania, Spagna, Regno Unito, Francia e Svizzera. In crescita le presenze dalla Romania e Repubblica Ceca. In ripresa i viaggi dal Nord Europa, dai Paesi scandinavi, oltre ai turisti a lungo raggio da Stati Uniti e perfino Australia (sul Sebino, in particolare). Nell’hinterland c’è rinnovato interesse per Leolandia e parchi divertimento.  Per Pasqua le prenotazioni sono appese al meteo: l’occupazione è alta in tutto il territorio, altissima nelle località più richieste, ma il maltempo e le previsioni sfavorevoli stanno portando disdette sul lago sin dall’inizio di questa settimana.  Il calendario strizza l’occhio, con i ponti del 25 aprile e  del 1° maggio, che seguono le festività pasquali:  si preannunciano settimane di grande lavoro e impegno per gli hotel . Nelle Valli il bilancio è positivo in Val Seriana e Val di Scalve, con punte per i ponti del 25 aprile e del 1°maggio, da dedicare soprattutto alla scoperta outdoor del territorio. Le informazioni raccolte dalla Rete Infopoint Promoserio, consorzio di cui  l’associazione Confcommercio Bergamo è socia, evidenziano un trend incoraggiante e una buona proiezione da qui al 2 maggio, con ottimi presupposti per la bella stagione. Buone le presenze in Val Brembana specialmente nell’Alta Valle, come emerge da un’indagine in collaborazione con VisitBrembo. Pienone a San Pellegrino Terme, grazie alla crescita continua del turismo termale: si registra il tutto esaurito ed è sempre più scelta come località per abbinare gite nel verde o in montagna al relax. Gli amanti del wellness scelgono hotel, anche in zone a minor vocazione turistica, per la spa, dalla Valle Imagna alla Bassa Bergamasca, ancora meglio se abbinata a pacchetti gourmet e ad altri servizi, dalla degustazione di vini a cicli di massaggi e cure estetiche. Sul Sebino oltre ai turisti a corto e medio raggio lombardi si registrano buone presenze anche di stranieri, dalla vicina Svizzera al Nord Europa, con grande crescita delle presenze di turisti dalla Polonia. Gli eventi aiutano,  dai mercatini alla Sarnico Lovere Run, dalla festa del salame di Montisola a Lago Divino. “Anche quest’anno Pasqua e Pasquetta, ma soprattutto i ponti favorevoli e successivi,  si confermano momenti importanti per i flussi turistici di primavera in città- commenta Alessandro Capozzi, presidente Federalberghi Bergamo-. Anche in provincia e nelle valli i segnali sono buoni, anche se purtroppo con l’abbassamento delle temperature e il clima incerto, molte prenotazioni sono appese al meteo. Il turismo termale e wellness sono in continua crescita e attirano sempre più. Il lago segna una flessione, probabilmente per l’incertezza del clima”.




Decreto Piantedosi, Giorgio Beltrami (Fipe): “Richieste insostenibili per gli esercenti”

Il decreto sulla sicurezza comporta nelle linee guida misure per il rafforzamento della sorveglianza che mettono in difficoltà i locali 

Videosorveglianza, individuazione di un responsabile per la sicurezza, esposizione del codice di condotta redatto dal Ministero dell’Interno sull’“avventore modello”, ovvero quel cliente che non introduce armi improprie all’interno del locale, né spray urticante o droghe, non fa danni e non tiene comportamenti molesti. Sono alcune delle indicazioni delle linee guida contenute in un decreto del Ministro dell’Interno a firma di Matteo Piantedosi, datato 21 gennaio e pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del 25 gennaio,  per la “prevenzione di atti illegali o di situazioni di pericolo per l’ordine e la sicurezza pubblica all’interno o nelle immediate vicinanze degli esercizi pubblici” valorizzando “i comportamenti degli esercenti che intendono concorrere al mantenimento della legalità”. Immediate le reazioni di proprietari e gestori dei pubblici esercizi, oltre che le relative associazioni di categoria, preoccupati dal fatto di doversi prendere in carico in prima persona del controllo della legalità e sicurezza sia dentro che fuori dai loro locali. Fipe-Confcommercio, il 25 gennaio, è intervenuta sul tema esprimendo profonda “contrarietà” e “delusione” riguardo al decreto emanato dal Ministero dell’Interno. Giorgio Beltrami, vicepresidente Fipe Lombardia e presidente Fipe Bergamo, il sindacato che raggruppa i due Gruppi di categoria Confcommercio Bergamo, quello dei Ristoranti e quello del pubblici esercizi, sottolinea: “Il decreto Piantedosi ci ha lasciato sconcertati, sia nel contenuto che nelle modalità. Nel metodo perché le associazioni di categoria non sono state coinvolte e consultate prima. Nel contenuto perché questo decreto sposta responsabilità di ordine pubblico che spettano allo Stato, alle attività – molto spesso piccole e a conduzione familiare, che svolgono un servizio per la cittadinanza. Le nostre attività a sono già responsabili all’interno dei propri locali, e garantiscono la massima sicurezza alla clientela. Abbiamo sistemi di sicurezza, attività di formazione e prevenzione che rispondono alla nostra funzione: accogliere e servire i cittadini. Ma non possiamo occuparci di ciò che avviene all’esterno dei nostri spazi, perché non è pertinente alle nostre responsabilità e funzioni. Il decreto e le sue linee guida inoltre prevedono obblighi insostenibili per gli esercenti, quali l’installazione di costosi sistemi di videosorveglianza e la designazione di referenti per la sicurezza, imponendo ulteriori oneri a un settore già gravato da pesanti costi e adempimenti. Questo decreto, inoltre, insinua l’idea che i pubblici esercizi siano luoghi di pericolo o eccesso. Al contrario, le attività degli esercenti offrono un servizio alla cittadinanza, sono luoghi di socialità e non di rischio. La funzione di ordine pubblico è e deve rimanere una competenza esclusiva delle forze dell’ordine. Addossare ulteriori responsabilità agli esercenti, già schiacciati da obblighi gravosi, è una scelta che penalizza l’intero settore”. Una norma da rivedere: “E’ vero che abbiamo accolto con favore la precisazione del Viminale sulla volontarietà delle linee, ma chiediamo, come Fipe, che il decreto venga rivisto, e che si possa avviare un dialogo trasparente e costruttivo. Lavorando insieme con il Ministero e alle forze dell’ordine potremo sempre di più favorire una corretta attività di prevenzione. Per questo auspichiamo che quanto prima venga convocato un tavolo di lavoro per chiarire le modalità e gli ambiti, seppur su base volontaria, di queste linee guida sul territorio, evitando che responsabilità che nulla hanno a che vedere con la propria competenza ricadano sugli imprenditori”.

 

 

 




Ztl, la nuova procedura online ha colto di sorpresa gli albergatori

Lunedì 20 gennaio Atb organizza un incontro chiarificatore con i rappresentanti di categoria

Il cambio delle procedure di rilascio delle ztl ha messo in difficoltà i titolari delle strutture ricettive della città, che si sono trovati in breve tempo a gestire una domanda on line per il transito nelle aree soggette a Ztl a fronte di un pagamento- novità- di un euro per ogni targa di auto di clienti. “La nuova procedura per la richiesta dei permessi ZTL, compresa l’introduzione di un costo di un euro a targa, ci ha colto di sorpresa, poiché non ne eravamo stati informati in anticipo- commenta Alessandro Capozzi, presidente Federalberghi Bergamo-. Pur comprendendo la necessità di coprire le spese amministrative, temiamo che questo costo, attualmente simbolico, possa aumentare in futuro. Va considerato che il cliente di un albergo accede alla ZTL spesso solo per scaricare i bagagli, per poi parcheggiare a pagamento o in spazi riservati all’hotel, che già sostiene un costo per il permesso. Attendiamo un incontro con le parti coinvolte per chiarire meglio la situazione e giungere a un accordo che sia equilibrato per tutti”. “Esistono inoltre aspetti contabili e pratici legati al pagamento del nuovo sistema, che dovranno essere gestiti da una platea di operatori più ampia e diversificata rispetto alle sole strutture ricettive. Per questo sarà necessaria un’assistenza specifica, al fine di garantire una corretta gestione dell’adempimento e supportare gli operatori coinvolti” aggiunge Oscar Fusini, direttore Confcommercio Bergamo.  Atb Bergamo ha convocato un incontro per lunedì 20 gennaio per rispondere alle domande dei rappresentanti delle associazioni. Resta operativo- su appuntamento- lo sportello dedicato alle ztl in Via Gleno, da lunedì a venerdì dalle 8.30 alle 16.30.




Regali sotto l’albero e festività al ristorante da 140 milioni di euro

Corsa agli ultimi doni: si spenderanno oltre 116 milioni di euro, non si rinuncia al ristorante per un conto da quasi 25 milioni di euroScatta ufficialmente il conto alla rovescia per i regali da scartare sotto l’albero e si affrettano le corse- spesso in coda con il traffico in tilt-  in cerca degli ultimi doni. Confcommercio Bergamo stima un budget di 220 euro per le strenne natalizie  dato superiore a quello dello scorso anno, quando era 174 euro sotto la media italiana, e quest’anno superiore a quella nazionale (207 euro, con una crescita rispetto al 2023, con 186 euro e rispetto ai 157 euro del 2022). La stima di spesa complessiva- dato Confcommercio Bergamo su Elaborazione dato Istat- è di 116.160mila euro per lo shopping natalizio dei regali. Tra i doni più gettonati si confermano i prodotti enogastronomici, i giocattoli, i libri, l’abbigliamento e gli articoli per la bellezza. Lo shopping natalizio riflette abitudini sempre più multicanale: il 62,6% degli intervistati sceglie di combinare negozi fisici e online, mentre  il 27,5% si affida esclusivamente ai punti vendita tradizionali. La tendenza che si sta affermando sempre di più anche nel nostro territorio è il fenomeno dei regali acquistati on line, grazie anche all’allungamento del periodo riservato alla ricerca dei regali. Se la maggioranza compra almeno uno o più prodotti sul web, resta alta la quota che si concentra nel commercio tradizionale: I negozi non perdono il loro appeal, ma anzi contribuiscono a rendere più gratificante l’esperienza di acquisto specialmente di un dono, da vedere e toccare con mano, da presentare confezionato al meglio, oltre a rendere più agevole eventuali cambi” sottolinea il direttore Confcommercio Bergamo Oscar Fusini.  Cambiano anche le idee regalo: “In questi ultimi anni, accanto alla posizione privilegiata dei giocattoli irrinunciabili per fare felici i più piccoli, prendono quota i prodotti alimentari e per la cura della persona mentre- pur recuperando qualcosa nell’ultimo anno- hanno ormai perso la leadership storica i prodotti di abbigliamento, oltre a hi-tech e tecnologia. In calo libri ed ’e-book, mentre crescono carte regalo e voucher che lasciano libertà di scelta a chi li riceve. Tra i voucher crescono quelli esperienziali, da pranzi e cene nel ristorante preferito a buoni per spa o trattamenti”.  Il periodo riservato alla ricerca dei regali si è allungato a tutto il mese di novembre. Anche a Bergamo c’è chi sfrutta il Black Friday alla ricerca dell’offerta. Cresce la quota di chi prevede di spendere oltre 300 euro.
Non solo doni sotto l’albero. Gli italiani, durante le festività natalizie spenderanno anche per pranzi, addobbi ed eventi: il 73,4% in prevalenza per cibi e bevande, il 10,9% per gli accessori per le feste, e poi per le decorazioni o per partecipare ad eventi e intrattenimenti.  Il 71,9% dichiara che rinnoverà gli addobbi natalizi della propria abitazione. Tra coloro che pianificano di farlo, si prevede una spesa media di circa 47 euro. Durante questo Natale, il 63,2% degli italiani dichiara di voler donare e impegnarsi in attività di beneficenza, dai regali solidali al supporto di associazioni e progetti di valore.

A Bergamo non si rinuncia al ristorante: festività da quasi 25 milioni di euro
I brindisi delle feste natalizie saranno per molti bergamaschi- quasi 270mila-  ai tavoli dei ristoranti in città e provincia. E quasi 150mila festeggeranno la fine del 2024 nei locali (149.067). Mai come quest’anno le prenotazioni per il classico pranzo si sono chiuse in anticipo: c’è chi ha riempito il locale a ottobre, molti a novembre, altri a inizio dicembre. C’è ancora nei locali di città e provincia qualche tavolo, ma si confida nel tutto esaurito. La sensazione è che prevalga la voglia di godersi in spensieratezza le feste senza mettersi ai fornelli, studiare la mise en place e allestire casa, rispetto ai programmi di spending review in atto ormai  in ogni famiglia di questi tempi. Anche la sera della Vigilia, tradizione poco sentita a Bergamo, si sta facendo strada: si prevedono più di 46mila clienti per un valore di oltre 2milioni di euro. E il pranzo di Santo Stefano diventa sempre più occasione per un “Natale bis” con festeggiamenti in differita, con amici o altri parenti. E  se c’è chi ha quasi chiuso le prenotazioni per Capodanno, la maggior parte aspetta come ogni anno il 26-27 per conferme e nuove prenotazioni (di fatto si inizia a pensare al veglione dopo Natale). Per i menù delle feste la spesa media richiesta (vini esclusi) va dai 50 a 150 euro in media. Confcommercio Bergamo stima per le festività complessivamente quasi 25 milioni di euro (24.864.451 euro). Tra pranzo di Natale e Santo Stefano si siederanno ai tavoli quasi 170mila bergamaschi per una stima di spesa di oltre 10 milioni (10.446.078 euro). La Vigilia di Natale vale 2.087.613 euro, la cena del 25 e del 26 dicembre porta complessivamente altrettanti 2 milioni di euro (2.083.395).
Quanto alle tendenze, la tradizione vince in menù, come l’alternanza tra specialità di mare e di terra: tortellini e cappelletti, capponi ruspanti, crostacei, funghi. Non si rinuncia a panettone artigianale e a torroni e altre specialità. Per i cocktail bar e i locali serali serve ancora qualche giorno per tirare le somme per i brindisi nell’ultima notte dell’anno, ma la sensazione è buona. Si chiude con le festività di dicembre un anno di grande lavoro per i locali bergamaschi. Anche il segmento business ribadisce la sua importanza e centralità.  Le cene aziendali tornano a regime. Sempre più frequenti, specialmente nei locali più blasonati, tavoli con spesa molto elevata: bottiglie di vino e distillati importanti, tartufo e altri prodotti gourmet. La sensazione è che si stia sempre più allargando la forbice tra chi rinuncia o quasi al ristorante, anche se prima d’oggi li ha sempre frequentati, e chi non bada a spese e anzi, forse esce anche con più frequenza di prima. In grande crescita voucher per cene gourmet, idea regalo particolarmente gradita e apprezzata. Chi li sceglie seleziona con cura menù e vini in abbinamento, nel locale che sa essere tra i preferiti dei beneficiari.

I dati della ricerca Confcommercio Imprese per l’Italia

Il regalo degli italiani
Tra le tipologie di articoli si regaleranno soprattutto prodotti enogastronomici (81,3%), giocattoli (58,5%), libri e e-book 52,0%, prodotti per la cura della persona (50,2%), capi di abbigliamento (51,4%), con un trend in aumento rispetto al 2023. Tra i regali acquistati online, prevalgono le carte regalo (45,6%), film e musica digitale (22,6%) gli abbonamenti streaming (22,1%).

La spesa per i regali  

Il 79,9% farà regali, in aumento rispetto al 73,2% del 2023. Saranno soprattutto le donne 80,9%, il nord ovest 81,5%, le persone dai 51 ai 64 anni 85,7% e quelli più giovani dai 18 ai 30 anni 83,2% a stare sopra la media. La spesa per i regali sarà per il 55% degli italiani compresa tra 100 e 300 euro, per il 32% sotto i 100 euro, per il 7% tra 300 e 500 euro, per il 4% tra 500 e 1000 euro, per il 2% oltre 1.000 euro.

I canali di acquisto
Il 62,6% combina acquisti online e tradizionali, ma il 27,5% fa solo acquisti tradizionali. Il 9,9% acquista solo online.

Il periodo di acquisto
In linea con lo scorso anno le prime due settimane di dicembre si confermano  il periodo dove si concentrano i maggiori acquisti di regali di Natale (46,4%). Il 34,4% ha scelto di fare acquisti già dalla seconda metà di novembre, approfittando anche del Black Friday. Non mancano gli irriducibili dell’ultimo minuto: il 19,2% farà acquisti questo week-end e all’inizio della prossima settimana.

 




Caro affitti: quasi 1 impresa su 5 fatica a sostenere la spesa. E aumentano gli sfitti

Primo focus in collaborazione con Format Research su canoni di locazione commerciali  e decoro urbano Quasi 6 negozi e attività del terziario su 10 sono in affitto. Tra questi, il 62,% ha registrato un aumento del canone di locazione rispetto al 2023, per la maggior parte compreso tra il 5 e il 10% (61,1% attività). Il 18,2% ha avuto difficoltà a sostenere la spesa per l’affitto (l’11,4% ha fatto molta fatica). L’8,8% delle imprese non nasconde che, a fronte di un nuovo aumento, valuterà  un cambio di sede.

Sono queste alcune tra le principali evidenze emerse dall’ultimo osservatorio congiunturale Confcommercio Bergamo- Format Research, con il primo focus sugli affitti degli immobili commerciali e sul contesto in cui si trova ad operare un campione rappresentativo di imprenditori del terziario bergamaschi. Dall’indagine emerge la crescente problematica dei locali sfitti, fenomeno aggravato negli ultimi due anni per oltre il 45% degli imprenditori, che rilevano più saracinesche abbassate nella zona in cui hanno sede (l’11,5% evidenzia un preoccupante peggioramento). L’impatto dei locali sfitti ha un evidente impatto negativo per le altre attività che operano nell’area, dalla riduzione dei ricavi al peggioramento dell’immagine dell’impresa. Nel complesso però il 64,7% degli imprenditori bergamaschi esprime soddisfazione per il decoro urbano- dalla cura del verde, all’illuminazione, alla raccolta dei rifiuti- nella zona di operatività d’impresa. Di contro, tra le principali criticità preoccupano il dissesto delle strade o delle ciclabili, la scarsa presenza di polizia locale, la sporcizia delle strade, oltre a illuminazione insufficiente, microcriminalità e baby gang. L’aumento dei livelli di sicurezza, la promozione di eventi, il miglioramento della viabilità e dell’arredo urbano, oltre alla riduzione dei costi dei parcheggi a  pagamento sono le azioni ritenute necessarie dagli imprenditori di Bergamo per potenziare l’attrattività del territorio.

Le proposte Confcommercio Bergamo

La ricerca offre lo spunto all’associazione di avanzare due proposte alle amministrazioni: riportare la centralità dei canoni sostenibili nelle agende dei comuni e la salvaguardia della rete dei negozi nei centri storici attraverso politiche attente di accessibilità e parcheggi. Il problema dei canoni diventati insostenibili per alcune imprese va affrontato: se l’appello ai proprietari degli immobili è di soddisfare le istanze di rinegoziazione dei canoni che giungono dai locatari, anche la politica deve fare la sua parte, introducendo il canone concordato anche per i negozi, attraverso la revisione della normativa. La chiusura di un negozio pone l’immobile in una condizione di debolezza rispetto alla possibilità di trovare un nuovo conduttore e soprattutto mina la capacità dello stesso di reggere in un mercato difficile. Va dato atto che parte dei proprietari degli immobili commerciali non ha chiesto l’adeguamento ISTAT negli ultimi anni temendo canoni troppo elevati per i negozianti.
Sul tema dell’accessibilità e della salvaguardia dei negozi, Confcommercio Bergamo chiede alle amministrazioni di ridurre- dove possibile- gli eventi il sabato, che vanno ad ostacolare la viabilità e fruizione dei centri storici in una giornata irrinunciabile per lo shopping.

I dati della ricerca

Affitti: canoni in crescita, difficili da sostenere per il 18,2%

La maggior parte delle attività del terziario non è proprietaria dei muri della sua sede : il 58,8% delle imprese è in affitto ( il 41,2% è proprietaria dell’immobile). Tra le imprese che hanno sede in un immobile in affitto, il 62,5% ha registrato un aumento del canone di locazione rispetto al 2023. In particolare: il 61,1% rileva un aumento tra il 5 e il 10%, l’1,4% lamenta spese cresciute oltre il +10% rispetto al 2023. Canoni stabili per il 37,5%, che non rileva alcun aumento. Il 18,2% delle imprese che ha sede in affitto ha riportato di aver avuto difficoltà nel sostenere tale spesa, un costo fisso che diventa sempre più difficile coprire con margini sempre più esigui e spese crescenti, specialmente dopo le batoste energetiche degli ultimi anni e l’aumento dei tassi su finanziamenti e mutui, che solo negli ultimi mesi stanno rientrando. Riguardo alla capacità di sostenere il canone preoccupa l’11,4% che ha incontrato molte difficoltà per sostenere i costi, il 6,8% abbastanza e il 52,9%  poche difficoltà. A fronte di un ulteriore aumento del canone le imprese affermano di spostare l’attività altrove. Un’eventualità molto probabile per l’8,8%, abbastanza probabile per il 18,8%. L’1,5% dichiara che chiuderà l’attività.

Il fenomeno dei locali sfitti

Quasi la metà del campione segnala un aggravamento del fenomeno dei locali sfitti nella zona di operatività dell’impresa negli ultimi due anni (con diversi gradi: l’11,5% molto, il 33,9% abbastanza, il 25,4% poco). Il 29,3% non rileva il problema. Il 46% delle imprese del commercio e del turismo della provincia di Bergamo ha segnalato un impatto negativo della desertificazione commerciale sulla propria attività. Nel dettaglio il 27,4% ha riscontrato un deterioramento dell’immagine e una riduzione dei ricavi, il 18,7% lamenta solo il rischio di peggioramento della propria immagine aziendale.

Il decoro urbano

Il 64,7% delle imprese del commercio e del turismo di Bergamo esprime un giudizio positivo sul decoro urbano della zona di operatività dell’impresa. Al contrario, il 35,3% non è del tutto soddisfatto. Le imprese del commercio e del turismo di Bergamo hanno messo in evidenza come fenomeni di degrado urbano più rilevanti il dissesto delle strade o piste ciclabili (28%), la scarsa presenza di Polizia locale (23,4%), la sporcizia delle strade (21,4% ), l’illuminazione delle strade ritenuta insufficiente (19,2%), microcriminalità e baby gang (18,1%), incuria o abbandono degli spazi commerciali (15,2%) e scarsa manutenzione luoghi pubblici (15,2%). Seguono spaccio di stupefacenti (11,9%) e aree verdi senza adeguata manutenzione (11,9%). Soltanto un terzo delle imprese del commercio e del turismo segnala un impatto negativo del degrado urbano sull’andamento della propria attività, coerentemente con la diffusione limitata del fenomeno. Quanto agli interventi per aumentare l’attrattività i commercianti propongono l’aumento dei livelli di sicurezza (30,5%), la promozione di eventi (27,1%), il miglioramento della viabilità e del traffico ( 24,6%) e dell’arredo urbano (22,2%), la riduzione dei costi dei parcheggi a pagamento (21,9%), il miglioramento dell’accessibilità del centro urbano (16,9%).

 

 

 

 

 




Immobili. Compravendite, sentiment positivo grazie alla riduzione dei tassi

Il punto sul mattone tra luci e ombre della 30a edizione del Listino

Le compravendite mantengono la loro dinamicità. Il sentiment, in linea con le previsioni nazionali, è positivo con una ripresa della fiducia soprattutto dopo l’annuncio da parte della Bce della riduzione dei tassi e i primi tagli all’Euribor. L’accesso al credito resta complicato, i costi di ristrutturazione e costruzione sono ancora alle stelle, eppure l’investimento immobiliare resta il preferito degli italiani ed evidenzia segni di ripresa e rinnovata fiducia dopo la stagnazione del 2023, quando le transazioni avevano subito una flessione. Il mercato continua tuttavia a soffrire un’offerta limitata e spesso di bassa qualità e classe energetica lontana dagli obiettivi 2030 e uno sviluppo edilizio che non riesce ancora a stare al passo con la domanda. Il mercato delle locazioni continua a crescere per richieste e quotazioni, specialmente in città e nell’ immediato hinterland. Persiste il problema della crescita degli affitti brevi che sottraggono al residenziale buona parte degli appartamenti, creando un disequilibrio notevole se non una vera e propria emergenza abitativa per le fasce più fragili, che non riescono ad acquistare casa e avere accesso al mutuo . Situazione critica anche per gli immobili richiesti dagli studenti universitari fuori sede, vista la crescita di iscrizioni e corsi proposti dal nostro Ateneo. Ci si aspetta però un miglioramento dell’offerta di locazioni residenziali per effetto della stretta normativa sugli affitti brevi a scopo turistico, con l’entrata in vigore dal 2 novembre della normativa sul Cin- Codice Identificativo nazionale  con la richiesta di adeguamento degli impianti e delle normative antincendio, che mette fuori gioco gli immobili più datati affittati ai turisti, che potrebbero tornare a spostarsi sugli affitti tradizionali. L’innalzamento della cedolare secca dal 21 al 26% per gli affitti brevi continua comunque ad essere un vantaggio  fiscale e non penalizza più di tanto il business di Airbnb e dintorni.
Cresce l’interesse di investitori internazionali per effetto dei collegamenti con Orio, la presenza di principali poli logistici e data center e principali infrastrutture: non mancano aziende internazionali che scelgono città e hinterland come sede e turisti- prevalentemente dal Nord Europa- che decidono di acquistare una seconda casa sul lago, ma anche in città.

Presentazione della 30a edizione del Listino degli immobili

Fimaa Bergamo , la Federazione Italiana Mediatori e Agenti d’Affari, aderente a Confcommercio Bergamo, ha presentato  questa mattina, 2 dicembre, la 30a edizione del Listino dei prezzi degli immobili della Provincia di Bergamo, realizzata in collaborazione con Adiconsum, Ance Bergamo, Appe Confedilizia, Collegio dei Geometri e Geometri laureati di Bergamo, Consiglio Notarile di Bergamo, con il patrocinio di Provincia di Bergamo, Comune di Bergamo, Camera di Commercio di Bergamo e Università degli studi di Bergamo. Il volume rappresenta ormai un punto di riferimento per la compravendita di immobili residenziali, commerciali e per le locazioni, con quotazioni basate sui valori reali degli atti registrati in città e provincia negli ultimi dodici mesi.  La nuova edizione pubblica i dati (aggiornati a ottobre 2024) dei prezzi degli immobili con relative mappe di tutte le aree cittadine e dei centri principali della provincia. Per celebrare questo importante anniversario è in programma un evento domani , 3 dicembre, all’Accademia Carrara di Bergamo. Dopo la visita guidata, partecipano alla conferenza il presidente Confcommercio Bergamo Giovanni Zambonelli, l’assessore all’edilizia privata del Comune Francesco Valesini e Oscar Caironi, presidente Fimaa Bergamo. Con il Listino Memory:1995-2024 intervengono i testimoni e protagonisti delle diverse edizioni. Aldo Cristadoro, amministratore delegato Intwig illustra la Web App del Listino dei prezzi degli immobili di Bergamo e Provincia. Partecipa alla serata Marco Cappelli, scrittore, storico e creatore del podcast  “Storia d’Italia”. La serata mantiene come tradizione il suo scopo solidale, a favore del Centro Missionario Diocesano e dei progetti illustrati da don Massimo Rizzi.

Dati e quotazioni. Le principali evidenze

Il trilocale sempre più  apprezzato. Si spendono fino a 6.500 euro mq in Città Alta, in provincia a Sarnico la vista sul lago vale 4.500 euro mq

Quanto alla tipologia di abitazione più richiesta, il trilocale continua ad essere  la tipologia più apprezzata e venduta (vale il 40% degli immobili), in particolare dai 70 ai 100 mq, con una crescita del 6% rispetto allo scorso anno, a scapito di metrature più generose e quadrilocali, dai 100 ai 125 mq, scelti dal 32% dei bergamaschi, con un calo del 7% rispetto allo scorso anno. Il piano terra con giardino o il piano alto con ampi terrazzi sono gli immobili più richiesti e apprezzati. Tra i prezzi medi più significativi in città tra le zone più apprezzate si va dai 3.800 euro al mq del quartiere Finardi e dell’Accademia Carrara,  ai 4.500 euro al mq di Via Statuto (zona Piscine) ai 5.000 del centrale di pregio per salire a 5.200 euro al mq in Viale Vittorio Emanuele e centralissimo di pregio, 5.500 per i Colli di Bergamo e 6.500 in Città Alta. In provincia restano alte le quotazioni di Gorle (2.800 euro al mq), San Pellegrino Terme (2.500 euro al mq), Treviglio (3.000 euro al mq), Clusone (2.300 euro). Non perdono appeal le aree turistiche: a Sarnico la richiesta media con vista lago o  in centro  si attesta  a 4.500 euro al mq, a Lovere a 3.600 euro al mq, mentre in montagna, Castione e Bratto hanno un valore di 2.400 euro al mq.

Il mercato residenziale. Quotazioni in crescita in città : + 3,5%, il  centralissimo + 4,0% , la periferia  + 2%

I dati delle quotazioni, rispetto al 2023, rivelano ancora una crescita del prezzo degli immobili che consolida gli aumenti già registrati, nonostante si rilevi la conferma dell’inversione di ciclo con una nuova dinamica di prezzi iniziata lo scorso anno. L’aumento è infatti trascinato dall’incremento del nuovo, a seguito dell’esplosione dei prezzi di costruzione, mentre inizia a perdere nei segmenti più datati. La forbice si apre anche tra le diverse zone, con crescite in Città Alta, centralissimo di pregio e centralissimo, oltre che per gli immobili nuovi, in tutte le aree. La domanda si sta riposizionando anche sugli immobili recenti per l’elevato costo del nuovo. Infine, salvo le aree più qualitative, tornano a perdere valore gli immobili più datati per la fine dell’effetto bonus e la nuova direttiva Case Green. Questa fase segna una linea di demarcazione ancora più netta tra case nuove e in classe energetica elevata e quelle più datate che presentano ingenti costi di ristrutturazione.

Bene anche in provincia:  + 2,9%, in particolare nei centri principali: + 3,5%

I prezzi segnano ancora un valore positivo più importante nei centri principali, dove si registra un mercato più dinamico, meno nei comuni più piccoli. Tengono i valori del nuovo e dell’offerta di qualità. Le locazioni: canoni ancora in crescita in città e provincia Prezzi trascinati dall’affitto turistico.

Locazioni, richieste in crescita ma il turistico continua a erodere il residenziale

La forza dell’affitto turistico continua a mantenere bassa l’offerta di locazione a scopo abitativo, per cui la domanda cresce con le maggiori difficoltà a sostenere mutui. È l’affitto del nuovo e della casa di qualità (con efficienza energetica),che avviene a prezzi più alti a dare impulso ai canoni di locazione. I prezzi degli affitti sono in crescita nei principali paesi della provincia, dove trova sbocco la domanda inevasa dei centri principali. In difficoltà invece l’affitto delle seconde case, particolarmente in zone di scarso appeal turistico. In questo eccesso di domanda, è prioritario per i proprietari selezionare conduttori affidabili e solvibili. Quanto ai prezzi  per mono e bilocali si spendono fino a 1000 euro in città (Città Alta e centralissimo); i canoni mensili  scendono a 550-750 euro nelle aree residenziali. Quotazioni queste in linea con la provincia che va da un minimo di 550 euro a 700 euro nei centri principali.

Box. Quotazioni in crescita, continua ad essere un investimento apprezzato

La crescita della movimentazione dei box segue la dinamicità del mercato della casa e dalla crescita degli immobili di qualità che associano al loro scambio un numero più alto di autorimesse pertinenziali. Il box resta comunque un investimento ancora apprezzato. In leggero aumento il prezzo di compravendita, coda dell’effetto del maggior costo di costruzione. In aumento anche i valori di locazione dei box.  Il mercato dei posti auto resta molto variabile, con aree (cittadine e dei principali centri della provincia) in cui i prezzi sono crescenti e altre zone con valori in diminuzione per l’eccesso di offerta. I fattori che incidono sull’andamento delle quotazioni sono: la scarsa offerta di posti auto nelle aree di maggior pregio residenziale e l’assenza di parcheggi pubblici o privati in aree centrali.

 I negozi in crisi: compravendite e prezzi in calo. In flessione i canoni

Il commercio continua la sua fase negativa, con l’inasprimento della crisi che si sta abbattendo per il calo dei consumi. Anche i negozi di prodotti alimentari, per effetto dell’inflazione, registrano ormai un rallentamento delle vendite. In aumento le chiusure dei negozi tradizionali. Il cambiamento delle abitudini di spesa si riflette sull’andamento dei valori immobiliari. Pochi importanti investimenti con prezzi crescenti (nelle vie dello shopping e di maggiore appeal) non compensano la generalizzata stasi del commercio di vicinato. La difficoltà dell’accesso al credito e le aspettative di scarso guadagno scoraggiano nuovi investimenti, anche micro. Continua ad allargarsi la forbice di mercato. Il nuovo di qualità e le medie superfici, che caratterizzano la domanda dei nuovi insediamenti in aree extraurbane e attrattive, vedono salire i prezzi. La crisi mette invece ai margini gli immobili e le superfici non più idonee al mercato. La domanda è trainata da attività che mantengono visibilità e passaggio. Rallenta il cambio destinazione da commercio a somministrazione, incrementando il rischio di saracinesche abbassate. I prezzi diminuiscono sia nella vendita sia nell’affitto. Il mercato esclude immobili e ubicazioni più marginali e come tale consolida la discesa dei canoni di locazione sia in città, dove gli scambi sono più limitati, sia in provincia. Il numero di transazioni, già basso, è rimasto debole tutto l’anno.

Gli uffici: mercato statico, prosegue la discesa dei prezzi.

Per il mercato direzionale, l’anno appena trascorso conferma il trend negativo. Dopo i precedenti due anni anche il 2024 ha confermato la stasi delle compravendite e delle nuove locazioni. Poche le scelte di spostamento, se non a completamento di programmi avviati da tempo e che interessano strutture di servizi più grandi. La crisi finanziaria continua a condizionare il mercato. La domanda è debole, a fronte di un’offerta di spazi che resta strutturalmente eccedente e che, per la sua scarsa qualità, non riesce ad essere collocata sul mercato. Qualche ufficio, specialmente di piccole dimensioni, viene riconvertito in abitazione per cercare di produrre reddito o in immobile a destinazione turistica. La debolezza della domanda e la scarsa qualità dell’offerta consolidano la diminuzione dei prezzi di compravendita, con qualche difficoltà in più in diverse aree del territorio più rurali o a forte vocazione industriale che oggi perdono appeal per la carenza dei servizi collegati. Anche i canoni di locazione sono in diminuzione. Alla bassa domanda si contrappone la bassa qualità degli immobili offerti in locazione e questo riduce l’appetibilità per il trasferimento di imprese e professionisti. Da anni si registra la forte necessità di nuovi uffici di qualità inseriti in centri direzionali, posti vicino alle principali vie di comunicazione e all’aeroporto per i quali la domanda di trasferimento sarebbe notevole. Cresce la richiesta di spazi di condivisione e Co-working.

I capannoni: mercato che tiene per la logistica ma in frenata. Prezzi stabili.

Il mercato degli immobili industriali, rispetto a quello degli uffici e dei negozi, pur continuando a restare debole, ha mostrato ancora segnali di dinamicità. È il settore della logistica che alimenta una domanda di nuovi spazi e trova sbocco nella poca offerta di qualità. La domanda, pur essendo inferiore a quella di anni fa, non trova sul mercato soluzioni con le caratteristiche desiderate. Esiste una forte offerta di capannoni ma posizionati in zone non corrispondenti alle richieste ( si tratta di immobili in gran parte datati e non a norma). Quando l’immobile presenta le caratteristiche richieste, l’operazione si chiude velocemente e i prezzi  riflettono il maggior valore. In lieve crescita le quotazioni degli affitti.
Oltre ai grandi insediamenti logistici nella Bassa Bergamasca, la domanda si orienta verso strutture medio-piccole, sotto i mille mq. Le superfici medio-grandi sul mercato spesso non rispondono alle esigenze aziendali e le imprese preferiscono cercare terreni su cui edificare nuove strutture.   La nuova tendenza – soprattutto nel dinamico settore della logistica – è la costruzione di capannoni alti 11-12 metri, dotati di numerose ribalte e con ampia disponibilità di aree esterne per il carico/scarico merci e per la circolazione dei mezzi pesanti. Le aree ambite si confermano sempre quelle prossime ai raccordi stradali, autostradali, all’aeroporto e vicine a strade di grande scorrimento.

 




Vivibilità, vivacità e prossimità. I risultati della prima mappatura Confcommercio Bergamo

Focus sul rapporto tra attività commerciali, pubblici esercizi e residentiUna fotografia della forza e della fragilità commerciale della Bergamasca che, in un ambito territoriale all’apparenza unitario, contiene tante realtà differenti. Confcommercio Bergamo presenta il primo lavoro di mappatura della tenuta del commercio, sulla base di tre indicatori: vivibilità (numero totale di esercizi ogni mille abitanti), vivacità (numero di bar e locali ogni mille abitanti) e prossimità (numero di esercizi commerciali di prodotti alimentari ogni mille abitanti). L’indagine fa il punto su tutto il territorio, con suddivisione per aree geografiche e bacini di riferimento (Elaborazione Confcommercio Bergamo su dati ISTAT e Camera di Commercio, al I semestre 2024).  Tra le zone indagate: la città e il suo hinterland, i centri sopra i 20.000 abitanti e i loro bacini di riferimento, le valli con le aree pedemontane, i fondovalle e le cime, zone turistiche e meno turistiche, le valli principali (Seriana e Brembana), le valli minori (Imagna, Brembilla, Taleggio, Scalve),  il Basso e l’Alto Sebino, l’Isola verso Lecco e Milano, la Val Calepio e la Val Cavallina, la pianura centrale, quella orientale verso Cremona e Brescia e quella occidentale ancora verso Milano.
In un contesto in cui gli ecosistemi commerciali sono molto più complessi rispetto a qualche decennio fa- tra una maggiore mobilità che ha accentuato gli spostamenti per lo shopping e il commercio elettronico che ormai raggiunge ogni località, anche remota-  è importante monitorare la tenuta dei territori e di ogni singolo centro storico, rapportato a chi li vive e vi risiede. L’equilibrio di sostenibilità dei negozi è basato sul bacino di utenza, sulla raggiungibilità e sull’accessibilità del negozio stesso. E se il turismo aiuta i territori, in particolare quelli montani e lacustri, a mantenere la  rete commerciale, la presenza massiccia di offerta esterna ai centri storici erode il tessuto storico commerciale. “La presenza di negozi, locali e attività impatta sulla qualità della vita di tutti- sottolinea Giovanni Zambonelli, presidente Confcommercio Bergamo- oltre al vantaggio immediato di mantenimento di sicurezza e vivacità di ogni località. Un presidio sociale e urbano da difendere, che pone l’urgenza di adottare scelte politiche coraggiose. Il sostegno della Regione ai distretti del commercio è fondamentale, ma non basta. Servono logiche sovracomunali e strategie comuni. E poi ci troviamo con leggi obsolete, vecchie 26 anni,  come il Decreto Bersani che non hanno fatto che impoverire il territorio, prima ancora del commercio elettronico. Servono strumenti adeguati e argini politici: va preso atto e coscienza del progressivo invecchiamento della popolazione e del valore della prossimità, anche in chiave di tutela e sostenibilità ambientale”. Non mancano esempi virtuosi, a partire dalla vicina Francia, che suggeriscono la possibilità di adottare politiche di sostegno concreto a salvaguardia del tessuto commerciale, che va di pari passo con la tenuta sociale: “Il modello francese prevede un fondo strutturale a sostegno del commercio di prossimità, grazie a una visione che mette in stretta correlazione la vivibilità e l’appeal di centri storici e quartieri con la rete di negozi esistente – sottolinea il direttore Confcommercio Bergamo Oscar Fusini– . Purtroppo ci troviamo davanti a soluzioni infelici, a partire dall’ennesima apertura di medie e grandi superfici in aree già sature, come l’ultima annunciata a Capriate: servono scelte a lungo termine, il meccanismo degli oneri di urbanizzazione porta con sè la miopia di scelte a breve termine, mentre attorno si impoverisce e prosciuga il commercio esistente. E si creano edifici destinati con forti probabilità a rimanere vuoti e da riqualificare in futuro, come sta avvenendo con i mall americani”. Il sistema va ripensato: “In gioco c’è la sopravvivenza dei centri storici e dei piccoli comuni- continua Zambonelli-. Balzò agli onori della cronaca il caso di Torre de Roveri, con assistenti sociali costretti a uscire dal comune per assicurare la spesa agli anziani e persone in carico”.

Vivibilità dei territori: in città e a Treviglio la maggior concentrazione di negozi. Clusone e il Basso Sebino tengono grazie al turismo. In montagna criticità nell’Asta del Serio, tiene la Val di Scalve, come la Val Brembana, Serina e l’Altopiano di Selvino. Nella  Bassa tessuto debole a Bonate e nell’area di Cologno al Serio e Martinengo

La città e il comune di Treviglio mantengono una concentrazione di negozi molto più alta e continuano a rappresentare un  richiamo commerciale per lavoratori, studenti e consumatori residenti anche in altre aree. La città di Bergamo con 33,7 negozi ogni 1.000 abitanti ha una densità doppia rispetto agli altri centri della provincia sopra i 20.000 abitanti. A presentare  l’indice più basso tra i centri principali – probabilmente  per l’immediata vicinanza alla città- è Seriate che, nonostante i 25.560 residenti presenta 14,7 attività ogni 1000 abitanti. Meglio, tra i comuni più grandi, Romano di Lombardia, con 346 attività per 20.755 residenti, 16,7 ogni 1000 abitanti; anche Caravaggio ha più di 16 negozi (16,1) per i 16.338 residenti.
Nel territori si evidenziano, grazie al turismo, la forza di Clusone e del suo circondario e il Basso Sebino, da Castelli Calepio fino a Sarnico. In montagna  non mancano le criticità, nel territorio del distretto commerciale “Asta del Serio” ( Villa d’Ogna, Ardesio e Valbondione) e in pianura, il distretto di “Lexena” (Bonate Sopra, Bonate Sotto e Presezzo) e  l’area afferente al distretto “Borghi e tradizioni della Bassa” ( Cividate al Piano, Palosco, Martinengo, Mornico al Serio) e il distretto del commercio “Castelli e fontanili della bassa” (Bariano, Castel Rozzone, Cologno al Serio, Fornovo San Giovanni, Lurano, Morengo, Mozzanica, Pagazzano,  Spirano e Urgnano).
Tengono come tessuto commerciale, pur con bacini modesti e quindi con grande resilienza la Valle di Scalve e il distretto “Fontium e Mercatorum” che comprende la Val Brembana  e l’Altopiano di Selvino e la Val Serina (con San Pellegrino Terme capofila, Algua, Aviatico, Bracca, Branzi, Camerata Cornello, Cornalba, Costa Serina, Dossena, Isola di Fronda, Lenna, Moio de’ Calvi, Oltre il Colle, Roncobello, San Giovanni Bianco, Selvino e Serina),  grazie al turismo e alla distanza dagli altri territori.

Prossimità dei territori: Bergamo, Treviglio e Romano tengono. Bene la Val Brembana e la Val di Scalve. Debole l’Asta del Serio.  Isola Bergamasca a rischio desertificazione. A Dalmine solo 1,4 negozi ogni 1.000 abitanti

Venendo all’indice di prossimità, ossia al numero di negozi alimentari ogni 1.000 abitanti, è ancora la città ad avere l’indice più alto pari a 3, un dato ancora molto vicino a quello di Treviglio, dove si attesta a  2,5. In questo aspetto tiene l’indice di Romano di Lombardia a 2,6 ( con 55 alimentari per 20.755 abitanti) e anche quello di Seriate, a 2,3 (58 alimentari per 25.560 abitanti). Il dato più basso, tra i centri maggiori, è quello di Caravaggio, con 2 negozi ogni 1.000 abitanti (33 negozi per 16.338 residenti).
In montagna sono forti le aree con maggiore distanza dalle grandi aree commerciali e grande distribuzione organizzata: la porta della Val Brembana (con Zogno Sedrina e la Val Brembilla), con un indice superiore a quello della città, con 3,8 alimentari ogni 1.000 abitanti (45 insegne per 11.872 residenti); bene il distretto “Fontium et mercatorum”  che comprende  la Val Brembana  e l’Altopiano di Selvino e la Val Serina (con San Pellegrino Terme capofila, Algua, Aviatico, Bracca, Branzi, Camerata Cornello, Cornalba, Costa Serina, Dossena, Isola di Fronda, Lenna, Moio de’ Calvi, Oltre il Colle, Roncobello, San Giovanni Bianco, Selvino e Serina), con un indice a 3,7 (77 negozi per 20.828 residenti). Tiene anche  la Valle di Scalve, dove i consumatori conservano ancora l’abitudine dell’acquisto nei negozi tradizionali e un po’ di turismo supporta ancora la tenuta dei negozi alimentari: l’indice è a 5, con ben 20 attività per 3.999 abitanti.  Deboli per la spesa di tutti i giorni è l’ “Asta del Serio” ( Villa d’Ogna, Ardesio e Valbondione), con  1,4 negozi ogni 1.000 abitanti. A rischio di desertificazione di market e punti vendita alimentari è tutta l’Isola bergamasca, sia nel distretto che comprende Sotto il Monte e Calusco, sia nella vasta area “Ville e torri dell’isola” (che comprende Ponte San Pietro, Brembate Sopra fino a Terno d’Isola) e nel distretto dei “Colli del Brembo” (da Curno ad Almé) e il mega distretto di Dalmine dove la presenza di gdo è massiccia. Proprio in questa grande area intorno alla città c’è il rischio di una forte desertificazione commerciale nei centri storici dei singoli comuni. Nel dettaglio, Dalmine ha 1,4 alimentari ogni 1.000 abitanti,

Vivacità dei territori: primato a sorpresa alla Val di Scalve. Bergamo, Treviglio e Romano i centri maggiori più vivaci. Spicca l’area con San Pellegrino e Selvino e la Val Brembana. Attraggono l’Alto Sebino e l’Alta Val Seriana e Clusone. Deboli le aree della Val San Martino e Bonate, Martinengo e Cologno

Il numero di pubblici esercizi, bar e ristoranti, segnala invece la vivacità e la socialità dei territori. La città, anche per il richiamo di lavoratori e turisti, mantiene il primato dei centri principali con 10,9 esercizi ogni mille abitanti. Seguono Treviglio con 7,1  e Romano di Lombardia con 6,5. Ma a sorprendere, surclassando ogni altra area, è la Valle di Scalve: con ben 49 insegne per 3.999 abitanti, presenta un indice di 12,3. E raggiunge quasi la città, con un indice a 10 (209 locali per 20.828 residenti)  l’area del Distretto “Fontium et mercatorum”, da San Pellegrino all’alta Val Brembana, all’Altopiano di Selvino e Val Serina (con San Pellegrino Terme capofila, Algua, Aviatico, Bracca, Branzi, Camerata Cornello, Cornalba, Costa Serina, Dossena, Isola di Fronda, Lenna, Moio de’ Calvi, Oltre il Colle, Roncobello, San Giovanni Bianco, Selvino e Serina). Nelle località turistiche e di villeggiatura i locali non mancano: il distretto “Lake &Hills Alto Sebino” (Lovere,  Sovere, Castro, Solto Collina e Pianico) ha 8,9 locali ogni 1.000 abitanti (131 per 14.752 residenti); in montagna  l’alta Val Seriana  con Clusone ha 7,1 insegne ogni 1.000 residenti.  Molto deboli sono invece le aree pedemontane della Val San Martino (Cisano Bergamasco e dintorni),  la zona di pianura del distretto di “Lexena” (Bonate Sopra, Bonate Sotto e Presezzo), l’area afferente al distretto “Borghi e tradizioni della bassa” (Cividate al Piano, Palosco, Martinengo, Mornico al Serio) e  “Castelli e fontanili della bassa” (Bariano, Castel Rozzone, Cologno al Serio, Fornovo San Giovanni, Lurano, Morengo, Mozzanica, Pagazzano,  Spirano e Urgnano). In questi territori è molto marcata la difficoltà del bar tradizionale e del suo ruolo di aggregazione e socialità.




Commercio, dal 2005 in provincia di Bergamo sono scomparsi quasi 2600 negozi di vicinato

I trend di piccole, medie e grandi superfici fotografati dall’Osservatorio Regionale del CommercioCome cambiano i territori e come si è evoluto il commercio negli ultimi vent’anni? Regione Lombardia ha pubblicato i dati dell’Osservatorio Regionale del Commercio Ottobre 2024 (Dati al 30 giugno 2024), in cui viene fatto un raffronto tra il 2005 e il 2024 prendendo in considerazione gli esercizi di vicinato, le medie e le grandi strutture di vendita.  Considerando a livello regionale la superficie è come se fossero sparite botteghe e piccole attività per una dimensione di oltre cento campi da calcio.
Per quanto riguarda la nostra provincia si sono spente dal 2005 quasi 2600 insegne di prossimità.
il trend dei negozi di vicinato è in continua discesa. Dai 12.566 negozi del 2005 al 30 settembre 2024 sono diventati 9.968 (-2.598). Nell’arco dei vent’anni crescono nel 2006 (12.940) e nel 2007 (12.968), per poi diminuire per circa 1000 unità tra il 2008 e il 2009 (11.920). Il numero rimane costante fino al 2015 (attestandosi attorno alle 12 mila unità, 12.039), per poi scendere inesorabilmente fino ad oggi. L’andamento è leggermente diverso da quello regionale, dove le attività sono cresciute fino al 2015, per poi calare fino al 2024. A livello regionale aumentano le attività alimentari e miste, mentre subiscono un forte ridimensionamento quelle non alimentari. Negli ultimi cinque anni, in linea con il dato regionale, il 2024 è l’anno peggiore per il commercio

Giovanni Zambonelli

di vicinato bergamasco dopo il 2020, anno dell’esplosione della pandemia.
Nella Bergamasca il trend delle medie strutture è altalenante. Nel 2005 erano 1.041; il picco si è registrato nel 2010 con circa 1.109 medie strutture di vendita, per poi calare dal 2015 al 2017 di circa 100 unità (1.013) e risalire come numero a partire dal 2018 (con un leggero calo nel 2020). Oggi sono 1068.  Il dato bergamasco ricalca quello regionale, dove aumentano fino al 2009, diminuiscono fino al 2015 e poi crescono fino al 2024.
Le grandi strutture di vendita registrano un andamento diverso rispetto a quello regionale. Il dato bergamasco è in controtendenza con quello lombardo, dove si evidenzia un andamento più costante di crescita. Nell’arco dei vent’anni il numero  nella nostra provincia è invece pressoché invariato. Nel 2005 si registravano 42 strutture, calate a 37 nel 2006. Da allora si evidenzia una crescita fino al 2012 (in quest’anno il numero di grandi strutture è di 46 numero massimo registrato in Bergamasca); da lì poi una discesa fino ad arrivare alle 40 del 2024.
I dati regionali pubblicati confermano la tendenza per noi già evidente e quasi sempre in concomitanza con l’alternanza dei cicli economici: il commercio sta retrocedendo nei centri storici a fronte di aperture di medie superfici nelle aree periferiche.  Le nuove superfici fanno concorrenza alle grandi strutture che ,dopo la saturazione degli anni scorsi, sono in calo da quasi 10 anni- commenta Giovanni Zambonelli, presidente Confcommercio Bergamo-. Nei negozi di vicinato perdono sia il settore non alimentare, soprattutto le merceologie più diffuse, come abbigliamento e calzature, ma nelle nostra provincia anche quelli alimentari, come confermano i nostri dati Confcommercio Bergamo per settore, presentati nei giorni scorsi. Per quanto riguarda le medie strutture di vendita, l’andamento evidenzia un calo fino a quasi 10 anni fa, dovuto alla chiusura di negozi di medie dimensioni nell’ambito dei centri storici, mentre negli ultimi anni la crescita fuori dai centri abitati è continua”.




Affitti brevi turistici, exploit in città (+22,5%) a scapito del residenziale

La crescita a livello provinciale è stata complessivamente del  20,31%, più che doppia rispetto al + 9,4% nazionale. Cresce anche l’hinterland oltre a Sebino e Orobie in provinciaConfcommercio Bergamo fa il punto sugli affitti brevi turistici, attraverso lo studio Federalberghi, commissionato a Incipit Consulting, sui dati di agosto, mese cruciale per il turismo. Il focus provinciale evidenzia la dinamica degli affitti brevi turistici nel 2024 (agosto),  mettendoli a confronto con il 2023, anno della Capitale della Cultura e mette in luce i comuni bergamaschi che concentrano il maggior numero di alloggi. Ad agosto 2024 il numero di annunci pubblicati su Airbnb in Bergamasca ammontava  a 3.714, contro i 3.087 dello stesso periodo dell’anno precedente.  La crescita a livello provinciale è stata complessivamente del  20,31%, più che doppia rispetto al + 9,4% nazionale. La crescita degli annunci in città è stata addirittura più alta, pari al 22,54%, e in due anni è stata del  +74%. Degli annunci di agosto, l’81,9% si riferiva ad appartamenti interi (+ 24,7% rispetto al dato 2023 e +65,36% rispetto al biennio).  La tendenza è quella di affittare interi appartamenti, tradendo l’idea originale di condividere stanza o appartamento di Airbnb (da air bed and breakfast, materasso ad aria e letto di fortuna gonfiato per l’ospite e prima colazione).   Il dato è in linea con quello nazionale. 2.048 annunci (pari al 55,1%) si riferiscono a immobili con apertura sopra i sei mesi ( + 13,8% annunci rispetto all’anno scorso e + 48,4% in due anni). Il dato è leggermente superiore a quello nazionale.  2.242 annunci (pari al 60,4,%) in linea con l’anno scorso, si riferiscono ad host che  gestiscono più alloggi con un aumento degli annunci del 21,32% rispetto allo scorso anno e del + 56,6% rispetto a due anni fa. Il dato è inferiore a quello nazionale, dove la crescita è del 66,8%.
In città il boom degli appartamenti destinati all’affitto turistico rende di fatto quasi introvabile un appartamento in affitto per famiglie e studenti. Con la città si sviluppa anche l’hinterland. A Seriate, ad esempio, gli annunci segnano una crescita del +11,1 % rispetto al 2023 (anno in cui il comune segnava il + 52,6% rispetto al 2022).  L’altra area di forte espansione di Airbnb e dintorni è quella del lago d’Iseo, con Riva di Solto leader con 114 annunci (10 in più rispetto al 2023, +9,6%), seguita da Lovere (con 105, +34,6% rispetto al 2023) e a seguire Parzanica, Solto Collina, Predore, Sarnico, Fonteno e Costa Volpino. In crescita anche nelle principali aree delle Orobie dove non manca il patrimonio delle seconde case da affittare, a fronte di una caduta della domanda di affitto di villeggiatura.  Tra le località emergono Castione della Presolana, con 61 annunci (+38,6%) e Clusone con 44 (+22,2%). In alta Val Brembana spicca Foppolo con 47 annunci.
La crescita degli affitti brevi sembra non attenuarsi– commenta Oscar Fusini, direttore Confcommercio Bergamo-. Occorre continuare sulla strada del CIR- Codice identificativo regionale e CIN- Codice identificativo nazionale, oltre che su un effettivo controllo sul rispetto delle regole. Il problema sta diventando sociale, con famiglie e giovani che non riescono ad accedere a mutui e non riescono a trovare un appartamento in affitto. È giunto il momento di rivedere la cedolare secca sugli affitti brevi: un vantaggio fiscale senza vantaggio sociale non va a beneficio di nessuno. Per questo chiediamo che possa applicarsi solo agli affitti tradizionali. La cedolare secca sulle locazioni brevi, con aliquota al 21%, costituisce infatti uno sconto sulle normali aliquote fiscali, che è pari al 23% per i comuni cittadini, inclusi pensionati e disoccupati. Non si vede per quale motivo, chi mette in affitto più appartamenti debba godere di un trattamento di favore”.
La crescita in città è esponenziale e segue il trend delle grandi città: “Per infrastrutture, autostrade, aeroporto  e posizione, gli affitti brevi turistici a Bergamo crescono il doppio rispetto alla media nazionale – commenta Alessandro Capozzi, presidente Federalberghi Bergamo (nella foto, ndr)– . Un fenomeno da valutare per il suo impatto sociale, oltre che per l’impatto effettivo in termini di ricchezza e occupazione che apporta poi al territorio”.

I dati negli ultimi 2 anni

In Bergamasca nel 2023 erano 3087 gli annunci pubblicati relativi per il 78,9% ad appartamenti interi (2437 complessivi). 1848 annunci (il 59,9%) erano pubblicati da host che gestiscono più alloggi. Quanto alla stagionalità, 1799 annunci  (il 58,3%) avevano un’apertura superiore a sei mesi . Nel 2022 erano 2377 gli annunci pubblicati, relativi per il 77,4% ad appartamenti interi (1839 complessivi). 1432 annunci (il 60,2%) era pubblicato da host che gestiscono più alloggi. Quanto alla stagionalità, 1380 annunci  (il 58,1%) presentavano un’apertura superiore a sei mesi .

I comuni con il maggior numero di annunci

Il primato va alla città capoluogo di provincia  con 1408 annunci ( 1149 nel 2023, 809 nel 2022), cui seguono Riva di Solto con 114 annunci (104 nel 2023, 79 nel 2022) e Lovere con 105 annunci (78 nel 2023, 69 nell’anno precedente). Se il “podio” resta invariato, quest’anno Castione della Presolana supera con 61 annunci  Seriate (60), che nel 2023 ricopriva il quarto posto con 54 annunci, passando dal decimo posto provinciale del 2022 con 35 annunci,  scalzando dal quarto posto lo scorso anno Foppolo( che attualmente occupa la decima posizione con 47 annunci). Parzanica e Solto Collina registrano entrambi una crescita significativa, con 10 nuovi annunci in media (Parzanica passa da 46 a 56, mentre Solto Collina da 47 a 56). Clusone passa da 36 a 44 annunci. Si fa strada Costa Volpino con 35 annunci; bene anche Fonteno che passa da 31 annunci nel 2023 a 37.

L’indagine nazionale

L’evoluzione del fenomeno  degli alloggi italiani venduti su Airbnb vede una crescita esponenziale da dicembre 2008 con 52 annunci, ad agosto 2024 con quasi 600mila annunci pubblicati.  Nell’ultimo anno, da agosto 2023 ad agosto 2024,  la crescita è stata del  9,4 %.  Quanto al mercato del lavoro, gli affitti brevi portano  137.468 occupati pari all’11,9% del totale,  contro i 1.018.701 occupati del settore ufficiale alberghiero ed extralberghiero, pari al 88,1% (stima impatto sull’occupazione – Sociometrica 2023).