Tabaccai, in 3.500 a Roma
per chiedere allo Stato più attenzione

Grande adesione alla protesta dei tabaccai che ha portato a Roma oltre 3.500 operatori: «sapevo di poter contare sui miei colleghi e sulla compattezza della categoria, ma non mi aspettavo una così grande partecipazione alla manifestazione odierna», ha affermato il presidente della Federazione italiana tabaccai, Giovanni Risso . "La manifestazione di oggi – ha rilevato Risso nel suo discorso in piazza Bocca della Verità – serve a concentrare l'attenzione dello Stato su fenomeni che recano grave danno non solo a noi tabaccai ma, soprattutto, all'erario». Spiegando le ragioni della protesta, Risso ha sottolineato come i problemi della categoria coincidano con minori entrate per lo Stato. «I dati in nostro possesso, unitamente a quelli diffusi nei giorni scorsi dal Dipartimento delle Finanze – ha sottolineato – testimoniano un allarmante calo di entrate per le casse dello Stato. Si tratta di un trend altamente negativo cui bisogna porre quanto prima rimedio». «Attraverso una maggiore lotta al contrabbando, innanzitutto, di cui da tempo denunciamo una massiccia ripresa. Ecco perché abbiamo chiesto alle istituzioni che si intervenga con tutti i mezzi possibili a stroncare il traffico illecito del tabacco». «Non siamo certo noi tabaccai, che paghiamo i diritti di concessione sulle nostre attività, i soggetti da accusare di scarsa responsabilità, tutt'altro. Non lo siamo riguardo al tabacco, non lo siamo nemmeno rispetto al Gioco pubblico», ha aggiunto il presidente della Fit. «Proprio a questo proposito – ha commentato – è importante sottolineare ancora una volta che noi tabaccai non solo siamo operatori professionali del gioco per conto dello Stato ma che, grazie alla nostra rete, sottoposta a controlli serrati, abbiamo contribuito a sottrarre il comparto alla criminalità organizzata». «La stessa criminalità che continua a rendere la nostra categoria, triste primato, la più colpita dai fenomeni criminosi come furti e rapine. Ben venga dunque l'utilizzo della moneta elettronica a favorire la nostra sicurezza, se si trovano sistemi per neutralizzarne i costi, almeno per quei prodotti o servizi svolti per conto dello Stato». «Insomma – ha concluso Risso – siamo la rete più diffusa, professionale e sicura al servizio dello Stato. Ci aspettiamo che lo Stato riconosca il nostro lavoro e che intervenga per difendere, anche attraverso la regolamentazione della vendita e della pubblicità delle sigarette elettroniche, la nostra redditività e le entrate erariali».


Credito, «imprese del terziario
sempre più in difficoltà» 

I dati non smentiscono – purtroppo – le previsioni: l’anno che ci siamo lasciati alle spalle è stato davvero di pura passione per le imprese del commercio, del turismo e dei servizi. In vista dell’assemblea annuale della Cooperativa di Garanzia Fogalco – in programma il 6 maggio alle 10.30 all’Hotel Settecento di Presezzo – il presidente Riccardo Martinelli traccia un bilancio dell’attività svolta e guarda al futuro dietro l’angolo. Tra gli obiettivi, il rafforzamento di Asconfidi Lombardia, che entro il 30 giugno attende la conferma dell’iscrizione tra i soggetti intermediari vigilati dalla Banca d’Italia, e il consolidamento della presenza sul territorio, attraverso un costante dialogo con gli istituti di credito.
La ripresa si fa attendere e cresce il senso di smarrimento degli imprenditori. Qual è il bilancio del 2012?
«Quest’anno si sono ulteriormente accentuate le difficoltà riscontrate l’anno scorso. Il risultato è stata una consistente riduzione delle percentuali degli importi garantiti. Fogalco, direttamente e tramite Asconfidi, ha garantito poco meno di 20 milioni di euro (l’importo complessivo erogato ammonta a 17 milioni di euro) ad imprenditori che, nonostante le difficoltà, hanno comunque deciso di impegnarsi, spesso in prima persona, e di valorizzare la propria attività».
I recenti dati dell’Osservatorio del Credito di Confcommercio evidenziano una diminuzione del numero di imprese che richiedono finanziamenti. Come è la situazione nella nostra provincia?
«Nell’ultimo Consiglio di amministrazione abbiamo discusso le cause della riduzione, imputabili ovviamente in larga misura alle difficili condizioni in cui tutti i settori si trovano. In questo momento l’imprenditore sospende gli investimenti per migliorare e qualificare maggiormente la propria attività. Gli investimenti garantiti sono destinati per la maggior parte a coprire le emergenze finanziarie e ad assicurare così la sopravvivenza delle imprese».
Quali sono le principali dinamiche creditizie?
«Sul fronte della ristrutturazione dei debiti si riscontra un risparmio nei costi finanziari. L’azienda che aveva già fatto ricorso nel 2009 e nel 2010 a tale operazione non ha potuto ripeterla negli anni successivi perché le banche non accettano ormai di sostituirsi ad altri istituti precedentemente esposti. Abbiamo appoggiato incondizionatamente tutte le richieste di moratoria pervenuteci, addirittura spingendo gli imprenditori in difficoltà a sfruttare l’opportunità offerta dalle proroghe, che ad oggi sono in essere fino al 30 giugno. Siamo ormai agli sgoccioli con il termine e chi non ne avesse più usufruito può beneficiare di un rinvio dei termini di pagamento».
Quali sono i primi obiettivi nell’agenda Fogalco, anche sul fronte Asconfidi Lombardia?
«Entro la fine del 2013, almeno l’80 per cento dell’operatività della Fogalco sarà trasferito ad Asconfidi Lombardia, realtà che aggrega 13 confidi provinciali lombardi, per cui è attesa entro il 30 giugno l’ufficializzazione da parte della Banca d’Italia dell’iscrizione all’ex 107 tra gli organismi vigilati. Questo ulteriore passaggio consentirà a Fogalco di qualificare maggiormente la garanzia attraverso l’organismo regionale».
Fogalco sta accompagnando la nascita e la crescita di nuovi progetti imprenditoriali. Le start-up sono più che raddoppiate rispetto allo scorso anno. Uno spiraglio di ottimismo in un quadro difficile?
«Quest’anno la voglia di impresa è cresciuta, portando ad un notevole incremento delle start-up tra le domande esaminate e deliberate dalla nostra Cooperativa. Molte di queste imprese sono figlie della crisi e di un mercato del lavoro che annaspa, ma il fenomeno dell’auto-impiego interessa tanti giovani preparati, pronti ad avviare imprese innovative e a ritagliarsi una propria nicchia di mercato. La crescita delle richieste di finanziamento a supporto di nuove attività potrebbe contribuire ad incrementare i volumi relativi alle garanzie fidejussorie».
Come supportare le imprese e le loro esigenze nel difficile rapporto con il sistema bancario?
«Continua anche in questo mandato l’opera di sensibilizzazione della Fogalco degli istituti di credito, portata avanti attraverso incontri organizzati in tutto il territorio. Nel corso di questi momenti di confronto il sistema bancario ha evidenziato l’importanza del ruolo svolto dalla nostra Cooperativa, sia per quanto riguarda la condivisione del rischio, sia per quanto attiene la valutazione accurata di ogni singolo progetto imprenditoriale. Un merito che va all’intero consiglio d’amministrazione Fogalco. Il nostro Cda è composto da imprenditori e professionisti che abbracciano quasi ogni settore del commercio, del turismo e dei servizi. Il contributo di ognuno di loro si rivela fondamentale nell’analisi di ogni singola pratica. Lo sguardo dei rappresentanti di ogni settore va ad allargare l’analisi alla professionalità del singolo imprenditore e a tutti quei valori immateriali che dati e tabelle non riescono a cogliere».
Il sistema dei Confidi ha garantito la nascita, la sopravvivenza e la continuità a migliaia di imprese. Quest’impegno è riconosciuto e supportato?
«Grazie alla Camera di Commercio abbiamo ottenuto il sostegno al nostro fondo rischi oltre alla possibilità concessa alle imprese di avere accesso ad un pacchetto di consulenza ed assistenza finanziaria attraverso l’iniziativa “Bando sul credito”. Questo progetto si sta rivelando particolarmente strategico per le imprese, anche per gestire al meglio il rapporto con il sistema bancario. L’Ente Bilaterale ha inoltre messo a disposizione 350mila euro, implementando il nostro fondo, per le aziende che investono, innovano e mantengono l’occupazione. Nonostante i numeri evidenzino una contrazione, l’impegno messo a disposizione da tutta la nostra Cooperativa si può dire sia raddoppiato con la crisi. Le difficoltà che le imprese stanno vivendo richiedono infatti un’attenzione doppia in termini di analisi, valutazione, assistenza e supporto. Sappiamo che dall’esito di ogni pratica dipende spesso il futuro di ogni impresa e dei suoi lavoratori. Il capitale umano rappresenta il patrimonio di ogni impresa e noi cerchiamo di farci in quattro per sostenerlo e valorizzarlo. Anche per questo ringrazio il direttore Antonio Arrigoni e tutto lo staff della Fogalco».


Ubi Banca, vince Moltrasio
A Resti vanno cinque consiglieri

Andrea Moltrasio è il nuovo presidente del consiglio di sorveglianza di Ubi Banca. L'incoronazione è arrivata al termine di una lunghissima assemblea vinta, al termine di uno spoglio protrattosi fino a notte fonda, dalla lista proposta del consiglio uscente ed espressione della continuità con l'attuale gruppo dirigente. L'assemblea ha registrato numeri record, con l'intervento di circa 6.400 persone e 13.685 voti, deleghe incluse, mobilitati da una “campagna elettorale” a tratti molto dura, per il controllo di quella che a Brescia e Bergamo, complici i problemi di Mps e del Banco Popolare, chiamano ormai la terza banca del Paese. Alla lista di Moltrasio sono andati 7.318 voti e 18 consiglieri mentre quella guidata dal professore della Bocconi, Andrea Resti, ha ricevuto 4.693 voti e cinque consiglieri, grazie al premio riservato a chi raccoglie più del 30% dei voti. Al terzo posto si è classificata la lista di Giorgio Jannone: nonostante l'invito a sorpresa dell'ex deputato del Pdl, che ai suoi sostenitori aveva chiesto in assemblea di far confluire i voti su Resti, l'unico «in grado di contrastare lo strapotere di questo consiglio», i suoi candidati hanno raccolto comunque 1.548 voti. Il sostegno di Jannone, un colpo di scena che ha animato l'assemblea, è giunto «inatteso», ha detto Resti, mentre Moltrasio ha demandato ai legali la verifica di «una cornice lecita» per l'appoggio in extremis. Al di là del clima di forte contrapposizione, l'assemblea si è svolta ordinatamente, registrando momenti di tensione solo quando i sostenitori di Jannone hanno contestato la decisione, approvata per acclamazione, di aprire le votazioni prima che si concludessero gli interventi. Quanto ai programmi Resti ha chiesto «di rompere con il passato nell'interesse di tutti», promettendo attenzione a famiglie e imprese, valorizzazione dei dipendenti e un taglio a compensi e poltrone. «Non siamo qui per cavalcare la rabbia e il malcontento ma per dare risposte con serietà» ha replicato Moltrasio auspicando che cessino «i veleni» e si apra «la strada della pacificazione». Ma anche Moltrasio, come chiesto a gran voce da molti soci, ha riconosciuto la necessità di ridurre compensi e numero dei consiglieri (a partire dai 23 della sorveglianza) ma «senza populismi». Un invito ai soci «a guardare avanti» e a superare le «tensioni» è arrivato dal presidente uscente Emilio Zanetti: il suo intervento, l'ultimo dopo 28 anni alla guida prima della Popolare di Bergamo, poi della Bpu e di Ubi, è stato salutato dai soci con un caloroso applauso. La vicepresidenza della sorveglianza è andata a Mario Cera mentre la presidenza del consiglio di Gestione dovrebbe essere affidata a Franco Polotti, attuale presidente del Banco di Brescia.
Con Moltrasio, oltre a Cera, ci saranno Armando Santuz, Gian Luigi Gola, Lorenzo Renato Guerini, Alberto Folonari, Alfredo Gusmini, Sergio Pivato, Mario Mazzoleni, Federico Manzoni, Marina Brogi, Enrico Minelli, Antonella Bardoni, Pierpaolo Camadini, Ester Faia, Alessandra Del Boca, Carlo Garavaglia e Letizia Bellini Cavalletti. Nel Cds, per la lista “Ubi Banca Popolare!”, oltre a Resti entreranno Marco Gallarati, Maurizio Zucchi, Luca Cividini e Dorino Agliardi.


Dalla Regione no alla terza linea
del termovalorizzatore di Dalmine

No alla terza linea, sì all'ammodernamento
delle due esistenti "facendo squadra con gli altri impianti a livello lombardo". Queste le conclusioni a cui sono giunti – durante la conferenza dei servizi sull'istruttoria per il rinnovo dell'Autorizzazione integrata ambientale dell'impianto di termovalorizzazione Rea di Dalmine – l'assessore regionale all'Ambiente, Energia e Sviluppo sostenibile Claudia Maria Terzi e il presidente della Provincia di Bergamo Ettore Pirovano, che, insieme al tecnico dell'Ente, ha partecipato all'incontro. "Rea – sottolinea Terzi – ha avanzato tempo fa la richiesta di una terza linea, collegandola alla necessità di ammodernare le due esistenti, in modo da poter trattare i rifiuti anche durante le opere di revamping. Nell'ottica di un lavoro di squadra fra gli impianti presenti sul territorio regionale, una cosa non può essere condizione per realizzare l'altra. Le due linee esistenti, vista l'attuale necessità di smaltimento della Lombardia, possono essere ammodernate (e quindi temporaneamente disattivate) senza la necessità di realizzarne una nuova. Non c'è infatti nessun problema di capacità: a oggi poco più del 70% di quanto trattato a Dalmine è di provenienza lombarda, mentre il resto proviene da fuori regione. Il nuovo Piano dei rifiuti, che non considera più il bacino provinciale, ma quello regionale, va proprio in questa direzione". "I rifiuti prodotti a Bergamo – afferma Pirovano – sono in calo costante, sia per l'aumento della raccolta differenziata sia per la diminuzione della produzione a causa dei minori consumi delle famiglie indotti dalla crisi economica. Come conseguenza, di ciò che è conferito a Dalmine solo il 53 per cento è di origine bergamasca. Bene quindi l'ammodernamento dell'esistente, ma di una terza linea non vedo proprio il bisogno".
"Rea deve capire – aggiunge Terzi, che è anche sindaco della cittadina bergamasca – che non può mantenere la capacità attuale di smaltimento, se questa non è giustificata dalle esigenze del territorio, per pensare poi di saturarla bruciando rifiuti provenienti da fuori Lombardia (in particolare, Napoli e Caserta). Per questo il Comune di Dalmine ha chiesto una riduzione dei quantitativi di smaltimento autorizzati. La Provincia ci ha comunicato che si riserva approfondimenti per condividere tale richiesta in sede di parere definitivo per il Piano regionale dei rifiuti".


Famiglia e consumi, dominano
le “3 R”: rinuncia, rinvia, risparmia

Più di undici milioni di famiglie pensano di non poter mantenere l'attuale tenore di vita e sette milioni non riescono a rispettare le scadenze di pagamento. Inoltre, il 53,7% ha problemi a far fronte a una spesa improvvisa e l'87% è molto preoccupato per il futuro. Sono i dati principali che emergono dall'Outlook Italia 2013 di Censis-Confcommercio sul clima di fiducia di famiglie e imprese, presentato in conferenza stampa a Roma presso la sede nazionale della Confederazione. Incertezza, pessimismo e paura per il futuro, insomma, sembrano essere i sentimenti prevalenti tra le famiglie italiane. Quanto ai consumi, ritornati ai livelli di metà Anni Novanta e in rapida flessione da quattro anni, sono «l'aspetto esteriore più evidente della crisi che attanaglia il Paese». In questo contesto, il clima di fiducia non può che continuare a scendere. Secondo il direttore dell'Ufficio Studi di Confcommercio, Mariano Bella, «con il livello attuale di fiducia di famiglie e imprese è impossibile una ripresa nel giro di qualche mese. Negli ultimi mesi il 23% delle famiglie ha avuto problemi con il mondo del lavoro, fatto che non può che influenzare poi il reddito e quindi la fiducia delle famiglie stesse». Quanto alle imprese, la loro fiducia resta complessivamente bassa, ma «mentre quella della manifattura – ha ricordato Bella – oggi è comunque superiore ai livelli peggiori fatti segnare all'inizio del 2009, quella dei servizi e del commercio è al minimo di sempre per effetto della situazione disastrosa della domanda interna». In più le imprese devono subire quella che il direttore dell'Ufficio Studi di Confcommercio ha definito «la condizione peggiore della storia economica italiana in termini di finanziamento»: nel primo trimestre 2013 solo l'11,5% delle imprese ha chiesto un prestito e appena il 29,6% lo ha ottenuto. La percentuale di imprese finanziate è quindi in totale del 3,4%, «il Paese è fermo». E «senza credito – ha detto Bella – la vita aziendale è insufficiente e se le imprese non funzionano non c'è occupazione e non c'è crescita». Tuttavia, il quadro complessivo, secondo il direttore dell'Ufficio Studi di Confcommercio, «è di sfiducia, non di depressione. La propensione al consumo nel 2012 è cresciuta, anche se non potrà andare avanti così e nel futuro diminuirà gradualmente. Ma se subentrerà la depressione, prepariamoci a una crisi ben peggiore dell'attuale».
Da parte sua il direttore del Censis, Giuseppe Roma, ha indicato come fenomeno specchio della crisi la diminuzione della capacità di risparmio delle famiglie: solo il 12% riesce a mettere qualcosa da parte contro il 17% costretto ad erodere i propri risparmi e il 71% che ce la fa ad "andare in pari". Per tirare avanti il 43,6% delle famiglie usa i risparmi accumulati in passato, ma soprattutto si posticipano i pagamenti (la relativa percentuale è passata dal 13 al 32%). Si chiede poi un prestito in banca (il 6,4%) o ad amici (il 26,5%). È quello che Roma ha definito «modello delle 3 R: Risparmio, Rinuncio, Rinvio». Il tutto, purtroppo, in presenza di un potenziale di domanda che resta abbastanza rilevante: il 68%, per fare un esempio, vorrebbe acquistare un nuovo elettrodomestico ma decide rinviare o rinunciare. Secondo il direttore del Cernsis, «il vero crollo dei consumi c'è stato nel 2012 e oggi viviamo la crisi più lunga della storia italiana che ha fatto bruciare 114 miliardi di Pil». E se i consumi non crescono è «perché si deteriora il mercato del lavoro: il 12% delle famiglie ha un componente che teme di perdere il lavoro e il 30% dei lavoratori dipendenti ha visto diminuire il proprio reddito». «Il sentiment delle famiglie – ha concluso Roma – è di grande difficoltà e deriva soprattutto dalla preoccupazione per la condizione lavorativa. Per la ripresa dei consumi bisogna saper contare sulla capacità di reagire delle famiglie italiane. Quindi più politica per le imprese, ma anche più politica per le famiglie».


Promozione turistica,
i video li girano gli studenti

Bergamo vista e raccontata dai ragazzi. Turismo Bergamo, in collaborazione con l’Ufficio Scolastico Territoriale, lancia il concorso “Fai conoscere il tuo paese” indirizzato agli studenti di tutti gli istituti secondari di primo grado e a quelli degli istituti secondari di secondo grado specializzati in turismo. Si tratta di far realizzare ai ragazzi – improvvisati giovani reporter – un video di 10 minuti che racconti curiosità e angoli nascosti artistico-culturali, paesaggistico-ambientali del paese, del quartiere e della frazione in cui vivono. 
«Girando in tutta la provincia ci siamo accorti che ci sono alcuni angoli stupendi e poco conosciuti o curiosità che solo gli abitanti di quel luogo conoscono ma che potrebbero suscitare l’interesse di molti e quindi movimentare maggiormente i flussi turistici – afferma Demetrio Tomasoni, coordinatore del progetto –. Abbiamo pensato che i ragazzi possano essere interlocutori interessanti e ci è parsa una buona idea far conoscere il territorio attraverso i loro occhi, pieni di entusiasmo e di stupore verso ciò che vedono e incontrano. L’obiettivo è formare ed informare in primo luogo i bergamaschi e successivamente i potenziali turisti che incuriositi dall’iniziativa raggiungeranno le località promosse, dando anche visibilità a tutte quelle imprese turistiche che operano in loco».
Turismo Bergamo sta contattando le scuole di città e provincia per informarle del concorso; a chi aderisce l’ente di promozione mette a disposizione una videocamera, che rimane in dotazione all’istituto. Il video, della durata di 10 minuti, deve essere pronto entro fine ottobre 2013; le selezioni sono nel mese di novembre e la premiazione il 13 dicembre.
Il filmati saranno inseriti nei siti internet degli uffici Iat della provincia di Bergamo, mentre il vincitore sarà incluso nel portale di Turismo Bergamo.
Per informazioni sul progetto o per aderirvi è possibile inviare una e-mail a mail@turismo.bergamo.it oppure contattare l’Ufficio di Turismo Bergamo al numero 035 230640 entro il 15 di maggio.


Il cibo come non
lo avete mai visto.
Le creazioni dei designer
nel nuovo numero
di Affari di Gola

Il cibo come non lo avete mai visto, o almeno, la particolare prospettiva con la quale i designer si sono confrontati con gli alimenti, riflettendo su forma e funzione, ma anche dando vita a soluzioni ironiche e spiazzanti. Questo il tema di copertina del numero di aprile di Affari di Gola, il mensile dedicato all’enogastronomia bergamasca da oggi in edicola e on line, che ha scelto come immagine di apertura la Marilla, il formato di pasta progettato da Giorgetto Giugiaro nel 1983, mentre all’interno propone una carrellata delle opere raccolte nella mostra “Progetto cibo. La forma del gusto”, allestita al Mart di Rovereto fino al 2 giugno.
Nel numero si analizza anche la crescita del fenomeno degli chef a domicilio, mentre due esperti danno rispettivamente le dritte per trovare lavoro – e successo – all’estero nei settori del food and beverage e sulle figure più ricercate, in Italia e fuori.
Ci si siede poi alla tavola dell’hotel ristorante San Marco di Schilpario, dove i protagonisti sono lichieni, fiori ed erbe selvatiche, si approfondiscono luci e ombre delle produzioni “bio” e la nuova sfida dei locali, ovvero l’utilizzo dei social network.
Quaranta pagine tutte da gustare!


Commercio, le imprese
bergamasche al passo col web

Francesco Maletta di Vino Vivo

Gazzaniga
“Come nuovo”, le spedizioni ora vanno in tutto il mondo

La seconda vita  di abiti ed accessori usati viaggia sul web e raggiunge l’altra parte del mondo. La passione per il vintage attraversa i confini dell’Europa e da Gazzaniga arriva in Malesia  e negli Stati Uniti. Da quasi tre anni “Come nuovo”, negozio di vendita di usato di qualità, quasi tutto griffato, in via Roncalli, a Gazzaniga  (trasferitosi da via Corridoni in città), gestito da Laura e Roberta Chiesa – con il figlio Alberto Carminati -, ha aperto le porte del negozio al mondo. L’idea di Alberto Carminati, 27 anni, una laurea in lingue in tasca, di sbarcare sul web e creare un sito di e-commerce,  sta dando buoni risultati ed è in continua crescita, con clienti in tutta Italia, specialmente al sud, ed acquirenti in tutto il mondo. “La prima vendita è stata di una borsa a Roma – ricorda Alberto Carminati – . Pian piano sono arrivate richieste oltre che dalla nostra provincia da tutta Italia, specialmente da Napoli e dalla Sicilia. Nell’isola abbiamo spedito una bicicletta di design svedese degli anni Settanta”. Ma le richieste arrivano davvero da tutto il mondo: “Abbiamo venduto una cintura da uomo di D-Squared in Malesia, accessori a Vancouver, in Canada, e spediamo tantissime borse ed accessori, specialmente foulard, negli Stati Uniti, da Atlanta a New York, a Miami. Negli Usa le richieste di borse Chanel, Hermès  e degli intramontabili foulard di seta superano la disponibilità: si vendono davvero in un batter d’occhio. Abbiamo scelto un sito che rendesse la vendita il più veloce ed immediata possibile”. Gestire le vendite on line non è semplice, ma le soddisfazioni non mancano: “Fortunatamente le lingue per me che parlo francese, inglese, spagnolo ed un po’ di giapponese, non sono un ostacolo – continua Carminati -. La velocità nella spedizione è fondamentale. Ogni giorno inseriamo nuovi articoli in vendita e, una volta chiusa la transazione, ogni sera prepariamo i pacchi per la spedizione. Negli Stati Uniti la procedura è più complessa, perché in dogana richiedono una descrizione precisa e puntuale dell’articolo in oggetto, dal materiale alla fattura, che va compilata ed allegata di volta in volta”.  Nonostante la moda e le tendenze siano globali, il web rende possibile la vendita di articoli che non sempre incontrano il gusto a queste latitudini: “A Miami, ad esempio, cercano colori accesi e fantasie esuberanti che da noi si vendono meno”. Il classico acquisto nato da un’irrefrenabile e compulsiva sindrome da shopping che, alla fine, non si ha il coraggio di indossare.

Ranica
“Vino Vivo”, sul web transita il 50% dell’attività

Da sette anni Vino Vivo, enoteca di Ranica nata dalla passione del suo fondatore Francesco Maletta, ha raddoppiato gli spazi sul web, che fino allo scorso anno, grazie al sito (www.enotecavinovivo.com) ha rappresentato ben il 50 per cento dell’attività. “La crisi si fa sentire anche on-line anche perché, a differenza del cliente del negozio, l’utente del web è tra i più infedeli, mosso in larga misura dal prezzo del prodotto e dall’offerta. La concorrenza sempre più al ribasso da parte delle aziende più strutturate ha portato ad un inevitabile riduzione del nostro campo d’azione. C’è anche da dire che da quando ho inaugurato lo spazio degustazione in enoteca si è ridotto il tempo da dedicare all’e-commerce e il web non appena lo si trascura presenta il conto. Di contro più si vende e più, grazie ai motori di ricerca e ai complicati processi di indicizzazione, più si continua a vendere”. Quanto al mercato e alle sue tendenze, Vino Vivo ha deciso sin dall’inizio di puntare sul mercato di casa nostra: “Il 95% delle vendite viene realizzato in Italia. Se fino a sei anni fa andavano le bottiglie di grandi nomi, oggi la tendenza è la ricerca del vitigno particolare e della piccola azienda, di vini insomma sempre più di nicchia. In crescita, sui grandi numeri, il Lugana, che non è mai andato così di moda”. La scelta di concentrarsi sul mercato locale è dettata anche da questioni logistiche e pratiche: “Ogni Paese ha regole diverse in fatto di alcolici e spedire bottiglie  dall’altra parte del mondo non assicura che si preservino le caratteristiche originali di ogni prodotto. Ogni nostra bottiglia viaggia con un apposito airbag, frutto di un brevetto per rendere ogni spedizione il più sicura possibile”.

Ponteranica
Wineshop.it, il miglior esempio di commercio di vino on line

L’azienda  leader nella vendita di vino on line ha sede a Ponteranica. Dal 1999 Wineshop rappresenta  un punto di riferimento per gli appassionati di vino:  nell’ultima ricerca svolta dalla società di consulenza Databank, Wineshop.it  è stato valutato come il miglior esempio europeo di e-commerce di vini; il sito è inoltre l’unico portale italiano presente nella classifica internazionale delle migliori enoteche on line stilata  dalla Bordeaux Management School.  Un portale che piace ai consumatori: l’associazione AltroConsumo ha rilasciato al sito il marchio certificato “web trader” a testimonianza degli elevati standard raggiunti. Oltre alla partnership con siti di enogastronomia di forte richiamo- dalla Cucina Italiana  a Winereport- il sito ha scelto di abolire le spese di spedizione in Italia per ordini superiori ai 99 euro. “ L’interesse per il mondo del vino non conosce crisi, anche se senza dubbio le vendite on-line registrano una contrazione, anche importante- fa il punto il fondatore della fortunata impresa virtuale Andrea Gaetano Gatti, ingegnere che ha abbandonato un posto sicuro in una multinazionale per inseguire il suo sogno imprenditoriale- .Se  dal 1999 ad oggi abbiamo registrato una crescita a due cifre, negli ultimi tempi abbiamo avuto una battuta d’arresto”. La scelta di vendere on-line è nata da un’attenta analisi di mercato, su cui sono state costruite strategie di business: “Negli ultimi anni la domanda di vino di qualità ha subito un incremento esponenziale: si beve di meno ma meglio e tutto ciò che ruota attorno ad etichette, vitigni e produttori è diventato un vero e proprio fenomeno culturale- continua Gatti-. Il navigatore medio si identifica con il potenziale consumatore di vino di qualità: uomo, dai 25 ai 45 anni con elevato livello di istruzione e reddito. Ma il  70-80 % dei nostri clienti ha un’età tra i 40 e i 60 anni  ed è residente in piccoli centri: spediamo tantissimo anche in piccole isole, da Capri a Pantelleria”. La scelta è di privilegiare il vino di casa nostra: “Promuoviamo i migliori vini italiani, specialmente quelli più difficili da trovare. Particolare successo riscuotono, specialmente sotto le feste, i vini che vendiamo in esclusiva. Periodicamente inviamo una newsletter ai nostri clienti per presentare novità e vini particolarmente indicati in quel preciso momento o per l’occasione speciale”.


Bergamo e i mercati esteri,
«sapere l’inglese non basta più» 

Per tenersi in allenamento, Geakoinè organizza appuntamenti allegri e informali, come gli aperitivi in lingua

Nella nostra provincia l’effetto del turismo si fa evidente con una crescita di richieste di traduzioni di menù, non solo in inglese, ma in qualche caso perfino in russo e cinese. Le aziende, multinazionali in testa, investono meno nella formazione, tagliando i budget destinati a corsi in lingua, ma non rinunciano a proposte innovative che puntano a ridurre le distanze e rafforzare lo spirito di gruppo in piccoli team di lavoro separati da chilometri di distanza. Non mancano corsi per essere sempre all’altezza della situazione in ogni contesto, rispettando ogni cultura diversa, sfruttando con furbizia sul fronte commerciale la conoscenza di “vizi e virtù” di ogni Paese. Perché sapere l’inglese non basta se non lo si sa utilizzare in modo interculturale. Per mettere alla prova la propria padronanza della lingua straniera – dall’inglese al francese, dal tedesco al cinese – senza i patemi di esami e test, da diversi anni in città si svolge al prezzo democratico di un aperitivo “Bryndiamo in lingua”, che torna anche quest’anno con l’arrivo della primavera. Quanto alle lingue del futuro, Peter Anderson, di Anderson House, continua a sostenere come sempre – e i fatti gli danno ragione – l’inglese, ma invita a buttarsi sul portoghese, vera e propria lingua emergente. «Per imparare il cinese, invece – spegne ogni speranza di facili risultati – serve una vera e propria vocazione e tanta, tantissima dedizione». Ecco alcune tendenze che emergono in una Bergamasca sempre più internazionale – ma non troppo visto che, come nel resto del Paese la nostra padronanza delle lingue straniere lascia alquanto a desiderare – salvata da un vero e proprio disastro dall’export e chiamata a cogliere la sfida dell’accoglienza degli stranieri grazie all’effetto-Orio.

Anderson House
«La nuova frontiera è relazionale e interculturale»

Anderson House di Curno, scuola d’inglese fondata da Peter Anderson nel 1996 dopo un’esperienza di vent’anni d’insegnamento, rappresenta un punto di riferimento per aziende e privati per l’apprendimento di una lingua straniera: «Negli ultimi 4-5 anni le aziende hanno ridotto drasticamente il budget e sia i corsi collettivi che quelli individuali sono in calo – racconta Anderson – . Non manca invece chi investe un periodo, ahimè, di cassa integrazione o congedo forzato dal lavoro per lo studio di una lingua straniera. Cresce la richiesta di certificati di lingua inglese, specialmente da parte delle scuole, oltre che in ambito accademico. Ora il primo certificato d’inglese Cambridge si conquista alle elementari, con il “Young Learners English” con tre primi “attestati” con tanto di scudetto, senza ovviamente esami e valutazioni, dagli “starters” ai “movers” ai “flyers”». Le nuove frontiere della lingua sono relazionali: «Sono sempre più richiesti da parte di aziende multinazionali corsi per sviluppare lo spirito di gruppo tra team internazionali, che lavorano insieme a distanza tutti i giorni senza essersi mai incontrati. Si lavora così sullo sviluppo delle “soft skills”, ovvero di quelle componenti più emotive ed empatiche, fondamentali per rafforzare piccoli gruppi di lavoro». In un mondo sempre più globalizzato sapere l’inglese non basta: «Bisogna saper usare la lingua in modo interculturale. Le aziende che intendano rafforzare l’export e le proprie quotazioni internazionali investono in corsi manageriali atti a migliorare l’uso dell’inglese in culture e contesti diversi, puntando così sulle componenti che in ogni contesto hanno un aspetto dominante, la puntualità ad una certa latitudine, le relazioni in un'altra cultura». Quanto al dominio delle lingue straniere, l’inglese non sente scricchiolare il suo impero: «Nessun’altra lingua ha un mercato e richieste come l’inglese. Sono in crescita i corsi di italiano per stranieri e non manca qualche richiesta di corsi in russo. Abbiamo cercato di lanciare un corso di cinese, ma resta una lingua per pochi. Imparare il cinese è una sorta di vocazione: l’impegno richiesto è elevatissimo. Anche l’arabo richiede uno studio che non è per tutti». Un consiglio ai giovani e a chi vuole apprendere una lingua straniera? «Senza dubbio raggiungere il prima possibile il più elevato grado stabilito su scala europea della lingua inglese (C1 o meglio C2) e poi conoscere una seconda lingua, come lo spagnolo. Interessante imparare il portoghese brasiliano, una lingua emergente che anche nei prossimi vent’anni, secondo autorevoli previsioni, sarà in forte crescita».

Geakoinè
«Le traduzioni di russo, arabo, cinese e giapponese non sono più rarità»

La richiesta e la voglia di apprendere lingue straniere, inglese in testa, non è mai stata così forte. «La difficile situazione spinge ad investire ulteriormente in formazione per qualificarsi maggiormente da un punto di vista professionale e proporsi sul mercato del lavoro anche a livello internazionale» sottolinea Maria Teresa Lodi, fondatrice di Geakoinè, società specializzata nelle traduzioni professionali e consigliere del neonato Gruppo Ascom Terziario Donna. L’effetto dell’export che sta in larga misura salvando i bilanci delle nostre imprese, specialmente verso nuovi mercati, è evidente dalle richieste di traduzioni: «Stiamo traducendo da diversi anni in trenta lingue diverse. Le richieste di traduzioni in arabo e cinese non sono ormai più degli eventi sporadici. I campi sono i più diversi, da libretti d’istruzione prodotti in ambito tecnico ad altri prodotti industriali, dalle società commerciali agli studi notarili per joint-venture alle multinazionali». L’effetto Orio si fa sentire sia in città che in provincia: «Dal piccolo ristorante al grande locale la richiesta di traduzioni di menù in tutte le lingue è continuata a crescere negli ultimi anni. Tradurre in russo, ma anche in giapponese, spagnolo e portoghese è piuttosto frequente. E non si stanno muovendo solo i pubblici esercizi in Città Alta, ma anche in provincia e nei piccoli comuni. La scelta di una traduzione professionale arriva spesso dopo essersi affidati al fai da te o all’amico dell’amico fresco di studi universitari e magari dopo essere incappati in qualche errore marchiano». Se il turismo congressuale e le traduzioni in occasione di convegni sono in calo, le aziende aprono sempre più spesso le porte di “casa” a partner commerciali stranieri: «Sono in crescita le richieste di traduttori in occasione di visite in azienda da parte di delegazioni straniere. Ci vengono richiesti servizi di traduzione ed interpretariato di uno o più giorni; un’assistenza in diverse lingue dal cinese al giapponese, dal turco al portoghese».
E per chi non vuole chiudere nel cassetto l’attestato di conoscenza delle lingue straniere, da ormai diversi anni Geakoinè organizza l’appuntamento informale “Bryndiamo in lingua” – anche quest’anno nello Spazio giovanile Edonè a Redona – che al prezzo di un aperitivo offre la possibilità di rinfrescare la lingua tra due chiacchiere informali ed un bicchiere con docenti madrelingua: «Volevamo affiancare all'uso professionale delle lingue un approccio ludico, originale e spiritoso per fare in modo che le lingue straniere non fossero più viste come un muro, ma come un'opportunità e permettere di allenarsi a parlarle attraverso un'iniziativa divertente. Bryndiamo in lingua offre la possibilità di uscire al termine di una giornata di lavoro e di trascorrere una serata diversa, con vecchi o con nuovi amici chiacchierando del più e del meno in inglese, francese, tedesco, spagnolo e su richiesta anche in cinese».


Federconsumatori: “Scalette
di Bergamo nel pieno degrado”

Tra le bellezze di Bergamo si annoverano le “scalette”; percorsi caratteristici che da Città Bassa portano in Città Alta e che da lì si inerpicano ulteriormente su per i colli. Realtà che una volta l’anno sono portate all’attenzione dei Cittadini da una bellissima gara non competitiva ideata  appositamente per farle conoscere….. e poi lasciate nell’oblio. Tra le scalette, forse la più  affascinante è quella dello Scorlazzone: partenza da Via Sudorno e arrivo in San Vigilio. Purtroppo – denuncia Federconsumatori Bergamo – nonostante si tratti di un gioiello di inestimabile valore storico, anche lo Scorlazzone subisce il medesimo trattamento di strade e marciapiedi   meno “nobili”  della Città: manutenzione zero.
“A causa del trascorrere del tempo (qui non si può parlare di traffico veicolare) e dell’assenza di manutenzione, la scalinata propriamente detta si presenta in uno stato di deplorevole degrado nella parte in cui sopravvivono le testimonianze delle antiche pietre che la caratterizzano:  gradini consunti e rotti  attentano alle caviglie del passante, confusi tra sassi caduti dai muri di contenimento”.
“Se questo non bastasse a giustificare lo sconforto che assale l’escursionista – aggiunge Federconsumatori Bergamo – a ulteriore dimostrazione dell’incuria dominante, a monte del percorso, superata la scalinata, troviamo un tratto di muro talmente mal ridotto che pare  in procinto di  crollare da un momento all’altro.
Federconsumatori segnala agli Amministratori (Sindaco e Assessorato ai Lavori Pubblici), se mai non fossero al corrente, la situazione esistente e chiede Loro di intervenire per arginare il decadimento di parti meravigliose della nostra Città.