Turismo e terziario respirano: dagli Enti bilaterali oltre 1 milione di euro

Oltre un milione di euro ai lavoratori bergamaschi del terziario e del turismo: è quanto hanno erogato gli Enti Bilaterali con la prima tranche del Progetto Covid, promosso a maggio da Ascom Confcommercio Bergamo e dalle organizzazioni sindacali (Filcams-Cgil, Fisascat-Cisl e Uiltucs Uil). L’iniziativa ha messo a disposizione un fondo a favore dei lavoratori sospesi in Fondo d’integrazione salariale (Fis) o Cassa integrazione guadagni in deroga (Cigd) e alle imprese per il rimborso dei dispositivi di protezione individuale.
Hanno fatto richiesta 1828 lavoratori del turismo e 2275 del commercio per un totale di 1,126 milioni di euro (509 mila euro al turismo e 617 mila euro al terziario). Le aziende interessate sono state invece 138, per circa 60 mila euro, su un milione di euro stanziati.

Alberto Citerio ed Enrico Betti

«Dopo la donazione fatta all’Ospedale Papa Giovanni XXIII di quattro respiratori di ultima generazione, a maggio abbiamo promosso un progetto a sostegno dei lavoratori e delle imprese e oggi siamo soddisfatti del risultato ottenuto con la prima tranche di sussidi, sia per numero di lavoratori coinvolti che per importo speso» afferma Enrico Betti, presidente dell’Ente Bilaterale del Terziario. 
«Il successo di questa iniziativa è fotografato da questi numeri davvero eccezionali. La Bilateralità di settore è una grande risorsa a sostegno delle imprese e delle lavoratrici e lavoratori del territorio. Siamo orgogliosi di quanto fatto; questa iniziativa da ristoro al comparto turistico bergamasco, il più duramente colpito» dichiara Alberto Citerio, Presidente dell’Ente Bilaterale del Turismo.

A settembre in arrivo un altro milione di euro
A settembre parte la seconda tranche del Progetto che stanzia un altro milione di euro.  L’importo sarà così suddiviso: 500.000 euro a lavoratori e aziende del turismo (250.000 euro per le aziende e 250.000 euro per i lavoratori) e 500.000 euro al terziario (250.000 euro per le aziende e 250.000 euro per i lavoratori). Alle aziende verranno rimborsati, con un massimale di 500 euro, i Dpi Covid acquistati dal 1 aprile al 31 agosto 2020: mascherine, guanti, dispositivi per protezione oculare, indumenti di protezione, dispositivi per la rilevazione della temperatura corporea, detergenti, soluzioni disinfettanti/antisettici, barriere antibatteriche e sanificazione ambientale.
Mentre la misura degli importi erogabili ai singoli lavoratori dipendenti sarà pari a 1,50 euro per ogni ora di sospensione in Fis/Cigd per un massimo di 360 ore. Potranno fruire del sussidio coloro che sono stati sospesi per l’equivalente orario di almeno 2 settimane a zero ore di lavoro nel periodo che va dal 1 marzo al 30 aprile 2020, se non già richiesto, e dal 1 maggio al 30 giugno 2020. Il bando si apre il 7 settembre e si chiude, salvo esaurimento fondi, il 30 settembre 2020.

Per informazioni: info@entebilcombg.it


Benzinai, impianti chiusi fino a domani mattina: alta l’adesione in provincia

Braccia incrociate e impianti chiusi ancora fino alle ore 6 di venerdì 8 novembre per i gestori dei benzinai. Prosegue infatti lo sciopero nazionale indetto dai sindacati e a cui aderisce oltre il 60% dei benzinai aderenti ad Ascom, con punte dell’80% nelle zone a sud ovest della provincia.
Lo sciopero, che è iniziato mercoledì 6 novembre alle ore 6, è stato indetto “contro l’illegalità “figlia delle liberalizzazioni selvagge” e il mancato intervento di compagnie, organizzazioni e governo per riformare il settore – sottolinea Renato Mora, presidente del Gruppo Gestori Carburante di Ascom -. Secondo le stime il fenomeno dilagante dell’illegalità nella distribuzione dei carburanti vale numerosi miliardi di euro ogni anno, frutto di evasione di Iva e accise: una quota che si aggira intorno al 15% di prodotti “clandestini” sul totale dei 30 miliardi di litri erogati. È necessario, quindi, che il Governo attui una riforma complessiva che metta riparo ad oltre un decennio di deregolamentazione e che tuteli la categoria all’interno di un sistema oggi facilmente aggirabile. Inoltre, ci auspichiamo che il Governo convochi un tavolo con le compagnie petrolifere per discutere le condizioni economiche che hanno bloccato i margini di guadagno della categoria, fermi di fatto da più di 7 anni”.
Categoria che è alle prese anche con nuovi adempimenti fiscali come la fatturazione elettronica e l’obbligo, dal 1 gennaio 2020, dell’invio telematico dei corrispettivi per i prodotti non-oil, ovvero beni e servizi extra rifornimento come vendita di accessori, bar, autolavaggio.

Tornando allo sciopero qualche disagio non è mancato, così come le sorprese legate ad alcuni prezzi “gonfiati”. ” Chi sta scioperando – sottolinea però Mora – sicuramente rappresenta la parte sana della filiera e lo fa con grande fatica nell’interesse di tuta la categoria. Anche se ci troviamo a far fronte a queste spiacevoli  situazioni, teniamo presente che la legge impone l’esposizione del prezzo e chiediamo di fare sempre segnalazioni precise a riguardo per poter intervenire anche come associazione”.


Accordo sulla detassazione nel terziario fino a 2 milioni di euro in più per i lavoratori

Ascom Confcommercio Bergamo, Fipe e Federalberghi Bergamo e le organizzazioni sindacali bergamasche dei lavoratori Filcams CGIL, Fisascat CISL e Uiltucs hanno raggiunto anche quest’anno un’intesa quadro territoriale per la detassazione, importante vantaggio fiscale per i lavoratori delle imprese del terziario.
Nelle tasche dei lavoratori bergamaschi si stima che potranno rimanere quasi 2 milioni di euro.
Le imprese aderenti a Confcommercio, che applicano integralmente il Contratto del terziario (distribuzione e servizi) e quello del Turismo (alberghi e pubblici esercizi), hanno la possibilità di erogare ai propri dipendenti, con reddito annuo fino a 80 mila euro, premi di produttività, applicando un’aliquota agevolata che riduce il cuneo fiscale. Il risparmio è significativo: l’imposta applicata sui premi di produttività si riduce di circa 17 punti, passando da un’aliquota media del 27% ad una del 10%, comprensivo delle varie addizionali fiscali. Nel caso di conversione dei premi in servizi di welfare la detassazione è totale.

“La detassazione dei premi di produttività, convertibile anche in servizi di welfare, è un importante strumento a disposizione dei nostri imprenditori- commenta Giovanni Zambonelli, presidente di Ascom Confcommercio Bergamo-. Grazie all’accordo è possibile sfruttare tutti i vantaggi fiscali offerti dalla rinnovata normativa”.
“L’intesa raggiunta riafferma e rafforza l’importanza e l’efficacia della contrattazione realizzata dalle organizzazioni sindacali più rappresentative sul territorio- dichiara Enrico Betti, responsabile politiche del lavoro Ascom-. Nelle tasche dei lavoratori bergamaschi potranno rimanere circa due milioni di euro. I premi sono collegati al raggiungimento di performance significative per l’azienda e per massimizzare i vantaggi ci si può avvalere della facoltà di fruire degli incentivi sotto forma di prestazioni di welfare”.
Per Mario Colleoni, segretario generale Filcams CGIL “con questi accordi riusciamo a raggiungere numerosi lavoratori in settori frammentati come quelli del commercio e del turismo. Il valore dell’intesa sta soprattutto nello spazio che viene dato alla contrattazione territoriale e dallo stimolo introdotto, finalizzato alla partecipazione di tutti alle scelte. Da non sottovalutare poi i vantaggi fiscali consequenziali all’accordo che potranno far aumentare il potere di acquisto dei lavoratori. Questi accordi, pur positivi, rappresentano una goccia nel mare. Per aumentare i salari nominali di molti, che sono il nodo per la crescita, la prima leva sulla quale agire è definire una diversa redistribuzione del reddito rispetto a quella attuale, fondamentale in questa fase è lavorare per diminuire le disuguaglianze salariali e lo si potrà fare semplicemente rivedendo la progressività fiscale, che ricordiamo essere un principio di uguaglianza, in un Paese, il nostro  dove l’indice di disuguaglianza risulta essere tra i più elevati a livello europeo”.
Alberto Citerio, segretario generale Fisascat-CISL sottolinea: “Terziario, commercio e turismo sono i settori che producono la maggior parte della ricchezza del Paese. Queste intese riconoscono vantaggi economici per i lavoratori e premiano la produttività delle imprese. Vanno estese le previsioni di legge sulla detassazione di produttività per spingere la crescita e la creazione di posti di lavoro. Il lavoratore può optare per l’erogazione sotto forma di welfare con ulteriori vantaggi fiscali e contributivi”.
Anche per Maurizio Regazzoni, segretario generale Uiltucs-UIL “è un accordo frutto di un percorso importante intrapreso nelle relazioni sindacali sul territorio bergamasco, che consentirà di poter instaurare un dialogo fra sindacato e imprese, in particolare quelle di piccole dimensioni (la maggioranza nei settori del turismo e del commercio), garantendo maggior salario ai lavoratori rappresentati”.


Piccinini resta alla guida della Cisl. Confermata anche la squadra

“Il nostro patrimonio vero è il radicamento territoriale, sono le persone che in tutte le zone e in tutti i ruoli svolgono quotidianamente la loro azione. Per questo occorre rinsaldare un rapporto stretto e coinvolgente su motivazioni e strumenti da dare a tutti gli uomini e le donne della CISL di Bergamo per svolgere al meglio il proprio incarico”. Ferdinando Piccinini ha dichiarato che il suo terzo mandato congressuale dovrà caratterizzarsi sulla formazione della classe dirigente. “Le rilevanti trasformazioni che stiamo attraversando ce lo richiedono. Studiare, formarsi, aprire l’organizzazione alle nuove istanze generazionali”. Il consiglio generale della CISL di Bergamo ha così portato a conclusione il cammino congressuale: nella sua prima riunione ha confermato, a larghissima maggioranza, Piccinini alla guida del sindacato di via Carnovali, e con lui l’intera squadra degli ultimi quattro anni: Giacomo Meloni, Francesco Corna e Gabriella Tancredi.

Con loro, ha detto Piccinini nei suoi ringraziamenti, “si dovranno affrontare le nuove sfide della contrattazione, della qualificazione del lavoro, delle politiche attive e del welfare contrattuale”. “Dobbiamo – ha concluso – introdurre innovazioni giorno per giorno, sperimentare modalità diverse per coniugare il sistema servizi con la rappresentanza, e costruire le condizioni, anche con CGIL e UIL, per costruire un welfare contrattuale territoriale di comunità, che si intrecci con le dinamiche contrattuali, con l’attività di contrattazione sociale”.

 


Bergamo, Aci in agitazione. In bilico i 28 dipendenti

ACIContinua l’agitazione di sindacati e personale di Aci, che protestano contro la riforma che introduce il documento unico dell’auto riformando i servizi gestiti da Aci. Contemporaneamente in tutti gli uffici Aci, anche quello di Bergamo, si sono tenute assemblee a sostegno della vertenza. Il testo della riforma, dice Angelo Murabito, segretario provinciale di Fp Cisl, “prefigura infatti un assetto nel quale l’ACI è progressivamente spogliato di molte delle sue competenze in merito alla gestione dell’istituto, con riflessi negativi anche sulle altre attività dell’ente ad esso collegate e con integrale compromissione dei suoi equilibri di bilancio, quale ente pubblico che non grava sul bilancio dello Stato. Da più organi di stampa – continua il sindacalista – si registra il tentativo di alleggerire e svilire quella che invece è la reale portata dell’intervento”.

Il documento previsto dallo schema di decreto adottato dal Governo, dicono lavoratori e sindacati, non realizza alcun vantaggio per il cittadino : non è previsto nessun risparmio e nessuna semplificazione. Il decreto invece, farà venir meno i servizi oggi garantiti dall’ACI e dal PRA e creerà un ulteriore disagio ai cittadini, per esempio dall’attuale uso della moneta elettronica si tornerebbe indietro di anni con il ritorno ai bollettini postali , da pagare a cura dell’utenza che ne sopporterà i costi. Si pagheranno ancora l’imposta di trascrizione (Ipt) e l’imposta di Bollo; non ancora chiarito il risparmio sulle altre tariffe, di fatto nessun vantaggio economico per il cittadino, come sbandierato all’inizio. Minore presenza di sportelli pubblici sul territorio, meno servizi diretti all’utenza debole con la necessità di ricorrere ai professionisti del settore ,con maggiori costi per l’automobilista. Minore affidabilità dei dati contenuti nel Pubblico Registro Automobilistico con minore tutela per la proprietà dell’auto e per la collettività. “L’impianto del decreto – insiste Murabito – mette seriamente a rischio posti di lavoro senza prevedere nessuna tutela per circa 3300 lavoratori in tutta Italia, e prende in giro i cittadini promettendo risparmi che non ci saranno, a fronte di sicuri disagi”.

“Ancora non si hanno conferme della copertura finanziaria dell’intera operazione, basata su vistosi errori di calcolo che portano a più di 188.000.000 di euro il vero danno al cittadino, dal momento che per cercare la copertura si dovrà necessariamente operare tagli su altri servizi o inventare nuove forme di riscossione su altri servizi”. “Temiamo possibili e gravi tagli occupazionali, che seppure non ufficialmente indicati, paiono facili da prevedere, leggendo il testo che, all’apparenza esclusivamente tecnico, si rivela invece una bomba per il settore”. Gravi problemi occupazionali che a Bergamo potrebbero comportare rischi per i 28 dipendenti rimasti dopo i pensionamenti non sostituiti degli ultimi 5 anni, oltre a un prevedibile degrado dei servizi al cittadino e all’aumento di costi per gli automobilisti.  Secondo le stime di Fp Cisl, a rischio in tutta Italia sarebbero 2.500 lavoratori, cioè il 75% dell’intero “corpo” dei dipendenti. Con la dismissione di fatto del Pra, inoltre, non si otterrà alcun risparmio. “I lavoratori e le lavoratrici, infatti, ricordano come l’Aci sia un ente pubblico non economico autofinanziato, che sopravvive senza ingenti finanziamenti statali, mentre il servizio passato al Ministero non sarà privo di costi per la popolazione. Inoltre per il disbrigo delle pratiche i cittadini si dovrebbero rivolgere ad agenzie private, addirittura fino ad un quadruplicamento dei costi delle prestazioni livello burocratico”. Per questo sono previste nei prossimi giorni nuove iniziative di protesta e sensibilizzazione nei confronti dell’utenza e dei cittadini.

 


Il congresso della Cisl, Piccinini: “Bergamo torni protagonista: un’alleanza sul territorio per lavoro e welfare”

piccininiCisl“Creare lavoro è la vera priorità e non esistono scorciatoie. Il lavoro non si crea per legge, ma riorientando le politiche attuali e costruendo politiche nuove. È ora di chiudere una stagione di continue riforme normative”. Dal palco del 18° congresso, aperto mercoledì mattina alla Fiera di via Lunga, a Bergamo, Ferdinando Piccinini, segretario generale della Cisl provinciale, ha messo subito in chiaro le strategie del sindacato di via Carnovali per il prossimo quadriennio. Persona e Lavoro, oltre a caratterizzare lo slogan di questa assise, infatti, sono parti fondanti della politica sindacale della Cisl di Bergamo. La priorità vera è quindi quella di creare più lavoro e di elevare e qualificare il lavoro che esiste, ma anche risorse e strutture per intervenire su chi è in stato di grave povertà. Una duplice azione che si esplicita nella relazione di Piccinini e che sarà la politica del sindacato su questo territorio.

“Facciamo del 2017 l’anno in cui si pongano come questioni da affrontare subito l’occupazione giovanile e le politiche attive del lavoro. Partiamo dall’apprendistato duale, che deve diventare la modalità più comune per concludere un ciclo di studi e raggiungere una qualificazione. Se non affrontiamo in modo rinnovato i temi della qualificazione del lavoro, della formazione continua e delle politiche occupazionali, tutto il sistema di relazioni sindacali, nazionali e territoriali,  rischia di rimanere fermo e poco incisivo”. Le ferite aperte da questi lunghi anni di crisi non si sono ancora del tutto rimarginate. Cresce il numero di persone e di famiglie che fanno fatica, senza prospettive di lavoro oppure schiacciate nella parte più precaria e poco qualificata dell’economia bergamasca. Serve – incita Piccinini – un rinnovato sforzo degli attori politici e sociali del territorio. “Non è solo un problema di lavoro che manca, di quantità. È soprattutto un problema di qualità del lavoro che c’è. Se non attraverso il sindacato, la Cisl, con quale voce potrebbero far sentire il loro disagio e la loro sofferenza queste persone?  Le istituzioni e i soggetti economici e sociali devono assumersi il tema di come riprogettare uno sviluppo del territorio in una visione di prospettiva e progetto complessivo in grado di far leva sulle tante opportunità e punti di forza che il nostro territorio rappresenta”. L’idea della segreteria Cisl è quella di avere una cabina di regia e gruppi di approfondimento tematico sulla ricerca Ocse coordinati dalla Camera di Commercio, per esprimere una rinnovata coesione partendo dalle scelte strategiche del territorio: l’aeroporto e l’ alleanza che guarda a est; l’interporto; il collegamento con le valli bergamasche….

“Ma il contributo più significativo che il sindacato bergamasco è chiamato a dare è quello di accompagnare questo percorso con uno scatto in avanti, un deciso cambio di passo sulle relazioni sindacali. Un sistema moderno di relazioni sindacali, territoriali e aziendali, diventa anch’esso un elemento essenziale per la competitività del territorio e delle imprese se è in grado di affrontare le nuove sfide della contrattazione”. Produttività e partecipazione, formazione e politica del lavoro, welfare contrattuale sono le tre  scelte prioritarie per una contrattazione che guarda al futuro. E parte un invito a Cgil e Uil per mettere in campo una grande iniziativa di elaborazione e proposta per rilanciare le relazioni  sindacali sul territorio. “Questa nostra è stata la provincia dove negli anni si sono realizzate, nelle relazioni sindacali, intuizioni importanti e intese innovative. Le prime sperimentazioni sulla cassa in deroga, diventata poi essenziale per la tenuta sociale in questi anni di crisi e con migliaia di accordi realizzati poi, sono avvenute qui. Ma non solo. Pensiamo all’accordo sulla Valle Seriana diventato poi successivamente “modello Bergamo”, agli accordi sui contratti di solidarietà, alle innovazioni sull’apprendistato professionalizzante, alle intese sul ruolo degli istituti bancari per i lavoratori in difficoltà, fino ad arrivare a quelle più recenti sulla mutualità e sul rilancio della contrattazione di secondo livello. Sono esperienze di relazione che fanno peso e produzione al patrimonio sindacale che abbiamo”.

Dobbiamo porci un alto obiettivo, insiste il segretario Cisl, “un impegno straordinario nel biennio 2017/2018 del sistema delle imprese e delle rappresentanze sindacali per raddoppiare il numero delle lavoratrici e dei lavoratori coinvolti nella formazione continua nel nostro territorio”. Dopo il lavoro, il welfare, l’attenzione alle fasce più bisognose. “È compito nostro, per i valori che ci riguardano, occuparci della parte più marginale della società e del mondo del lavoro. Questa convinzione deve essere rilanciata con forza in tutti gli ambiti in cui operiamo, con la consapevolezza che parlare di sviluppo dell’economia e della società bergamasca significa affrontare anche gli snodi della povertà e della marginalità, con un mix di azioni e pratiche tra la qualificazione del lavoro e un welfare territoriale più attento e inclusivo”. La povertà assoluta in Italia è cresciuta passando dal 6,5% del 2005 al 7,8% del 2015 ed interessa 1.582.000 famiglie pari a 4.598.000 persone. In provincia di Bergamo le persone in povertà sono circa 37.000; nei Centri Ascolto Caritas di Bergamo che le persone che hanno chiesto aiuto sono aumentate notevolmente: nel 2008 ci sono state 19.000 le richieste di aiuto e nel 2015 sono state circa 52.000. La richiesta di aiuti alimentari da parte di italiani rappresentavano il 27% nel 2008, il 43% nel 2015 (5.333 persone). “Servono risorse certe e strutture idonee che collaborino in rete, ma anche professionalità per intervenire efficacemente su chi è in stato di grave povertà. Per la Cisl bergamasca quanto detto è un lavoro importante da produrre sul territorio e nelle comunità locali – ha concluso il suo intervento Piccinini . Rafforzare e promuovere reti sociali più coese che sappiano coniugare welfare contrattuale, politiche locali per il sostegno alla famiglia e agli anziani, valorizzando il terzo settore e il volontariato sociale, sostenendo occupazione e iniziative per l’integrazione, rappresentano per noi una funzione strategica per dar valore al welfare di comunità del prossimo futuro”.

 

 


Voucher, l’Ascom: “Servono risposte immediate. Ecco le nostre proposte”

Mentre il ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali chiarisce che l’utilizzo nel periodo transitorio  dei buoni per prestazioni di lavoro accessorio, i cosiddetti Voucher, dovrà essere effettuato  sino al 31 dicembre 2017 e nel rispetto delle disposizioni abrogate dal Decreto legge 17 marzo 2017, n. 25, e in attesa che il Governo elabori una normativa alternativa o agevoli l’utilizzo dei contratti a chiamata, l’Ascom Confcommercio Bergamo scende in campo con una proposta alternativa, lanciando un appello al sindacato. “A noi – spiega Enrico Betti, responsabile delle Politiche del Lavoro dell’Ascom – sembra utile e opportuno andare oltre le lamentele e provare a trovare delle risposte immediate e da condividere con le parti sociali in modo unitario per il bene di tutto il tessuto sociale ed economico bergamasco. Per questo – aggiunge Betti – la sfida che lanciamo al territorio è quella di intervenire sul contratto di lavoro con l’obiettivo di garantire una valida alternativa ai Voucher, in particolare per quanto riguarda il monte orario settimanale e il costo del lavoro; mentre non possiamo intervenire sui contributi previdenziali, che evidentemente sono indisponibili alla contrattazione collettiva”. Per Betti le leve su cui oggi è possibile agire “sono, in particolare, il part time e, nel contratto del turismo, il lavoro cosiddetto “extra”, tipicamente svolti nei week end o durante i picchi di lavoro come i  banchetti. Si può agire tenendo conto dei vincoli di legge contrattuali; per esempio, non possono esser stipulati contratti part time  inferiori alle 15 ore nel turismo e alle 16 ore nel commercio. Quindi, considerando le tipologie di lavoratori fruitori di Voucher – studenti, pensionati e percettori di indennità dello stato – la nostra proposta dell’Ascom, in via sperimentale, è quella a stabilire tra le parti le regole e le attività per cui si possa applicare un part time (anche solo di 4 ore settimanali frazionabili) ad un lavoratore, derogando anche sulle voci retributive come la 14esima. “In questo modo, per esempio, un cameriere – annota Betti – avrebbe un costo orario aziendale di circa 13 euro e un netto pari a quanto percepiva con i Voucher (circa 7 euro), con contributi e ogni tutela di legge e contratto. La differenza positiva consiste nel fatto che ogni mansione avrebbe un riconoscimento economico diverso, in quanto l’inquadramento contrattuale dipenderà dalla mansione svolta”.

 


Il congresso Cisl all’ex centro Le Acciaierie, “Mai più cattedrali nel deserto”

AcciaierieIn due anni, dalla fine del 2013 alla fine del 2015, l’estensione della superficie di terreno destinata alla Grande Distribuzione è aumentata di altri 30 mila metri quadri. L’occupazione nel settore è scesa di qualche centinaio di unità. “Serve una moratoria immediata e assoluta sulla costruzione e sull’ampliamento di superfici commerciali superiori agli ottocento metri quadri, compresi progetti già autorizzati, in attesa di un serio piano dei territori. Chiediamo ai rappresentanti delle istituzioni un intervento presso la Regione Lombardia in questo senso. In futuro qualunque nuovo investimento deve prevedere, per essere autorizzato, anche gli eventuali costi di smaltimento e di ripristino della struttura che non devono, come nell’esempio che abbiamo dinnanzi, ricadere sulla collettività delle Comunità locali”.

Alberto Citerio, segretario generale uscente di Fisascat Cisl, non usa mezzi termini. Il congresso della categoria, aperto ieri pomeriggio presso il dismesso centro commerciale “Le Acciaierie” di Cortenuova, servirà anche a lanciare il messaggio di battaglia per i prossimi anni: “mai più cattedrali nel deserto”. Qui, oltre 50mila metri quadri di asfalto e cemento rimangono a monito di una politica che forse ha fatto il suo tempo. Eppure, sono già programmate nuove grandi superfici a Celadina e a Bonate; ampliamenti a Orio, a Curno e a Stezzano; allo studio una grande investimento a Caravaggio. Il tutto mentre continua la riduzione dei consumi e l’occupazione nel commercio è sostanzialmente stabile. Nel 2013, erano quasi 500 mila metri quadri di terreno destinati alla grande distribuzione. 150mila in più di 10 anni prima. Oggi, a quattro anni di distanza, si assiste a nuove colate di cemento, mentre i sindacati sono quotidianamente alle prese con trattative per la chiusura di punti vendita, ammortizzatori sociali, sospensione di contratti integrativi aziendali. A fine del 2015, in provincia di Bergamo, il Rapporto sul sistema distributivo del  Ministero dello Sviluppo Economico censiva 234 supermercati per una superficie di 204000 metri quadri; 119 Grandi Magazzini (per 105.000 mq); 28 Grandi Superfici Specializzate (90.000 i metri quadri occupati) e 18 Iper su 113.000 metri quadri. Il tutto, per un totale di 8752 addetti (erano più di 9.000 nel 2013).

“Abbiamo deciso di organizzare i nostri lavori nella cornice del Centro Commerciale Le Acciaierie abbandonato da oltre 3 anni – dice Citerio – perché più di tante parole, dà visivamente il segno del messaggio che vogliamo trasmettere: un monumento di decadenza e simbolo di declino di un modello di commercio e distribuzione già obsoleto dopo pochi lustri di ascesa e splendore. Parliamo di modello in crisi perché il mercato della Grande Distribuzione è ormai saturo da tempo; ciononostante continuano a moltiplicarsi le notizie di nuove aperture nella nostra provincia e ampliamenti importanti. Il risultato è che aumentano le superfici ma la torta da spartire rimane quella, anzi parlando di consumi alimentari, questi stanno regredendo già da alcuni anni; il risultato è un crollo della produttività e redditività per metro quadro”. Che farsene ora di una struttura come questa abbandonata? “Difficile dare una risposta, perché una risposta non c’è: nessuno ha pensato, nessuno ha previsto. Rimangono oltre cinquantamila metri quadri di fertile suolo pianeggiante mangiati dal cemento con un costo ambientale salatissimo, come monito rispetto ad altre scelte scellerate poste in cantiere”.

 


La Cisl lancia l’allarme Bcc: “Preoccupati per i dipendenti”

bcc1C’è forte preoccupazione in Cisl e First Cisl di Bergamo per quanto si sta sviluppando nel mondo del Credito Cooperativo. “La riforma delle BCC introduce in questo contesto dinamiche estranee al settore, fino a ieri attento al livello territoriale e alla prossimità con i clienti – spiega Francesco Galizzi, segretario generale di First Cisl Bergamo. Oggi Treviglio, che ha dimensioni diverse dal resto delle consorelle cooperative, avvia trattative per arrivare ad un matrimonio che tenga conto di esigenze patrimoniali che difficilmente possono trovare soluzione in un contesto di contiguità territoriale, ma questo non può che generare timori nelle altre, che vedono allontanarsi prospettive di unificazione e aumentare le possibilità di essere invece assorbite dal strutture più grosse, perdendo così la propria specificità”. Succede infatti, spiega il sindacalista, che l’ipotesi di unificazione provinciale non risolverebbe  i problemi patrimoniali di quelle aziende che più grosse presentano maggiori criticità legate alla copertura dei crediti deteriorati. “La Cisl guarda con estrema attenzione quanto sta avvenendo nel mondo delle Casse Rurali – gli fa eco Ferdinando Piccinini, segretario generale CISL Bergamo -, per le eventuali ricadute sui lavoratori, perché questi processi non siano a discapito dei dipendenti, e perché questo sistema alimentato dalla riforma delle BCC rischia di modificarne geneticamente l’esistenza stessa”.


Luce e gas, i consumatori: “E’ caccia grossa ai clienti, ma spesso scorretta”

bolletta_enel_1C’è tempo fino a giugno dell’anno prossimo per cambiare fornitura e regime tariffario nel mercato dell’energia e, soprattutto, per abbandonare il regime tutelato e passare al libero mercato. Lo ha deciso il Ddl Concorrenza, alla faccia del fatto che quasi il 75% delle famiglie italiane paga luce e gas con il regime di “maggior tutela”. Attualmente esistono due mercati per la fornitura di energia elettrica e gas: il regime di maggior tutela ed il mercato libero. Nel primo caso il prezzo viene fissato dall’autorità; nel secondo, invece, gli operatori si fanno concorrenza tra loro: la quota energia, voce importante del costo che si paga in bolletta, oscilla di prezzo a seconda delle tariffe praticate dal gestore. Salvo ulteriori proroghe, dunque, l’abolizione della maggior tutela sarà effettiva tra circa un anno e mezzo. E questa prospettiva ha già aperto la “caccia al cliente”. Lo rende noto Adiconsum Bergamo, già allertato da numerosi soci,  tartassati da continue telefonate di fantomatiche agenzie che spingono a aderire da subito al nuovo sistema, perché a detta loro, sarebbe già obbligatorio.

“Ogni giorno le famiglie, soprattutto ovviamente quelle che sono ancora nel mercato tutelato, ricevono telefonate che propongono il passaggio ad altri contratti più o meno vantaggiosi – dice Mina Busi, presidente della associazione consumatori della Cisl orobica. Chi telefona usa i mezzi più truffaldini per “convincere” il malcapitato ad accettare il nuovo contratto nel mercato libero. Ci si presenta come addetti di qualche grossa Società; si afferma che “c’è già da ora l’obbligo di cambiare”; si promettono grandi risparmi  senza però illustrare effettivamente i vincoli del nuovo contratto. Insomma, come al solito, le famiglie vengono tartassate di telefonate insistenti  e niente affatto chiare, in barba all’obbligo, non solo morale, di dire chiaramente cosa si sta proponendo”.

Adiconsum invita le famiglie bergamasche a essere molto prudenti: “innanzitutto c’è tempo per cambiare;  se poi uno vuole entrare nel mercato libero, non faccia il contratto per telefono! Si faccia mandare prima un contratto cartaceo, in modo da poterlo visionare e capire bene cosa prevede;  esiste il diritto di ripensamento da far valere entro 14 giorni. La scelta del gestore luce e gas è estremamente importante: risparmiare sulle bollette per un consumo responsabile è la priorità di chi punta a ridurre le spese mensili”. Per sapere se conviene aderire ad una determinata offerta commerciale bisogna  leggere attentamente non solo il prezzo finale del servizio, ma tutte le possibili voci di spesa. In più, è necessario informarsi sui  diritti e obblighi (ad esempio, quanto dura il contratto, ogni quanto verrà letto il contatore, la  frequenza delle bollette, etc). “Alle Società – conclude Busi –  non possiamo che ribadire il nostro disappunto per questo modo di fare  mercato”.