Il commercio continua a spingere l’occupazione

commessa_optCalano gli avviamenti, ma scendono anche le cessazioni. Così Bergamo si trova a contabilizzare un saldo comunque negativo, ma meno negativo che nell’anno precedente. L’ARIFL ha pubblicato i dati del 4° trimestre del 2016 relativo ai movimenti sul mercato del lavoro lombardo, e si vede che il tunnel della crisi, nonostante alcuni segnali incoraggianti, si presenta ancora lungo. Nell’ultimo trimestre del 2016, Bergamo ha visto attivare 32.355 avviamenti (contro i 34.437 dello stesso periodo del 2015 e i 24000 del 2014), mentre 36.778 sono state le cessazioni (nel 2015 furono quasi 40.000). Il segno negativo campeggia nel saldo di ogni provincia lombarda, testimonianza evidente che la situazione non concede sprazzi di sereno assoluto da nessuna parte. Entrando nel dettaglio dei settori economici, si vede come sia ancora il commercio a trainare la locomotiva delle assunzioni, con 20.623 nuovi contratti. L’industria si ferma a 8.900, mentre il settore delle costruzioni, ancora in ribasso, registra un dato inferiore anche a quello del 2014 (2433 contro 2450). A livello regionale, infine, si nota come l’effetto degli sconti contributivi e fiscali per le nuove assunzioni abbia già perso la spinta propulsiva segnata lo scorso anno: le trasformazioni da tempo determinato a tempo indeterminato scendono del 21%; i passaggi dall’apprendistato al “posto fisso” sono il 62% in meno, il 60, 6% in meno le trasformazioni da “inserimento” a tempo indeterminato. “Si conferma la ripresa produttiva senza crescita occupazionale anche a Bergamo – dice Giacomo Meloni, segretario della CISL provinciale -. E continua a soffrire l’apprendistato sul quale la CISL crede che si debbano invece  incrementare sia le assunzioni che le trasformazioni a tempo indeterminato”.

Da segnalare positivamente gli 87.000 avviamenti di professioni high level, che confermano la necessità di un forte investimento nella formazione e formazione continua per rispondere alle modifiche del mercato del lavoro. Per ultimo, vanno registrati i risultati dei centri per l’impiego di Bergamo ( -11%), Trescore (-12%) e Lovere  (– 10%) come quelli che fanno registrare una minor crescita di avviamenti rispetto allo stesso periodo del 2015”.

 


Condotta antisindacale, il giudice del lavoro condanna la Provincia

Provincia-Bergamo“Condotta Antisindacale”: la sentenza del giudice del lavoro condanna la Provincia di Bergamo e accoglie il ricorso di CGIL e CISL che accusava l’ente di via Tasso di comportamento contrario agli interessi del lavoratori, in relazione al fondo di produttività. Di fatto, il Tribunale di Bergamo ha ritenuto illecito non aver dato “piena esecuzione agli obblighi contrattuali, decidendo unilateralmente di non corrispondere ai dipendenti il compenso per la produttività individuale” e di conseguenza ha ordinato alla Provincia di restituire i  122.000 € previsti dal fondo per il salario accessorio. Per le segreterie di Fp Cgil e Cisl Fp di Bergamo, “il decreto del Tribunale di Bergamo non riguarda solo il Contratto del 2015, ma anche quello del 2016, per il quale gli effetti delle scelte unilaterali della Provincia di Bergamo hanno comportato una riduzione del fondo per la produttività di oltre 360.000 euro e la conseguente esclusione del sindacato dalle trattative”.

Per Marco Brumana (Fp Cgil) e Mario Gatti (Cisl Fp), l’esito del ricorso “fa giustizia  del tentativo, palese quanto maldestro, del Presidente della Provincia di Bergamo e dei suoi “tecnici” consiglieri di estromettere dalle trattative e isolare le sole organizzazioni sindacali non disposte ad accettare le loro scelte unilaterali, e di quelle organizzazioni sindacali disposte a firmare qualsiasi contratto pur di ottenere il riconoscimento di non si sa quale ruolo dal datore di lavoro”. Ora – concludono i due segretari provinciali della Funzione Pubblica –“si riaprono questioni che qualcuno, sbagliando, riteneva di aver risolto, prima fra tutte quella del Ccdi del 2016. Ora spetta in primo luogo al Presidente della Provincia di Bergamo, che ogni giorno a parole dichiara di essere al fianco delle organizzazioni sindacali, ma che quando è investito del suo ruolo di datore di lavoro pare essere poco avvezzo al confronto ed alla discussione, cercare soluzioni legittime e condivise”. Cgil e Cisl indiranno, in tempi brevi, un’assemblea generale del personale, al fine di chiarire le scelte che i dipendenti dovranno affrontare a seguito della conclusione del ricorso.

In una nota interna inviata a tutti i dipendenti in riferimento al ricorso contro la Provincia promosso da Cgil e Cisl, il segretario generale della Provincia, Antonio Sebastiano Purcaro, evidenzia che “con il decreto pubblicato in data 20 gennaio 2017 il Giudice del Lavoro di Bergamo ha accolto parzialmente il ricorso promosso dalle organizzazioni sindacali, così decidendo: “….per l’effetto ordina, pertanto, alla Amministrazione resistente di cessare il comportamento illegittimo e rimuoverne gli effetti mediante la riassegnazione della somma di € 121.970,30 al CCDI del 29.12.2015”. L’Amministrazione – si legge ancora nella nota di Via Tasso – provvederà pertanto , senza proporre opposizione, al conguaglio a favore dei dipendenti con il cedolino del mese di febbraio. Seppure parzialmente soccombente, La Provincia esprime comunque soddisfazione per il fatto che il giudice abbia ritenuto non sussistente la violazione degli obblighi di informazione preventiva in ordine ai provvedimenti assunti dal Presidente oggetto della riorganizzazione adottati in esecuzione della legge 56/2014 (Delrio)”.

 


Bergamo, cassa integrazione in netto calo nel 2016

Un 2016 in significativa frenata per la Cassa integrazione in provincia di Bergamo, con un trend assolutamente importante, che parla di un costante e deciso andamento al ribasso delle ore autorizzate, in ciascuna tipologia di ammortizzatore. Siamo comunque ben lontani dai panorami di dieci anni fa. L’Inps ha fornito i dati sull’impiego della Cassa Integrazione e, pur a fronte di un innegabile crollo del numero delle ore utilizzate, anche in provincia di Bergamo, non mancano i chiaroscuri nell’analisi che ne fa la Cisl. Nell’anno del riordino degli ammortizzatori sociali, le aziende hanno richiesto all’Inps quasi 16 milioni di ore di cassa integrazione: il 2016 si è chiuso con un calo di 8 milioni di ore in meno rispetto all’intero 2015, ben 24 in meno rispetto al 2013, “annus horribilis” delle Casse con i suoi 40 milioni di ore autorizzate. Niente a che vedere, però, nemmeno con i 3 milioni e mezzo del 2006. Il segretario territoriale della Cisl, Giacomo Meloni , denuncia “la falsa partenza delle politiche attive, strumento di cui il nostro mercato del lavoro, ancora in difficoltà, avrebbe assoluto bisogno”. “Il dato di fine anno sulla cassa integrazione  conferma il trend di riduzione, ma siamo ancora a livelli che indicano che il nostro sistema produttivo ha tuttora molte difficoltà. Troppi sono ancora i lavoratori a rischio di perdita del lavoro o che lo hanno già perso”.

Cig_Inps“Anche a Bergamo – dice Meloni – il 2016 presenta un conto meno salato che in precedenza per quanto riguarda il ricorso alla Cassa integrazione. Un fatto indubbiamente positivo, che conferma, associato alla ripresa della produzione, che la fase più acuta e drammatica della crisi è alle spalle. Però, se confrontiamo il ricorso alla CIG dello scorso anno con l’ammontare delle ore fruite prima della crisi nel 2008, il dato di oggi ci deve far riflettere. Questi lunghi anni di difficoltà nei diversi settori manifatturieri e del commercio e servizi hanno portato anche alla chiusura di numerose imprese: ciò ovviamente produce una minor richiesta di ammortizzatori sociali e contestualmente l’aumento dei senza lavoro, che rimangono il problema principale del nostro territorio e dell’insieme del paese. Un dramma per tante persone e famiglie che va affrontato rapidamente su due fronti: con la crescita economica e con efficaci politiche attive del lavoro, con un ruolo protagonista dell’agenzia Anpal, dei CPI e delle agenzie per il lavoro che devono operare in forte sinergia”.


Enti Bilaterali, Betti (Ascom) presidente. «Per il 2017 stanziamo 500mila euro a favore di lavoratori e imprese»

Cambio al vertice e cariche rinnovate per l’Ente Bilaterale territoriale del Terziario e quello degli Alberghi e dei Pubblici esercizi di Bergamo. L’assemblea riunita ieri nella sede di via Borgo Palazzo 137 in città ha eletto alla presidenza di entrambi gli organismi paritetici, per il quadriennio 2017-2020, Enrico Betti, responsabile dell’area Politiche del Lavoro dell’Ascom. Secondo la prevista alternanza degli incarichi tra rappresentanti del sindacato e dell’impresa, Betti succede a Lorenzo Agazzi (Filcams-Cgil) e sarà affiancato da Maurizio Regazzoni, segretario generale Uiltucs-Uil Bergamo, eletto vicepresidente.

Il nuovo mandato conferma e rafforza la linea degli enti disegnata in questi anni, volta a sostenere i lavoratori e le aziende del commercio, del turismo e dei servizi di fronte a scenari economici e di mercato sempre difficili e in costante evoluzione. I due enti oggi contano complessivamente 5mila aziende aderenti e oltre 20mila lavoratori, un’ampia platea per la quale mettono a disposizione sussidi, agevolazioni, interventi di promozione della formazione, dell’occupazione, facilitazioni per la gestione e lo sviluppo d’impresa.

«Per il 2017 – annuncia Betti – metteremo sul piatto circa 500mila euro per supportare lavoratori e imprese, proseguiremo inoltre nel percorso condiviso con gli enti nazionali per mantenere ed incrementare i sussidi ed i sostegni. Sul piano organizzativo, invece, è stata approvata la scelta di dotarci di un codice etico».

Intanto il vicepresidente Regazzoni ribadisce il valore della bilateralità. «Gli enti proseguiranno nel loro compito di coniugare le esigenze delle parti al di sopra dei ruoli sociali, ricercare sempre nuove opportunità per sviluppare azioni rivolte sia ai lavoratori sia alle imprese». «Con la propria posizione sopra le parti e la loro complessità politica, sociale ed economica – aggiunge il presidente uscente Agazzi – gli enti bilaterali rappresentano un vero e proprio patrimonio per il mondo del lavoro e delle imprese. In questi anni i nostri due organismi provinciali sono stati capaci di crescere e rinnovarsi per interpretare sempre al meglio il proprio ruolo».

Accanto a Betti e Regazzoni, nel Consiglio direttivo dell’Ente bilaterale territoriale del Terziario sono stati eletti Mario Colleoni (Filcams-Cgil), Alberto Citerio (Fisascat-Cisl), Jacopo Descovich (Ascom – Negozi Pellizzari Srl) e Alessandra Bergamo (Ascom – Mediamarket). L’Assemblea è invece composta da Betti, Regazzoni, Colleoni e Citerio.

Il Comitato esecutivo dell’Ente bilaterale degli Alberghi e dei Pubblici esercizi è completato da Giovanni Zambonelli (Faiat), Giorgio Beltrami (Fipe), Alberto Citerio (Fisascat-Cisl) e Mario Colleoni (Filcams-Cgil). Componenti supplenti sono Mauro Rossi, Giovanni Barghi, Francesca Bassi e Maria Teresa Vavassori. L’Assemblea è costituita da Betti, Regazzoni, Bassi, Barghi, Zambonelli, Luisa Mangiarulo, Beltrami, Colleoni, Aronne Mangili, Citerio, Vavassori e Alessandro Dalle Fusine.


Bergamo, nel 2016 sfratti a quota 2700. “Situazione fuori controllo”

immobilott14.jpgIn provincia di Bergamo gli sfratti hanno raggiunto quota 2700. “Una situazione ormai fuori controllo”, dice Roberto Bertola, segretario generale di Sicet Cisl Bergamo. L’emergenza abitativa, i casi di morosità incolpevole in aumento per la crisi, gli immobili sfitti: sono i tanti aspetti del medesimo problema, la fotografia di un settore che ha bisogno di interventi per far fronte alle difficoltà. In Italia vivono 1,7 milioni di famiglie in affitto che versano in condizioni economiche precarie, e l’incidenza del canone di locazione sul reddito familiare supera oramai il 30%. Queste famiglie rischiano di scivolare verso la morosità con la conseguente marginalizzazione sociale. “Il disagio abitativo è un problema molto più diffuso di quanto non emerga dai dati degli operatori – prosegue Bertola – . Uno dei punti più delicati dell’emergenza casa a Bergamo e provincia è quello legato agli sfratti, per i quali è stato richiesto l’intervento della forza pubblica, I ricorsi presentati sono stati 2.609 e quelli eseguiti nei primi nove mesi del 2016 sono stati 450”.

Un’altra situazione molto delicata, secondo il sindacato degli inquilini della CISL, è quella legata alle domande in “emergenza”, che hanno raggiunto quota 450 contro le 280 del 2015, “con 350 famiglie sfrattate che si sono dovute arrangiare temporaneamente in attesa di una casa popolare. Tra questi, anche nuclei familiari con una persona invalida, per i quali sono stati bloccati i procedimenti istruttori e tutte le assegnazioni, in quanto non ci sono alloggi privi di barriere architettoniche. Il risultato paradossale è che gli invalidi sono diventati i soggetti meno tutelati dal punto di vista del diritto alla casa”. L’anno scorso, al Tribunale di Bergamo sono stati emessi 606 provvedimenti di sfratto (quasi il 26% in meno rispetto al 2014) così suddivise: 577 richieste per morosità, 29 richieste per finita locazione. Le richieste di esecuzione degli sfratti presentate sono state 2609 (+3.16% rispetto al 2014 e un centinaio in meno di quest’anno), mentre gli sfratti eseguiti con l’intervento dell’Ufficiale Giudiziario sono stati 605 (12.04% in più dello scorso anno).

Tutto questo in una situazione in cui l’offerta pubblica di alloggi popolari si attesta attorno alle 200 assegnazioni l’anno, quando le famiglie in graduatoria sono oltre 5mila, e nonostante in tutta la provincia continuino ad esserci quasi 1000 alloggi pubblici sfitti e da rimettere a posto. “Di case da affittare ce ne sono in abbondanza. A Bergamo – lamenta il Sicet provinciale – sono disponibili alloggi già pronti da assegnare, in attesa da più di 5 anni. Basterebbe attivare una seria attività di assegnazione per risolvere una buona parte del disagio. Occorre solamente avvicinare l’offerta di mercato alla domanda, riqualificare gli edifici di edilizia popolare e stimolare la ristrutturazione degli immobili privati rimasti vuoti attraverso accordi comunali di incentivazione o scambio, ai fini di renderli disponibili all’affitto con canoni di locazione calcolati sui redditi reali”. Da questo punto di vista, dice ancora il sindacato, risulta inoltre  deficitaria l’esperienza dell’Agenzia Sociale per la locazione, che nonostante porti in dote circa 500mila euro, in poco meno di due anni di attività è riuscita a recuperare solo 15 sfratti per morosità e a stipulare 8 nuovi contratti privati con la formula della garanzia. “Abbiamo sollecitato al tavolo con il Prefetto le amministrazioni comunali a prendere atto della gravissima situazione di emergenza abitativa in cui si trovano centinaia di famiglie bergamasche, ma nulla è cambiato. In questo modo non si va da nessuna parte”, conclude Bertola.

 

 


Confcommercio, accordo su relazioni sindacali e modello contrattuale

aquila confcommercioConfcommercio, Cgil, Cisl e Ui hanno firmato l’accordo sul nuovo sistema di relazioni sindacali e il nuovo modello contrattuale nel Terziario. La firma e la presentazione sono avvennute nel corso di una conferenza stampa che si è tenuta presso la sede confederale alla quale hanno partecipato il presidente di Confcommercio, Carlo Sangalli, il segretario generale della Cgil, Susanna Camusso, il segretario generale della Cisl, Annamaria Furlan, e il segretario generale della Uil, Carmelo Barbagallo. L’accordo parte dall’intesa per stabilire criteri di misurazione della rappresentanza non solo per le organizzazioni sindacali, ma anche per la parte datoriale, per lottare contro il “dumping” contrattuale. Il contratto nazionale rimane centrale ed è affiancato dal contratto aziendale o territoriale che può in parte modificarlo. Non ci sono automatismi per gli aumenti, ma si fa riferimento agli andamenti dei settori e ai risultati della trattativa. “Cuore dell’accordo – commenta Enrico Betti, responsabile della’Area Politiche del Lavoro dell’Ascom Confcommercio Bergamo – è l’intesa sui criteri di misurazione della rappresentanza non solo per le organizzazioni sindacali, ma anche per la parte datoriale, al fine di lottare contro il “dumping” contrattuale”.

I contenuti dell’accordo:

  • Definisce le principali direttrici attraverso cui sviluppare un nuovo sistema di relazioni sindacali e di regole per i contratti collettivi nei settori rappresentati da Confcommercio.
  • Le parti condividono l’importanza di criteri di misurazione non solo per le Organizzazioni sindacali, ma anche per la parte datoriale, e Confcommercio conferma la propria disponibilità ad individuare idonei indicatori in tal senso.
  • La rappresentanza deve essere un pre-requisito per sottoscrivere i contratti.
  • In questa logica le Parti condividono la necessità di arginare fenomeni di dumping, soprattutto di tipo retributivo, attraverso adeguate misure legislative, che garantiscano (come già previsto oggi per i minimi contributivi) il rispetto delle retribuzioni individuate dai contratti sottoscritti dalle Organizzazioni datoriali e sindacali comparativamente più rappresentative.
  • Si evidenzia che il ruolo dei corpi intermedi non si esaurisce con la firma dei contratti, deve potersi esprimere nella rappresentanza degli interessi collettivi in tutte le sedi Istituzionali e su tutti i temi di rilevanza economica e sociale, recuperando con una sede di confronto permanente quella precisa funzione affidata al CNEL dalla Costituzione.
  • Si condivide la centralità del Contratto Nazionale, che avrà durata quadriennale, e sarà la sede non solo per definire le retribuzioni, ma anche per concordare norme operative per migliorare la produttività e la competitività delle imprese.
  • Per gli aumenti retributivi, il contratto collettivo nazionale prenderà a riferimento le dinamiche macro economiche, gli andamenti del settore e dei tradizionali indici dei prezzi al consumo, all’interno dell’equilibrio negoziale complessivo risultante dal rinnovo contrattuale.
  • Ciascun CCNL individuerà elementi oggettivi e condivisi per la valutazione e la verifica, all’interno della vigenza, degli aumenti retributivi definiti, in relazione alle variabili economiche e sociali dei singoli contesti settoriali.
  • Il contratto nazionale deve potersi anche adeguare a esigenze specifiche individuate in azienda e quindi, si potranno definire, con accordi aziendali o territoriali, modifiche e/o deroghe di norme e istituti, anche economici, previsti dallo stesso Contratto Nazionale.
  • A livello aziendale sarà possibile definire nuove figure professionali e a livello territoriale si potranno sottoscrivere accordi quadro, offrendo cosi ulteriori spazi per il miglioramento di produttività e premialità detassata.
  • Si valorizza il welfare contrattuale sottolineando che grandi pilastri del welfare, quali previdenza e sanità integrativa, non si sviluppano nella frammentazione di mille rivoli, ma nelle masse critiche che garantiscono sostenibilità e buone prestazioni.
  • Si apprezza che il governo, abbia assunto il principio, sostenuto e rappresentato dalle Parti stesse, che il welfare contrattuale va sostenuto in correlazione al contributo valoriale che offre, non per il livello contrattuale che lo prevede prevedendo l’applicazione del vantaggio fiscale anche al welfare che deriva dal contratto nazionale.
  • Richiamando l’accordo sulla Governance della bilateralità del 2014, Le parti riconfermano l’importanza di proseguire nella riforma adottando strumenti idonei a favorire l’efficienza delle gestioni, affinchè gli enti bilaterali siano sempre più considerati un valore reale e concreto da dipendenti e imprese.
  • Si condivide infine un impegno a consolidare le relazioni sindacali confederali attraverso incontri periodici su temi di interesse comune.

 


Banche venete, la Cisl: “A Bergamo a rischio 200 posti di lavoro”

veneto bancaSono più di 200 i lavoratori bergamaschi del gruppo delle “banche venete” con il fiato sospeso, in attesa della riunione del 16 novembre, quando ci sarà l’assemblea sull’azione di responsabilità contro gli ex vertici dell’istituto. In contemporanea, i sindacati presidieranno la sede del gruppo a Montebelluna. “La notizia delle dimissioni del presidente di Veneto Banca getta una luce sinistra sul futuro dei lavoratori delle due Popolari venete per le quali si minaccia una fusione forzata che costerebbe un grande numero di posti di lavoro”, ha detto Francesco Galizzi, segretario generale di First Cisl Bergamo. Infatti, sostengono le organizzazioni sindacali, dopo i milioni di risparmi in fumo, l’azzeramento del valore delle azioni, ora il terremoto in atto nel giro delle banche venete rischia di determinarne altri in diversi territori, come a Bergamo, dove lavorano circa 200 dipendenti in 31 filiali. “La sensazione di queste persone – continua Galizzi – è quella di essere trattate come vere e proprie cavie per il mercato. Hanno già dovuto assistere all’assorbimento della prima tranche di aumento del Contratto nazionale di Lavoro”. Inoltre per il sindacato, non sono per nulla chiare le motivazioni che hanno portato nei giorni scorsi alle dimissioni del presidente Beniamino Anselmi. “Avremmo preferito restasse al suo posto, perché ci aveva rassicurato sulla difesa dell’occupazione e sulla disponibilità a ragionare nei termini di un rilancio dell’attività piuttosto che in quelli di soluzioni socialmente inaccettabili a carico dei lavoratori e dei clienti. Una cosa è certa: alla parola “licenziamenti” mobiliteremo tutta la categoria. Prima di parlare di costo del lavoro, vorremmo vedere un dimezzamento degli stipendi degli alti manager, un annullamento degli sprechi e un chiarimento sui programmi di esternalizzazione”. Le banche non sono più un paradiso del lavoro. E a Bergamo lo si vede sotto diversi aspetti. “Un piccolo “smottamento” lo porta anche la chiusura della Banca Popolare Lecchese, rimasta coinvolta nel crack di Banca Etruria, che qui ha uno sportello con tre dipendenti, poi tutta la situazione delle BCC, dove, anche se il sistema intanto regge, qualche scricchiolio comincia a farsi sentire”. Tornando al caso della fusione tra Veneto Banca e Popolare di Vicenza, uno studio sindacale sottolinea come in Lombardia i due istituti siano presenti con 122 sportelli complessivamente. “In caso di fusione – conclude il segretario First – è certo che una parte delle filiali sarà chiusa. In Veneto, secondo le previsioni, sarebbe allocato quasi il 70% degli sportelli dell’ipotetica nuova banca, con la presenza doppia in 58 comuni. Per cui non è difficile ipotizzare una cessione o chiusura di una parte delle filiali lombarde e bergamasche presenti nelle piazze comuni”.

 

 


Industriali e sindacati rilanciano la retribuzione “di produttività”

Sede ConfindustriaConfindustria Bergamo e le segreterie confederali di Cgil, Cisl e Uil di Bergamo hanno ratificato, a livello locale, i contenuti dell’accordo quadro nazionale definito da Industriali e sindacati il 14 luglio scorso, rendendolo operativo in provincia di Bergamo. L’obiettivo è di stimolare, nelle imprese prive di rappresentanza sindacale, la diffusione di trattamenti economici integrativi idonei a: correlare gli incrementi di costo del lavoro all’effettivo raggiungimento di risultati aziendali e consentire la fruizione, da parte dei lavoratori, delle agevolazioni fiscali previste dalla Legge di stabilità per il 2016. L’intesa introduce la possibilità, per le aziende prive di rappresentanze sindacali, di ratificare presso la sede associativa, attraverso un comitato composto da rappresentanti associativi e rappresentanti delle confederazioni sindacali, i trattamenti economici aziendali legati al raggiungimento di risultati incrementali in termini di produttività, qualità, efficienza ed innovazione, conferendo ai medesimi la natura di accordi collettivi e permettendo quindi la fruizione, in presenza dei requisiti di legge, delle agevolazioni fiscali previste dalla Legge 28 dicembre 2015 n. 208 (aliquota IRPEF sostitutiva 10%). Le parti hanno altresì condiviso il monitoraggio degli esiti dell’iniziativa, per favorirne la declinazione operativa. L’accordo territoriale, oltre a sostenere il reddito dei dipendenti coinvolti, consente quindi di favorire la diffusione della retribuzione “di produttività”, al fine di supportare lo sviluppo del sistema imprenditoriale locale, stimolare la crescita di competitività delle imprese, tutelare l’occupazione.


Tute blu, “in Lombardia si rischiano 5mila esuberi entro dicembre”

lavoro4735.jpgSono 3.361 i metalmeccanici licenziati in Lombardia dall’inizio dell’anno. Rispetto a un anno fa, il ricorso alla mobilità si è attenuato. Nello stesso periodo del 2015 sono stati infatti 4.403 i licenziamenti. Anche nel riscontro mese su mese, nel trimestre luglio/settembre gli esuberi segnano il passo, facendo registrare addirittura un dimezzamento (1.229 lavoratori licenziati).
Nella torta dei licenziamenti fanno la parte del leone i distretti industriali di Varese (145), Milano (142) e Bergamo (114 con un totale di 492 dall’inizio dell’anno). Valori leggermente più bassi a Brescia (62), Monza e Brianza (72), Como (48) e Lecco (41). Nel complesso la riduzione dei licenziamenti è quasi generalizzata.
“Mentre infuria la battaglia referendaria, dei metalmeccanici che non hanno contratto, scioperano e sono sottoposti a esuberi, si parla sempre meno. C’è il rischio concreto che entro fine anno in Lombardia si sfondi la soglia psicologica dei 5.000 licenziamenti: un’enormità se si considera l’arretramento della base economico-produttiva di questi ultimi anni e la contrazione delle produzioni” – argomenta Mirco Rota, segretario generale della FIOM Cgil Lombardia.
“Ancora una volta – aggiunge Rota – siamo di fronte a una diminuzione che maschera problemi di sistema ben radicati come dimostrano le vertenze aperte di Alstom Ferroviaria, Linkra, Belleli, giusto per fare qualche nome. La cassa integrazione e i licenziamenti diminuiscono, ma contestualmente non c’è un aumento di quegli indicatori che ci dicono che la ripresa sia stata agganciata. Senza provvedimenti eccezionali, siamo destinati ad assistere a un lento declino dei settori un tempo trainanti dell’economia lombarda, un tempo locomotiva d’Europa. Regione Lombardia deve prendere atto di questa situazione e intervenire, stimolando la crescita e tutelando i settori che oggi risentono dell’assenza di investimenti e innovazione tecnologica”.


Referendum, giovedì dibattito con Luciano Violante

Cosa significa cambiare una Costituzione: è il quesito che si sta ponendo la Cisl in relazione al prossimo referendum che servirà a approvare o respingere le modifiche costituzionali presentate dal Parlamento. A questo proposito il sindacato di via Carnovali ha organizzato un dibattito sui contenuti della prossima consultazione con la presenza dell’ex presidente della Camera, Luciano Violante. L’incontro è in programma il 29 settembre, dalle 9.30, alla Sala Mosaico della Camera di Commercio, in piazza Libertà a Bergamo. “Il Paese – spiega una nota della segreteria Cisl di Bergamo – rincorre da lungo tempo una riforma costituzionale sulla quale le forze parlamentari non sono mai state in grado di trovare le convergenze utili. Il bisogno di modernizzare l’Italia, riformando le istituzioni, ha finora trovato sintesi parziali e complessivamente inefficaci. Il referendum confermativo rischia di svolgersi in un clima di scontro che finisce per sottoporre i contenuti alla strumentalizzazione della lotta politica fra il Governo e le opposizioni. Tutto questo è, per la Cisl, inaccettabile. L’organizzazione ha espresso, un convinto sostegno al necessario processo di cambiamento e riforma ed un giudizio positivo nel merito di alcune fondamentali questioni, come il superamento del bicameralismo perfetto, la modifica del Titolo V° della Costituzione, il contenimento dei costi della politica; così come è necessario continuare a battersi per recuperare luoghi, forme e modalità di partecipazione e di rappresentanza delle forze sociali attraverso la legislazione ordinaria. In ciò sta il senso dell’iniziativa di riflessione che la Cisl Bergamo ha organizzato per permettere un approfondimento fuori dai condizionamenti della lotta politica, al fine di informare lavoratori, lavoratrici e pensionati sui contenuti di merito della riforma per poter esprimere un voto consapevole”. Il  programma del dibattito prevede l’introduzione di Ferdinando Piccinini, segretario generale Cisl di Bergamo; gli interventi di Giorgio Gori, sindaco di Bergamo e Matteo Rossi, presidente della Provincia, e la relazione di Luciano Violante. Al termine le conclusioni di Gigi Petteni, della segreteria nazionale della Cisl.